Ci tenevo a trattare l'argomento nel modo più "centrato" possibile, visto cosa questo tema suscita ai più...
Premetto che, a livello personale, non me n'è mai importato un tubo delle gare e della competizione, quindi forse quasi trent'anni fa ho scelto l'Aikido proprio perché ne ha fatto storicamente a meno... e quindi lasciava il campo libero a migliorare se stessi con la pratica, anziché a mirare a vincere qualcosa o su qualcuno.Se la massima di O' Sensei è "La vera vittoria è quella su se stessi", pare poco importanti essere più bravi di qualcun altro, non vi pare?!
Tuttavia, abbiamo provato a tuffarci in una dimensione che conosco molto poco, perché diverse persone nel Settore ne auspicavano l'esplorazione... e così quindi abbiamo fatto: nell'organizzare il primo Aikijo Sperimental Taikai abbiamo previsto una competizione indiretta che avesse riguardato le SOLE forme codificate o meno di jo, da eseguire singolarmente, a coppia o in squadra.
La competizione è stata indiretta, poiché a ciascuna esibizione sono stati attribuiti dei punteggi, che hanno poi costruito la classifica che decretava i primi, i secondi, i terzi... e così via. Nessuno si è quindi confrontato in modo frontale con qualcun altro: una sorta di gara di bravura, di capacità di massimizzare la resa di una coreografia, come accade nel nuoto sincronizzato o nel pattinaggio su ghiaccio, tanto per capirci.
Innanzi tutto vi descrivo le modalità di partecipazione, che sono state suddivise in 3 categorie distinte, alle quali poteva partecipare gratuitamente chiunque lo desiderasse (indipendentemente da ruolo o grado), purché fosse un iscritto alla Federazione.
Categoria KATA A SQUADRE
I partecipanti sono state 3 persone, provenienti dalla stessa Società Sportiva, che hanno performato un kata codificato, del quale veniva colta la chiarezza, la precisione e la sincronia. La somma del numero dei dan fra i partecipanti non poteva superare il 5, così da impedire che una Società schierasse solo senpai e "schiacciasse" invece i gruppi costituiti da praticanti meno esperti.
Categoria KATA SINGOLO
ll partecipante ha performato un kata tradizionale o di sua invenzione, ma in questo caso esso doveva contenere almeno 5 movimenti di base (suburi). É stata l'unica categoria a fornire parecchio margine di espressione libera, visto che è stata data la possibilità di coniare "il propio" kata di jo e portarlo in gara. Anche in questo caso, è stata valutata la chiarezza dei movimenti, la loro precisione, l'integrazione fra i movimenti dell'arma e quelli del corpo, l'atteggiamento mostrato, etc.
Categoria BUNKAI A COPPIA
Si tratta di una coppia di praticanti, provenienti dalla stessa Società Sportiva, impegnati nell'esibire un kumi jo codificato, ovvero un kata applicato con un partner. Anche in questo caso, la somma del numero dei dan fra i partecipanti non poteva superare il 5.
Parliamo di un numero di partecipanti totali piuttosto modesto, 16 persone in tutto, che si sono presentate senza avere minimamente nulla di preparato prima del pomeriggio di domenica 31/10, ovvero fino a pochi minuti dall'inizio del Taikai.
Alcuni si sono iscritti alla garetta domenica in mattinata, per farci il favore di aumentare il numero di partecipanti e quindi rendere un minimo interessante il meccanismo delle classifiche.Nessuno dei partecipanti aveva mire particolari di diventare campione intercontinentale di ushiro tsuki: sono state semplicemente persone che hanno avuto il coraggio di mettersi in gioco, mentre altre (la maggioranza) guardavano al sicuro dagli spalti, in una posizione nella quale non poteva accadere loro nulla di sgradevole... non sarebbero stati giudicati da nessuno, ma avrebbero avuto giudizio e critica liberi verso il lavoro degli altri.
Ci sono poi state le premiazioni, tenute dal Sindaco della cittadina che ci ospitava... e poi siamo andati a mangiare la pizza insieme.
L'atmosfera a mio avviso è stata molto serena e goliardica, perché i partecipanti hanno dato del loro meglio senza prendersi troppo sul serio, consapevoli che stavano partecipando ad un "esperimento sociale", più che sportivo. Alla fine, fra qualche incertezza ed entrata in area di gara da rifare, ci siamo divertiti abbastanza tutti!
Ecco il video riassuntivo di cosa è accaduto, così che chiunque possa farsi da sé un'idea indicativa...
Parte del futuro dell'Aikido può passare anche dalle competizioni?
Le competizioni possono essere considerate una naturale evoluzione aggiuntiva della pratica o piuttosto una sua involuzione?
Rispetto all'utilità, rispondo senza dubbio di SI, almeno per me lo è stato... poiché sono stato chiamato in un campo molto fuori della mia zona di comfort, e quindi avere avuto il coraggio di accettare la sfida (con me stesso) credo mi abbia fatto crescere... e mi viene da dire che può essere stato analogo per tutti coloro che con me hanno organizzato una cosa inedita, che nessuno sapevo come fare... o che hanno partecipato, tuffandosi in un'avventura altrettanto nuova ed inedita.
Se il futuro della disciplina possa passare ANCHE per qualche forma di tipo competitivo al momento non lo saprei dire: ciò che ho chiaro è che è stata un'esplorazione importante, ma di un campo così' vasto, che bisognerebbe frequentarlo meglio e più a lungo per comprenderne sul serio la portata.Di certo, se di competizioni si dovrà trattare, al momento le vedo fattibili SOLO nel campo del buki waza e non nel taijutsu... con il fine di incuriosire di più sulla pratica delle armi, che è quasi assente in molte scuole di Aikido che amano definirsi "tradizionali".
Alessandro B., 15 anni |
La gara potrebbe essere uno strumento, esattamente come lo è stato il gel disinfettante per mani e piedi he ci ha permesso di calcare nuovamente il tatami dopo un lungo periodo di assenza di stage con molti partecipanti. Storicamente nessuno si è mai igienizzato prima di salire sul tappeto, ma quest'anno ANCHE il gel lo ha reso possibile...
Magari un teenager non salirebbe mai su un tatami, ma in futuro ANCHE attraverso una gara di armi potrebbe farlo... poi è ovvio che questo non forse non basterà da solo a farlo innamorare dell'Aikido e convincerlo a rimanerci invischiato per tutta la vita, ma il primo ghiaccio sarebbe rotto comunque.
Per quanto riguarda poi evoluzione o involuzione, desidero rimandare liberamente il mio pensiero.Da quando il Fondatore praticava molte cose sono mutate nella sua disciplina: diverse cose sono cambiate già durante la sua esperienza, ma dopo la sua scomparsa abbiamo avuto a che fare con aspetti del tutto inediti della sua disciplina... Ne cito alcuni:
- il sistema di graduazione; O' Sensei non ha mai avuto alcun programma tecnico strutturato per l'attribuzione di gradi kyu e dan: devo desumere che, siccome egli non ne faceva utilizzo, allora stiamo tutti facendo qualcosa di NON tradizionale nell'usarli; non dovremmo quindi praticare aspettando che qualcuno ci bussi sulla schiena, affermando:"da domani sei 6º dan!"? Perché accettiamo una cosa tanto fuori dai crismi del Fondatore?
- Morihei Ueshiba non ha mai avuto un corso di Aikido bambini o Aikido ragazzi... quel campo fu esplorato per la prima volta da suo figlio Kisshomaru Sensei, introducendo una dimensione della pratica che al suo babbo era ignota. Ora è abbastanza accettato che l'Aikido venga insegnato ai più giovani... ma non è sempre stato così, per alcuni versi quindi questa NON è una pratica di tipo tradizionale;
- al tempo del Fondatore, per accedere al suo Dojo era necessaria una raccomandazione scritta, da parte di un Maestro che avesse una sua forma di credibilità e riconoscimento; non tutti potevano essere accettati al keiko; era ancora così pure quando ho iniziato a praticare io e chi voleva andare ad Iwama a studiare, doveva essere introdotto da un allievo riconosciuto di Saito Sensei. Ora basta mandare una email e indicare quando hai intenzione di arrivare e quanto ti vuoi fermare li. Non c'è nessuno che dice più di no a nessuno: un altro elemento poco tradizionale è quindi stato accettato nella disciplina?
Ciò che è accettato come sano, valido ed utile in un momento storico può mutare in futuro o rispetto al passato: questo fenomeno si chiama "evoluzione umana" ed in molti contesti nessuno lo mette più in discussione. Reputo una prospettiva ignorante e rigida (quindi morta per sua stessa definizione) credere che l'Aikido non possa/debba parimenti rientrare in un fenomeno mutevole, figlio dei propri tempi.
Un simile modo di pensare, ovvero quello di negare a priori ciò che non si conosce, si che NON risulta tradizionale nemmeno un po', se stiamo a vedere bene.
A me ha dato molto fastidio vedere la community scissa a priori fra i possibilisti e gli ultra-conservatori, poiché ho trovato i secondi qualcosa di veramente contrario ai principi della disciplina che praticano e, purtroppo, insegnano pure. Ovvio che ciascuno debba essere libero di pensarla me desidera, ma ci sono prezzi che si pagano e si fanno pagare agli altri se si ci ritiene "esperti" delle esperienze che non abbiamo mai fatto.
A me le gare non piacciono e non interessano, questo lo sapevo già prima e l'ho detto subito, ma di certo ora che ho accettato di "sporcarmici le mani" ne so di più (anche se è ancora troppo poco) di quelli che stanno dietro ad una tastiera o sugli spalti a pontificare cosa dovrebbero fare gli altri o come questi stiano rovinando il mondo dell'Aikido.Questa cosa delle gare mi ha fatto vedere quanto il nostro mondo sia ancora notevolmente pieno di pre-giudizio e di pre-occupazione... ovvero due elementi che facevano un tempo morire un certo numero di persone sui campi di battaglia, solo che ora non ce lo ricordiamo più... perché non frequentiamo più campi di battaglia!
Io non sono pro-gare, ma senza dubbio mi sento contro il non provare sulla pelle una cosa e pretendere di poterci pontificare sopra. Non tutte le esperienze portano ad un futuro miracoloso e molte sono destinate a rivelarsi sentieri ciechi ed improficui... tuttavia ogni esploratore non si fa tarpare la curiosità di percorrerli e si mostra in grado di sospendere il giudizio.Un esploratore sa di non sapere, e rischia perché vuole cambiare questa condizione, conscio che il suo è l'unico modo per farlo: una persona piena di pregiudizio NON rischia, non abbandona mai la sua zona di comfort, ma in compenso si sente in diritto di giudicare quelli che invece fanno qualcosa di ben più coraggioso. Lo reputate qualcosa che faccia loro onore? Io no.
Si dice che O' Sensei non volesse che l'Aikido divenisse agonistico e non ho ragione di credere che non fosse così, però non ho mai trovato scritto da nessuna parte un suo discorso che lo affermasse e storicamente so che egli ebbe un suo allievo - Kenji Tomiki - (di cui vi abbiamo parlato 12 anni fa QUI) rese l'Aikido agonistico creando il Tomiki Aikido.
Questo stile NON divenne popolare e pare ancora oggi relegato a pochi affezionati in tutto il mondo... Tempi e modalità sbagliate? Soggetto che ingenera scarso interesse?
Non lo so, però ammiro il coraggio di sintetizzare qualcosa di nuovo ed inedito ed esporlo al filtro del tempo!
Una frase invece di O' Sensei mi ha colpito molto in questi anni: una di quelle difficili da comprendere, definire ed analizzare...
"L'Aikido consiste nel realizzare ciò che manca".
Mi pare la posizione di un visionario illuminato, che non limita la prospettiva a ciò che egli stesso sta vendendo, ma la apre a ciò che servirà e verrà ritenuto attuale ed importante.Io non spero e non credo che l'Aikido agonistico soppianti quello che sono abituato ogni giorno a praticare, però sento che nel realizzare la prima gara federale di jo abbiamo fatto Aikido nella più alta delle modalità, perché abbiamo accettato una sfida sconosciuta, consci di poterla perdere nel modo più assoluto.
E se l'Aikido consiste nel realizzare ciò che manca... le gare MANCAVANO, ed ora non è più così!
Se queste saranno il futuro o meno non lo deciderò io, non lo deciderà la FIJLKAM... ma la società stessa.
Io mi limiterò ad essere un attento osservatore delle dinamiche che si innescheranno, facendo sempre il "tifo" per la disciplina a cui sto dedicando la vita intera.Marco Rubatto
Presidente Commissione Nazionale Aikido FIJLKAM
1 commento:
Complimenti per la voglia di innovare e confrontarsi. Ho praticato Aikido in passato, poi sono passato un poco al judo proprio perché- da adulto, quindi non interessato alla competizione in quanto tale - mi mancava un poco un confronto non pienamente collaborativo. L'affido, però, è l'AM che ho amato di più (da giovane ho praticato anche karate), e prima o poi ci tornerò.
Complimenti per il suo blog
Posta un commento