lunedì 12 maggio 2025

L'Aikido e politica: binomio maturo?

Nel 2017, quando fui nominato per la prima volta "Presidente della Commissione Nazionale Aikido", iniziarono una certa serie di chiacchiere di corridoio nel nostro ambiente, che mi descrivevano come un "politico".

Questa cosa - di solito - non piace molto perché diamo una connotazione parecchio negativa alla politica, specie qui in Italia: se poi considerate che non mi sono mai proposto per alcun ruolo istituzionale in nessuna organizzazione (sono sempre stato NOMINATO, non ELETTO, infatti!) e che sono stato messo in un luogo simile senza nemmeno che mi si venisse chiesto se fossi d'accordo o meno... comprenderete bene come al tempo, oltre a dispiacermi, mi sia sentito "cornuto e maziato", allo stesso tempo.

Nel 2012 venni avvicinato dal Prof. Fabrizio Marchetti, allora neo-Presidente del Comitato FIJLKAM Piemonte & Valle d'Aosta, il quale - dopo un vero e proprio interrogatorio - mi chiese di occuparmi della divulgazione dell'Aikido nella mia regione.

Non avevo idea di come si facesse una cosa simile, ma visto il vuoto spinto che avevano lasciato le figure che mi avevano preceduto, mi dissi che sarebbe stato difficile fare peggio di loro... quindi ci provai.

E mi ritrovai in un mondo tutto nuovo, che parlava una lingua molto differente da quella che avevo appreso sul tatami: il "politichese" ed il "burocratese", due dialetti parecchio utilizzati in ogni tipo di istituzione umana.

A me interessava praticare, quindi vedevo questo tipo di cose molto distanti da me ed ero sinceramente impacciato nel rapportarmi con un mondo che sembrava comprendere poco sia me, che l'Aikido stesso: un mondo forse funzionale per la Lotta, il Karate ed il Judo... ma che strideva proprio con l'atmosfera che desideravo animasse le lezioni al Dojo.

Quindi, oltre all'italiano, il piemontese, il veneto, l'inglese ed un po' di giapponese... provai ad imparare anche il "politichese" ed il "burocratese", solo che al tempo non c'era ancora Duolingo.

Dopo 13 anni passati a fare il Fiduciario Regionale, e più di 7 nella Commissione Nazionale, faccio meno fatica ad interfacciarmi con i vari Presidenti dei Comitati Regionali (grazie anche a quanto, con pazienza, mi ha insegnato in tutti questi anni proprio Fabrizio Marchetti, che ora mi onoro di considerare un amico), o con le istituzioni che hanno interesse verso la ns. disciplina... ma ho compreso anche quanto sia parziale considerare questo mondo in modo SOLO problematico.

Ancora oggi non mi considero un "politico", perché mi piace più praticare che scrivere documenti e protocolli per la Federazione... però ho compreso che "politici" ci siamo in fondo un po' tutti, anche quelli che affermano di odiare questa dimensione e questo tipo di dinamiche.

La "politica" è infatti qualcosa dalla quale nessuno di noi può esimersi sul serio, anche se volesse, pur se schifa tutto ciò che vi ruota intorno: chiunque di noi, con le proprie scelte e decisioni, di fatto FA politica... ovvero influisce in modo diretto in ciò che accade nella società.

Un tempo si delegava, appunto, un politico che ci rappresentasse in Parlamento: una persona che ci convinceva (più o meno!) con i suoi programmi... ed alla quale davamo la responsabilità di agire per conto nostro nella "stanza dei bottoni", alla quale non avevamo accesso (ed alla quale forse non avremmo nemmeno voluto averlo).

La democrazia rappresentativa ha sempre funzionato così, ma oggi vediamo che piega sta prendendo: le persone non si fidano più dei loro rappresentanti, perché forse si sono sentite tradite da essi troppe volte... tanto che stiamo rasentando i più bassi numeri di elettorato attivo nel nostro Paese.

Ma non partecipare in modo attivo alla politica NON garantisce che chi sta nella stanza dei bottoni agisca a favore nostro! Anzi... continuerà a fare ciò che vuole, anche senza il nostro consenso.

Con le nostre scelte invece noi influenziamo in ogni istante ciò che ci circonda, ossia facciamo "politica": pensate che potere possiedono gli acquirenti che - in massa - decidono di boicottare i prodotti di uno specifico marchio... sono in grado di mettere in crisi una multinazionale nel giro di poco, se si organizzano in modo strutturato.

Questo è "fare politica", dal basso... ma è sempre occuparsi attivamente di ciò che appartiene alla dimensione della vita comune. Non è differente in Aikido.

Ci sono sempre stati i "politici", ovvero quelli che preferivano una scrivania ed una poltrona al tatami... ed i "trafficoni", ovvero quelli allergici a giacca e cravatta, ed a loro agio solo con un keikogi.

Credo sia venuto ora il tempo di abolire entrambe queste categorie così nette, estreme ed opposte: in fondo alcuni mali dell'Aikido sono derivati dal fatto che "i politici" non sapessero un tubo della disciplina, ma venissero comunque chiamati a normarla... mentre "i trafficoni" delegavano ad altri le responsabilità che non avevano il coraggio di prendersi loro in prima persona, ovvero non si assumevano la responsabilità di fare la loro parte di "politica".

Con questa parola, quindi, non mi riferisco alla militanza in qualche Partito... ma il prendersi a cuore in modo diretto le sorti di ciò che per noi è importante.

Voglio quindi essere un "trafficone politico", se proprio potessi scegliere un ruolo, perché a me sta a cuore il futuro della disciplina che pratico da 33 anni ed insegno da quasi 27.

Ora per il mio Comitato Regionale ho fatto la mia parte, agevolando la creazione di nuove Società Federali, di nuovi Tecnici Federali... facendo crescere il numero di praticanti da circa 60 a 180, creando eventi condivisi con gli Insegnanti del territorio, etc.

É bene quindi che lasci questo ruolo ad altre persone, desiderose a loro volta di fare la loro parte nel movimento: in merito a ciò, sono molto contento che sia Andrea Merli, mio allievo ed amico, a succedermi... credo che l'Aikido FIJLKAM di Piemonte & Valle d'Aosta con lui sarà in buone mani!

A livello nazionale, invece, a quanto pare la mia avventura non si può ancora dire conclusa: la nuova presidenza FIJLKAM, diretta dal Dott. Morsiani, mi ha nuovamente voluto all'interno della Commissione Nazionale Aikido... chiedendomi espressamente di continuare a lavorare per tutte quelle regioni e quei Comitati che funzionano meno bene di quello in cui mi trovo, così come per far conoscere il nostro movimento al grande pubblico.

Non è qualcosa di facile, né presto fatto: richiede impegno ed un tot di tempo da dedicare ad un Aikido che non mi ripaga immediatamente in alcun modo, né economicamente, né a livello di immagine.

Per le persone più superficiali, quelle che appiccicano ruoli carichi di pregiudizio a tutti, Rubatto sarà sempre "il politico", mentre loro... che desiderano allenarsi, senza pensare a nulla di ciò che ruota intorno alla loro disciplina credono di NON esserlo, senza accorgersi che così fanno più politica di me!

Ad esempio, pensate a quanto abbiamo fatto politica, collettivamente parlando, quando abbiamo diminuito la richiesta di articoli per Arti Marziali tradizionali negli shop fisici!

Un tempo da Decathlon, che NON è mai stato un rivenditore specializzato, teneva regolarmente judogi, karategi, armi di legno... esisteva un vero e proprio "Reparto Arti Marziali": se ci andate ora, troverete qualche colpitore, qualche guantone da boxe o completino per MMA, ma nulla di più. Come mai?

Anche i negozi specializzati ora stanno abbastanza "a secco": le importazioni ed i dazi sono sempre più cari, le spedizioni più difficoltose... quindi i prodotti più costosi e difficili da reperire: perché secondo voi?

Cosa sarebbe successo se la MAGGIORANZA dei praticanti di Arti Marziali tradizionali NON avessero iniziato ad acquistare on-line?

Probabilmente, se ci fosse alta richiesta di merce fisica nei negozi, troveremmo la merce fisica nei negozi... ma questa NON c'è, quindi la POLITICA del commercio di questi prodotti ha preso una strada differente. E non è "colpa" di nessuno in particolare, ma di certo la responsabilità ricade anche su noi TUTTI. Ciascuno per sé e dio per tutti, ora raccogliamo i frutti di questa visione poco lungimirante, scissa e che non appartiene certo ad un movimento MATURO... ed ora siamo costretti TUTTI ad acquistare on-line, se non vogliamo privarci di qualcosa che per noi è importante.

Un Maestro mio amico qualche tempo fa mi ha telefonato, chiedendomi se secondo me non fosse venuto il momento finalmente di "riunirsi" come movimento, diventando più visibili, numerosi, performanti...

Ecco: al momento faccio così tanta "politica" da non credere più ad una possibilità simile, poiché vedo un mare di Aikidoka che DELEGANO il prossimo, senza prendersi cura diretta di ciò che dicono di amare. E serve farlo PURE a livello burocratico, perché - che ci piaccia o meno - viviamo in una società che contempla ANCHE questo aspetto!

Lasciatemi dire che forse servirebbe qualche goccia di sudore in meno sul tatami e qualcuno in più che conoscesse la differenza fra una Federazione Nazionale, un Ente di Promozione Sportiva e un'Associazione Sportiva Dilettantistica.

A livello personale, non ho intenzione di fare questo servizio alla disciplina per sempre, questo ce l'ho ben chiaro: si tratta solo di fare la mia parte... e poi riprendere distanza, per concentrarmi meglio sull'Aikido che mi ripaga in modo più diretto e personale.

Ma è necessario rimandare come ci siano ambiti nei quali la nostra disciplina ora non si mostra per nulla matura: uno è il rapporto con il professionismo e con i soldi, l'altro è relativo al livello degli approfondimenti che è possibile fare a livello di tecnica, principi e prospettive... ed uno è proprio il rapporto con la "politica", che sfaculiamo tutti volentieri proprio nel momento in cui non si è compreso a fondo che dramma si apre facendo così per il nostro futuro collettivo.

L'arte della pace e dell'armonia NON può essere frequentata come una pasticceria, dove si chiede ed ottiene SOLO ciò che ci piace. La "politica" è uno dei prodotti sul bancone, e purtroppo non è rifiutandoci di metterlo nel nostro vassoio che le cose miglioreranno per la nostra disciplina.


Marco Rubatto


lunedì 5 maggio 2025

[初心] Shoshin, il principiante e la polisemia dell'Aikido

Ci sono molte cose che "si dicono" nell'ambiente delle Arti Marziali tradizionali
: alcune hanno un senso da subito assonante... altre invece non si capisce bene se si ripetano solo a pappagallo - a mo' di mantra - giusto per sottolineare una fede cieca nell'autorità di turno, o al fine di ostentare un'umiltà zerbinante e pelosa di chi pratica.

Una delle cose che si ribadiscono molto spesso è l'importanza dell'attitudine del principiante, ovvero [初心] "shoshin": bisogna COLTIVARE la mente del principiante, RITORNARE alla mente del principiante, NON PERDERE la mente del principiante... quasi come se "a diventare un po' esperti" si perdesse qualcosa di essenziale...

Il principiante
- per definizione - è colui che "sa di non sapere", e quindi ha un atteggiamento umile, aperto, curioso... insomma adotta (consapevolmente o meno) tutte quelle prospettive dalle quali è molto facile imparare con massimo profitto. Questo è sicuro!

Che l'esperienza tenda ad ingrossare il propio ego ed a far sentire le persone un po' "arrivate"... è anche un'altra constatazione facile da dimostrare: tuttavia è l'unica interpretazione possibile all'importanza di "mantenere l'attitudine di un principiante"?

L'altra sera, durante un allenamento al quale erano presenti alcuni principianti, per la prima volta in 33 anni di tatami, ho intuito un'altra interpretazione delle stesse parole... che mi ha lasciato - li per li - abbastanza di sale, ma i cui significati potrebbero acquistare parecchio spazio nella mia pratica futura, perciò volentieri la condivido con voi tutti.

L'italiano è una lingua "polisemica", ovvero nella quale una parola può assumere significati differenti, a seconda del contesto nel quale compare: ad esempio, pensate alla polisemia della parola "spirito"...

- quella persona ha uno spirito forte (= tenace)
- non fare dello spirito (= non scherzare)
- ho della frutta sotto spirito (= alcool)
- in quella casa ci sono gli spiriti (= fantasmi)
- cerca di prenderla con un certo spirito (= filosofia)

Ora proviamo con la parola "PRINCIPIO"...

- può essere un sostantivo, in questo caso, indica l'inizio di qualcosa, o la sua origine. Ad esempio: "Il principio della guerra è stato la dichiarazione di indipendenza". 
- può essere usata come aggettivo
per indicare che qualcosa è di primaria importanza o che ha un ruolo centrale. Ad esempio: "Il principio fondamentale della nostra costituzione è la libertà di espressione". 
- può essere utilizzata come avverbio, soprattutto in espressioni come "a principio di", che significa "all'inizio di". Ad esempio: "A principio di anno, abbiamo pianificato le nostre vacanze estive". 

Se ora ne facciamo il participio presente che ci interessa, ovvero "principiante", indicando così un'azione che viene posta in essere in modo continuo e prolungato (come "tirocinante", "paziente", "aiutante") e non teniamoci per forza legati al significato legato ai sostantivi ed agli avverbi... ma focalizziamoci su quello fornito dagli AGGETTIVI.

In questo il principiante NON sarebbe quello che ha appena iniziato qualcosa, ma la persona che continua a incarnare e manifestare i PRINCIPI della disciplina... che, manco a dirlo, è quello che ciascun Aikidoka dovrebbe tendere a fare sempre, soprattuto quanto si è più ESPERTI.

Una persona che, ad esempio, confeziona un sacco di tecniche nelle quali non si manifestano dei principi, non sarebbe un PRINCIPIANTE, e quindi un Aikidoka SCARSO, ma non tanto perché non possiede più la mentalità di quando ha iniziato a praticare, quanto perché nonostante il tempo trascorso sul tatami, ancora NON possiede i principi di ciò che fa, ma solo la buccia tecnica più esteriore.

In questo senso, quindi, non è importante solo RIMANERE "principiante" (nel senso di "iniziante"), quanto e sopratutto DIVENTARE un "principiane", che è colui che finalmente "PRINCIPIA"!!!

Comprendete il cambio, quasi l'inversione, di paradigma?!

Possiamo poi tenere vivi ENTRAMBI i significati contemporaneamente ed affermare quindi che è importante conservare lo spirito di quando abbiamo incominciato a praticare, poiché eravamo un recipiente di esperienza VUOTO, pronto ad essere riempito... ma anche che importante diventare capace di esprimere costantemente i principi di ciò che facciamo: è buono quindi sia TORNARE, che DIVENTARE principianti... è il sistema è belle che integrato, quando inizio e fine si toccano!

Marco Rubatto





lunedì 28 aprile 2025

Il confronto che viene a mancare e l'Aikido che non cresce

Vi siete mai chiesti come facciamo ad imparare qualcosa?

Qualsiasi cosa, dalla matematica, all'Aikido, ad una ricetta di cucina...

É importante sapere come funziona questo processo, perché più lo abbiamo chiaro... meglio, ad esempio, riusciremo a comprendere come mai il movimento dell'Aikido sembra faccia così grande fatica a crescere ed a prendere piede, specie fra i giovani!

La ricetta è parecchio semplice: c'è un DOCENTE, uno che sa qualcosa e che vorrebbe insegnarla a qualcun altro... e poi c'è un DISCENTE, ovvero quello che dovrebbe essere li per imparare ciò che ancora non sa. Si tratta di un semplice sistema DUALE, anche se ci possono essere ben più discenti di uno per uno stesso docente.

Per quanto possa sembrarvi strano, il ruolo del docente è completamente PASSIVO, ovvero lui non insegna proprio niente a nessuno: lui semplicemente mostra ai discenti la "sua mappa del territorio", ovvero ciò che lui crede di avere compreso della realtà che sta cercando di trasmettere. L'unica componente ATTIVA del docente è quindi quella di mostrarsi, di palesarsi per ciò che è... poi il suo compito termina li.

Il discente - di contro - ricopre la parte perlopiù ATTIVA, ovvero prende visione della "mappa del territorio" che gli offre il suo docente e quindi SCEGLIE se farla sua, sostituendola a quella in suo possesso... o se tenersi le proprie convinzioni e mandare al macero la proposta del docente. La parte PASSIVA del discente consiste nell'accogliere la proposta del docente, ma poi è suo l'onere di mettersi nei panni di quest'ultimo e comprendere se gli interessa o meno la prospettiva nuova che gli viene offerta... ed - in caso affermativo - "riprogrammarsi" secondo le nuove informazioni che ha ricevuto.

Fin qui vi ho rimandato una banale dinamica relativa all'apprendimento: ora vediamo come ciò si applica all'Aikido e perché essa ingenera difficoltà nell'espansione del movimento.

Quando andavo e vado a lezione da un Sensei (più esperto di me), parto dalla convinzione che sarà interessante stare a sentire e provare sulla mia pelle ciò che questi avrà da darmi e suggerirmi: facilmente, se la sua esperienza è notevole, avrà avuto tempo per maturare delle consapevolezze delle quali io non dispongo e beneficio ancora. Sono quindi in una condizione aperta e curiosa, inoltre sono consapevole di avere un bisogno che potrebbe essere colmato GRAZIE a qualcun altro.

Quindi io-discente mi predispongo ad essere ricettivo ed attento perché "so di non sapere" quanto lui: farò volentieri il processo di acquisizione della "sua mappa del territorio", per poi valutare se questa risulta migliore di quella che possedevo in precedenza (e questa cosa penso già in partenza che sarà molto probabile).

Farò questo sforzo anche se le nuove informazioni ricevute mandano in forte crisi quelle che possedevo in precedenza: se la mia voglia di apprendere è tanta, sarò disposto a fare questa fatica per amore della mia evoluzione personale!

Nei primi anni di espansione mondiale dell'Aikido, questo processo è stato agevolato dal fatto che TUTTI erano principianti assoluti, quindi tutti "sapevano di non sapere" ed andavano a formarsi con molta "fame di conoscenza" dagli allievi diretti del Fondatore, che sicuramente avevano un'esperienza molto più profonda di qualsiasi altra persona in circolazione. Fidarsi di loro non era difficile!

Questo ha reso il binomio docente-discente non solo funzionante, ma praticamente ideale: una persona altamente preparata che si occupa di offrire i suoi rimandi ad un neofita assoluto (o a gruppi di neofiti assoluti).

Poi però qualcosa è cambiato... ed è naturale anche che sia avvenuto così.

La crescita nell'Aikido dei Sensei di generazioni successive ha dato la sensazione che qualcosa si fosse già appreso, mentre gli allievi del Fondatore, ovvero i "mostri sacri", riconosciuti da tutti per la loro preparazione... com'è ovvio hanno iniziato a scomparire dai tatami, per mere questioni di età anagrafica.

Quando veniva Saito Sensei in Italia, i suoi stage erano frequentati da qualsiasi tipo di Aikidoka, di qualunque estrazione, perché si riconosceva in lui una sorta di "esperienza super partes" che interessava a tutti.

Pensate, ad esempio, che la stessa cosa non è nemmeno più successa allo stesso livello nemmeno con Tada Sensei, che è 9º dan a sua volta, apripista dell'Aikido italiano certamente... e che che ha catturato un cospicuo seguito nel nostro Paese per decenni, ma che ha già iniziato a non mettere d'accordo i più come faceva Saito Sensei, che era il suo senpai. E non si può di certo dire che Tada non abbia un'esperienza fuori scala rispetto alla maggioranza degli altri Insegnanti!

Kisshomaru Ueshiba, Saito, Tohei -> quasi tutti

Tada -> moltissimi

Kobayashi, Tamura -> molti

Fujimoto, Hosokawa, Tissier -> non pochi

Yoshigasaki, Noro, Chiba -> alcuni

.... -> pochi

Man mano che si arriva ai nostri giorni, il seguito di rinomati Sensei si è proporzionalmente ridotto, man mano che aumentava il numero delle possibili fonti dalle quali andare ad apprendere l'Aikido.

Ovvio che fino a quando esisteva un'unica (o rarissime) possibilità di apprendere, tutti andavano ad abbeverarsi a quella o quelle poche fonti: dal momento che queste occasioni di formazione si sono moltiplicate, si sono anche SUDDIVISE fra loro anche il numero dei discenti disponibili, che quindi non erano più tutti concentrati in pochi luoghi e momenti.

E non sono solo aumentate le risorse disponibili, ma è anche diminuito in proporzione l'interesse da parte dei discenti di andare a mettersi nell'ottica di chi spiega loro qualcosa: non si può infatti apprendere, se si pensa già di sapere e quindi non si ha nessuna voglia di mettere in discussione la propria mappa del territorio, per la dinamica che spiegavo poc'anzi.

Quindi, se le fonti "super partes" vengono meno, così come viene notevolmente meno la fame di sapere da parte dei discenti... possono esserci tutti i docenti bravi che vogliamo, ma non c'è più molta gente disposta a fare quel cambio provvisorio di paradigma che genera un'evoluzione significativa nei discenti... e quindi nel movimento stesso.

Oramai c'è così tanta offerta di insegnamento (ad un livello veramente basso) che quasi chiunque pensa già di sapere tutto o quasi, tanto che ho visto l'altro ieri sui Social una sorta di invito a contattare un Sensei perché questi possa venire ad insegnare nel tuo Dojo... una cosa senza alcun senso, visto che deve partire dai discenti il desiderio di cercare un docente, e non da un docente quello di cercare degli allievi!

Invece ci sono un botto di Sensei senza allievi: come mai? Ce lo siamo chiesto con serietà?

Dal mio punto di vista, resta senza allievi solo chi non ha un tubo da insegnare, altrimenti gli allievi arrivano eccome, se si è in grado di offrire loro una mappa del territorio interessante nella quale immergersi! La gente non è stupida, specie se si tratta di neofiti assoluti.

La gente si rivela stupida solo quando inizia a credere di sapere qualcosa quando ancora non è ancora così: questo significa che c'è il rischio di diventare esponenzialmente più stupidi quando si accumula un po' di esperienza, per paradosso!

Ed è anche ora che il paradigma cambi, visto che non è più possibile accettare gli insegnamenti di un docente SOLO se questi è considerato un "mostro sacro" della disciplina... poiché questi personaggi non esistono praticamente più, o comunque non esistono più persone in grado di mettere d'accordo tutti sulla loro straordinarietà (come se tornasse il Fondatore a fare lezione).

Come potrebbe trasformarsi quindi questo processo di apprendimento, se le fonti sono tutt'altro che poche ed univoche?

Abituandoci al CONFRONTO: immaginate un gigantesco gioco nel quale i Sensei attuali si incontrano per "scambiarsi le figurine" dell'album Panini dell'Aikido...

Chi ha dei doppioni li offre a chi non ha quella determinata figurina, in cambio di altre figurine che invece ancora non possiede: alla fine tutti ne escono arricchiti... tutti dando qualcosa, tutti ottenendo qualcosa che prima non avevano. Ma questa è una dinamica molto differente da quella storica, poiché è più "orizzontale", e necessita di sviluppare la capacità di ammettere quando un nostro "pari" possiede qualcosa che ci serve, senza sentirci in imbarazzo per questo... inferiori a lui se gli si chiede qualcosa o superiori a lui se si è in grado di dargli qualcosa.

Credo che questa nuova dinamica potrebbe richiedere almeno dai 20 ai 30 anni per crescere e consolidarsi: attualmente ciascun Sensei tende invece a difendere ciò che ha appreso, anziché a continuare ad essere discente ed essere quindi aperto alle novità che gli passano dinnanzi.

Prendere - anche solo momentaneamente - un'altra mappa del territorio, che NON proviene da un "mostro sacro dell'Aikido, ma semplicemente da un'altra persona... viene visto come svilente e come un tradimento a cosa si crede già di avere appreso. Così, per proteggere la propria tradizione, la si uccide senza volerlo.

Mi è capitato poco tempo fa di insegnare ad un Seminar nel quale vi erano anche altri Insegnanti: io ero il senpai, ma alcuni di questi di certo NON mi consideravano una possibile fonte di apprendimento per loro... anzi, più come qualcuno che scomodamente metteva in discussione le loro convinzioni precedenti.

E così è accaduto che quando ho provato a fare presente ad uno di essi che poteva esserci una modalità alternativa di fare ciò che stava facendo (che a mio avviso era migliore di quella che stava utilizzando) questi si è chiuso a riccio, quasi come lo stessi attaccando personalmente... anziché essere disposto a darmi un minimo di fiducia, ed a provare sulla propria pelle la bontà o meno dei miei rimandi.

Ovvio che così questa persona non sarebbe in grado di crescere nemmeno se incontrasse O' Sensei in persona, a meno che non si accorga che ha uno più esperto di fronte a sé!

Il paradosso è che NON importa quanto l'altro sia - di fatto - più esperto o meno: conta SOLO se il discente è disposto a mettersi in discussione oppure no!

Non basta quindi avere qualcosa da dare, ma per la dinamica docente-discente che rimandavo poco sopra, è necessario che questi incontri qualcuno ancora disposto a mettere in discussione le proprie convinzioni: doppia difficoltà quindi, poiché il Docente medio sa in proporzione sempre meno ed il discente medio appare sempre più egoicamente spocchioso.

Avendo molti Docenti odierni dei gradi e dei titoli altisonanti, tanto che ad ogni calcio ad una pietra, escono 7º dan Shihan come formiche... chi glielo fa fare a questa gente di andare a "scambiare le proprie figurine" per continuare a crescere?!

Docenti ignoranti delle loro lacune divengono di solito gli allievi egoici spocchiosi ideali per non apprendere niente!

Solo nella mia città si vedono cose obbrobriose ad opera di Insegnanti di Aikido che evidentemente si credono competenti ad un certo livello... e che di certo NON verrebbero mai da me a chiedere cosa ne pensi di ciò che fanno: magari fanno benissimo, perché credo di saperne di più di loro, ma non è così... magari invece fanno malissimo, perché ne so effettivamente più di loro e quindi potrei aiutarli... ma il punto NON è nemmeno questo.

Il punto è che non lo sapranno e sapremo MAI, perché non c'è l'abitudine ad un confronto serio ed intenzionato a COMPRENDERE ciò che non ci torna (ancora)... e nel frattempo la disciplina stessa rimane al palo, non più spinta dai mostri sacri del passato, e ora popolata di docenti che hanno dismesso la passione di essere discenti e di continuare ad imparare cose nuove.

C'è una specifica categoria di persone, caratterizzata dalla continua esigenza di apprendere e mettersi in discussione: sono i giovani!

Vi sorprende molto quindi che siano proprio i giovani a non essere attratti da una disciplina dalla mentalità "vecchia" e sorpassata come l'Aikido?

Ci evitano... ed a questo punto credo sempre di più che facciano bene!


Marco Rubatto






lunedì 21 aprile 2025

Lunedì di Pasquetta e di suburi all'aperto

Oggi il Blog, come di consueto, è in pausa per  la festività di Pasquetta.

Per anni, con i miei ragazzi, siamo andati all'aperto ad allenarci nei parchi: suburi, kata, kumitachi e kumijo come se piovesse... ma quest'oggi sarà difficile replicare propio per tutti, perché in alcune zone PIOVE proprio di suo!


L'augurio è che possiate passare comunque una giornata serena (ed asciutta), ci si vede on-line la prossima settimana!


Marco Rubatto




lunedì 14 aprile 2025

Aikido FIJLKAM Piemonte & Valle d'Aosta: una realtà sana

Ogni tanto vi aggiorno anche su realtà e dinamiche federali, così che possiate tenere il polso dell'evoluzione di alcuni contesti non per forza sotto i riflettori di tutti.

Il week end del 6 aprile, abbiamo tenuto il solito Stage Regionale annuale (la Valle d'Aosta ed il Piemonte fanno parte di un Comitato unico, poiché la realtà della Valle è ancora troppo piccola numericamente per una sua indipendenza), ed è stato un momento molto piacevole di pratica, durante il quale sono accadute svariate cose che ora vi racconto.

Innanzi tutto abbiamo visto un centinaio di persone allenarsi sul tatami, fra bambini, adolescenti ed adulti... ed anche solo questa è una dimensione non così frequente da incontrare!

Ci sono (sedicenti) "Associazioni nazionali" che fanno stage (sedicenti) nazionali, ai quali partecipano 15-20 persone: permettetemi perlomeno di essere fiero di uno stage che ha carattere REGIONALE, ma che ne vede partecipare oltre 100!

Questo evento, da almeno 3 anni, risulta la copia (inizialmente in miniatura, ma ora nemmeno poi più tanto) del Semina Nazionale FIJLKAM che si tiene ogni anno in autunno, almeno come organizzazione, poiché come numeri stiamo quasi raggiungendo quelli degli eventi nazionali.

Devo dire che il nostro Comitato Regionale è uno dei più organizzati d'Italia e, numericamente parlando, è quello che primeggia sia nell'Aikido, che nel Judo e nell'M.G.A.
: è quindi abituato ad attrarre un considerevole numero di docenti e discenti, avendo però anche le skills organizzative per accogliere questa massa considerevole di persone.

Noi abbiamo organizzato la solita giornata di pratica, che è terminata con una sessione esami dan e verifiche (per tutti coloro che entrano in Federazione)... che si è svolta piuttosto serenamente, secondo una formula ormai rodata.

Abbiamo aperto e chiuso il seminar con lezioni collegiali, mentre tutte le altre ore (in tutto 3 alla mattina e 3 al pomeriggio) erano organizzate in aree tatami distinte, nelle quali si tenevano più lezioni di base o avanzate (sia a mani nude, che con le armi)... così che ciascuno potesse scegliere cosa praticare e si cucisse addosso il Seminar più adatto alle proprie esperienza ed esigenze.

Quest'anno ha fatto il suo debutto anche un momento dedicato ai più piccoli ed agli adolescenti, con lezioni specifiche, mirate a queste importantissime fasce d'utenza: devo dire che - con una certa timidezza iniziale - ma pare che l'iniziativa sia stata accolta con favore dai piccoli guerrieri e dai loro genitori.

Non tutte le Scuole piemontesi hanno partecipato con i loro ragazzini, ma questo è stato un importante impulso ad includere i minori nelle attività regolari degli adulti, e credo che la cose prenderà ulteriormente piede in futuro, poiché muove parecchio interesse il confronto con realtà differenti dalla propria.

Il tema trasversale scelto dai Docenti quest'anno è stato: "Radicamento, connessione, intenzione".

Ciascuno si è poi sentito libero di insegnare ciò che riteneva più opportuno
(eravamo in 8), confrontandosi con i colleghi solo per confezionare insieme un evento completo ed equilibrato nelle proposte (sia a mani nude, che con le armi) e senza inutili ripetizioni e sovrapposizioni.

E sarà perché stiamo lavorando già insieme da qualche anno, ma la cosa ci riesce discretamente bene, con un buon spirito di collaborazione fra i diversi Insegnanti.

In piemonte c'è una presenza preponderante di praticanti che seguono o derivano dalla tradizione "Iwama", però la Federazione attualmente accoglie qualsiasi declinazione stilistica e didattica, quindi abbiamo cercato (mi pare anche con un buon successo) di utilizzare le espressioni più tecniche per lanciare un messaggio inerente ai principi comuni della disciplina.

É una strada lunga quella che dallo "stile" permette di cogliere ciò che accomuna chi pratica in modo (apparentemente) diverso: c'è chi lo coglie prima, e chi più tardi... ma credo sia un viaggio che vale la pena di essere fatto.
La sua bontà è mostrata dal gradimento delle iniziative simili, che vedono praticanti FIJLKAM provenire pure da altre regioni (avevamo amici sia della Lombardia, che del Veneto, questa volta), sia dal crescente numero di curiosi che direttamente dal tatami, o indirettamente dagli spalti vengono a curiosare su cosa diamine combina sta Federazione benedetta (o maledetta, a seconda dei punti di vista di ciascuno).

Da noi ci sono realtà eterogenee: 7 Dojo affiliati a FIJLKAM, che si incontrano una volta all'anno, ma che tengono didattiche e traiettorie non per forza identiche durante tutto il resto dell'anno. Con i miei allievi che a loro volta sono diventati Docenti Federali è più semplice, poiché continuiamo a frequentarci e siamo abituati a collaborare di continuo, ma con alcuni non è così... L'interazione sta diventando però qualitativa da quando un po' tutti abbiamo provato ad aumentare la fiducia gli uni negli altri, anche quando sembra che quel Sensei o quell'allievo con il suo atteggiamento si muova in una direzione opposta alla propria: se si fa questo sano sforzo relazionale, si tende poi a scoprire che le prospettive erano abbastanza le stesse, magari solo rivestite da parole, tecniche ed atteggiamenti percepiti come differenti fino a quando non ne si decifra il significato più profondo.

E quando ci si scopre sulla "stessa barca", è più bello e meno faticoso navigare! 

La cosa che mi fa sorridere è che per il compito che ho sin ora avuto, che è quello di aggregatore, lascio per me quasi sempre i compiti più ingrati... ad esempio quello di chiudere l'evento alla 6º ora, con un gruppo esausto, che stenta a distinguere ormai un ikkyo da un kotegaeshi...

Per questa e per altre ragioni, spesso faccio proposte non di natura tecnica, che mi fanno sembrare "quello strano", almeno agli occhi di chi è abituato a vedere SOLO un certo tipo di didattica: credo di essermi fatto la nomea di quello un po' "figlio dei fiori", quello "peace & love" tanto per capirci...

É affascinante per me vedere come le persone abbiano la tendenza ad incollarti addosso un'etichetta dopo 15 minuti che ti frequentano: forse è pure umano farlo, ma si tende a tralasciare un sacco di contenuti se si ha troppa fretta di appiccicare sigli altri i propri post-it.

Se fai armi allora sei "l'esperto di armi", se utilizzi la didattica di Iwama, allora "sei un guerriero duro e puro", se punti più su flessibilità e morbidezza allora diventi "un ballerino"!

Magari sono anche vere un po' tutte queste cose, ma quello che gli Aikidoka fanno ancora fatica ad accettare è che l'una NON esclude le altre... anzi, più aspetti convergono nella pratica, più questa si fa ricca, equilibrata ed interessante!

Il Seminar ha, come di consueto, dato l'opportunità ai suoi frequentatori di compilare un form di gradimento, nel quale indicare sia i punti di forma, che eventuali carenze... sia organizzative, sia dei singoli Docenti, così da poterci migliorare in futuro, anche grazie ai suggerimenti ricevuti dalla base del movimento.

Un'altra cosa che è accaduta è che ho lasciato l'incarico di Fiduciario Regionale per l'Aikido, che ricoprivo dal lontano 2012. Mi è subentrato l'amico ed allievo Andrea Merli, che ha tutte le capacità per portare avanti brillantemente il lavoro fatto insieme in questi anni.

Per me essere occupato con incarichi di tipo nazionale e regionale contemporaneamente era divenuto un massacro di energie... e siccome sembra che la dirigenza federale desideri che mi continui ad occupare di diverse cosucce nella Commissione Nazionale, è stato un bene per me congedarmi dalle responsabilità verso il mio Comitato di appartenenza, che ringrazio per questi numerosi anni di collaborazione e reciproco supporto.

Se penso a com'era messo il Settore Aikido FIJLKAM in Piemonte e Valle d'Aosta quando lo presi in mano nel 2012 non posso che essere felice per tutta l'enorme evoluzione ed impulso che è stato dato alla disciplina!

Ora lascio la dirigenza di una realtà "sana" e che sarà importante esportare come modello anche altrove (questo è appunto ciò di cui mi occuperò in concreto nel prossimo quadriennio), nella quale le persone, i praticanti ed i Docenti riescono a mantenere una loro identità, mentre considerano normale la collaborazione con le altri realtà territoriali: vi sembrerà forse poco, ma vi assicuro che nei circoli dell'Aikido non lo è proprio per nulla!

Marco Rubatto