lunedì 7 ottobre 2024

Aikido e velocità di apprendimento

Vi siete mai chiesti quali sono i fattori che influenzano la velocità di apprendimento di un Aikidoka?

Io SI... l'argomento mi interessa particolarmente per 2 ragioni specifiche:

- sono un Aikidoka, quindi sono interessato in prima persona a comprendere come continuare ad apprendere più velocemente possibile;

- ho allievi che mostrano propensioni molto differenti all'apprendimento, e mi piacerebbe dare loro una mano.

Un primo apporto alla velocità di apprendimento può essere dato misurando questo parametro in relazione all'età di chi si appresta ad apprendere qualcosa: più si è piccoli, più questa velocità è elevata... mentre più l'età avanza, più questo parametro rallenta.

Come mai? Proviamo a spiegarlo in parole semplici...

L'apprendimento può essere definito come la capacità di includere nuove informazioni, ma anche elaborarle e farle proprie; questo richiede una certa propensione al cambiamento, già ché ogni cosa che impariamo tende a farci cambiare la mappa con la quale descriviamo il territorio della nostra realtà.

Impara prima chi è disposto a modificare le proprie convinzioni ed i propri schemi di pensiero: anche i neuroni sono in grado di creare nuove piste neurali, che agevolano un migliore scambio di informazioni all'interno dell'encefalo. Esiste cioè una certa capacità trasformativa dentro ciascuno di noi, una elasticità che va sfruttata per acquisire nuove forme... della mente come del corpo.

Frequentiamo tuttavia tutta una serie di luoghi per l'apprendimento più intenti a riempirci come un uovo di informazioni, fin tanto da ingolfarci... piuttosto che affiancarci e supportarci nei processi di cambiamento che servono ad apprendere. E dalle elementari in poi - di solito - inizia a ridursi la capacità che abbiamo di includere nuove informazioni, poiché parte di esse costituisce una sorta di "spazzatura" voluminosa, spesso ben poco utile al nostro sistema bio-psichico. Ci servirebbe qualcuno che ci spieghi come funziona la RAM del nostro computer mentale, oltre a preoccuparsi di saturarci l'hard-disk.

Un corso come quello di Aikido propone una metodologie di apprendimento differente da quella scolastica ordinaria: si impara tramite esperienza personale diretta, per propriocezione, con la cinestesia del corpo. Non è richiesto alcun atto di fede nell'Insegnante, poiché tutto è sperimentabile e verificabile in prima persona.

Da piccoli il corpo è morbido ed aperto, così come lo è la mente... ma crescendo una mente più selettiva tende a plasmare un corpo fisico altrettanto trattenuto, articolarmente parlando.

L'Aikido richiede tuttavia di rilassare ed aprire al massimo sia la percezione, sia la propria capacità di ricevere con il corpo: sotto questo punto di vista, uke è la base dalla quale allenare la propria capacità di apprendimento.

Ora pero immaginiamo cosa accade quando ciascuno di noi ha la (spesso errata) percezione di avere appreso qualcosa ad un livello sufficiente di qualità: le energie restanti vengono spese in due ambiti completamente differenti...

... il primo è quello di imparare nuove cose, ma il secondo è quello di cercare di non perdere, di proteggere, ciò che ha già appreso. Notate però che questo secondo ambito è completamente assente in un bambino piccolo, o in un principiante.

Sapere di non sapere nulla consente di impiegare TUTTE le nostre energie nell'apprendimento, mentre più accumuliamo conoscenza e know how, più aumenta la quota parte di energie che riserviamo alla loro protezione.

Quando parlo di "protezione" di ciò che abbiamo imparato non mi riferisco solo al tentativo di "non dimenticarlo"... ma anche dal rischio molto concreto che ciò possa essere messo in discussione da situazioni, nuovi fatti e persone che sembrerebbero rimandarci o che "non avevamo capito molto bene" o che "quello che avevamo capito era proprio sbagliato".

É un po' ciò che accade all'università, quando ti dicono che la fisica di Neuton è ormai superata: si fa resistenza a crederci perché era una fisica dannatamente predittiva, semplice... nella quale con 3 conti si arrivava ovunque. Sembra di peggiorare nel sostituirla con il concetto di "probabilità", specie se prima si pensava di possedere una certezza!

In Aikido è la stessa cosa...

Da principianti non ci si pone alcun limite o problema e si è disposti ad accettare tutto per buono fin da subito; poi si cresce negli anni di pratica e nei gradi, e si cerca - inconsciamente - di imparare SOLO le cose che non contraddicano il nostro storico, perché tutto il resto richiederebbe una revisione totale e faticosa, che non siamo disposti troppo a fare.

E la nostra velocità di apprendimento RALLENTA inevitabilmente... talvolta - purtroppo - fino a fermarsi del tutto.

In media, chi sono quindi in Aikido le persone che imparano più lentamente... o che hanno addirittura smesso di farlo?

I SENPAI e/o gli INSEGNANTI! Sembra paradossale, ma è proprio così...

Un cosiddetto "esperto" che durante una lezione qualsiasi (poco importa se vissuta da allievo o da docente) NON impara nulla di rivoluzionario per il proprio Aikido sta tirando il freno a mano alla sua velocità di apprendimento: preferisce ribadire che mettere in discussione... evitare il nuovo anziché ristrutturare il proprio livello e lanciarsi verso i propri ignoti.

Pensate, ad esempio, con quale bassa frequenza un Aikidoka - sedicente esperto - si reca in un luogo nel quale fanno Aikido in modo differente dal suo lineage di provenienza: ad esempio... un Senpai del gruppo Tissier che va a fare un Seminar di Iwama Ryu (da allievo, ovviamente), o un Senpai della Scuola di Iwama che ricambia la cortesia al Seminar di Roquebrune.

Raro, raro, raro... Ebbene, c'è una ragione: in entrambi questi casi, la frequenza a qualcosa di inusuale per sé richiederebbe una massiccia dose di ristrutturazione delle piste neurali e degli schemi motori già appresi: ovviamente consentirebbe anche un veloce apprendimento (specie per un Senpai), ma questo viene sacrificato, per non avere la sensazione di dover mandare alle ortiche parte del proprio lavoro pregresso... così come per evitare la frustrazione di avere a che fare con cose nuove, che non si conoscono per nulla.

Evitiamo cioè come la peste i luoghi nei quali un esperto possa tornare a sentirsi principiante!

In realtà, MAI il nostro lavoro pregresso ha necessità di essere buttato via: è parte della nostra esperienza, è già "nostro", non può essere rovinato, rubato, messo in discussione da nessuno... e sarà sempre li al nostro servizio, quando ne avremo bisogno.

É proprio solo la paura di dover ammettere che c'è ancora qualcosa che non sappiamo a fermarci! Umanamente parlando, questo è comprensibile... però dovremmo ricordare a noi stessi che siamo sul tatami per progredire, non per ribadire quanto è glorioso il nostro passato!

Di contro a tutto ciò, abbiamo che la velocità di apprendimento rimane invariata (o anche aumenta) se si tiene viva una certa dose di curiosità, di abitudine al cambiamento, di necessità di confrontarsi con qualcosa di ancora sconosciuto o inesplorato.

In Aikido ciò può avvenire o provando schematizzazioni differenti da quella alla quale siamo abituati... oppure decidendo anche di esplorare livelli differenti delle stesse pratiche: ciò ci garantisce una massiccia dose di novità costante, che è poi ciò che è assicurato ad ogni neofita nei primi anni di frequenza del tatami.

Cerchiamo di comprendere PERCHÉ nella tradizione è considerato così importante il termine [初心 ] "shoshin", "mente del principiante"... e facciamo del nostro meglio per continuare ad avere un approccio congruente con questa attitudine.

Consiglio di recuperare un Anime dal titolo "Golden Boy", il cui protagonista ha fatto dell'apprendere il principale motivo dell'esistenza... come forse dovrebbe fare anche chi intende fare la differenza con se stesso, ogni giorno.




Marco Rubatto




lunedì 30 settembre 2024

Pulire il Dojo fa parte del Keiko

Ci si azzuffa spesso parecchio on-line per stabilire chi pratichi Aikido in modo più "tradizionale".

Nelle locandine sui social e nei siti internet di alcune Scuole compare a lettere cubitali "AIKIDO TRADIZIONALE", unito a numerosi termini giapponesi... che di solito scaldano parecchio il cuore di chi li scrive, ma che risultano completamente incomprensibili all'uomo della strada che vorrebbe intraprendere la pratica di questa disciplina.

Anzi, spesso finiscono per essere una barriera che rimbalza gli interessati, anziché far percepire loro un certo valore aggiunto.

Beh, quest'oggi parliamo di una dinamica MOLTO tradizionale, che però raramente vedo praticare dalle nostre parti... ovvero la buona abitudine di prendersi cura del proprio Dojo, all'inizio o al termine di ciascuna lezione, e periodo di pratica.

Perché mai, infatti, l'attenzione a chiudere ikkyo con lo stesso angolo che utilizzava O' Sensei dovrebbe essere considerato meno importante di fare le pulizie al termine del keiko, proprio come si faceva ai tempi di O' Sensei (e si fa ancora oggi)?

Chi è stato uchideshi (allievo residente) di qualsiasi Dojo vero in giro per il mondo, ma anche solo che abbia fatto qualche lezione all'Honbu Dojo di Tokyo,  sa che è considerato NORMALE che gli allievi puliscano per intero il luogo nel quale si sono allenati.

Non esiste la "ditta di pulizie" in un Dojo... ma dalle nostre parti, il fatto che talvolta il tatami si trovi collocato in un Club Sportivo fa si che questo aspetto venga meno.

Anche il fatto che lo stesso spazio adibito alla pratica venga utilizzato da gruppi e discipline differenti non aiuta ad assumersi grosse responsabilità su chi dovrebbe prendersene cura e pulirlo.

Se un altro corso subentra al proprio una volta terminato l'orario di lezione, diventano impensabili tutta una serie di abitudini che invece sono molto importanti per l'Aikido... come prendersi il tempo di piegare la propria hakama, ma anche proprio l'abitudine di fare le pulizie.

Questa dinamica talvolta è ancora possibile quando si fa utilizzo di uno spazio pubblico, del quale abbiamo le chiavi... che spesso è una Scuola elementare o media, e che non sempre troviamo pulitissima nemmeno prima di iniziare gli allenamenti!

Il mio gruppo si è fatto le ossa proprio in un contesto simile... una Scuola elementare nella quale fare la doccia avrebbe richiesto inizialmente una certa dose di coraggio e la vaccinazione contro ebola e malaria.

Tuttavia, nel tempo, il gruppo ha iniziato a sentire "suoi" i locali che utilizzavamo ed a fare manutenzione regolare agli impianti, area tatami, spogliatoi, bagni o docce che fossero.

Siamo arrivati addirittura a dare il bianco agli spogliatoi di nascosto, visto che versavano in condizioni pietose... ma la Dirigente Scolastica non ci dava il suo benestare (per questioni assicurative).

Ora abbiamo un Dojo, e le cose sono molto differenti... tuttavia è rimasta inalterata l'esigenza di manutenere in un buon stato sia la struttura nel suo complesso, sia i locali che utilizziamo quotidianamente per l'allenamento.

Per questa ragione, dopo OGNI keiko, ci occupiamo di pulire il tatami e 3 volte alla settimana facciamo lo stesso anche a spogliatoi, docce, servizi igienici e zona reception.

É un'attività che coinvolge tutti i praticanti, senza che vi siano obblighi imposti, ma stimolando il senso di responsabilità di ciascuno e tenendo conto delle disponibilità personali che i membri del Dojo offrono.

E - fra l'altro - fare pulizia tutti insieme è divertente e ci si mette un attimo, se ciascuno si occupa di un pezzettino di ciò che c'è da fare!

Queste attività, ovviamente, vengono potenziate in prossimità di eventi importanti che si svolgono nel Dojo (Seminars, Kagami Biraki, celebrazioni varie...) o momenti di manutenzione approfondita, come quelli che facciamo in previsione della ripresa delle attività, a seguito della pausa estiva (agosto).

Abbiamo preparato per voi un report video, nel quale ciascuno spiega a qual è il significato di prendersi cura del Dojo secondo il proprio sentire: buona visione!



Avrete notato che, a parte il logico senso di appartenenza e di responsabilità di contribuire ad un "bene comune", diverse persone attribuiscono una plus-valenza anche personale ad occuparsi queste mansioni, umili ed importanti al contempo.

"Pulire il Dojo è come pulire se stessi" è un po' il mantra ripetuto dagli intervistati. Beh, ci sono fior fiore di studi psicologici che danno loro ragione (QUI, ad esempio, ne trovate uno).

E tu... come tratti il tuo Dojo?

Lo sai che lo stai trattando esattamente come tratti te stesso?

Hai l'abitudine di prenderti cura degli spazi che utilizzi settimanalmente per l'allenamento?

Se ti piace il rispetto della tradizione... lo sai che questa usanza è un elemento tradizionale MOLTO importante?


Marco Rubatto




lunedì 23 settembre 2024

Aikido per quelli che ancora non lo sanno

Qualche settimana fa abbiamo esaminato insieme le difficoltà che incontrano sovente le persone intenzionate a promuovere i loro corsi di Aikido.

Abbiamo cercato di spiegarne alcune ragioni, ma a parere mio fra di esse ne esiste una più importante di tutte: non ci ricordiamo più di come eravamo PRIMA di iniziare a praticare. Tutto qui.

Quest'oggi proviamo quindi a mettere il focus proprio su questo, entrando nelle dinamiche di chi avrebbe una mezza idea di praticare qualcosa "come l'Aikido"... senza necessariamente già sapere che è possibile farlo sul serio!

Fino a 20 anni fa, di certo, c'era meno internet, meno informazioni disponibili in tempo reale... e quindi erano più preziose le idee che ciascuno possedeva, visto che non era così facile confrontarle e scambiarle con altri.

Meno offerte, meno bombardamenti mediatici... ciascuno un po' più nel suo mondo interiore.

Chi aveva voglia di praticare Arti Marziali, spesso andava a provare nei corsi disponibili vicino a casa, non avendo molto le idee chiare su che differenza ci fosse - ad esempio - fra Karate, Judo, Aikido, Kendo e Kung Fu.

Oppure faceva come me una trentina di anni fa: andava in una libreria ben rifornita, e sfogliava, magari acquistava pure, alcuni volumi sulle varie discipline... per potersi fare un'idea delle stesse già nella propria cameretta da adolescente.

C'erano i primi film su queste discipline: Bruce Lee davanti a tutti, ma poi anche Jan Claude Van Damme, Steven Seagal, Jackie Chan, Cynthia Rothrock, Chuck Norris... e tutte le peggio porcherie sui Ninja, dal fil interpretato da Franco Nero, a quelli mitici con Shō Kosugi...

Questi fornivano una visione piuttosto particolare delle Arti Marziali: duro allenamento, fatica a fiumi, frustrazioni a manetta date da un Maestro severo ed intransigente verso i propri allievi... possibilità di diventare così forte da affrontare diversi avversari contemporaneamente... fino a realizzare gesta umanamente impossibili, come schivare le pallottole ("Il mio nome è Remo Williams"), o saltare da un tetto all'altro delle case ("La foresta dei pugnali volanti").

C'era il cattivo... e poi c'erano gli eroi bravi, e ciascuno di noi sognava di diventare come questi ultimi!

Andavamo a provare e stavamo zitti ed in religiosa osservazione di quello che facevano gli iscritti del corso: il Maestro faceva un movimento e chiedeva di ripeterlo... (qualche milionata di volte, di solito); qui ci rendevamo conto che, prima ancora di diventare capaci di schivare le pallottole, a livello fisico eravamo delle mega pippe indecenti.

Quando il Sensei si muoveva, tutto sembrava facile... ma quando ci provavamo noi non lo era altrettanto, anzi!

Erano anni in cui si rischiava di essere ripresi di brutto se per caso sbagliavamo qualcosa, o non mostravamo di metterci sufficiente impegno. In una sola parola: il corso era mooolto "richiedente"!

E quelli che non accettavano la sfida con se stessi, potevano accomodarsi alla porta... senza tanti fronzoli.

Era divertente?

Sicuramente era gratificante quando ciascuno si scopriva oltre quelli che credeva fossero i propri limiti, ma "piacevole" direi che non fosse la descrizione più adatta al 100% dei casi.

Quando ci veniva un dubbio di qualsiasi natura, se ne parlava al massimo con i nostri compagni di pratica, nello spogliatoio... già farlo con l'Insegnante poteva essere interpretato come una mancanza di fiducia o di rispetto in lui.

I corsi erano molto "yang", ogni tanto ci si faceva male e si considerava accettabile la possibilità che accadesse pure a noi. Non c'era il defibrillatore in palestra... e questa spesso era ricavata in uno scantinato maleodorante, nel quale non prendere una malattia mortale legata alla scarsità di igiene poteva essere considerato un primo importante risultato!

Nessuno si chiedeva QUALE stile si seguisse, né come si chiamasse il Capo-Scuola della propria corrente Aikidoistica: si identificava quello che facevamo con tutto quello che era possibile fare, punto.

Oggi le condizioni di pratica sono molto differenti - ed indiscutibilmente migliori - ma NON è cambiato l'humus dal quale possono arrivare i praticanti ed Insegnanti di domani.

Si tratta di persone che oggi non sanno NIENTE sull'Aikido, NEMMENO che esista.

Non sanno che è possibile iscriversi ad un corso... per poi modificare negli anni le ragioni che ci spingono a continuare a seguirlo. Non mettono forse neppure in conto la possibilità di seguire un corso con un certa continuità temporale.

Allora possiamo dire loro un'unica cosa certa: l'Aikido ESISTE... ma spetta a loro fare la stessa parte di fatica che abbiamo fatto noi decenni fa, ovvero quella di venire a comprendere SE è qualcosa che fa per loro oppure no. NESSUNO può fare questo al loro posto.

Ma i praticanti odierni invece spendono parecchia energia a descrivere con dovizia di particolari le caratteristiche della loro pratica: quelle tecniche, relazionali, filosofiche, spirituali...

Se si tratta di "Aikido tradizionale" o meno... e spesso non comprendono che parlano a dei sordi, o meglio: a persone che non sanno nemmeno ancora di avere le orecchie per ascoltare.

Allora mi direte: perciò è impossibile fare una pubblicità efficace di questo genere di corsi?

In tutta sincerità: credo che una forma consueta di pubblicità si riveli abbastanza infruttuosa, ma ve ne è una forma alternativa che invece è efficacissima!

Si tratta della pubblicità migliore che hanno fatto a noi di ciò che poi si è rivelato essere una risorsa importante: un consiglio SPASSIONATO di una persona alla quale teniamo o della quale abbiamo una buona considerazione... si chiama anche "DARE L'ESEMPIO"...

Una persona che sia il BANNER pubblicitarioVIVENTE di tutti i benefici che crediamo l'Aikido porti ai suoi praticanti: calma, equilibrio, fiducia in se stessi, capacità di impegno, disponibilità ad affrontare le difficoltà, capacità di apprendere - specie dai propri errori -, umiltà, spirito di servizio, capacità di adattamento, attitudine positiva nei confronti della vita, anche nei confronti dei momenti più difficili che possono arrivare.

Se una persona avesse queste caratteristiche e venissi a sapere che non è nata così, ma lo è "diventata" attraverso una pratica... beh, forse mi piacerebbe conoscere il "segreto" di questa sua pratica e vorrei avvicinarmici anche io!

Non stiamo parlando di ciò che si può DIRE dell'Aikido (quello si trova pure su Wikipedia), bensì di quello che si può mostrare di ESSERE di questa disciplina... quando la sua essenza sia diventata la nostra quotidianità, e come i suoi principi siano qualcosa che viviamo, soprattutto fuori dal tatami e dal Dojo.

É li che incontriamo altri potenziali interessati all'Aikido: FUORI dal tatami e dal Dojo.

Si... possiamo attaccare il pippone di quanto sia bella quella cosa che andiamo a fare di sera col pigiama bianco e la gonnellona nera, ma non è la stessa cosa di quando sono gli altri a chiederci per primi.

Ma senza "indorare la pillola", senza cercare di avvicinare le persone come le mosche al miele... con promesse seducenti e mirabolanti: questa è la dinamica della pubblicità più becera, che promette a vanvera mari e monti. Meno male che non funziona, perché sappiamo quanto spesso debba utilizzare mezze verità, se non proprio le menzogne!

Porto me come esempio, anche se mi rendo conto del limite di ciò: ho un'esposizione così elevata alla disciplina che difficilmente parlo di Aikido se non sono proprio costretto a farlo.

Ne segue che una persona che si relaziona con me per la prima volta in un qualsiasi luogo (che non sia il Dojo) NON viene a sapere sicuramente da me di questa passione trentennale. Manco per niente, non ne parlo proprio con nessuno.

Però è accaduto diverse volte che le persone mi rimandassero che ho un modo "strano" e talvolta "affascinante" di pensare e di comportarmi... passo forse per quello bizzarro, ma più di uno mi ha chiesto a cosa fosse dovuto questo mio atteggiamento.

Quello è il momento migliore (dopo che qualcuno ha fatto lo sforzo di chiedere) per raccontare "qualcosa" (NON TROPPO!) di ciò che faccio, pratico, insegno. "Non troppo" perché l'appetito deve venire mangiando... non bisogna ingolfare stomaci pronti solo a digerire un omogeneizzato e nulla più.

Può forse sembrare "poco" questo modo di fare... ma stiamo cercando la carbonella per accendere un falò che poi si alimenta da solo: se deve partire un corso da zero, e 2 persone mi chiedono di provare... a breve saremo in 3 a cui poter chiedere "cosa si prova", "cosa vuol dire" stare sul tatami a fare quella roba li che noi facciamo da anni.

3 TESTIMONI in prima persona dell'Aikido e dei suoi benefici sono molto più "ficcanti" che una sponsorizzata sui Social di un corso che poi non è in grado di far "innamorare" della disciplina: noi abbiamo in proporzione oggi molti Dojo che stanno scoprendo le sponsorizzare sul Social Media, ma che poi NON sono in grado di trasferire nel giro di poco tempo la sensazione che si prova ad intraprendere un percorso.

Manca la diavolina, in sostanza, ed il fuoco non si accende... o si accende per poi spegnersi 5 min più tardi. É necessario mettersi ni panni di chi inizia per rendersi conto di cosa NON vada bene proporre: non so se sia sufficiente, ma di certo è necessario!


Marco Rubatto




lunedì 16 settembre 2024

合氣体操 Aiki taiso: la ginnastica di corpo e mente

Più di una persona ultimamente mi ha chiesto di affrontare in  modo più strutturato possibile l'argomento "Aiki taiso" qui sul Blog... anche e soprattutto a seguito del lancio del nostro canale YouTube, che mostra liberamente e gratuitamente un sacco di materiale video.

In realtà, avevamo già iniziato a parlarne QUI... ma finalmente ora sono pronto a farlo con qualche elemento multimediale in più.

Partiamo dicendo che è piuttosto comune in occidente l'idea che il corpo vada preparato per fare attività fisica, specie se questa si fa abbastanza intensa e cardiovascolarmente significativa... e tutti i corsi di Arti Marziali puntano parecchio sulla ginnastica di riscaldamento: quando praticavo Karate - ad esempio - la preparazione ginnica occupava all'incirca la prima metà della lezione, in termini di tempo.

L'Aiki taiso però è tutta un'altra cosa, e se da una parte è sicuramente mirata a preparare il corpo alla pratica dell'Aikido, dall'altra è uno strumento molto importante anche per favorire un allineamento mente-corpo... indispensabile per tutte le pratiche che seguiranno.

Le origini dell'Aiki taiso sono da ricercarsi in un momento storico e culturale nel quale nessuno aveva studiato biomeccanica dell'allenamento all'ISEF... quindi gli esercizi proposti erano presi da tradizioni che avevano avuto tempo di testare la loro bontà in decenni di pratica.

Molti dei movimenti che eseguiva anche O' Sensei erano provenivano da una sorta di stretching mattutino dei monaci shintoisti, quindi essi erano imbibiti di molti elementi filosofici e religiosi, propri della corrente spirituale che li utilizzava.

Ci si sveglia la mattina presto e si prende (ideicamente) una barchetta per andare a porgere omaggio alla Dea del Sole, Amaterasu Omikami, che abita una piccola isola al centro dello specchio d'acqua che c'è in molti luoghi sacri giapponesi... da qui nasce il "movimento del rematore" (funakogi undo), ad esempio.

Noi spesso oggi ripetiamo questi movimenti ed esercizi all'inizio delle lezioni di Aikido, ma non ne conosciamo l'origine ed il significato che veniva ad essi attribuito dai contesti dai quali provengono. Né è così comune trovare qualche Insegnante in grado di spiegarceli con dovizia di particolari.

Le leve articolari che utilizziamo hanno fatto nascere la necessità di creare una ginnastica specifica per i polsi, tekubi no taiso... per allungare i tendini e rendere più mobili possibili le articolazioni... così da ridurre sia il dolore, sia la possibilità di ferirsi mentre si riceve una tecnica.

Ovvio che molto dell'Aiki taiso è stato ampliato ultimamente da tutto ciò che oggi conosciamo sul corpo umano... tuttavia, a livello tradizionale, esso consisteva grosso modo in 3 macro aree:

- movimenti eseguiti da soli (che comprendono anche il tekubi no taiso)

- tai sabaki, spostamenti del corpo

- ukemi, cadute

Ora si eseguono anche molti esercizi a coppie in ciascuna delle aree che ho appena menzionato.

Per un nuovo progetto federale (del quale vi parlerò in un'altra sede) mi è stato richiesto di mettere insieme alcuni esercizi caratteristici dell'Aikido che potessero far lavorare su aspetti posturali, sia eseguiti da soli, che in coppia.

Questo ha generato una decina di video, che vi presento qui di seguito... visibili anche online nell'apposita playlist, abbiamo:

1 - tekubi no taiso

2 - solo practice

3 - twists

4 - shihogiri undo

5 - funakogi undo & furitama

6 - ikkyo undo

7 - body spirals

8 - haishin undo

9 - grounding & centering

10 - jutai



A questi esercizi possiamo quindi fare seguire quelli di tai sabaki, menzionati poco fa...

1 - ayumi ashi

2 - tsugi ashi

3 - irimi kaiten

4 - tenkan

5 - irimi tenkan



Ed, infine, quelli di ukemi...

1 - mae ukemi (zenpo kaiten)

2 - mae ukemi (juji)

3 - mae ukemi (yoko)

4 - mae ukemi (ushiro kimochi)

5 - ushiro ukemi



In una ventina di video, quindi, potrete avere una prima idea delle varie fasi dell'Aiki taiso... senza però alcuna pretesa di averne il quadro completo, in quanto gli esercizi possibili sono veramente tantissimi.

Ora però veniamo al cuore di questo specialissimo tipo di "ginnastica" (taiso): essa consiste si nel toccare il più possibile tutti i muscoli e le articolazioni che verranno poi messe sotto stress durante la lezione di Aikido... tuttavia si propone di farlo in modo SPECIFICO, ovvero proponendo esercizi che tengono all'INTEGRAZIONE delle diverse parti del corpo (arti ed articolazioni)... anziché favorirne il riscaldamento di un'area specifica e limitata.

Primo warning dunque: guardatevi da quei corsi che durante l'Aiki taiso propongono esercizi nei quali le varie parti del corpo NON lavorano insieme (per esempio, prima addominali, poi gambe, poi braccia, poi spalle, etc...).

Secondo warning: insospettitevi anche quando la "ginnastica Aiki" è troppo mirata al potenziamento muscolare ed al condizionamento del corpo (magari tramite 1000 addominali o l'utilizzo di makiwara, colpitori, etc).

L'Aiki taiso prepara il corpo alla pratica, ma non ha lo scopo di farvi diventare atleti olimpici: si preoccupa invece di qualcosa di molto più complicato e forse importante, ovvero di far stabilire un buon "allineamento" fra mente e corpo.

Così come l'Aikido, che necessita di una costante attenzione anche di tipo mentale, l'Aiki taiso cerca di fondere il livello mentale con quello fisico, nella consapevolezza che questi due aspetti dell'esistenza di ciascuno nascono già correlati... benché nel nostro quotidiano tendano a prendere strade proprie, spesso fra loro poco affini e comunicanti.

Avete presente l'immagine del tizio o della tizia che vanno in palestra e sul tapis roulant ascoltano la musica mentre corrono? Ecco: l'Aiki taiso è l'esatto contrario!

Non è questione di far fare al proprio corpo alcuni esercizi mentre "il proprietario" di quel corpo pensa ai fatti suoi: il corpo è simile ad un animale, che può essere fatto sudare anche contro voglia... basta metterlo su un rullo e digli: "mantieni il ritmo per 10 min!".

Qui parliamo ora invece di movimento CONSAPEVOLE, quindi SCELTO, mirato e nel quale cerchiamo di porre più attenzione possibile: ecco per quale motivo è bene che vengano presentati una serie piuttosto ampia di esercizi... è un ottimo modo per chiedere CONTINUA attenzione da parte degli allievi, visto che la proposta cambia con una certa rapidità.

Con la mente pensiamo, con il corpo ci muoviamo: è possibile però sia pensare ai movimenti, sia muovere il pensiero... quando questa dinamica si instaura, la mente ed il corpo divengono l'uno lo specchio dell'altra, manifestano il loro entanglement, come direbbero i fisici.

Questa condizione è ricercata PRIMA di giungere alla fase "marziale" dell'allenamento... ovvero quando non c'è ancora pericolo, quando il non riuscirci genera sicura frustrazione, ma non un cranio aperto da un bokken come una noce di cocco al primo errore.

Non dimentichiamo infatti che l'Aikido è tale SOLO se praticato in presenza di un CONFLITTO, che sicuramente all'inizio sarà molto modico e gestibile, ma che dovrebbe tendere a metterci alla prova al limite massimo al quale riusciamo a gestire lo stress.

In quest'ultima fase, distrarsi o avere mente e corpo scollegati può costare molto caro: enormi spaventi (quando va bene) o seri infortuni (quando va male) che mettono a rischio il prosieguo della nostra attività sul tatami!

Quindi si inizia già nell'Aiki taiso a ricercare questa condizione di unità mente-corpo, ne comprendete quindi il valore e l'importanza?

Ci sono stili di Aikido più attenti di altri alla ginnastica iniziale (come il Kobayashi Ryu o il Ki Aikido)... e stili di Aikido che invece sembrano ignorare proprio l'argomento (come l'Iwama Ryu): dietro a tutto ciò però non ci sono altro che condizioni storiche specifiche che hanno portato i vari Capi-Scuola a prendere direzioni differenti, tanto da sembrare talvolta fra loro incompatibili.

Un corso di Aikido per principianti (o nel quale siano presenti anche un tot di neofiti NON può oggi prescindere dall'Aiki taiso, poiché viviamo in una società nella quale molti dei frequentatori dei corsi non hanno alcuna confidenza con il proprio corpo (figuriamoci con la connessione mente-corpo!); è bene quindi sempre fare un buon "riscaldamento" insieme, prima di passare a esercizi più impegnativi e richiedenti.

Diverso è invece quando un Senpai arriva tardi a lezione: lo si lascia in un angolo che si prepari da solo, prima di includerlo nel keiko, anche perché avrà sviluppato la capacità di farlo a dovere, anche senza seguire le istruzioni di una guida.

Ultimo punto: in Federazione, la prima qualifica di'Insegnamento, l'Aspirante Allenatore (1º livello) cerca di formare proprio le persone in grado di prendersi cura con cognizione di causa dell'Aiki taiso... per fornire un supporto pratico al Docente titolare, e nel contempo, per garantire un suo alter ego in grado di seguire chi mostrasse particolari difficoltà nell'esecuzione degli esercizi proposti.


Marco Rubatto






lunedì 9 settembre 2024

Aikido, pubblicità con scarsi risultati: come mai?

Per quest'oggi era in programma un Post con un argomento differente da questo... ma nelle ultime 2 settimane mi ha colpito un bel po' la pubblicizzazione dei corsi di Aikido sul Web, tanto da decidere un piccolo ritocco al palinsesto del Blog, per parlane insieme.

In generale, devo dire che è apprezzabile tutto il lavoro che si fa per pubblicizzare le proprie attività, e che un modo "giusto" per farlo in assoluto è palese che non esista... è interessante però vedere come gli Aikidoka (perlopiù gli Insegnanti, e ciò costituisce un'aggravante) si approcciano all'attività di pubblicizzazione dei propri corsi, in particolare all'inizio di una stagione.

Diciamo che in casi tutt'altro che rari emergono dei significativi complessi da parte di chi fa la pubblicità... tali da non farla brillare certo per originalità ed ispirazione: numerose volte si finisce addirittura per fare una pubblicità NEGATIVA a ciò che stiamo cercando di espandere e divulgare... quindi esaminiamo insieme alcuni di questo casi.


1) L'INCONTRO FRA OFFERTA E DOMANDA

Chi avesse qualche intenzione di iniziare un'attività come l'Aikido... deve sapere DOVE e QUANDO trovare ciò che cerca: il "pubblicizzante" deve quindi mettersi una sorta di neon luminoso con una freccia che gli punta addosso... come per dire: "Se è me che stai cercando... Sono qui!!!"

Il (falso?) problema del pubblicizzante però è che la domanda gli sembra poca, né chiara, né eccessivamente determinata... mentre l'offerta sembra ampia e così variegata da confondere ulteriormente i "pochi" interessati: quindi sembrano necessari alcuni escamotage per "CONVINCERE" il prossimo ad incominciare, almeno a fare qualche prova, nella speranza di accalappiarlo con un sankyo volante e di non farlo uscire dal Dojo mai più!

Se si esagera in questo tentativo di ammaliare l'uomo della strada, si ottiene tuttavia il risultato completamente opposto: si passa il messaggio che le persone non sanno ciò che vogliono, ma noi sappiamo cosa serve loro, meglio di loro stesse. Non dico che ciò sia sempre falso, ma affermo che non è ciò che queste persone vorrebbero sentirsi dire. É come affermare che sono immature, irresponsabili, sciocche, in balia di loro stesse e degli eventi.

Ribadisco: sebbene talvolta possa rivelarsi proprio così, è un po' troppo forte sbatterglielo in faccia ed aspettarci che ci ringrazino!

Siamo certi che le pubblicità più funzionanti sono quelle che "meravigliano" e "sbalordiscono"?


2) PUBBLICITÀ = PRODOTTO DA VENDERE

Siamo tutti più che abituati a vedere in TV la pubblicità di prodotti che si comprano: l'abilità dei pubblicitari è quella di CREARE un BISOGNO, e poi suggerire come SODDISFARLO... ovviamente acquistando il loro prodotto magico, che ci risolverà qualsiasi problema e ci donerà gioia, serenità, pace e felicità.

É tutta roba falsa come Giuda, ma - statisticamente parlando - ha ancora un certo piglio su chi ha 3 neuroni accesi ad intermittenza (ovvero chi guarda ancora la TV).

I praticanti di Aikido - specie gli Insegnanti - tuttavia, sono piuttosto convinti:

A) che la loro disciplina sia qualcosa in più che un "prodotto da vendere"

B) che davvero la loro disciplina abbia i pregi che loro decantano (a differenza dei pubblicitari main stream, che invece mentono sapendo di mentire)

A & B però non li lasciano approcciare alla pubblicità nel modo migliore, perché è come se giudicassero "limitato", se non addirittura "ingannevole" o "malvagio" il mezzo che utilizzano per fini che reputano più che buoni.
Se la TV con la pubblicità parzialmente ci inganna, vogliamo ingannare a nostra volta facendo la pubblicità dell'Aikido? Di solito la risposta è NO.

Di solito hanno un pessimo rapporto con il danaro, e quindi inconsciamente si auto-sabotano per cercare di NON averlo tramite le loro disciplina: lo reputano sporco, basso, banale... rispetto a tutti gli alti ideali sia filosofici che pratici dell'Aikido!

E per la sindrome della "profezia auto avverata"... riescono benissimo a NON fare un soldo, cosa che prevede di NON fare arrivare nessuno di nuovo nel Dojo!

Ecco il BIAS cognitivo:

- "Se arrivano persone nuove, allora avrò nuove quote/entrate"

ma

- "Siccome il danaro è diabolico, fa accettare compromessi che un marzialista non dovrebbe accettare"

allora

- "Non voglio accettare questa forma di ricompenso vile per qualcosa che non ha prezzo"

quindi

- "Meglio che non arrivi nessuno, così potrò sentirmi un duro e puro... e potrò continuare a lamentarmi che siamo rimasti in pochi come me... infatti non entra nessuno dalla porta"

Un po' perfido, ma va realmente così in molti casi!


3) BUTTARSI VIA PER MOSTRARE IL PROPRIO VALORE

Vedo pubblicità aberranti sul Web: "Gratis il mese di settembre", "3 lezioni di prova libera"... "Vieni a provare quante volte vuoi senza impegno".

Domanda retorica: voi siete mai andati al ristorante?

Ne avete mai trovato uno che vi dice: "Le prime 3 cene sono gratis... poi - se ti piace - dalla 4º in poi paghi il conto".

Oppure avete mai frequentato un negozio di abbigliamento che vi impresta una maglia per una settimana... poi, se ci state a vostro agio dentro... tornate a pagargliela?

Cosa vuol dire psicologicamente: "Mettici il tempo che ti serve per scegliere"?

Un tot di cose: sia che uno non è capace di farlo velocemente, sia che non sa cosa vuole... e sia che l'esperienza che fa NON possiede alcun valore... visto che l'uomo della strada è abituato a PAGARE ciò che CONSUMA. É il suo linguaggio, e - piaccia o no - dobbiamo impararlo, se vogliamo comunicare.

L'Insegnante si impegna ad introdurre un neofita alla pratica... magari facendo rallentare tutto il gruppo per accoglierlo... ma questi non deve NULLA a nessuno, anzi può reiterare la cosa per X volte... per poi magari dire: "NO, grazie... non fa per me!" (nei casi più educati). 

É questo il senso di rispetto per se stessi e per il prossimo che i nostri corsi vorrebbero insegnare?

Non vi pare che sia un'ottima rappresentazione di BUTTARSI VIA, nel tentativo di mostrare il propio enorme valore?

Ma se ti butti via, sei tu stesso a dichiarare che non vali molto... non è vero?

Beh, questo l'uomo della strada lo avverte (anche solo a livello inconscio) e da te non ci viene: nessuno frequenterebbe chi per primo non da valore a ciò che fa, mentre rimanda al prossimo che di valore intrinseco ce n'è tantissimo!


4) NON É COSA FAI, MA COME LO FAI

Mi rendo conto che non nasciamo tutti pubblicitari esperti, e chi non ha studiato un minimo rischia di imbattersi in errori grossolani che un professionista del settore non commetterebbe (ma questo è normale, non essendoci molti professionisti né del marketing che fanno anche Aikido, né professionisti dell'Aikido stesso in generale).

Se però ti ostini a fare il tuo flyer pubblicitario con Word - 4 pagine, senza figure, scritto fitto fitto - e poi vai a fare volantinaggio all'uscita delle Scuole, o lasci i volantini nei Bar e alle fermate del Bus... non ti devi lamentare se questa pubblicità non attira nuovi praticanti.

Non è che la brochure cartacea sia completamente passata di moda, anzi: avere qualcosa di fisico, con tutte le info essenziali, da rilasciare a chi venisse a trovarci, incuriosito della nostra attività... è un'idea ottima, che funziona e che al momento non da segno di tramontare!

La brochure però la fai fare ad un grafico, se non non sai nulla di grafica... altrimenti fai propio un auto-goal. E la stessa cosa un Sito Internet: lo deve fare chi fa dalla mattina alla sera Siti internet, non "amioccuggino", che così spendo poco o anche niente, se in cambio gli insegno kotegaeshi!

Stessa cosa anche per le inserzioni pubblicitarie sui Social Media: ormai se non si è un minimo esperti, non è banale creare la campagna sponsorizzata più vicina alla proprie esigenze: le nostre attività solo parecchio legate al territorio, quindi sponsorizzare in un raggio troppo ampio - ad esempio - risulta un inutile spreco di risorse, ad esempio.

E bisogna pure stare attenti alla profilazione dell'utenza: è inutile che la pubblicità dei nuovi corsi di Aikido arrivi a ME, che pratico ed insegno tutti i giorni da decenni... deve andare a stanare NUOVI utenti, di certo più giovani di me e potenzialmente interessati sul serio. Questo lo affermo perché mi arriva un sacco di pubblicità sponsorizzata male, appunto per il solo fatto che mi arriva.

Solo che per fare queste cose - ben fatte - servono un tot di SOLDI... e qui il punto 2) ci impedisce di procedere bene anche con il 4).


5) MA TU SAI COSA OFFRI?

Numerose pubblicità risultano generaliste, ovvero sponsorizzano la pratica di una non ben definita disciplina marziale giapponese, che promuove e facilita la connessione mente-corpo, una dose poco determinata di efficacia marziale in caso di aggressione... in un contesto in cui diminuisce lo stress e ci si diverte in gruppo.

Questo è un po come ordinare una pizza con pomodoro, mozzarella, kebab e patatine: qualcosa di buono da mangiare deve pure esserci sopra, no?!

Ma quale consapevolezza abbiamo noi che promuoviamo la disciplina dei goal potenziali della disciplina stessa?

Ai miei occhi di solito è mediamente bassa... e molti richiamano le persone sbagliate perché non sanno nemmeno loro cosa promuovono o cosa promuovere.

Se - ad esempio - vedo nell'Aikido SOLO "la difesa personale" è OK (dal punto di vista delle prospettive, anche se mi pare qualcosa di un po' limitativo), ma mi devo meravigliare se poi l'uomo della strada sceglie di praticare BJJ, pugilato o MMA?
Meno tecniche, meno cerimonie, meno nomenclature strane e difficili... più applicabilità immediata e semplice.

Dopo un mese di pugilato si ha l'impressione di iniziare a saper tirare un pugno: dopo un mese di Aikido quale tecnica ci riuscirebbe altrettanto bene?

Nessuna, anche perché ciascuna di esse risulta ben più COMPLESSA di un pugno ad un sacco!

Quindi una pubblicità del tipo: "Vieni qui e vedrai che mentre impari, ti diverti un mondo!" non è da buttare via, ma molti sentirebbero pure una certa dose di frustrazione, oltre che al divertimento ed l'apprendimento.

La frustrazione FA PARTE del percorso in Aikido, ma abbiamo paura di farne menzione, perché lo percepiamo come un potenziale deterrente a nuovi interessati... non è così forse?

Temiamo che la fatica sia un deterrente, che la necessità di passione, pazienza, tempo ed impegno lo siano altrettanto... ma non sono forse ciò che ci ha acceso il sacro fuoco per ciò che pratichiamo?

Perché dovrebbe essere differente per gli Aikidoka della prossima generazione?


6) DI CHI É IL BISOGNO?

Un medico senza pazienti riesce a praticare poco la sua professione, ed altrettanto vale per un postino senza lettere da consegnare o per un Maestro senza allievi a cui insegnare.

Quindi molti pubblicizzano i propio corsi perché hanno BISOGNO di attrarre nuovi iscritti (implicitamente dichiarando così di averne pochi): ma questa esigenza (egoistica) si sente attraverso la sponsorizzazione... ed l'uomo della strada si dice: "Ed io dovrei andarmi ad iscrivere per fare contento uno che manco conosco?".

L'uomo della strada vuole forse più diventare contento lui, che fare un piacere a qualcuno... non trovate?

Forse è proprio lui ad avere un BISOGNO che la disciplina potrebbe colmare (anche solo in parte)... ma per comunicargli questa possibilità è necessario snocciolare bene il punto 5), perché se non sei consapevole che l'Aikido può favorire salute, benessere, relazione, migliorare l'autostima... etc, come glielo fai arrivare all'uomo della strada che questa pratica potrebbe fare al caso suo?

In ogni caso ed in generale, chi è mosso da un BISOGNO si trova in un equilibrio perlomeno precario: ci sta che questo accada ad un neofita... ma chi pratica da anni una disciplina che dovrebbe portare tutta una serie di benefit, è credibile se poi si dimostra il primo ad affogare nel BISOGNO di vedere qualcuno entrare dalla porta (nella speranza - di cui sopra - di accalappiarlo con un sankyo volante e di non farlo uscire dal Dojo mai più)?

Immaginate uno spot di questo tipo: "Ehi, vieni qui... che facciamo una disciplina fighissima che ha un secco di valore aggiunto, ma siamo 4 sfigati che non se li caga nessuno; così almeno con te saremo in 5!"

Sovente sembra di vedere/sentire qualcosa di molto simile.
Uno un altro esempio: se una persona ha una patologia, ed è preoccupata di trovare la cura più adeguata... Cosa fa?

Si informa, cerca su Internet, chiede consiglio al suo medico della mutua... poi inizia a chiedere consigli ed indirizzi ad amici e parenti... fin che approda allo studio del Professore luminare di quella malattia rarissima, che visita solo su appuntamento pagando un milione al minuto, etc, etc, etc.

Il Professione luminare ha fatto pubblicità con una brochure sponsorizzata su Facebook, nella quale dichiarava quanto fosse bravo... o si è visto arrivare gente in studio (pure per vie traverse) a seguito della sua nota fama di risolvere casi complicatissimi?

Il paziente aveva un BISOGNO, e si è messo alla ricerca di come esso potesse venire risolto/soddisfatto (cercando e trovando il Prof. luminare)... ha cercato il migliore, senza badare a quanto fosse distante o a quanto dovesse pagare: non è servito altro che il suo BISOGNO come motore.

Allora genera molti più ingressi dalla porta diventare un Prof. luminare dell'Aikido che fare una sponsorizzata su Facebook, ma allora perché la maggioranza degli Insegnati è più intento a fare la seconda cosa, anziché la prima?  Forse che ciò risulti la strada più facile?

Più siamo consapevoli di cosa facciamo e di quanto ciò "funzioni"... più siamo coscienti della qualità che siamo in grado di offrire... più saranno gli altri a cercare noi (se questa qualità fosse in grado di soddisfare il loro BISOGNO).

In questo caso però noi non saremo mossi dal BISOGNO, ma dal PIACERE di MANIFESTARCI per quelli che siamo, unitamente alla CURIOSITÀ di trovare un nuovo modo di servire la Società con la nostra disciplina.


7) FARE CHIAREZZA PRIMA DI FARE PUBBLICITÀ

Si badi con le righe precedenti NON volevo affermare che sia sbagliato fare pubblicità, o che sia inutile... quanto che è bene fermarsi a comprendere chi siamo e cosa vogliamo portare al prossimo PRIMA di pensare ad una campagna pubblicitaria, semplice o massiccia ed aggressiva che risulti.

Anche perché qualsiasi cosa faremo (cartacea, via web, scritta, in video, audio o tramite immagini) parlerà DI NOI... prima ancora del nettare che siamo convinti di portare nel mondo.
Ed io vedo persone parecchio improvvisate, grezze, disordinate pubblicizzare corsi che promettono grandi contenuti.

Ma come fa uno improvvisato, grezzo e disordinato ad offrire qualcosa di veramente interessante?
É una contraddizione in termini... ed in coerenza con questo, comprendiamo come mai le pubblicità di molti corsi attirino così pochi risultati concreti.

Quando voglio comunicare quanto sarebbe bello, figo ed utile che altri venissero a praticare Aikido... senza rendermene conto, metto a nudo anche quanto poco o tanto ci ho capito io stesso della disciplina. Il livello di consapevolezza medio di coloro che aprono un corso in Italia (ma, vi assicuro, pure all'estero) è di qualcuno che ha studiato al CEPU e si è laureato all'università della strada: davvero meraviglia che nessuno faccia la fila per accedere a certe proposte?

C'è gente assolutamente impreparata, sia a livello tecnico, che didattico, umano e relazionale. PER FORTUNA che non se li filano in tanti: questa è la prova del nove che non viviamo in una Società così stupida!

Io non sono particolarmente bravo o famoso, però insegno da oltre 20 anni... e quindi ho acquisito una certa esperienza sul campo: inizialmente pure io facevo volantini maldestri e poi andavo ad appiccicarli alla fermata del bus, non crediate che abbia fatto eccezione.

Attualmente la pubblicità diretta che faccio dei miei corsi
(intendo quella sul Web, tramite Post mirati, sponsorizzate, etc) è praticamente ZERO: tutto avviene quasi solo per PASSA-PAROLA, ovvero uno dei metodi più funzionanti di espandere il proprio business su un territorio.

Tizio viene da me, si trova bene... ne parla ai suoi amici, fra i quali c'è Caio, che voleva proprio cercare qualcosa di simile per il figlio... e che quindi viene a fare la prova anche con l'amichetto Sempronio, e la miccia è innescata.

Poi, con gli anni ed i risultati ottenuti sempre sul campo, iniziano a cercarti Insegnanti di Scuola, Psicomotricisti, Psicologi (per adulti o dell'età infantile), Educatori, Logopedisti... che ti spediscono alcuni dei loro casi proprio perché sanno CHI sei e COME operi.

E, nuovamente, se risulti una risorsa valida... sarebbe stupida una community che non se ne agevoli, no?
La pubblicità migliore è stata la tua preparazione, "professionalità", passione, dedizione, impegno, disponibilità... non solo il Post che vuole fare colpo.
Dietro quel "colpo" purtroppo segue spesso un silenzio eterno, se uno ascolta con attenzione.


Marco Rubatto


PS:
prossimamente, pubblicherò un Post specifico che aiuti ad entrare (a "ri-entrare", meglio) nell'ottica di chi vorrebbe fare un'attività come l'Aikido, ma ancora non sa che essa esista.
Qualcosa che è accaduto a noi tutti, il titolo sarà "Aikido per quelli che ancora non lo sanno".
Stay tuned.