lunedì 25 settembre 2023

Aikido e bullismo: risposta efficace, se la domanda è quella giusta

Da quando sono iniziati i corsi per bambini e ragazzi a settembre, ho già ricevuto due richieste di genitori che volevano sapere se l'Aikido può fare qualcosa per i loro figli, che sembrano essere stati bullizzati a scuola.

L'argomento è delicato, quindi ho preferito prendere un appuntamento in entrambe le situazioni per comprendere meglio cosa fosse successo e quali potessero essere le aspettative dei genitori nel mandare i loro figli ad Aikido.

Da questi incontri sono emerse parecchi cose interessanti, ed alcune anche spiacevoli: vale però la pena di rifletterci sopra insieme, perché queste esperienze possano risultare di aiuto in futuro anche ad altri.

Innanzi tutto sembra che il fenomeno del bullismo sia in poderoso aumento fra bambini e giovani di oggi: questo è già un primo dato che dovrebbe far pensare.

Io ho quasi 50 anni e quando ero piccolo non esisteva questo termine, ma vi assicuro che i bulli c'erano già... ed esercitavano una considerevole pressione psicologica sui giovani di allora.

Mi ricordo che un giorno mio nonno mi venne a prendere all'uscita delle elementari e - mentre mi accompagnava a casa a piedi - vide un ragazzo, un tal Nunzio (pluribocciato 11enne o 12cenne che faceva ancora le elementari) che sfasciava a calci una staccionata in legno.

Lo rimproverò e questi non oso dire nulla a mio nonno; il giorno seguente però, questo Nunzio attese che mi recassi in bagno... ed una volta li da soli, mi minacciò di far tacere mio nonno, se non volevo che lo trovassi morto accoltellato.

Racconto questo episodio perché per diversi mesi pregai letteralmente che i due non si incontrassero più, che mio nonno nel caso stesse zitto o che Nunzio rinunciasse alla sua tremenda e sanguinaria vendetta. NON ne parlai con nessun adulto, mi tenni tutto dentro e vissi emotivamente malissimo la cosa.

Non successe nulla e guardando questa storia dal mio attuale punto di vista, mi rendo conto che ci stetti persino troppo male: Nunzio era un ragazzo un po' scapestrato, non un serial killer... ma tutte cose che al tempo non sapevo.

Segue che talvolta le cose che accadono a scuola e che vengono attribuite a bullismo (o a cyber-bullismo, se avvengono on-line) sono autentiche scemenze a livello pratico... ma possono essere vissute in modo molto serio e traumatico da parte dei bambini e dei ragazzi.

Quale risposta dare quindi alla possibilità di essere fatto oggetto di prese in giro, violenze ed atti di bullismo di varia natura?

Ho spiegato ai genitori che sono venuti a trovarmi al Dojo che l'Aikido forse avrebbe potuto fare qualcosa per i loro ragazzi, ma non necessariamente nel senso di renderli capaci di menare i bulli a loro volta...

Chi pratica sa bene che ciò che gli altri ci fanno - in qualche misura - deve essere acconsentito da noi stessi, perché possa avvenire, quindi la domanda ultima risulta: "Perché gli altri possono pensare di fare di me ciò che vogliono... ed io non sono capace di dire loro di no?"

Forse perché uno ha un carattere mite tranquillo? Di solito sono queste persone i bersagli principali dei bulli...

Di fondo c'è una inconsapevolezza su chi siamo, cosa desideriamo da noi stessi e dagli altri e una sottovalutazione delle proprie risorse personali... di riuscire a fare fronte alla minaccia, alla bullizzazione, senza recitare la parte della vittima. Questo è il punto.

C'è un altra esigenza di fondo molto diffusa: la non volontà di ledere gli altri, diventando i carnefici ei bulli, per non esserne più vittime.

Quindi: come si fa a difendersi, senza offendere?

Ecco: in questo senso l'Aikido può fare molto per i bambini ed i ragazzi che vivono queste esperienze spiacevoli e talvolta dolorose... perché aumenta la loro consapevolezza, aiuta a formare il loro carattere e li fa diventare più consapevoli delle proprie risorse personali.

L'Aikido NON è utile perché insegna come slogare le articolazioni di chi ci bullizza!

E questa cosa - devo dire - che ce l'hanno chiara in pochi... compresi i genitori dei ragazzi che hanno subito forme più o meno intense di violenza (psicologica e/o fisica che sia). Sono ancora parecchi infatti quelli che cercano un corso di Arti Marziali per far diventare i figli forti a sufficienza da riuscire a difendersi... MENANDO i bulli (non le 2 famiglie che mi sono venute a parlare, per fortuna loro e mia!)

In quest'ultimo caso, non solo l'Aikido può fare poco per questi ragazzi, ma niente altro potrebbe essere loro utile: perdere la propria natura mite e sensibile per trasformarci in cosa/chi non siamo... risulta una cura peggiore della malattia, secondo me.

Un ultima riflessione: passi un bambino o un adolescente, ma perché un genitore può non sapere come gestire l'esperienza problematica che sta vivendo suo/a figlio/a?

Ovvio che nessuno ha il libretto di istruzioni del genitore perfetto... ed anche che specie l'adolescenza sia un periodo complicato, pieno di contrasti e di non accettazioni da parte dei ragazzi, in primis di loro stessi (sia a livello fisico, che mentale, che emotivo)... ma perché i loro principali adulti di riferimento si vedono sempre più costretti a rivolgersi da uno psicologo... o - come in questo caso - ad un Insegnante di Arti Marziali?

I tempi saranno anche cambiati e molti fenomeni pericolosi risulteranno anche in poderoso aumento, ma di base ciò specchia una società che non sa più chi è... e quindi nemmeno come evitare ciò che non desidera per se stessa.

In poche parole sono più i genitori che hanno bisogno del corso di Aikido (odi uno psicologo), rispetto ai loro figli...ma non per colmare un bisogno pratico (quello di imparare a difendersi, per esempio)... quando per capire chi sono e cosa vogliono... e quindi per fare da esempio pratico e casalingo e quotidiano ai propri figli.

Invece la gente figlia biologicamente senza mai diventare del tutto padre o madre... e poi i loro cuccioli vengono a contatto con una società prestazionale ed aggressiva, senza che sia stato NORMALMENTE fatto loro un training specifico da parte dei loro genitori per affrontare questi tipi di stress.

In natura i predatori insegnano a cacciare ai loro piccoli, così come i predati insegnano alla propria progenie come mettersi in salvo... perché entrambe le specie sanno già che tutto ciò accadrà prima o poi.

Invece oggi crediamo che fuori dalla finestra ci sia lo stesso livello di pericolo di una soap opera di Netflix e quando si manifesta un problema, corriamo rovinosamente ai ripari, talvolta facendo più danno che altro: il problema sta a monte...

Perché non abbiamo insegnato ai nostri ragazzi ad avere fiducia in loro stessi?
Ci siamo preoccupati di chiedere loro chi vogliono diventare e quali strumenti servano loro per realizzare questa opera d'arte?

In media, purtroppo, la risposta è NO.

Quindi poi ovvio che, quando il bubbone è bello che scoppiato, correre ai ripari diventa difficile: io faccio presente - ad esempio - che in Aikido i progressi sono possibili, ma anche lenti e graduali.

A questo punto però il bisogno è diventato urgente, perché il giorno seguente il proprio bambino/ragazzo può essere vittima di qualsiasi genere di violenza: in questi casi consiglio quindi un pellegrigaggio a Lourdes... utilizzando la lunghezza del viaggio per riflettere sulle proprie mancanze del passato.

Di solito i miracoli non accadranno, ma esiste una minore possibilità che questi torino a farmi richieste alle quali non potrebbe (né vorrebbe) accondiscendere manco il Messia.

Marco Rubatto



lunedì 18 settembre 2023

"Aikido tradizionale di Iwama", di Alfonso Torregrossa

Quest'oggi recensiamo per voi un volume molto particolare, ovvero "Aikido Tradizionale di Iwama", a cura di Alfonso Torregrossa Sensei, in collaborazione con Teruo Tsuihiji Sensei, 7º dan So-Shihan.

Si tratta di un libro fotografico, che essenzialmente mostra le tecniche di base da 5º kyu a 3º kyu ... quindi un documento base-base, per quanto riguarda l'Aikido... tuttavia in esso sono esposti in modo semplice ed efficace i cardini della pratica dell'Aikido di Iwama, che ha una metodologia d'insegnamento molto peculiare e dettagliata.

Ci sono rapidi cenni storici, ma il testo non ha la pretesa di risultare esaustivo né a questo livello, né a quello tecnico o filosofico: proprio per questo risulta un'opera molto particolare... una di quelle da consigliare a chi è alle prime armi e che risulterebbe appesantito da trattazioni più per "addetti ai lavori".

Poi c'è un altro aspetto che considero molto importante: Alfonso Torregrossa Sensei si è recato più volte in Giappone, nella città di Ota, nella prefettura di Gunma (ad un'oretta di treno da Iwama), ad allenarsi con Teruo Sensei, presso l'Ota Aiki Shuren Dojo.

Egli ha scelto un allievo decennale di Morihiro Saito Sensei, attualmente 7º dan So-Shihan, responsabile di una piccola cerchia di Dojo in Giappone, ma non una persona sotto i riflettori dell'occidente.

Ovviamente lo conoscono tutte le persone che da Iwama ci sono passate per più di un quarto d'ora, ed è possibile trovare in rete molti video nei quali Teruo Sensei fa da uke-otomo a Morihiro Saito Shihan.

Lo conosce bene di persona il mio Sensei e tutti gli altri Deshi di Iwama con i quali tutt'ora collaboro... però non è un Maestro di quelli "famosi" alle nostre latitudini, nonostante il curriculum esperienziale di tutto rispetto.

Questo aggiunge un enorme valore - dal mio punto di vista - al libro fotografico che ritrae Teruo Sensei cimentarsi nelle tecniche di base per i primi livelli kyu. Rappresenta l'esempio di una metodologia che è rimasta invariata, nonostante sia una "fonte terza" a presentarla.

Di solito, quando uno fa una ricerca seria, non si accontenta di sentire una campana sola.

L'Iwama Ryu è stato reso noto nel nostro Paese da figure come Giorgio Oscari Sensei e Paolo Corallini Sensei...

Molto bene: rendendo il meritato onore a queste figure, è bene anche andare altrove a studiare le medesime cose, poiché in questo modo ci si affranca dai limiti personali di ciascun "ripetitore" didattico... poiché conoscendone e frequentandone una decina, è facilissimo vedere cosa accomuna tutti (ovvero i principi che sono stati assimilati), da ciò che li distingue e che quindi costituisce l'interpretazione personale (o la capacità di comprensione) di singoli allievi di Morihiro Saito.

Non ci trovo nulla di male nemmeno nell'interpretazione personale, sia chiaro... però mi fa un enorme piacere trovare una "fonte indipendente" che ribadisce le stesse cose che a me sono giunte per altra via, perché ciò - in qualche modo - conferma la bontà di ciò che ho ricevuto e lo epura (tramite il confronto) di ciò che poteva essere limitativo di una visione specifica.

Sono quindi contento che ci siano iniziative simili, in grado di far giungere nuova documentazione tecnica e storica sugli scaffali virtuali dei nostri Store on-line, e per giunta in italiano.



Un grazie speciale quindi ad Alfonso Torregrossa Sensei, per la sua dedizione, il suo interesse nella didattica di Iwama che lo ha portato a sostenere (anche per questo, ma non solo per questo) diversi lunghi viaggi in Giappone (Torregrossa Sensei è un rinomato insegnante italiano di Ju Jutsu, Responsabile nazionale CSEN di questa disciplina, quindi in Giappone ci si è recato anche e sopratutto per questo).

Per chi fosse interessato a questo testo, lo può trovare al seguente LINK, mentre per quanto concerne l'Ota Aiki Shuren Dojo di Teruo Sensei, è possibile trovare maggiori info QUI.



Marco Rubatto



lunedì 11 settembre 2023

Perché le Arti Marziali? E perché farle in un Dojo?

Di solito queste pagine sono lette in tutta Italia, ma il Post di oggi è stato scritto appositamente per le persone assolutamente PRIVE di qualsiasi esperienza, che sono ispirate ad iniziare un'attività fisica di un certo tipo... facendo conoscere le attività del mio Dojo sul territorio, attraverso numerosi gruppi Social Network.

Innanzi tutto che cosa sono le Arti Marziali? E che differenza c'è fra di esse?

Parliamo di una categoria abbastanza vasta di attività, solitamente conosciuta dal grande pubblico attraverso i film d'azione... Si ha quindi l'idea di qualcosa che centra con la disciplina, "le mosse", l'allievo, il Maestro, la possibilità di imparare a difendersi... e 100 altri simili luoghi comuni.

Le Arti Marziali però sono molto differenti fra loro: alcune provengono da percorsi orientali tradizionali (come Aikido, Judo, Karate, Kendo, Kung Fu...), altre sono più Sport da Combattimento (Boxe, MMA, Brasilian Ju Jitsu, Krav Maga...), ovvero attività fisica alla quale NON è prevista l'accostamento di una particolare filosofia ed etica.

Noi ci occupiamo di Aikido, che è una forma molto particolare di Arte Marziale giapponese... al contempo sia tradizionale (quindi appartenente alla prima tipologia), che moderna, data la sua nascita e storia relativamente recente: vi parlerò quindi di cosa significhi praticare Aikido.

Vengono proposti alcuni esercizi psico-fisici, sia a corpo libero, sia utilizzando armi in legno... che prevedono la maggioranza di movimenti praticati con un compagno, con il quale ci si scambia di ruolo: è previsto un attaccante (che esegue prese e percussioni di ogni tipo) ed una persona che si difende da questo attacco.

Si studiano tecniche di proiezione dell'attaccante e di immobilizzazioni di quest'ultimo, ma - caratteristica specifica dell'Aikido - è necessario apprendere come NON ledere chi ci attacca, ma lasciarlo incolume, se bene sotto controllo. Questo è l'aspetto più complicato ed affasciante di questa disciplina: è possibile imparare a farsi rispettare, senza necessità di diventare aggressivi o violenti a nostra volta per riuscire a farlo!

Questo include una sostanziale dose di etica e di filosofia alle pratiche fisiche che ci vengono proposte: molte persone vogliono imparare a farsi rispettare, ma non desiderano diventare impositive o compiere atti non approvati dalla propria coscienza come metodo per risolvere i propri problemi.

In realtà la pratica dell'Aikido è un percorso di auto-conoscenza, in grado di farci comprendere che tutto ciò che gli altri si azzardano a farci, ma che non gradiamo, dipende da una mancanza di consapevolezza di noi stessi: colmando questa lacuna, si diminuisce sensibilmente la possibilità di incappare in cosa ci spaventa.

Si impara a percepire l'altro come "uno specchio", anziché come la causa di tutti i nostri mali e problematiche.

Noi facciamo corsi di Aikido OGNI GIORNO, in orari differenti, così che ciascuno possa trovare il momento migliore della sua giornata e settimana da dedicare a se stesso ed alla propria crescita personale e marziale (li troverete tutti su www.harakai.it).

I corsi di Aikido sono diretti a bambini (dai 5 anni in su), ragazzi (11-16 anni) ed adulti, di entrambi i sessi.

Non c'è un'età massima per la pratica ed è possibile iniziare il proprio percorso anche "tardi" nella vita... come spesso è accaduto ad alcuni nostri allievi. Una prova libera e gratuita vi permetterà di capire se questa disciplina fa per voi oppure no: basta sfruttare questa opportunità per comprenderlo!

C'è però un motivo ulteriore di venire a frequentare uno dei nostri corsi... il fatto che si viene a praticare in un vero Dojo giapponese!

L'Hara Kai è un autentico Dojo tradizionale alle porte di Torino (al confine con San Mauro Torinese), e questo è un enorme valore aggiunto... che spesso non si conosce.

Il luogo comune più diffuso è che le Arti Marziali si pratichino in una "palestra", ma in realtà dove alcune di esse sono nate, vi era e vi è una concezione di "pratica" completamente diversa, e notevolmente più completa e totalizzante.

Non solo un posto fisico nel quale ci si reca per muovere il proprio corpo e per sudare, ma un luogo del quale fare parte, a livello fisico, mentale emotivo e spirituale: un luogo che - qui in occidente - percepiamo più simile ad un "tempio" che ad una semplice palestra.

Poi all'interno del Dojo ci sono tutte le facilities tipiche di una palestra (spogliatoi, docce, etc), ma quando vi si entra c'è un'atmosfera piuttosto differente: si percepisce calma, armonia, accoglienza da parte degli altri frequentanti...

In un ambiente tutto costruito in legno, ci si toglie le scarpe, si esegue un saluto prima di salire sul tatami, si eseguono alcune pratiche ripetitive (piegare i propri indumenti della pratica, eseguire alcune pulizie del tatami), che hanno lo scopo di conferire tempo ed opportunità al praticante di sentire sempre meglio se stesso... sentirsi parte di un tutto armonico ed integrato.

Per questa ragione, al Dojo si favoriscono anche altre pratiche e discipline - oltre all'Aikido - che hanno come scopo comune la riconnessione mente-corpo, il benessere e lo sviluppo armonico del sé: è possibile praticate Tai Ji Quan (di origine cinese), Yoga (di origine indiana), Meditazione o ricevere trattamenti Ayurvedici e di Riflessologia Plantare.

È una community, un mondo creato appositamente per aggiungere qualità a 360º alla vita delle persone che lo frequentano... capite quindi che è qualcosa di più che una semplice palestra.

Tuttavia credo che solo l'esperienza diretta possa rendere chiaro tutto ciò, specie a chi non ne hai mai sentito parlare prima: veniteci a trovare quindi... e percepite da soli le sensazioni che sto cercando di trasmettervi!

Viviamo spesso in una quotidianità nella quale ci sentiamo imprigionati, con tonnellate di doveri e poco tempo a disposizione da dedicare a noi stessi ed al nostro benessere: il Dojo e le pratiche che troverete al suo interno servono "a rallentare", ad uscire da questa stressante dinamica ed apprendere come utilizzare il conflitto come forza creativa per realizzare noi stessi.

Frequentare il Dojo serve per imparare ad affrontare le proprie paure, e quindi non avere più bisogno di tenere tutto sotto controllo... cosa che ci toglie parecchia energia e che ci mette un sacco di tensione: impariamo ad "allinearci" con noi stessi, ad evolvere dicendo un grande "WELCOME" all'ignoto e sentendoci parte di un Universo intelligente... che trama al nostro fianco per farci realizzare nella vita.

Tutto questo necessita di un notevole "mind shift", e quindi un luogo ed un tempo da dedicare a noi stessi, nel quale sperimentare dinamiche nuove rispetto a quelle già conosciute in passato.

Ora questo LUOGO esiste... forse è anche a poche centinaia di metri da casa tua: siamo in Strada del Cascinotto, 228 - 10156 (TO); il Dojo è il basso fabbricato rosso che si trova in fondo al passo carraio.

Durante gli orari di lezione (che trovate QUI), troverete un cancello pedonale sulla destra aperto, o è possibile suonare al citofono.

Se desiderate visitare il Dojo o venirci a conoscere in altri orari, è bene prendere un appuntamento, seguendo i contatti riportati su www.harakai.it (altrimenti potreste rischiare di trovare chiuso).

È possibile seguire le nostre attività anche tramite la Pagina Facebook di Hara Kai e sul suo Canale YouTube... potete leggere molte cose sull'Aikido in QUESTO Blog, ma, ad un certo punto, sarà necessario mollare il tablet e venire qui di persona... perché è proprio la PRESENZA a fare la DIFFERENZA in questo genere di cose.

Vi auguro quindi di sfruttare appieno le notevoli opportunità che vi offre il nostro territorio, poiché un corso di Aikido tenuto da un professionista piuttosto titolato ed un luogo come il Dojo non sono esattamente qualcosa di ancora così comune in Italia, per il momento (purtroppo).

La mano ora è tesa... mi auguro di stringere presto la vostra!


Marco Rubatto

Hara Kai Dojo Cho

5º dan Aikikai, 5º dan FIJLKAM

Presidente Commissione Tecnica Nazionale Aikido FIJLKAM




lunedì 4 settembre 2023

Da dove ricominciare? Da se stessi...

Ogni anno non è semplice questo primo editoriale, poiché vorrebbe essere un cumulo di buoni propositi per la stagione che sta partendo, ma anche qualcosa di autentico... e quindi non banale.

E quindi ora che le attività riprendono, da dove ricominciamo?

In quale direzione ci muoviamo?

Durante questa pausa estiva mi sono riproposto di ricominciare da me stesso, e così farò anche su queste pagine...

Inutile dilungarsi in buoni propositi, se prima non si ha una buona consapevolezza di dove siamo, di come andiamo incontro al nuovo e di cosa intendiamo farcene.

È forse prioritario definire cosa è importante per noi, per comprendere con quali energie intendiamo corrergli incontro, se questo cammino sarà sostenibile o meno e se lo si farà godendone... o vivendo ogni passo con la palla al piede del "dovere".

Praticare ed insegnare Aikido è una cosa che mi piace ancora veramente tanto, e da questo punto di vista, mi pare di essere nel posto giusto per praticare ed insegnare ancora un tot.

Ciò che mi è pesato in passato è stata la responsabilità che ciò talvolta porta con sé, però è inevitabile non essere sempre felici come pasque ed avere momenti difficili sulla propria strada.

Diciamo una cosa: se potessi scegliere cosa fare nella vita e fossi libero da ogni esperienza precedente... ancora mi affermerei che ho voglia di praticare ed insegnare Aikido!

Ma spendiamo due parole anche su questo...

Con gli anni non sento più il bisogno viscerale di rotolare sul tatami per 5 ore al giorno o fare 15 Seminar all'anno come allievo... e man mano che l'età avanza, forse non ne avrei nemmeno più l'energia sufficiente per farlo.

Mi invitano alle meglio ed alle peggio esperienze, allenamenti, seminar e ringrazio tutti: ma sempre più cerco di scegliere con estrema cura cosa fare e cosa no.

Ciò che mi ispira veramente è fare ricerca, ovvero praticare una disciplina che si auto-spacchetta man mano che la propria consapevolezza cambia su di essa: in questo senso non ci sono cose "vecchie" da ripetere, perché diventano nuovi gli occhi con i quali si guarda alle pratiche del passato.

E devo dire che mai come la scorsa stagione credo di avere scoperto cose che dall'Aikido non mi sarei mai immaginato, a livello tecnico, dei principi e delle prospettive. E non è male sentire che la tua disciplina ti può dare ancora molto dopo circa 31 anni di pratica ininterrotta!

Anzi, pare che essa abbia da offrirmi ora più che in passato... ed è bello imparare cose che mi sono scoperto da solo, senza che ci sia stato nessun riferimento esterno ad insegnarmele!

Ma come andare incontro alle esperienze che arriveranno nel modo più proficuo...?!

Di certo il proiettarsi verso nuovi obiettivi è stimolante, ma può rivelarsi pure frustrante quando essi non sembrano così banali da raggiungere: allora è questione di fare "il primo passo", quello che ti fa ingranare il processo... e non di certo quello che te lo fa concludere.

Il primo passo ti toglie dalla posizione nella quale ti trovavi, non ti consente di giungere ai tuoi nuovi traguardi; questo è forse banale quanto vero.

Ma se dopo questo "primo passo" ci sarà un secondo "primo passo" e poi un terzo "primo passo"... con il tempo si rischia di andare lontano, anche parecchio... talvolta anche molto di più di dove si sarebbe osato immaginare. Ed è una cosa che mi è successa così tante volte, da esserne assolutamente convinto.

Parliamo ora di "sostenibilità": ogni nuovo percorso, o processo che iniziamo... incontra dei guai seri se non risulta sostenibile... ed è sostenibile quando mostra di essere inclusivo; ed essere inclusivi va molto bene, ma solo se si riesce ad integrare le varie parti che si sono incluse nel proprio sistema... sia a livello fisico, che emotivo/mentale, che spirituale.

Se, ad esempio, l'anima è contenta, ma il corpo soffre... o il sistema non è inclusivo, o non è integrato.

E vale ovviamente la stessa cosa quando il corpo gode come un riccio, ma il morale è sotto le scarpe: siamo fenomeni multi-layer, ed ogni aspetto di noi deve essere considerato e coordinato con la stessa cura e dedizione... e - possibilmente - allo stesso tempo.

L'Aikido è una disciplina che ci permette tutto ciò più di altre, devo dire... anche se sono ancora tanti/troppi i luoghi nei quali è praticata in modo piuttosto parziale... ovvero solo con il corpo, solo con la mente, etc.

Il casino è mettere tutto insieme e trovare una buona dose di "accordo fra le parti" di percorrere un tratto di strada insieme: perciò ho esordito con "ricomincio da me"... perché se non ci sono io per me sesso, che senso avrebbe che ci fossero i miei allievi per me, che ci fossero scambi, la Federazione, l'Aikikai... trilioni di Aikidoka sparsi per la Via Lattea.. se poi io non fossi li ad esserci innanzitutto per me stesso?!

Non si tratta di egoismo, ma in realtà dell'unica cosa che per me ha senso fare.

E quando si riesce a mettere insieme tutta la (propria) baracca, ha senso muoversi non solo nella direzione che ci pare migliore, ma anche quella nella quale ci si sente gioiosi.

Diciamo che la gioia risulta una buona bussola per orientare il proprio timone.

Siamo così condizionati nella vita che spesso ce ne dimentichiamo, ed agiamo per dovere innanzi tutto: certo che avendo costruito un Dojo, si suppone che a settembre lo riapra... occupandomi dei miei allievi, si suppone che continui a farlo... ma la domanda è: mi da ancora gioia tutto ciò?

In questo si capisce abbastanza presto se la strada sarà sostenibile, o se benzina finirà dopo un paio di tornanti in salita.

Ci deve piacere un tot la strada che decidiamo di percorrere: così facendo le difficoltà ci sembreranno più affrontabili... e stare sul proprio cammino personale sarà già il premio importantissimo già ottenuto, indipendentemente da quali traguardi raggiungeremo o meno.

Stare sul DO non ha uno scopo, se non percorrere il DO stesso.

Un'ultima cosa, ma non per importanza: mi è capitato spesso nella vita di buttarmi in nuove avventure, perché non avevo il coraggio di guardarmi indietro... e tutto ciò mi manteneva occupato in qualcosa.

Potevo dire a me stesso che ce la stavo mettendo tutta... inutile dire che però non era del tutto vero. Stavo cercando piuttosto di "compensare"...

Ce la stavo mettendo tutta a trovare qualcosa di nuovo da sostituire a quanto di "vecchio" non ero stato capace di comprendere o includere nel mio percorso; quel qualcosa di non digerito però mi tirava all'indietro di continuo, frenando in ogni caso il mio avanzare.

C'era una forma di divisione interna, fra dove avrei voluto andare ed il peso che mi legava al luogo dal quale provenivo: ora ho capito che non ha senso muoversi fino a quando le esperienze precedenti non sono (almeno in somma parte) state integrate a dovere.

Meglio talvolta non procedere, ma scegliere di farlo solo quando non abbiamo vincoli che ci limitano il movimento.

Un certo tipo di Aikido è stato qualcosa che ho molto amato, ma anche un certo ostacolo al movimento... proprio come una fidanzata/moglie che si è lasciata anni fa, ma che si pensa ancora e dalla quale il cordone ombelicale non era mai stato del tutto reciso.

Nel mio caso mi fregava la "tradizionalità" di ciò che dovevo fare, perché ero nato in un contesto parecchio tradizionale... quindi per fare qualcos'altro cercavo sempre una "giustificazione" che non mi facesse sentire un "traditore".

Ora so che erano tutte pippe mentali: c'era qualcosa che non avevo ancora avuto il coraggio di lasciare andare e che mi rendeva il passo pesante nel mio procedere come una palla al piede.

Ora se ho voglia di fare qualcosa di nuovo, di diverso... so che lo posso fare perché MI VA, perché credo al momento sia la cosa migliore da fare... semplicemente per questo, senza dover chiedere permessi a nessuno per farlo, neppure a me stesso.

Quindi da dove si ricomincia?

Non saprei da dove avrete intenzione di farlo voi, ma io sono già un passo più in là di dove ho iniziato questo Post.


Marco Rubatto




lunedì 3 luglio 2023

Vacanza editoriale 2023

Eccoci giunti ad una nuova pausa estiva per il nostro Aikime...

L'anno editoriale è passato velocemente, me non senza un cospicuo impegno: 40 Post in un anno non sono pochissimo... è quindi ora di un po' di sano risposo rigenerante.

Vi ringrazio per tutto l'interesse che muovete settimanalmente per il Blog e la pagina YouTube, della quale avrete presto importanti aggiornamenti e novità!

Sarà necessaria una ristrutturazione della banda laterale del Blog, poiché oramai offre collegamenti a link obsoleti ed inutili. Anche questo richiederà un po' di tempo e di lavoro.

Ci si rivede on-line puntuali il 4 settembre prossimo, buone vacanze a voi tutti!


Marco Rubatto




lunedì 26 giugno 2023

L'ultima lezione di Aikido della nostra vita

Spesse volte il mio Sensei in passato ha voluto testare le mie capacità di docente, oltre che di praticante... ed oggi condivido con voi alcune riflessioni nate proprio in seguito ad una sua richiesta specifica in questo ambito.

Con una certa consuetudine, ci troviamo ad insegnare in contesti nei quali lui è presente o - perlomeno - è uno degli organizzatori... ed in uno di questi eventi mi chiese di insegnare come se fosse l'ultima volta che ho la possibilità di farlo.

Questa cosa mi sconvolse non poco, poiché c'era da chiedersi: "Cosa reputo più importante fare, se fosse l'ultima cosa che faccio"?

In Aikido non ci si pone di frequente in quest'ottica, perché ogni Insegnante tende ad immaginare che ci saranno altre lezioni oltre a quella che farà questa sera... così come ogni allievo tende a pensare che ci saranno altre lezioni da frequentare in futuro, oltre a quella che avverrà questa sera.

Da un lato effettivamente risulta così, ma che questa non diventi una prospettiva usata per procastinare ciò che potremmo fare oggi, che ci mette in difficoltà... e che quindi ci fa anche crescere.

Già, perché con la "scusa" che l'Aikido che non facciamo questa sera, lo faremo la prossima... possiamo non vivere mai veramente il presente.

Conoscevo purtroppo già molte persone che credevano di rivedere i propri allievi o compagni di corso la lezione successiva... ma che la vita NON li ha fatti giungere alla lezione successiva: certo, si tratta di casi sporadici e fortunatamente rari, ma cosa avrebbero fatto queste persone se avessero saputo che stavano calcando il tatami per l'ULTIMA VOLTA?

Come avrebbero vissuto quel tempo, sia a livello emotivo che pratico?

Con la stessa densità?

Con la stessa presenza?

Con la stessa attitudine con la quale lo aveva fatto fino ad allora... oppure no?

Beh, ho trovato molto interessante il chiedermi COSA avrei insegnato, se quello fosse stata per me l'ULTIMA occasione per farlo! Ve lo assicuro.

Non un'accozzaglia di esercizi e tecniche da provare, da imbastire... e quindi da affinare poi eventualmente in seguito, ma qualcosa che avesse potuto racchiudere il significato stesso dell'Aikido e la sua potenza stravolgente nella mia vita.

E quante volte - anche da allievi - saliamo sul tatami un po' per abitudine, e quindi NON prestiamo la stessa attenzione a ciò che ci viene proposto come se non avessimo altre occasioni per coglierlo...

Si riconoscono con chiarezza gli allievi ai quali è necessaria una o poche correzioni per apprendere qualcosa, rispetto a quelli ai quali è necessario ripetere più o meno sempre gli stessi rimandi. Loro dicono pure di avere capito, ma poi 10 minuti dopo tornano a fare esattamente come se il Sensei non avesse detto loro nulla.

Questi forse non sono già un po' morti, pure se non se ne rendono pienamente conto?

Forza quindi (se siete degli allievi): cosa desiderereste apprendere dalla vostra ULTIMA lezione di Aikido?

Invece (se siete degli allievi): cosa desiderereste insegnare ED apprendere dalla vostra ULTIMA lezione di Aikido?

Un aspetto pratico, tecnico, qualcosa di legato ai principi della disciplina... c'è tanto materiale sul quale lavorare, per nostra fortuna... ma cosa prediligere se il tempo fosse limitato?

Questa riflessione sfocia in un'altra - a mio avviso - molto importante e spesso ostica per un Insegnate da mandare giù...

Il fatto che alcuni di noi abbiano scelto l'Aikido come "compagno di vita" non significa che tutti i nostri allievi faranno altrettanto, e le statistiche sull'abbandono della disciplina parlano molto chiaro in merito.

Quindi è importante fare si che il tempo in cui un allievo frequenta il Dojo sia denso, non per forza che sia lungo!

Ci saranno persone che fanno SOLO la lezione di prova, poi non li vedremo mai più; c'è chi farà qualche mese, chi si fermerà per qualche anno... quindi, senza lagnarci di non avere avuto tempo di insegnare loro tutto l'Aikido (sempre che ciò fosse possibile!) al momento nel quale se ne andranno...

... possiamo chiederci se abbiamo insegnato loro ciò che risulterà loro utile, nel tempo che abbiamo avuto a disposizione per far passare certi messaggi?

Chi cerca di tenere tutto sotto controllo non ci riuscirà mai.

Chi cerca di fare del suo meglio, invece, avrà sempre il dubbio che ciò si potesse fare meglio ancora di quanto ha fatto... ma il suo tempo sarà stato proprio per questo molto carico di presenza ed attenzione.

Ora vi svelo un segreto di Pulcinella: il nostro tempo è limitato per definizione di noi stessi, quindi tutti sappiamo bene che ciò che stiamo facendo adesso NON lo faremo per sempre.

Il fatto di non conoscere QUANDO sarà il termine del nostro tempo, NON lo rende meno limitato: ne segue che il proprio tempo ha un enorme VALORE, quindi muove in noi la grande responsabilità di come lo utilizziamo (e se siamo degli Insegnanti, di come lo facciamo utilizzare agli altri).

Abbiamo cioè un tempo contato per metterci delle cose nello zaino, quindi ci tocca partire per un viaggio che non ci permetterà di accumulare altri bagagli, ma ci richiederà di poter utilizzare con saggezza ciò che abbiamo scelto di portare con noi.

Ecco: cosa metti nel tuo zaino questa sera ad Aikido, se domani dovessi partire e non mettere mai più piede nel Dojo?

Amiamo parlare molto di Budo e di marzialità, salvo poi dimenticarci che durante uno scontro non è importante tanto cosa si è fatto o cosa si potrebbe fare a seguito di esso... ma chi si è e come si giocano le proprie carte nell'unico momento che conta, nell'unico momento che esiste: il presente.

Utilizzando la polisemia dell'italiano quindi: come fare si che questo PRESENTE sia anche un bel REGALO?

Marco Rubatto


lunedì 19 giugno 2023

Ken tai jo ed il paradosso fra genialità e didattica

Quest'oggi ci dedichiamo allo studio di ken tai jo, ovvero l'armonizzazione di un bastone sull'attacco di una spada (solitamente di legno, ma che può essere anche metallica ed affilata).

La didattica di Morihiro Saito Shihan ci ha lasciato 7 esercizi di questa serie, che sono anche stati variati nel tempo: è importante però comprendere la loro origine ed il motivo di tali variazioni.

A differenza di O' Sensei, che era sicuramente uno spirito geniale delle Arti Marziali, Morihiro Saito Sensei è stato un sistematizzatore di quella genialità ed un ottimo didatta.

E la didattica è proprio quella disciplina che mira al raggiungimento di un obiettivo, facilitandolo che ciò avvenga attraverso un percorso chiaro, comprensibile e progressivo.

Si vede che in questa serie esiste proprio questa progressione, che esamineremo grazie ad alcuni video dedicati.

I primi 3 ken tai jo, didatticamente si apprendono come conseguenza di altrettanti tipi di armonizzazione/parate fra jo e bokken, nella fattispecie grazie a choku barai (parata diretta), kaeshi barai (parata rovesciata) e kaiten barai (parata circolare).

I primi ken tai jo veri e propri non sono altro che l'esercizio completo, nel quale questi 3 differenti tipi di parata vengono in qualche modo portati ad una conclusione, che implica il controllo di uchitachi (il tizio che attacca con il bokken).

Esploriamoli insieme...

Ken tai jo ICHI (1)


Ken tai jo NI (2)


Ken tai jo SAN (3)


Bisogna sapere che la fase successiva di questi 3 esercizi consiste in alcune loro variazioni dette "nage no henka", ovvero sequenze che prevedono la proiezione dell'attaccante, andando quindi a sconfinare e ricollegarsi con la pratica del taijutsu dell'Aikido.

Non è nostro compito di oggi approfondire tali variazioni, perché mi interessa fondare info chiare e di base, ma vedrete che più tardi ci sarà utile sapere dell'esistenza di queste variazioni più avanzate...

A questo punto vengono 2 ken tai jo caratterizzati dalla guardia iniziale di spada anche per ukejo (colui che utilizza il bastone) e dal fatto che - anche in questo caso - è possibile trasformare ciascuna sequenza in un nage no henka (come le 3 precedenti). C'è solo il passaggio in meno delle 3 parate generiche: in questo caso i ken tai jo vengono ad essere praticati subito; esaminiamoli...


Ken tai jo YON (4)


Ken tai jo GO (5)


La sequenza di esercizi viene quindi a concludersi con gli ultimi 2 ken tai jo, che però questa volta prevedono SUBITO il nage no henka, quindi di sconfinare nel taijutsu, proiettando o controllando l'attaccante. Nuovamente vediamoli insieme...

Ken tai jo ROKU (6)


Ken tai jo SHICHI (7)


Ci sono state - come dicevo all'inizio - alcune variazioni, specie del 5º e del 7º esercizio, che ho già visto accadere io durante i miei primi anni di pratica (dal 1992 in poi), dovute sia alle condizioni di salute del Sensei che le ha codificate, sia (come per l'ultimo ken tai jo) per evitare alcuni incidenti di pratica che si erano verificati e quindi per ridurne il più possibile la pericolosità.

Caratteristica comune a tutti è però la grande attenzione con la quale un oggetto di legno può armonizzarsi con un oggetto metallico affilato senza essere lesionato: ed è interessante notare che la duttilità e la morbidezza sembra sempre prevalere sulla durezza... come dire che lo YIN, in qualche modo, è la proprietà in grado di tenere a bada lo YANG (per chi fosse interessato, ne avevamo parlato QUI, ed anche QUI).

Ora però ciò che mi interessa sottolineare è come una pratica sicuramente non di base, ma che invece rappresenta più la summa dell'Aikido stesso (perché comprende ed armonizza ed integra taijutsu, Aiki ken ed Aiki jo) sia stata anch'essa resa didattica, quando non credo proprio che lo fosse mentre il Fondatore si occupava di studiare queste delicate interazioni jo e bokken...

Attualmente gli allievi vengono accolti da 3 parate, che possono esercitare fino a quando non acquisiscono sufficiente familiarità con esse... quindi si introducono i primi 3 ken tai jo veri e propri, aggiungendo uno "stop" a queste parate (che potrebbero invece continuare ab libitum).

Poi si possono studiare i 3 nage no henka associati ai primi 3 ken tai jo.

Quindi i 2 ken tai jo successivi, ed eventualmente le loro applicazioni nel taijutsu... per concludere con gli ultimi 2 esercizi che integrano già in sé la parte relativa al taijutsu. Riuscite a scorgere la progressione più che voluta?

Ecco, ai tempi di Morihei Ueshiba le cose dovevano essere alquanto differenti ed un tot più complicate (che già non risultano facilissime già così): le cronache spesso ritraggono un Fondatore intento ad esplorare in continuazione nuove tecniche e pratiche, che difficilmente rimanevano stabili per più di qualche settimana.

Un allievo di quel tempo probabilmente veniva stimolato con tutto ed il contrario di tutto nel giro di un brevissimo lasso di tempo... così che non fosse facile proseguire nel proprio cammino per chi non si mostrava dotato come O' Sensei, o di tanta pazienza...

Esistano infatti ben 10 ken tai jo, chiamati "furui", ovvero "antichi", se vogliamo anche "in disuso" nei quali emerge proprio questo DISORDINE in mezzo ad un sacco di principi utili ed importantissimi.

Vi mostrerò in futuro anche questa sequenza più antica, così come a molte delle varianti dei ken tai jo attualmente più praticati... ma vorrei ora rivolgere un pensiero di gratitudine NON solo per chi è riuscito - con un colpo di genio - a creare queste pratiche... ma anche a chi ha speso anni per comprendere il modo migliore di tramandarle e farle superare sane e salve il setaccio del tempo.


Buona pratica sul tatami!


Marco Rubatto