
Non pochissimi...
Quest'oggi è nostro compito delineare meglio il significato di questo termine... poiché è più che mai importante nella pratica dell'Aikido.
Ukemi deriva dalla radice del verbo [受ける] "ukeru", che significa "ricevere" e da [身] "mi", che significa "corpo": letteralmente quindi "il corpo che riceve".

Ukemi è quindi tradotto con "caduta" per brevità, ma significa molto ma molto di più.
Avevamo già scritto un articolo in merito nel 2012, che potrete trovare QUI... ma è il caso di fare un piccolo update, poiché nel frattempo ne sono passate di ukemi sotto i ponti e sopra i tatami da allora!

In ogni caso uke attacca e compie questo atto - o lo dovrebbe fare - con tutt'altra intenzione di cadere: vuole ferirci, far entrare la sua energia nel nostro corpo e non in modo rispettoso, altrimenti non sarebbe un'aggressione la sua.
Lo vuole inoltre fare inoltre mantenendo il suo equilibrio più stabile possibile. Non vuole cadere, né ricevere un ben niente: vuole sconfiggerci!
La nostra azione lo dovrebbe/potrebbe sbilanciare: a questo punto le sensazioni del suo corpo gli indicheranno se per lui è possibile continuare con il suo attacco o se le conseguenze di quest'ultimo lo obbligano a perdere l'equilibrio per non ferirsi.

Eventualmente poi cade, ed a queso punto il suo corpo dovrà cercare il modo più rispettoso di prendere contatto con il tatami... altra UKEMI (2º di uke), conseguente e diversa da quella precedente!
Per tori, d'atro canto come già dicevamo, NON è possibile applicare alcuna forma di azione se NON si è percepito il timing e l'intensità dell'attacco: fare UKEMI (1º di tori), ovvero stare in ascolto con il corpo (e la mente) diventa essenziale pure per lui... e ben prima di quanto non serva all'attaccante!
Solo se il proprio corpo è aperto alla ricezione è possibile agire... ma agire QUANTO?!
Come fa a sapere tori quanta energia mettere nella sua risposta?
Sicuro che ne dovrebbe mettere il meno possibile, poiché dovrebbe utilizzare quella dell'avversario... ma quanto stringere una leva articolare - per esempio - senza che essa danneggi il partner?
Ed ecco nuovamente una UKEMI (2º di tori), grazie alla quale egli applica la leva, ma contemporaneamente il suo corpo è ricettivo alle sensazioni ricevute da quello del compagno: prima di arrivare al danneggiamento dell'articolazione tori saprà fermarsi... e solo grazie al fatto che era in ascolto.
La sensibilità diviene una componente molto importante dell'azione!
Le UKEMI in ogni scambio sono quindi approssimativamente divise in 4 differenti istanti, 2 a carico di chi attacca e 2 di chi riceve l'attacco ed esegue la tecnica.
Si cade quindi, certo... ma il corpo che riceve è qualcosa di molto più profondo di ciò.
Quand'è che risulta difficile farlo?
Quando abbiamo PAURA di farci male, di far male agli altri: la paura CHIUDE la sensibilità, e con meno sensibilità c'è paradossalmente una possibilità maggiore di ferirsi e di ferire.

Il rilassamento è la chiave di tutto ciò: più siamo rialzati, più risultiamo sensibili... l'Aikido risulta quindi la capacità di rimanere rilassati sotto stress.
Comprendete da soli quanto questa disciplina risulti particolarmente attuale nelle vite che viviamo?!
STRESS ovunque, spesso accompagnato con dosi massicce di conflitto (magari non fisico, ma non per questo meno facile da gestire!): più il nostro corpo e la nostra mente sono in grado di rimanere APERTI e ricettivi dinnanzi a questo ambiente aggressivo, più avremo possibilità di rispondere ad esso in modo naturale e costruttivo.
UKEMI non è (solo) una caduta, ma una prospettiva per affrontare le cose più difficili... potremmo dire che è un modo di ESSERE, ancora prima che un modo di fare.

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