lunedì 16 settembre 2019

Come si paga un Dojo

Giusto per attiraci qualche antipatia all'inizio di una nuova stagione di pratica, abbiamo ritenuto importante quest'oggi definire alcune basi in merito al sistema di pagamento più opportuno ad un luogo in cui si pratica Aikido.

Che questo luogo sia una palestra pubblica, privata o un Dojo vero e proprio a volta fa la differenza ed a volte no, e vi spieghiamo il perché.

Talvolta i corsi di Aikido sono offerti da Fitness Club in cui essi rappresentano solo UNA delle scelte del carnet proposto ai "clienti".

In questo caso, le regole di pagamento saranno dettate dal Direttivo della Società Sportiva/Polisportiva ed il Docente del corso di Aikido si dovrà uniformare a ciò, così come fanno gli Istruttori di tutte le altre disciplina presenti.

Fra l'altro di solito i soldi NON passeranno nemmeno per le sue mani, ma i pagamenti saranno operazioni di segreteria, che - appunto - esulano dal suo coinvolgimento.

Saranno fattacci sempre della Segreteria stare dietro ai pagamenti dei membri che frequentano il Centro, e che magari hanno la possibilità di seguire più discipline contemporaneamente.

POI invece c'è il luogo appositamente pensato e creato per fare Aikido, di solito la cui gestione è interamente nelle mai del Sensei o dei Senpai di una Associazione... ed è di questo che ci occuperemo quest'oggi!

Poco importa se il Dojo abbia una sua sede propria, affitta una stanza in un Fitness Club, o usufruisce di uno spazio in una palestra comunale: le dinamiche saranno tutte molto molto simili.

Nel caso in esame, gli allievi saranno normalmente dei Soci di una Associazione Sportiva Dilettantistica, che sono tenuti a pagare 2 tipi differenti di contributo:

- la quota annuale di iscrizione (che può avere validità gennaio-dicembre o di 12 mesi dal momento di iscrizione);

- il contributo associativo, che è quello inerente alla vera e propria frequenza dei corsi.

Quest'ultimo, secondo la legge italiana, è quella quota (non è un prezzo, né un costo!) che serve per garantire che insieme si possa raggiungere lo "scopo sociale", in questo caso ovvero di "fare Aikido": essa comprende l'acquisto delle attrezzature (tatami), il pagamento di affitti ed utenze del locale utilizzato per la pratica, il rimborso spese per il Docente che tiene le lezioni (non è uno stipendio!), le spese di Segreteria, quelle di pubblicità, l'eventuale Commercialista, etc.

Chi porta avanti la baracca quindi,  ha bisogno di assicurarsi quel minimo di entrate che gli garantiscano di farcela a sostenere tutte queste voci di spesa, che dettagliate nel bilancio annuale dell'Associazione.

Pochi sono attualmente in Italia coloro che insegnano per mestiere, ma chiunque insegni ed abbia l'onere di portare avanti un corso di Aikido deve badare anche a tutte queste cose, oltre che al mero svolgimento ordinario delle lezioni.

Ora, ciò che talvolta abbiamo rilevato anche da noi (per fortuna poco) è che ci sono persone che scambiano la frequenza al Dojo con l'iscrizione in un Fitness Club, che ha regole se volgiamo molto più "occidentali"... e quindi vicine al nostro ordinario modo di pensare.

"Vado" = "pago" e "non vado" = "non pago"

Questo in un Dojo non funziona per NULLA, ed ora proveremo insieme a comprendere come mai...

L'iscrizione in un Dojo è molto più simile a quella ad una community nella quale si paga PER FARNE PARTE, in cui si ha la possibilità di frequentare, indipendentemente se poi decidiamo di farlo oppure no.

Quando un allievo inizia a praticare, sa che sta facendo una scelta ben precisa... ovvero inizia a sottoporsi ad una disciplina che non prevede (di suo) alcun tipo di discontinuità di allenamento: la regolarità è anzi uno dei suoi ingredienti più importanti!

Poi ci sono le vacanze di Natale, quelle di Pasqua, quelle estive, i ponti... tutti momenti in cui la struttura potrebbe essere chiusa e quindi gli allenamenti hanno uno stop FORZATO... ma non che ciò sia previsto dal modo tradizionale di allenarsi nelle arti marziali.

In questa "promessa a se stessi" che l'allievo fa, esiste anche una componente che riguarda i propri compagni di percorso: i suoi amici praticanti e l'Insegnante.

Egli promette a se stesso che proverà a dare sempre il massimo... e contestualmente lo promette anche ai propri compagni.

Se una persona decide di prendersi qualche giorno di vacanza, di fare un ponte lungo, o di andare in ferie ad ottobre per pagare di meno in villeggiatura (ed il suo lavoro lo permette) - secondo noi - non dovrebbe essere la frequenza ad un corso di Aikido ad impedirglielo.

Solo che c'è modo e modo di farlo e vanno tenute presenti alcune cose...

SCEGLIENDO di NON frequentare il Dojo per qualche tempo, non è possibile smettere di contribuire al suo sostentamento: la quota pagata infatti serve - come dicevamo - per poterne fare parte, e non SOLO per prendere parte alle lezioni.

Se una persona si allontana temporaneamente dal Dojo, gli affitti, le bollette e le spese di quest'ultimo non svaniscono infatti nel nulla!

Il Dojo sarà ancora li, al proprio ritorno, poiché ci saranno Sensei e compagni che se ne saranno presi cura durante la propria assenza: un Dojo è qualcosa di vivo ed organico, non quindi un locale sul quale è possibile tirare giù le saracinesche quando fa comodo ad ogni suo singolo componente.

Il Sensei era presente sul tatami - come sempre - per fare lezione e dedicarsi ai suoi allievi: possiamo smettere di rimborsarlo per i suoi sforzi perché noi abbiamo UNILATERALMENTE deciso di prenderci 10 giorni di pausa dal mondo?

Pensateci bene: vi sembra una cosa etica?

Poi, quando torniamo, ci fa piacere che il tatami sia pulito, che gli spogliatoi siano in uno stato decoroso, etc: e chi avrà pensato a tutto ciò, mentre noi eravamo via?

Quei balenghi di compagni + Sensei che la pausa non se la sono presa!
("Balengo" è un'espressione dialettale di Hokkaido, che letteralmente tradotta significa "coloro che pensano a mandare avanti la baracca mentre tu ti fai i fatti tuoi").

Quindi abbiamo intenzione di supportare qualcosa che diciamo di amare e che poi ci torna utile in prima persona... o ci teniamo tanto a qualcosa, ma poi "lontano dagli occhi, lontano dal cuore"?!

Diventa facile scordarsi la coerenza, non trovate?

Altro aspetto importante: durante la nostra assenza, i compagni avranno affrontato allenamenti e tematiche che noi ci siamo persi inevitabilmente... quando rimettiamo piede sul tatami però ci farebbe piacere essere eruditi su tutto ciò, vero?

Quindi - per paradosso - chi c'era ora si dovrebbe fermare per re-introdurci e farci mettere in pari con il livello di tutti gli altri: quindi smettere di progredire per permettere a chi era assente di colmare le lacune che lui stesso ha SCELTO di avere (in virtù della propria assenza)!

In giapponese, i presenti... quelli che non si sono presi pause si potrebbero quindi chiamare: "cornuti e mazziati"... e forse anche in italiano!

Quindi, lasciatevelo dire: pagare la quota durante la propria assenza programmata è un ottimo modo per dare supporto a tutto il lavoro e l'INCOMODO che essa causa a terzi, a livello pratico e pure didattico... è una sorta di "scambio" nel quale NON pesare sugli altri diventa un segno di responsabilità di ogni singolo membro di una comunità.

Se l'abbonamento ci scade al 5 di giugno, e noi torniamo al Dojo al 12 giungo (perché siamo andati in crociera)... il rinnovo mensile successivo sarà 5/06-5/07 e non 12/06-12/07!

Ovviamente solo molti i casi in cui tutto ciò può trovare delle eccezioni intelligenti, visto che anche una regola RIGIDA NON fa parte dei principi della nostra disciplina marziale: se uno si fa male e deve sospendere la pratica per 2 mesi, sarebbe sciocco farlo continuare a pagare la quota, analogamente dicasi se un o deve affrontare una lunga trasferta lavorativa... in quanto non si tratta di una SCELTA soggettiva, ma di un BISOGNO piuttosto oggettivo.

Così se uno parla al Docente e gli dice: "Senti io mi devo prendere 15 giorni per stare con la mia famiglia, come posso fare per farlo senza dare noia?"... Magari questa potrebbe essere la volta in cui si arriva ad una forma di mediazione fra i bisogni del singolo e quelli della community...

Ma comprendete come una decisione personale ed univoca del singolo praticante impatta SEMPRE sui suoi compagni e sul Docente?

Peggio ancora quando di essa non si informa poi l'organizzatore delle lezioni!

Far parte di un gruppo di praticanti è qualcosa che di solito fa piacere, perché ci si sente in una sorta di famiglia, in cui ci si accudisce reciprocamente, ci si sente accolti e protetti... MA ciò implica anche un BUON senso di responsabilità personale: poi arrivano le camionate di fatti nostri... Vi sembra normale che esse azzerino tutto il resto, come se tutto questo legame in un momento venisse meno?

Nel nostro Dojo le pulizie le facciamo tutti insieme: ci sono un paio di persone che arrivano da lontano, e per le quali sarebbe un problema fermarsi una mezz'oretta dopo la lezione, perché i chilometri da fare sono davvero tanti prima di poter tornare a casa.

Come hanno fatto queste persone a non "mancare" ai loro "doveri" verso i compagni?

Semplice, hanno avuto la maturità di dire: "Non riusciamo a partecipare alle pulizie perché dobbiamo rientrare a casa, ma per esservi di supporto ogni tanto vi diamo il necessario per acquistare i detersivi che usate nel Dojo, così da sentire che anche noi facciamo la nostra parte nelle pulizie"!

Capire cosa vuole dire senso di responsabilità verso se stessi, verso cosa si fa insieme agli altri e verso questi ultimi?
Ci hanno pensato da soli, nessuno avrebbe detto loro nulla...

É veramente importante NON riempirsi la bocca si filosofie sublimi, se poi la umile pratica dello "stare insieme" non le rispecchia neanche un po'... ma anzi le contraddice: è forse meglio smettere del tutto, ma essere almeno COERENTI.

E proprio in merito a questo, un ultimo - doveroso - inciso: ciascuno dovrebbe essere responsabile delle proprie azioni verso gli altri, se si vuole  che esse risultino rispettose del rapporto che si ha con essi.

Per questa ragione, ha poco senso che un povero cristo di Istruttore, che se va bene tiene la contabilità di domenica, rinunciando al suo tempo libero... debba correre dietro a quelli che si scordano di versare IN ANTICIPO la loro quota associativa!

"Te li volevo dare giovedì scorso, ma poi non ci siamo più visti (per 10 settimane e per responsabilità SUA!)... ed ora non li ho dietro, ma la prossima settimana te li porto sicuro! (atri 3 mesi di assenza poi)"... Quanti di noi si sono sentiti dire frasi simili dagli associati?

Dovremmo escludere costoro dalle lezioni per essere equi con chi invece è sempre puntuale nei suoi pagamenti, ma poi di solito non lo si fa, perché si cerca di pensare al bene pure di costoro... credendo che il loro bene sia appunto ALLENARSI!

Beh, non sempre è così: talvolta è necessario anche far sbattere alle persone in naso contro la propria superficialità, specie se essa ha effetti non positivi anche su altri soggetti, oltre al diretto interessato.

Se non paghiamo un palestra, potremmo addirittura sentirci "furbi"... ad aver trovato il modo di imboscarci ed allenarci gratis: ma se ciò avviene in un Dojo è veramente gravissimo!

E lo diciamo perché ciò è successo in passato: un Dojo a "gestione famigliare" (non il nostro) ha tenuto le porte aperte ad un ragazzo che per 2 anni NON ha pagato le sue quote associative, semplicemente perché nessuno se n'era accorto... e lui badava bene a ricordarlo ai gestori.

Una volta che la malefatta è venuto a galla, il Maestro ha richiesto di rifondere gli arretrati, e di questo ragazzo subito dopo si sono perse definitivamente le tracce.

Ci chiediamo: è questo il modo più roseo per far terminare la pratica di una persona?
Crediamo di no!

Si trattava di un ragazzo molto giovane, nemmeno maggiorenne: forse nella sua immaturità ha realmente creduto di essere il ganzo della situazione... ma è stato solo immaturo e basta, questa è la verità!

Quindi al Dojo NON solo si contribuisce PURE quando non ci siamo, ma non si fa aspettare il gestore nell'incasso delle proprie quote, se intendiamo mettere in pratica quel rispetto che piace tanto nominare agli Aikidoka.

Ci possono essere situazioni in cui pure i soldini fanno fatica ad esserci: se ne parla con chi di dovere e crediamo che una situazione si troverà sempre... molte volte abbiamo consentito la pratica di persone che non potevano permettersi di pagare, ma avevano passione per l'Aikido.

L'importante è PARLARNE e cercare INSIEME una soluzione ai problemi... altrimenti quel "noi" di cui tanto andiamo fieri nella nostra disciplina fa a farsi friggere in un micro-secondo!











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