lunedì 26 febbraio 2018

La speculazione degli "E se qualcuno ti attacca così?"

Le arti marziali sono un'attività che, anche a non volerlo, coinvolge sempre corpo, mente e spirito... e questo perché la mente e lo spirito coesistono con il corpo fisico, a meno di non essere svenuti.

Poi ci sono discipline che ignorano tutto ciò, altre lo cavalcano, altre ancora che ne approfittano per armonizzare al meglio queste parti fra loro, quasi con la "scusa" della pratica stessa.

A NOSTRO MODO DI VEDERE, l'Aikido potrebbe essere fra queste ultime... non perché non sia "marziale", non perché non sia "filosofico"... ma perché possa fare tutto ciò in un solo colpo!

Solo che - nella marea di insegnanti di cui dispone il territorio italiano (ed internazionale) - sono una percentuale piuttosto esigua quelli che si sono un minimo dedicati a comprendere cosa significhi armonizzare queste diverse "componenti dell'essere".

Per armonizzarle bisogna prima averle studiate, a qualche livello comprese nelle loro caratteristiche essenziali... magari in modo inizialmente separato.

Sul corpo è abbastanza facile comprendere quali siano le geometrie e le leve più vantaggiose, basta allenarsi un tot per farne esperienza diretta.

Sulla parte spirituale, per il momento, glissiamo volentieri... perché non è attinente all'argomento trattato in questo Post...

... ma sulla MENTE... beh sulla mente è bene iniziare ad avere qualche info in più, se non vogliamo rimanere fermi al palo con il nostro cammino marziale prima, ed Aikidoistico poi.

Come funziona la mente?

Piuttosto difficile da schematizzare, ma di certo questo "organo" (terminologia impropria) è di frequente mal utilizzato... e quindi è capace di diventare un freno alla nostra evoluzione su un tatami.

Vi sarà capitato di partecipare ad una lezione nella quale un allievo, o - ancora peggio - un insegnante   pone la fatidica domanda: "Cosa faresti se uno ti afferrasse così?"... "E se ti prendesse in quell'altro modo?".

Piuttosto comune come modo di fare... ma quando una frase parte con un "SE", dovrete imparare a prendere molto meno sul serio quanto viene dopo!

La mente vive nella possibilità, nel mondo potenziale: per essa è veramente poco faticoso ipotizzare qualsiasi tipo di scenario... e questo non sembra essere una cosa tanto negativa, di per sé.

La mente è però anche in grado di creare nemici potenziali e di farli percepire come reali: questo invece può creare qualche problematica in più!

Nell'allenamento delle arti marziali - e dell'Aikido nella fattispecie - è normale studiare un certo numero di "scenari" di conflitto, per esempio tutte le prese e gli attacchi codificati... giusto per massimizzare il profitto del tempo trascorso sul tatami: si sono presi alcuni attacchi, se n'è massimizzata l'efficacia... quindi abbiamo iniziato a studiare QUELLE situazioni, prima di altre... altre... alcune situazioni forse non verranno studiate proprio MAI.

Se mai dovesse presentarsi dinnanzi a noi, sappiamo bene che il conflitto NON lo farebbe certo nelle stesse modalità con le quali lo impariamo ad affrontare e superare nel Dojo!

Lo farebbe di certo in modo inedito, imprevedibile ed improvviso.
Ne risulta quindi abbastanza inutile prevedere tutte le situazioni possibili, visto che esse sono infinite!

Ma questo è proprio il punto in cui ci mette lo zampino la nostra mente (o quella del nostro partner/kohai/senpai/maestro) che ci chiede: "E se ti attaccassero in quest'altro modo?"

Alla mente non costa niente farlo, ma per il corpo un prezzo c'è!

E se poi la mente non si ferma, il corpo dovrà provare a dare risposta ad un'altra sua domanda, ad un'altro suo scenario POTENZIALE (mai reale, fra l'altro...quindi è comunque tempo perso)... e poi ad un'altro, un'altro ed un'altro ancora.

La prima volta che non ce la fa, la mente (bacata) di turno dice: "Vedi che sto Aikido non funziona?"... mentre chi non funziona qui è proprio lei.

Avrete assistito on-line a tediosi ed inconcludenti dibattiti sull'efficacia di questa o quella arte marziale, se sia più efficace il Ju Jutsu, l'Aikido, il Karate o il Krav Maga... e bla, bla bla?

Poi c'è quello che posta un video che mostra che il Karateka vince, ed allora cosa vorrebbe significare?!

Che la sua disciplina vince o che IN QUEL CONTESTO particolare LUI vince?

Di sicuro il numero delle variabili inizia ad essere piuttosto alto, ad esempio quando due marzialisti si battono fra loro... il vincitore è realmente il più forte fra i 2, o quel giorno li quello forte aveva lo squaraus e gli era appena morto il pesce rosso... mentre quello che di solito non mette mai insieme nulla di significativo, azzecca 2 colpi di fila... e vince?

È il CONTESTO che fa la risposta, non una qualche forma di teoria mentale!

Quindi quando vi diranno: "E se ti attaccano con la mano girata al contrario, tu cosa faresti?"...

La risposta migliore è sempre: "Aspetto che eventualmente la cosa mi accada, e se per caso mi capitasse, proverò a pormi il problema... pensarci adesso potrebbe essere un tantino inutile".

Continua l'altro: "E se poi dovesse essere troppo tardi?!"

Altra risposta sensata: "In qualche modo bisognerà pure morire, vorrà dire che a sto giro sceglierò quella!"

Gli essere umani sono l'unica razza in grado di proiettare i propri nemici esterni anche dentro di sé (gli altri esseri sanno fare solo il contrario), credendoli però reali anche se reali non sono: capite bene dove più traghettarci una mente non allenata?!

Noi abbiamo partecipato ad un sacco di seminar nei quali altisonanti dan dicono di fronte a centinaia di persone: "Se ti attaccano così..."

E noi pensavamo "Che culo, per ora non mi è mai capitato che mi attaccassero così... ma manco che mi attaccassero proprio, pensa te che stra-mazzo che ho avuto fin qui nella vita!!!".

C'è gente che si convince che il marito/la moglie li tradisce: assoldano un investigatore privato per seguire il partner potenzialmente fedifrago... e se questi torna dopo un periodo di pedinamenti SENZA alcun prova di tradimento effettuato, le menti più malate sarebbero portate a credere: "Non è che non mi tradisce, è che non sono riuscito/a a scoprire quando lo fa... ma sono certo/a che lo faccia!!!"

Ha già deciso di credere solo alle proprie proiezioni mentali, vivendo disconnesso dal piano della realtà.
Non servono prove a chi ragiona in questo modo, poiché riuscirebbero ad eludere qualsiasi segno che discorda con ciò che dice la loro mente (bacata).

Non capita diversamente a quei marzialisti/Aikidoka che passano l'intera esistenza a chiedersi come reagirebbero se venissero sorpresi dietro l'angolo:

- da uno che li attacca con un fendente laterale;

- da uno che li attacca con un fendente laterale mancino;

- da uno che li attacca con un fendente laterale portato con un collo di bottiglia rotto;

- da uno che li attacca con un fendente laterale mancino portato con un collo di bottiglia rotto, in un giorno in cui piove;

- da uno che li attacca con un fendente laterale mancino portato con un collo di bottiglia rotto, in un giorno in cui piove, ma non abbiamo l'ombrello... in compenso hanno ricoverato all'ospedale una lontana zia per diverticolite acuta;

- da uno che li attacca con un fendente laterale mancino portato con un collo di bottiglia rotto, in un giorno in cui piove, non abbiamo l'ombrello... in compenso hanno ricoverato all'ospedale una lontana zia per diverticolite acuta, quindi per questo siamo usciti di casa di corsa, calzando un paio di stivali stretti;

- variante della precedente, con l'aggressione che avviene a stomaco vuoto o di seguito ad una colazione abbondante, fatta al bar dei cinesi che serve i croissant del discount... e gli stivali sono un po' più larghi...

Se si concludono le variabili... si cambia angolo dietro al quale venire aggrediti, quindi il quartiere, quindi la città, la regione, la nazione, il continente... il pianeta sul quale immaginare la potenziale aggressione.
Se si finiscono tutte le possibilità, cambiare galassia!

Pensate voi quante Aiki-pippe mentali di cui può essere capace il marzialista medio, se non è capace di tenere a bada la propria mente!

Così tanto da perdere la vista sulle reali possibilità di viversi serenamente la sua pratica e la sua passione!!!

Qualsiasi casistica provata in Dojo può essere utile e formativa, ma sarà FALSA - lo ripetiamo - in quanto il conflitto è inedito ed improvvisi per definizione di se stesso...

Ne consegue che una didattica che non porti o abitui alla spontaneità di movimento il marzialista, risulta più un danno che altro in un'eventuale ed ipotetica situazione reale di scontro: questa è l'unica CERTEZZA di cui disponiamo!!!

Ai corsi dei bambini, già da anni, non rispondiamo più alle domande che iniziano con "E se...", proprio per abituare i piccoli Samurai a non impantanarsi troppo nei meandri della propria mente.

Ne segue che, fra adulti, maturi e vaccinati... all'ennesimo "E se..." fine a se stesso, l'unica replica sensata sembra essere: "Ma va fan kokyul!"




4 commenti:

Anonimo ha detto...

Il post contiene solo una parte della verità.

Da un lato è corretto dire che un praticante deve concentrarsi sugli insegnamenti del proprio maestro, soprattutto i neofiti. Mi è capitato tante volte di vedere praticanti alle prime armi o praticanti solo di nome (sul tatami dalle 3 alle 4 volte ogni 6 mesi), interrogarsi e trasmettere la loro frustrazione con domande relative alla difesa da calci, ginocchiate, pugili, karateka e mazze chiodate. E’ sempre bene lavorare molto sulle basi e sulla disciplina anziché fantasticare troppo con in testa il film sulla muay thai visto la sera prima. Questo è ancor più vero per chi ancora non si regge troppo bene in piedi.

D’altra parte però, su questo argomento, la maggior parte dei praticanti con esperienza e maestri tengono la testa sotto terra come gli struzzi. Attualmente l’aikido non è in grado di formare individui con un solido sistema marziale. In questo senso l’aikido è rimasto legato a logiche superate, ad uno studio interamente basato sul kata senza un sistema organico dedicato all’applicazione. Questo andava bene in un contesto sociale dove lo scontro era all’ordine del giorno, nelle modalità in cui questo si presentava, e in questo si risolveva l’applicazione. Nella seconda parte del secolo scorso, essendo cambiati i tempi, la maggior parte delle discipline marziali hanno guardato anche verso una dimensione applicativa.

L’aikido non offre uno studio sulla gestione di un combattimento né sulla strategia, tutto è affidato alle capacità personali di interpretazione. In questo senso è un passo indietro rispetto a quasi tutte le altre discipline. Le risposte fornite dagli insegnanti alle domande relative a situazioni di scontro/combattimento sono:
- una volta che avrai appreso bene i principi saprai difenderti;
- puoi benissimo saperti difendere da qualsiasi attacco esercitandoti solo negli attacchi base dell’aikido.

Chi fornisce queste informazioni non ha ben chiaro la dinamica di un combattimento. Spesso perché i maestri di aikido hanno speso la loro esistenze marziale facendo kata e non hanno mai affrontato la sfera del combattimento (inteso come qualcuno che con ogni mezzo prova ad avere la meglio). Difficilmente si avranno molte chance con praticanti esperti che in quest’area hanno speso molto tempo a migliorarsi.
Certamente le possibilità sono infinite, però non è tanto la simulazione di ogni scenario che è importante, quanto imparare e sviluppare la propria affinità in una situazione con stress elevato, dove tutto è molto diverso dalle forme studiate e dove chi abbiamo davanti metterà in gioco tutto se stesso per raggiungere l’obbiettivo.

Ho capito che l’obiettivo del post è incentrato sul primo punto di cui ho parlato, ma allo stesso tempo il secondo punto è ad oggi molto trascurato e, anziché mettersi in gioco per esplorare qualcosa che non si conosce, si preferisce dire agli allievi che interrogarsi su situazione limite è da persone che hanno compreso poco o che sono insicure.

Una soluzione sarebbe lo sviluppo di ciò che oggi è mancante in questa disciplina. Un aggiornamento. Difficilmente si prenderà un direzione del genere in Giappone e non. Questo anche a causa delle radici conservatrici della nazione origine dell’aikido, oltre che la scarsa motivazione e rivoluzionare.

Un’opzione è anche accettare lo studio parziale di un’arte marziale, così come fa chi si interfaccia a discipline come il tai chi, con la consapevolezza però di dove sta andando e senza dire a sé stesso o ai propri allievi che si sta seguendo un percorso marziale al pari di tutte le altre discipline. Se chi pratica il tai chi non ha l’aspettativa di sapersela cavare in una situazione di pericolo, lo stesso non si può dire di chi pratica aikido.

Citando un grande classico: “Una conoscenza parziale è fonte di sciagura”.

Shurendo ha detto...

Ogni Post può contenere solo una parte della verità, saremmo sciocchi se pretendessimo di possederla, contenerla e/o descriverla tutta.

Il commento però è più che apprezzato e ci vede concordi, almeno in parte.
Al momento non abbiamo gli strumenti (tempo e location) per approfondire la discussione, ma ci piacerebbe continuare ad esplorare l'argomento "incompletezza" reale o apparente dell'Aikido. Questo crediamo sia un plus valore in ogni caso.

Anonimo ha detto...

Se il commento è stato di stimolo per scrivere un articolo a tal proposito, non può che farmi piacere :).

A tal proposito mi è venuta in mente la storia di un praticante e maestro di aikido lituano che, a seguito di un’esperienza con un praticante di MMA, sta cercando di integrare l’esperienza di altre discipline e di diversi insegnanti nel suo metodo. Il tutto è registrato su un canale youtube: aikidosiauliai.

La storia di questo ragazzo è molto interessante. Ho iniziato a seguirlo per la passione che riusciva a trasmettere nei suoi video. L’ho trovato d’ispirazione in un momento in cui mi stavo disaffezionando all’aikido. Parlava di un aikido per coltivare la bontà nelle persone e far crescere degli individui consapevoli e più compassionevoli l’un con l’altro. Meglio delle mie parole ci sono i video a testimoniare, ho trovato davvero ammirevole il suo impegno e la sua dedizione.

Recentemente però ha ricevuto una forte delusione a seguito di un incontro amichevole con un praticante di MMA. Ho compreso con la sua frustrazione, l’impotenza e l’incapacità di auto-realizzarsi in quel contesto. Nonostante sia un praticante molto adattabile e intuitivo, la tecnica approssimativa e l’inesperienza totale nel combattimento non sono gli state d’aiuto. Da quel momento ha rivoluzionato la sua pratica, ha dato un taglio netto col passato, e ora è alla ricerca dell’assimilazione di un metodo di applicazione dell’aikido in contesto di difesa/sportivo.

E’ stato molto critico con l’aikido e con tutto ciò che ha praticato sino a quel momento, arrivando ad essere in piena dissonanza con i messaggi lanciati sino a quel momento. Da quanto ha dichiarato, ha rotto con la sua associazione, continuando così il suo percorso in modo indipendente.

Inizialmente sono rimasto dispiaciuto dal suo cambiamento. Mi spiaceva il fatto che si fosse così incartato nell’aspetto marziale, tralasciando ciò che l’aveva contraddistinto ai miei occhi. Al dispiacere si è quindi poi sostituita la consapevolezza che niente è distrutto e che questo è un processo in evoluzione. Ad ogni cambiamento segue un lungo periodo di assestamento dove i pezzi vanno lentamente a posto.

Riflettendoci poi attentamente, avevo compiuto esattamente lo stesso percorso. Avevo trovato il mio limite e avevo cercato di superarlo, compiendo scelte che sino a quel momento non avrei mai compiuto. La differenza tra lui e me è che, mentre io ho cercato ciò che l’aikido non mi ha dato in modo del tutto indipendente e per me stesso, lui lo sta facendo con la collaborazione di altre persone con lo stesso scopo per renderlo accessibile alla comunità.

Il suo lavoro o le sue intenzioni possono piacere o meno. Guardandoli apprestarsi a trovare la soluzione al quesito si potrà notare che non tutto appare coerente con i principi e i fini dell’aikido, però questo resta un primo passo che potrebbe fare la differenza in futuro. Non sarà subito tutto bello o realizzabile in pochi anni. Il fallimento è comunque una possibilità, ma finché si crede in qualcosa, per renderlo possibile, bisogna investire tutto ciò che si ha.

Shurendo ha detto...

Conosciamo molto bene Rokas, è stato per alcuni anni nostro compagno di studi.
Abbiamo ben chiaro il suo intento e per qualche tempo lo abbiamo sostenuto attivamente. Ultimamente di meno per una serie di motivi non così visibili dal solo Web.
In ogni caso, l'arte di farsi delle domande crediamo anche noi sia fondamentale... anche se le risposte tardassero a giungere o non si rivelassero da subito le migliori!