Tranquilli, il titolo di questo post NON vuole essere un'istigazione all'omicidio dell'attuale dinastia Ueshiba... ma piuttosto un'attenta riflessione su una massima non semplicissima dello Zen, che noi abbiamo solo parafrasato in ambito Aikidoistico.
La frase originale dice: "Se incontri per strada un Budda, uccidilo".
Siccome Budda rappresenta lo stereotipo della realizzazione personale ed illuminazione massima alla quale può giungere un uomo, per molto tempo ci siamo mai chiesti per quale motivo qualcuno avrebbe dovuto prendersi la briga di UCCIDERE un così raro esempio di integrità, congruenza ed esempio per il prossimo!
Poi la vita - che uno lo voglia o meno - alcune volte ti spiega le cose con l'esperienza, ed all'improvviso tutto diventa più chiaro...
Budda è stato una persona, ha fatto il suo percorso terreno... ed è molto probabilmente approdato ad una dimensione tutt'altro che banale e consueta dell'essere, tanto da diventare un modello di ispirazione per moltissime generazioni che lo hanno seguito.
Lo è ancora adesso, specie in oriente: lo Zen però si rese subito conto di quanto questo potesse diventare anche un'intrinseco limite alla ricerca persona che fu proprio la caratteristica di quel Gautama Siddhārtha, che nacque in Nepal circa 500 anni prima di Cristo... che venne di seguito poi soprannominato "l'illuminato" o "il risvegliato".
A forza di "ammirare" la fonte pura ed incontrastata dell'insegnamento, il "buddista medio" (questa cosa è scrivibile per ogni corrente di pensiero o costrutto religioso) rischia di leggere tutto ciò che il Budda ha lasciato, le interpretazioni fatte da esimi suoi successori che sulla carta dovrebbero servire ad agevolare la strada del singolo "pellegrino in marcia" sul sentiero di se stesso...
.. sottoporsi a 10.000 precetti, norme e buone pratiche raccomandate dal buddismo che si è nel frattempo secolarizzato, ma - paradossalmente - proprio per questo rischia di non afferrare mail il messaggio principale di ciò che rincorre.
Avere riferimenti esterni NON è ciò che consentì a Gautama Siddhārtha di divenire Budda!
Per questa ragione, il detto di prima può significare: "Prima di metterti ad adulare qualcuno/qualcosa, toglitelo di torno... così da non rimanere intrappolato in quel rassicurante (ma per nulla evolutivo) tentativo di emulazione o venerazione di un ideale, che perciò rimarrà intoccabile e quindi separato da te".
A noi sta capita più o meno la stessa cosa, ma non con l'iconografia di un signore paffuto e sorridente sotto un albero del Bodhi, ma con un vecchietto con la barba bianca, alto due mele o poco più!
Di O' Sensei veneriamo praticamente tutto: le immagini, i filmati, la storia, gli aneddoti... è forse naturale il grande senso di gratitudine nei confronti dell'iniziatore di un movimento che ora si sta espandendo su tutto il pianeta in modo sempre crescente!
Il punto però è quando questo rispetto e questa venerazione giunge all'eccesso: si cerca di fare ciò che lui fece con la speranza di diventare come lui, si cerca di comprendere quale voleva essere il suo messaggio più o meno mistico-esoterico...
Si ravana nei libri, negli aneddoti degli ancora pochi viventi ed attivi che lo frequentarono: si cerca di fare della "dietrologia" insomma, ma solo per NON fare dell'AVANTOLOGIA di noi stessi, forse!
O' Sensei diceva, O' Sensei credeva, O' Sensei faceva...
O' Sensei è MORTO, e tale ha intenzione di rimanerci, se abbiamo compreso come andranno le cose: ha fatto la sua parte, un'importantissima parte... ha giocato un ruolo fondamentale nell'Aikido, ma dobbiamo chiederci chi sono quelli che lo stanno giocando ORA un ruolo altrettanto fondamentale!
Avere ispirazione dal passato è un bene, anzi è un'ottimo strumento da utilizzare per raggiungere i propri scopi, ma dobbiamo ricordarci che questo strumento è talvolta in grado di ritorcersi contro chi lo utilizza...
... e che in ultima analisi gli scopi da raggiungere ora sono i NOSTRI, e non quelli di chi non c'è più.
E se con la nostra condotta "snaturassimo" il messaggio che il Fondatore intendeva lasciare al mondo?
É purtroppo un rischio irrinunciabile e concreto da correre, se vogliamo avere le stesse chance di successo che ebbe lui nel fare ciò che fece.
Del resto - ad accendere il cervello e ragionare - questa cosa di "snaturare" il significato del proprio insegnamento deve essere qualcosa che Sokaku Takeda stesso deve avere pensato di Morihei Ueshiba stesso, vedendogli prendere una piega differente dalla propria!!!
Ne avrà fatto una malattia?
Col senno di poi, chi se ne frega... le cose sono andate così e basta!
Poi toccò a Koichi Tohei, che introdusse presso l'Honbu Dojo gli esercizi sul ki, consapevole che molti non sarebbero riusciti a raggiungere il livello del Fondatore limitandosi a ripetere le sue tecniche ma senza capirci un gran che... e soprattutto senza percepirsi per niente.
Altro fedifrago, che stava snaturando il "vero" senso dell'Aikido: questa tensione lo portò ad abbandonare l'Aikikai ed ad essere considerato fra i reietti... solo che tutti sti torti non doveva averli, visto che il suo movimento è vivo oggi più che mai!
Accadrà forse la stessa cosa anche a noi: ci sono quelli che dicono "Il Fondatore si rigirerà nella tomba nel vedere come l'Aikido adesso sia diventato...
- poco marziale
- poco giapponesizzante
- poco tradizionale
- poco rispettoso
- molto "contaminato" da cose stupide
- denso di politiche inutili
- pieno di etichette formali ma non sostanziali"
Forse si, e forse noi, ma aggiungiamo noi che O' Sensei si rigirerebbe una volta in più nella tomba nel costatare quanto tutti questi novelli giudici delle azioni del prossimo potrebbero metterci del loro in questa disciplina e scelgono di non farlo per fare i finti paladini di qualcosa che non esiste più!
La critica è comoda, l'azione espone a rischi e fallimenti: abbiamo mai pensato quanto ad O' Sensei farebbe piacere che anche noi facessimo i nostri?!
Se vogliamo veramente bene alla causa, dobbiamo farla nostra...
... se la facciamo nostra, per qualcuno la staremo tradendo, perché egli avrebbe fatto diversamente...
... chi mette tutti d'accordo unisce, ma poco più tardi finisce per bloccare l'evoluzione: forse che sia questo il motivo per il quale nessuno sta sulla terra che per un tempo molto limitato?
Chi fa di testa sua sbaglia, ma evolve e col tempo può crescere e diventare qualcuno che fa la differenza.
Chi scegliamo di essere: sedentari incensatori ipercritici di ciò che non c'è più o pionieri di cosa ci potrebbe essere domani, decidendo di vivere sul serio l'oggi?
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