lunedì 15 marzo 2021

Nagare gaeshi ni hon: come muovere il jo con fluidità

Eccoci giunti all'ultima tappa del viaggio di esplorazione dei suburi di jo: esaminiamo quest'oggi la serie più corta di tutte, composta da soli 2 esercizi e chiamata "nagare gaeshi ni hon".

Abbiamo già preso familiarità con il fatto che ciascuna serie è stata coniata per farci impratichire su un aspetto specifico, nella fattispecie (lo ripetiamo per i distratti):

- tsuki go hon = serie di 5 colpi di punta;

- uchikomi go hon = serie di 5 fendenti

- katate san bon = serie di 3 esercizi che vengono eseguiti principalmente con una sola mano;

- hasso gaeshi go hon = serie di 5 parate che permettono una risposta sequenziale veloce...

E i "nagare gaeshi" a cosa servono"?

La traduzione di questi termini è "risposte fluide", quindi la loro utilità è proprio quella di raccordare alcuni insiemi di movimenti in modo fluido, armonico: fino a questo punto, infatti, ci siamo dati da fare per esplorare alcune possibilità di movimento, di cambio di guardia, di modalità di attacco e parata... ma senza fare menzione della necessità o meno di eseguire questi esercizi con una certa fluidità.

Nella base viene solitamente raccomandato di andare piano ed eseguire forme precise, quindi di per sé eseguire i suburi da 1 a 18 con calma e sottolineando bene ogni passaggio può essere considerata quasi una delle virtù della loro pratica, anche se i movimenti risultano un po' da robottini, un po' spigolosi cioè.

Ora con l'ultima serie ci viene chiesto di cambiare anche questa prospettiva e di eseguire movimenti in entrambe le direzioni in modo essenzialmente più fluido e continuo, tanto che questa continuità diventa proprio il focus maggiore di questi esercizi.

Vediamoli quindi uno per uno nei soliti tutorial video dedicati.

Suburi nº 19: hidari nagare gaeshi uchi - "risposta fluida a sinistra con un fendente"


L'esercizio parte esattamente con il suburi nº 6, ovvero shomen uchikomi, già esaminato insieme a suo tempo... al quale però si innesta una rotazione che fa cambiare di 180º direzione al praticante e gli consente di attaccare con un ulteriore fendente nella direzione opposta alla prima.

NB: il suburi contiene il termine "hidari" (sinistra), poiché questa rotazione avviene verso la propria sinistra (ovvero in senso antiorario se vista da una telecamera idealmente posta sopra la testa del praticante).

Durante questa rotazione completa il movimento del jo funge da possibile scudo contro un attacco che giunge alle proprie spalle: è questa la particolarità di questo modo di maneggiare l'arma.


Suburi nº 20: migi nagare gaeshi tsuki - "risposta fluida a destra con un colpo di punta"


L'esercizio parte esattamente con un movimento identico alla prima parte del suburi nº 10,
ovvero gyaku yokomen ushiro tsuki, anch'esso già esaminato insieme a suo tempo... ma prosegue con una rotazione di 180º che consente al praticante di portare un colpo di punta nella direzione opposta alla prima.

NB: il suburi contiene il termine "migi" (destra), poiché questa rotazione avviene verso la propria destra (ovvero in senso orario se vista da una telecamera idealmente posta sopra la testa del praticante).

Anche in questo caso, durante questa rotazione completa il movimento del jo funge da possibile scudo contro un attacco che giunge alle proprie spalle: è questa la particolarità di questo modo di maneggiare l'arma.

Vediamo ora nel complesso questa breve serie prima di trarre alcune considerazioni insieme...


Una delle cose che ci auguriamo possa essere saltata all'occhio dei praticanti è che questi due esercizi richiedono una certa capacità di riprodurre degli schemi motori specifici, perciò anche nel tutorial essi sono stati mostrati PRIMA di presentare i corrispondenti movimenti fluidi.

Un po' come dire che prima di scrivere fluidamente in corsivo, di solito, si impara a scrivere in stampatello... anche se esso risulta più spigoloso ed impersonale: essendo tuttavia il fine ultimo di questa serie propizio la fluidità, ci pare molto importante che alla fluidità ci si possa arrivare, in qualche modo.

Spesso invece accade che nella metodicità di fare "sempre piano e bene" nell'Iwama Ryu pure questi due ultimi esercizi vengano insegnati quasi SOLO nella loro forma spigolosa, "pinocchietta" e perciò ben poco fluida: NO... questi VANNO FATTI FLUIDI a qualsiasi livello, poiché l'esercitare la fluidità è il loro scopo d'origine.

Ovvio che uno yudansha
(dalla cintura nera in su) li farà belli, FLUIDI, veloci e potenti, un mudansha (principiante) li eseguirà male, FLUIDI ed imprecisi... ma sempre FLUIDI andranno eseguiti!

Secondo aspetto: questa volta più una curiosità legata ad uno studio che abbiamo fatto noi al Dojo...

Ci siamo ovviamente chiesti più e più volte COME MAI Saito Sensei abbia codificato il buki waza (le tecniche con le armi) in questo modo e non in un altro: vedeva fare delle cose ad O' Sensei e il suo meritevole lavoro è stata una sorta di "catalogazione" del bagaglio tecnico che veniva allenato ogni giorno in Iwama.

Non dimentichiamoci infatti che suburi di ken, di jo e kata sono cosiddetti "Kaiso jikiden", ovvero "trasmessi direttamente dal Fondatore a Morihiro Saito Shihan... ma NON trasmessi nel senso che Morihei Ueshiba si fosse messo li a dire quale fosse e come si chiamasse l'esercizio nº12 o perché un movimento fosse fatto in un certo modo.

Non è nella cultura giapponese un simile atteggiamento: al solito i nomi sono giunti DOPO... al limite Saito Shihan si è limitato a far approvare al suo Maestro gli esercizi che egli riteneva più caratteristici del lavoro con la spada e con il bastone che vedeva eseguire a questi.
A nonno Morihei pare evidente che importasse ben poco delle codifiche!

Quindi si sono scelti CERTI movimenti e non ALTRI poiché essi rappresentavano - in qualche modo - l'essenza del lavoro: ovvio quindi che la scelta non crediamo sia ricaduta su movimenti a caso o in ordine qualsiasi.
Però questo lavoro ci deve avere messo un attimo ad essere reso sistemico ed organizzato.

Perché diciamo questo?

Perché da tutte altre fonti (extra-Aikido) sappiamo bene che le cose essenziali di questo universo tendono a stare su precise leggi matematiche: una fra tutte la legge dell'operatore hermitiano lineare, la cui espressioni più semplice è:

Y = 3X + 1

X = 1
Y = 4 abbiamo, ad esempio, il numero delle dimensioni delle realtà (3 spaziali + 1 temporale), dei punti cardinali;

X = 2
Y = 7
ovvero il numero delle note musicali, dei giorni della settimana, dei colori dell'arcobaleno,  dei metalli simbolici del percorso di trasmutazione alchemica, dei chakra principali... dei 7 nani... e dei SUBURI DI KEN...

X = 3
Y = 10 cioè il sistema di numerazione esadecimale, e i KUMI JO...

X = 4
Y = 13 numero che in alcuni parti del mondo indica fortuna, in altre malasorte... ma che corrisponde pure ad uno dei 2 kata di jo dell'Aikido, 13 NO JO KATA appunto;

X = 5
Y = 16 troviamo il programma tecnico di base più diffuso nella maggioranza delle scuole di Aikido (ikkyo, nikyo, sankyo, yonkyo, gokyo, kotegaeshi, shiho nage, irimi nage, kaiten nage, juji nage, tenchi nage, koshi nage, kokyu nage, tanken dori, tachi dori, jo dori);

E così via fino a

X = 10
Y = 31 ovvero il numero dei movimenti dell'altro kata universalmente studiato con il jo, 31 NO JO KATA

Però di 20 - ovvero del numero dei suburi di jo - non vi è traccia in questa sequenza!
Il gioco ci ha funzionato un bel po' fino ad ora... ma ora sembra fare le sue ingombranti eccezioni..

Spunta però un filmato, datato 1964 che abbiamo già osservato insieme in passato... che al minuto 7:22 mostra una cosa alquanto strana: si vede Morihiro Saito Sensei nel giardino antistante il Dojo di Iwama eseguire alcuni proto-movimenti di jo che sarebbero poi venuti a formare i suburi ed i kata come li conosciamo noi oggi (per approfondire guarda anche QUI).

O' Sensei
era vivo e vegeto, in piena attività... e facilmente a poche decine di metri rispetto a dove questo filmato venne girato da Robert Nadeau Sensei!

BENE: si vede una sequenza nella quale gli ultimi 2 suburi vengono eseguiti l'uno di seguito all'altro; questa pratica era qualcosa che è rimasta come eco nella storia della disciplina... in diversi seminar di Aikido ci ricordiamo di aver praticato questi due esercizi in sequenza, senza cioè soluzione di continuità fra loro. E questa è una cosa che è successa SOLO con questi 2 suburi, non con altri.




E quindi?

E quindi se li contiamo come un unico esercizio il numero totale dei suburi scendono a 19, ovvero proprio il numero che si ottiene per...

X = 6
Y = 19!

Toh, ma guarda un po'!? I conti in questo modo ci tornerebbero... Che inizialmente fossero stati pensati in un unico movimento/suburi, che poi è risultato troppo complesso da trasmettere e quindi scisso in 2 sotto esercizi a favore di chi li avrebbe dovuti apprendere?

Non lo sapremo forse mai... ma ci suona bene che sia stata l'essenzialità archetipica a guidare Saito Sensei nello scegliere cosa fosse veramente essenziale congelare nella forma e cosa no...

Ovviamente l'archetipia è SOLO un'ipotesi di lavoro
: non è infatti detto che sia stata determinate nel lavoro di codifica dell'Aikido... certo però che "Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova".

Detto questo... la cosa più importante è impratichirsi di questi (20) esercizi di base con il jo per poter incominciare a dedicarsi a pratiche di coppia più complesse (e pure forse più divertenti?): ma questo lavoro va fatto perché genera una base solida che poi sosterrà un lavoro molto più sottile basato sulla percezione e sul timing di un duello.

Allora forza: tutti a studiare i suburi di jo... questa è la RETTA VIA!





Nessun commento: