Si tratta di una delle pratiche più lunghe esistenti nella pratica solitaria con il jo, insegnato ovunque nel mondo da Morihiro Saito Sensei, che li apprese dal suo Maestro, Morihei Ueshiba.
Questa come altre pratiche di buki waza sono infatti "Kaiso Jikiden", ovvero "direttamente trasmesse dal Fondatore", in questo caso a Morihiro Saito Shihan.
Vediamolo nel dettaglio grazie a questo video:
La forma viene analizzata - nelle varie prospettive - a partire da un sistema di riferimento fisso (la croce chiara sul tatami), così da mettere in evidenza gli spostamenti relativi in ogni passaggio.
Trattandosi di una "forma" di tipo tradizionale, viene conferita parecchia importanza al fatto di iniziarla e concluderla all'incirca nello stesso punto... e questo vedremo che ha comportato addirittura alcune modifiche alla lettura di alcuni movimenti della forma.
Nel kata esistono movimenti di entrata, che di solito corrispondono ad attacchi (colpi di punta, fendenti o spazzate al ginocchio), altri nei quali il corpo arretra... cosa che avviene nelle parate ed ai movimenti di preparazione e di transizione.
Dal minuto 3:30 il video tratta della modalità di respirazione a seconda che il corpo si predisponga ad avanzare (ed espirare) o ad arretrare (ed inspirare): questo è un aspetto che di solito è ben poco curato e trattato, perciò abbiamo voluto sottolinearlo a dovere.Ora veniamo ai movimenti veri e propri:
1 - Kaeshi tsuki, mae tsugi ashi spostandosi sulla sinistra
2 - Jodan barai, ushiro tsugi ashi naname
3 - Kaeshi tsuki, mae tsugi ashi spostandosi sulla sinistra
4 - Jodan barai, ushiro tsugi ashi naname
5 - Yokomen uchi, passo in avanti con la gamba destra
6 - Yokomen uchi, passo in avanti con la gamba sinistra
7 - Cambio di direzione di 180º, yokomen uchi sul posto
8 - Yokomen uchi, passo in avanti con la gamba sinistra
9 - Ushiro barai, tenkan sul piede sinistro
10 - Bloccaggio del jo “del partner ombra” in posizione jodan, il piede destro si affianca al sinistro.11 - Gyaku yokomen, passo con in avanti con la gamba sinistra
12 - Ushiro tsugi ashi, tsuki no kamae
13 - Choku tsuki, mae tsugi ashi spostandosi sulla sinistra
14 - Jodan barai, ushiro tsugi ashi naname
15 - Yokomen uchi, passo in avanti con la gamba destra
16 - “Infoderare” il jo sul fianco sinistro, ushiro tsugi ashi
17 - Gedan gaeshi, passo in avanti con la gamba sinistra
18 - Chudan barai tornando in tsuki no kamae, ushiro tsugi ashi19 - Gedan tsuki, sul posto senza muovere i piedi
20 - Gyaku yokomen gedan (hiza giri), hayai gaeshi sul posto inginocchiandosi
21 - “Infoderare” il jo sul fianco sinistro, sul posto
22 - Jodan tsuki, passo in avanti con la gamba sinistra
23 - Chudan barai tornando in tsuki no kamae, ushiro tsugi ashi
24 - Choku tsuki, mae tsugi ashi
25 - Choku tsuki, mae tsugi ashi26 - “Infoderare” il jo sul fianco destro, ushiro tsugi ashi
27 - Gedan gaeshi, passo indietro con la gamba destra
28 - Jodan tsuki, mae tsugi ashi
29 - Tsuki no kamae, ushiro tsugi ashi
30 - Choku tsuki, mae tsugi ashi
31 - Gyaku yokomen, passo in avanti con la gamba sinistra
Così la descrizione dice poco a chi non conosce già questa pratica, ma il video può venire in aiuto anche in questo caso (i numeri sono riportati a fianco di ciascun movimento).
Se analizziamo la sequenza, scopriremo che esistono numerosi pattern che si ripetono durante la forma completa:1, 3 sono kaeshi tsuki;
2, 4, 14 sono parate alte, identiche;
5, 7, 15, 20 sono yokomenuchi a destra;
6, 8, 11, 31 sono yokomenuchi a sinistra;
12, 18, 23, 29 sono posizioni di tsuki no kamae hidari;
13, 19, 24, 25, 30 sono tsuki (chudan o gedan), portati da hidari no kame;
16, 21, 26 sono "infoderamenti" del jo che servono a fare una spazzata bassa;
17, 27 sono gedan gaeshi (risposte basse);
22, 28 sono jodan tsuki, portati da hidari no kamae;
Come si vede, i momenti di "attacco" in questo kata sono numericamente maggiori rispetto a quelli di parata o transizione: di solito quando si attacca - abbiamo visto - si AVANZA... quindi se i movimenti di entrata sono maggiori di quelli di arretramento, non è possibile finire nello stesso punto nel quale si è iniziato: dovremmo finire infatti più avanti, in quanto la somma dei movimenti di avanzata è maggiore di quella di arretramento.
Questo tuttavia non avviene, grazia ad ad escamotage che addomesticano alcuni movimenti... che infatti cambiano quando invece c'è un partner fisico con il quale "combattere".
Ricordiamoci infatti, che ogni kata è un vero e proprio combattimento contro un "avversario ombra", impegnato a fare un "contro-kata", ovvero una forma che risulta complementare a quella visibile... ed anche 31 no jo kata non fa eccezione a questa regola.Esiste ovviamente anche la versione da eseguire in coppia, che vi riportiamo nel video seguente.
Come noterete, il movimento 10 differisce parecchio nel kata rispetto alla sua applicazione, così come il movimento 27, che addirittura si inverte: essendo un attacco al ginocchio di uchijo, nell'applicazione richiede di avanzare, mentre nel kata viene fatta arretrando... ed aiutando a far tornare i conti che altrimenti non ci consentirebbero di iniziare e finire nello stesso punto.
Questo è solo un esempio delle differenze che esistono fra la versione "pratica solitaria" rispetto a quella di coppia... tuttavia il kata è un ottimo strumento per studiare l'interazione con se stessi, attraverso il movimento di un oggetto che deve diventare da ESTRANEO, ad una vera e propria estensione di sé.
In ultimo nel video abbiamo cercato anche di mostrare una pratica applicativa del kata (dal minuto 4.36 in poi) , ovvero nelle quale viene massimizzata la velocità e l'esplosività dei movimenti, anziché - come si fa di solito - la loro pulizia e precisione: questo insegna un altro spetto piuttosto importante...
Nello studio di un kata ad ogni movimenti viene inizialmente data una pari importanza e tempo: se facciamo 31 movimenti, ciascuno di essi occuperà più o meno lo stesso tempo ad essere appreso e replicato... come quando diciamo una poesia in seconda elementare.
Poi però si cresce e la poesia diventa bella solo se può essere interpretata in modo personale, non solo scimmiottata!Quando ciò accade nel kata, si vede che non tutti i movimenti sono ugualmente importanti ed hanno la stessa "metrica musicale": alcuni si contraggono di più, altri meno... alcuni rimangono del tutto evidenti e grandi, altri restano appena abbozzati, cosa che fa la differenza fra la DIDATTICA (ovvero quando il kata deve essere insegna/imparato a/da terzi) e la PRATICA (cioè quando uno semplicemente lo ripete in modo individuale, perché lo vuole conoscere meglio ed approfondire in ogni suo dettaglio).
La velocità fa PERDERE la forma e quindi prima di accelerare è bene conoscere il kata in una buon livello di dettaglio, ma la semplice ripetizione lenta - esclusivamente lenta e precisa - non permette alla forma di dischiudere il suo senso più profondo... quindi è bene di tanto in tanto lanciarsi in un'esecuzione più interpretativa, più libera... per poi tornare ad una forma di base più chiara e precisa: questa oscillazione fra FORMA e INTERPRETAZIONE della stessa è quello che consente di evolvere grazie ad un kata... che di per sé rimane sempre lo stesso.
Siamo infatti NOI a cambiare nei suoi confronti.
Per quanto concerne 31 no jo kata, dobbiamo poi anche aggiungere che da diverse fonti storiche non sembra che sia stata una delle priorità di Morihei Ueshiba insegnare forme precise proprio a nessuno: lui le utilizzava per studiare, per crescere... e le cambiava quando pensava che altre forme lo avrebbero fatto crescere diversamente o di più.Quelli che erano presenti tentavano di copiare il Maestro... cercando di carpirne gli insegnamenti attraverso la pratica... ma spesso si trovano addirittura confusi da essa, proprio in quanto cambiava sempre.
Così è stato anche per questo kata, che è passato da essere di 28 movimenti, poi di 29, poi di 32... poi di 31, e così via.
Il kata che studiamo oggi quindi è SOLO l'ultima cristallizzazione dei movimenti che O' Sensei utilizzava nell'ultima part della sua vita, ma non è un prodotto finito immutabile. Lo teniamo fisso solo perchè esistono un sacco di cose che questa "fissità" ci consente... ma non perché sia sempre stato con questa forma sin dall'inizio.
A riprova di ciò, vi mostriamo una versione precedente dello stesso kata, praticata nel 1964 da Morihiro Saito Sensei ad Iwama, ovvero mentre il Fondatore era ancora in piena attività... e stava evidentemente facendo ancora modifiche su questa forma.Nel video seguente noterete che la forma era costituita da 32 movimenti, non da 31...
Vi abbiamo anche riservato una sezione che sottolinea proprio le differenze tecniche fra la forma odierna di 31 movimenti e questo "proto-kata" che era costituito appunto da 32.
È solo una rivisitazione storica... ma che ci permette di fare qualche riflessione importante:
- tenere fisso un kata ha senso per l'Aikidoka che si allena 3 ore a settimana, e che in quelle 3 ore deve fare un po' tutto... non per chi si allenava (e si allena) diverse ore al giorno come O' Sensei;
- la forma fissa consente a noi di cambiare, operato questo cambiamento, si trova una nuova forma che possa dischiudere nuovi principi da apprendere; il fatto che oggi l'ingaggio nell'Aikido sia mediamente rado e piuttosto instabile fa si che raramente si compia la prima fase e che quindi ci si muova (di diritto) nella seconda;
- prendere un kata per qualcosa di fisso è assoluto e qualcosa di paradossale, poiché è al contempo sia corretto che un elemento che può indurre ad inutili forme di rigidità... mentali, oltre che fisiche;
- un kata è un metodo, un percorso di auto-conoscenza... che deve necessariamente trovare nella sua ripetizione un valore aggiunto, non un mero ripasso mnemonico; a distanza di anni se la propria percezione di un kata non cambia, ci siamo arenati in una pratica troppo passiva rispetto ad esso.
Per oggi ci fermiamo qui: di carne al fuoco ce n'è già parecchia... ora manca approfondire le nozioni che abbiamo dato nella pratica QUOTIDIANA di ciascuno.Ed ora che abbiamo fatto 30... non ci rimane che fare i 31!
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