lunedì 28 settembre 2020

Quanto e perché pagare l'Aikido?


Quest'oggi schiacciamo un palla che ci ha alzato l'amico e collega Maestro Fabio Ramazzin, che nel suo ultimo video, ha spiegato nel dettaglio le motivazioni che lo hanno spinto a proporre lezioni on-line a PAGAMENTO.

E per chi se lo fosse perso, eccolo qua!


Fabio Sensei tocca nel suo discorso alcuni argomenti molto importanti per tutta la nostra Community, e quest'oggi ci sembra importante discuterne insieme ben al di là delle lezioni on-line a pagamento: si tratta di comprendere come mai - generalmente parlando - gli Aikidoka hanno un rapporto così difficoltoso e spesso pure malato con i SOLDI.

E perché affermiamo questo?!

Lo facciamo poiché ci sono numerosissimi campi del vissuto di chiunque nei quali il rapporto con il danaro viene vissuto con naturalezza come viatico di scambio di beni e servizi;

certo nel mondo dell'arte non è sempre banale dare un valore economico congruo ad un'opera o ad una prestazione artistica, poiché la correlazione potrebbe essere un po' soggettiva... tuttavia un commercialista che tiene la nostra contabilità e comunica con noi (anche) tramite Web, o ad uno psicologo che si presta ad una seduta su Zoom durante il lockdown non verrebbe in mente di dover giustificare le ragioni per le quali ci chiede di onorare la sua parcella.

Perché dunque un Insegnante professionista di Aikido che promuove un interessante progetto deve farlo, e deve pure accettare di sentirsi accusare di "svendere" la disciplina che insegna?

Perché si vuole fare pagare?
Vi sembra un rapporto sano con il danaro quello di chi è disposto a spenderne per andare al supermercato, per andare a divertirsi, ma NON per imparare seriamente una disciplina?

A noi NO, per nulla.

Come giustamente fa notare Fabio Sensei nel video, chi è un professionista ha QUELLA come fonte di reddito... il che significa "no money, no food... no life"... quindi è ovvio che ce ne sia un bisogno non marginale, ma da qui a pensare che chi richiede soldi in cambio dei propri servizi lo faccia SOLO per lucrare il gap è proprio grosso... e soprattutto segnale che qualcosa nel rapporto con danaro non funziona.

Sicuri che un medico faccia il medico SOLO per farsi pagare la sua prestazione?
Ci saranno pure medici particolarmente materialisti, ma forse la stragrande maggioranza di coloro che praticano questa professione lo fanno per dare il loro valore aggiunto agli altri tramite ciò che amano e sono competenti nel fare... e non solo per guadagnare ed arricchirsi. Ci avete mai pensato?

Potremmo dire la stessa cosa praticamente per ogni ordine professionale: il fatto che in Aikido non ci sia (ancora) una categoria che ha un suo sindacato non significa che la dinamica sia quindi differente (in realtà stanno iniziando a nascere albi che certificano la propria preparazione, ve ne avevamo parlato l'anno scorso QUI).

In realtà forse il problema nasce dal fatto che in Italia non siamo ancora molto abituati a dei Sensei professionisti, ovvero a persone che hanno scelto di dedicare tutta la loro quotidianità all'apprendimento e divulgazione della disciplina; all'estero questa cosa è forse già più comune e consolidata.

E se il fatto di "pagare" per una "prestazione Aikidoistica" fa storcere il naso ai puristi della via dello spirito... esaminiamo insieme cosa "costa" ad un professionista fare la vita che fa.

Facciamo i conti in tasca a Marco, che a sua volta è messo in una condizione parecchio simile: formazioni continue (come allievo), almeno un paio di volte all'anno all'estero ed un paio in Italia ogni anno (per una media di 4-6 seminar/corsi di formazione che lui fa per tenersi aggiornato e continuare a crescere), con conseguenti costi di trasferta (viaggio, vitto ed alloggio), il mantenimento di una struttura privata nella quale fare vivere il proprio Dojo (indicativamente da 700,00 a 1500,00 € al mese tra affitto e spese di vario tipo)... queste le spese principali, accanto a quelle di un commercialista dedicato, un grafico ed ai vari contratti con ditta che manutiene caldaia, estintori, etc.

Facendo i conti della serva, sono intorno ai 18.000,00 € all'anno che SPENDE (non guadagna!) ogni anno per fare quello che fa, per fornire la qualità che fornisce, per garantire un luogo di pratica che non abbisogna di essere richiesto ad una palestra scolastica o che non debba essere condiviso con i tizi della Zumba e del Rugby.

Ora: immaginando che nessuno campi di aria... Marco, Fabio, o chiunque abbia scelto di dedicarsi completamente all'Aikido, sono in grado di fornire il "servizio" che offrono ai propri studenti SPENDENDO "solo" circa 15.000 - 20.000 € all'anno (poi c'è quello che costerebbero, cibo, vestiti, riscaldamento dell'abitazione, mutuo... ma noi siamo buoni e non li includiamo).

Filantropi e/o nipoti di Bruce Wayne? NO, purtroppo per loro, almeno che ci risulti.

Questa gente - che come ricorda giustamente Fabio Sensei nel video, se avesse voluto diventare ricca forse avrebbe fatto altro nella vita - però è in grado di fornire una formazione che non si trova esattamente ad ogni angolo di tatami: porta qui del "know how" che a proprie spese impara fuori mano e lo offre al prossimo. È necessario giustificarsi per questo?

Offre un servizio che non è esclusivamente legato alla tecnica che si può studiare insieme sul tatami, ma che richiede di passare ore in appuntamento (di presenza o al telefono) con i propri allievi, per garantire loro assistenza anche e soprattutto al di fuori del tatami (molti di essi sono già infatti docenti a propria volta e si arenano in un mare di problemi organizzativi da risolvere). È necessario giustificarsi per questo?

La rete che creano queste persone è in grado di offrire occasioni di pratica e formazione continue, sia tematiche che riservate ad ogni età e livello dei praticanti (bambini, ragazzi adulti... sia principianti, che avanzati). È necessario giustificarsi per questo?

NON ci sembra proprio.

C'è chi ama praticare Aikido nella palestra di una Scuola, un paio di volte alla settimana, mettendo e rimuovendo il tatami ogni volta, con un docente che fa questo come hobby... e questo va più che bene...

... e c'è chi vuole potersi allenare ogni giorno, in una struttura dedicata, con un docente che fa questo dalla mattina alla sera... e pure questo va più che bene.

Come però si può pensare che questi servizi abbiano lo stesso prezzo???

Il primo caso è per chi ama la filosofia della disciplina e quindi non la mercifica... mentre il secondo è per chi è senza scrupoli ed insozza l'Aikido con il vile danaro per arricchirsi alla spalle degli allievi?

Ma in quale mondo si può avere un dubbio simile, se non in quello di chi ha - lui stesso - grossi problemi nel rapporto con il danaro?

Noi crediamo ci sia posto per tutti, ma che se qualcosa costa poco di solito una ragione c'è: non vogliamo dichiarare che il binomio "costo alto = qualità alta" sia sempre reale... in quanto talvolta non è così e si può trovare anche qualità ad un buon COMPROMESSO con il suo prezzo.

Dopodiché non vi fa strano che in giro ci siano "seminar gratuiti" di Aikido?
Di solito - nel mondo del marketing - si dice che "quando una cosa è gratis... allora la merce sei tu".

Il danaro è una forma di energia, che come tale può scorrere o bloccarsi ed accumularsi: in Aikido impariamo a "far scorrere"... quindi l'accumulo è - già di per sé - contro i principi della disciplina che pratichiamo.

Ma questo, come abbiamo visto conti alla mano, non è nemmeno questo caso: si tratta di dare un valore congruo (anche economicamente parlando) alle cose ed agli scambi che possiamo fare con gli altri.

Possibile che il nostro piccolo mondo sia ancora così povero interiormente da allinearsi al minimo sindacale e fare la guerra ai pochi coraggiosi che cercano - a loro spese - di alzare l'asticella?

La prossima volta che consultate un medico in gamba, dal quale magari ci si reca per avere un responso su un problema importante si salute... al momento di pagare la parcella, fategli presente che sta disonorando la memoria e la sacra filosofia di Ippocrate, e poi vediamo cosa accade!

Solo report video, grazie.



lunedì 21 settembre 2020

Aikido, Covid e le responsabilità che maturano

Siamo a poche settimane dalla ripresa delle attività (noi fortunati già da 3, ma più di qualcuno è sul tatami solo da pochi giorni): sulla pratica sportiva in ottemperanza delle linee-guida che la Federazione e gli ESP hanno emanato si è detto e si sta dicendo di tutto.

Ovvio che ci sentiamo limitati in alcune azioni che vorremmo far (rilevare bla temperatura, prendere le presenze, richiedere autocertificazioni...), ma occorrerebbe sempre pensare alle difficoltà che deve avere un legislatore nel coniare poche linee guida che si adattino al meglio ad una pluralità di situazione delle quali è IMPOSSIBILE tenere contemporaneamente conto.

Ovvio che qualcosa funzionerà, e qualcosa lo farà di meno... e non è colpa di nessuno: le cose stanno così e cerchiamo di utilizzarle/viverle al meglio.

Vogliamo parlare oggi però di alcuni insperati impatti positivi che stanno emergendo dall'ottemperanza delle famose linee-guida di cui sopra...


Eh si, perché non ci sarebbe mai venuto in mente le dinamiche del Covid-19 potessero regalarci anche upgrade desideratissimi nella nostra disciplina!!!

Il primo ed importantissimo punto è... LA PULIZIA.

Covid o non Covid, i nostri tatami non sono mai stati così puliti come lo sono ora... ma il punto è che per decenni sono stati proprio ZOZZI e basta!

Per circa 15 anni, noi stessi ci allenavamo presso la palestra di una Scuola pubblica, piazzando e rimuovendo i tatami ad ogni lezione (120 mq): li lavavamo tutti UNA volta all'anno, di solito prima dell'evento più importante che veniva organizzato in ogni stagione di pratica.

UNA volta all'anno!

Magari eravamo semplicemente zozzi noi e basta, ma sappiamo di non essere stati poi così tanto in cattiva compagnia: le aree di pratica erano (e spesso sono ancora) parecchio trascurate in quanto igiene.


Da 4 anni a questa parte abbiamo un Dojo ed il tatami viene lavato ogni qualvolta viene utilizzato (da 1 a 4 volte al giorno, quindi); ora il Covid-19 impone a tutti di igienizzarlo a seguito di ogni utilizzo: non sappiamo se questo ci impedirà di prendere il tanto temuto virus, però magari evitiamo l'ebola e la peste bubbonica!

Noi poi abbiamo fatto una furbata (bastardata?) ulteriore: da quando abbiamo aperto è stata introdotta la pulizia del tatami anche nei corsi bambini e ragazzi... ovviamente tutta fatta hand-made da LORO!

Nuovamente, non sappiamo se ciò ci proteggerà dal Covid-19, però è qualcosa che sentivamo da anni che mancava nei corsi junior... per la responsabilità che implica in ciascun praticante provvedere alla pulizia dell'area che utilizza; un gesto dalla valenza educativa molto importante, che questo virus ci ha dato l'occasione/scusa di attivare.


Ma vogliamo parlare dei piedi?!

Decadi di olezzi al gorgonzola, nonostante in Dojo ci sia pure un lava-piedi: uno sta 8-10 ore al giorno nelle proprie scarpe (pure da ginnastica) e poi alla sera fa sentire a tutti l'odore di carogna che è riuscito a generare durante la giornata. Ottimo segno di attenzione a sé e rispetto del prossimo!

Ora invece va di moda "igienizzarsi"... Ma ci andava una pandemia a farci capire quanto fosse importante lavarci mani, ascelle e piedi?!

Sembra di si... ma almeno adesso c'è più attenzione su questi elementari gesti di attenzione verso gli altri.


Ma passiamo ad un altro importantissimo punto... la PRESA DI RESPONSABILITÀ.

Gli allievi sono abituati a ritenere il Dojo, il tatami, il Sensei come qualcosa di certo per loro... talvolta pure scontato: se loro "vogliono", tutte queste cose/persone sono li a loro disposizione.

"Se mi va di andare a lezione ci vado, altrimenti ci vado poi un'altra volta e questa sera esco con gli amici": quante volte abbiamo sentito dire cose simili, o le abbiamo pensate/dette noi stessi?

BENE: uno dei regali del Coronavirus è l'avere imposto un affollamento massimo dei locali riservati alla pratica (4 mq a testa, nel caso di lavoro singolo, 9 mq invece nel caso di esercizi a coppia).



Ne segue perciò che in un tatami di 90 mq può al massimo contenere 9 coppie, quindi 18 persone.

Il nostro è più grande ed al momento siamo riusciti a NON richiedere agli allievi di prenotarsi (ne possiamo accogliere circa 24)... ma - a corso normalmente avviato - potrebbe capitare di dover richiedere a chi ha intenzione di partecipare alle lezioni di segnalarlo.

Questo implicherà presa di responsabilità, poiché prenotare il proprio posto e poi non partecipare vorrebbe dire avere impedito a qualcun altro di utilizzare meglio la stessa occasione!

Dover prenotare la propria partecipazione potrebbe essere visto come qualcosa di tedioso ... ma riflettiamo sull'importanza del gesto...

Forse può aiutare a non considerare più scontato proprio un bel nulla che riguarda la pratica... che non sarebbe poi tutto sto malaccio!

Al solito, la vita, il Covid o ciò che ci accade si rivelano essere solo catalizzatori di evoluzione: c'è chi fa click e passa al prossimo livello del videogioco... e chi esaurisce le vite e gli tocca rifare la partita.

L'Aikido stesso è un videogioco simile... e noi collettivamente stiamo ora maturando responsabilità che non avevamo mai scorto in precedenza: siamo vicini al Mostro di fine livello... come si concluderà questa partita?

L'Aikido è un videogioco meglio di quelli in realtà aumentata: è in realtà "meritata"!




lunedì 14 settembre 2020

Aikido, il Maestro unico ed il posto fisso


- "E tu Checco, che vuoi fare da grande?"

- "Io voglio fare il posto fisso, come te!"

["Quo vado?" - 2016]

... si recitava in un simpatico film di Checco Zalone di qualche anno fa.

In Aikido quasi tutti nasciamo per caso, in un corso a caso, con un  Maestro a caso... spesse volte quello che tiene il corso più vicino a casa o negli orari più comodi per la nostra frequenza.


Chi dura un po' nella pratica si trova dinanzi a dinamiche del tutto differenti.

Innanzi tutto il Maestro lo SCEGLIE in base a ciò che nella disciplina sente più l'esigenza di imparare: i tecnici a disposizione sulla piazza possono essere anche molti, ma l'affinità elettiva che si crea nei confronti di uno di essi appare subito speciale, qualcosa che non cancella la bravura degli altri... ma ci fa comprendere che abbiamo trovato "il nostro" Maestro!


"Tu sei il mio Maestro... e non avrò altri Maestri al di fuori di te! In saecula saeculorum, AMEN!".

A questo punto, si è disposti a fare qualche chilometro in più per andare alla sue lezioni, ad andarci agli orari nei quali è comodo lui ad insegnare... e pagando la quota che serve per potersi allenare nel Club dove il NOSTRO Maestro insegna.

Un bel cambiamento di paradigma dall'attitudine di chi si cerca qualcosa vicino casa per fare un po' di movimento... non c'è che dire!

Ma si tratta dello step definitivo?

Per molti, ma non per tutti.

Chi dura ancora di più nella pratica, diventa così esigente ed attento nello scegliere, che spesso si ritrova a voler seguire un Maestro che si trova fisicamente molto distante da sé... in un'altra città, regione, stato, se non addirittura continente.

Non è allora questione di buona volontà nel mettersi alla guida, è che proprio risulta impossibile frequentarlo con una certa regolarità settimanale o mensile.

Talvolta il nostro Maestro viene invitato fare uno stage nella nostra città, quindi ne approfittiamo per andarci ed incontrarlo, altre volte siamo noi disposti a metterci in viaggio, cambiare città, regione, stato o continente per andare da lui!

Ma quante volte in un anno possiamo permetterci una di queste due dinamiche?

1, 2... 4 volte?

Nella nostra esperienza non di più, e sappiamo che - ad esempio - il nostro Maestro ed il suo referente si incontrano dalle 2 alle 3 volte all'anno al massimo, abitando uno in Italia ed uno in Svizzera.

Si... ma allora come organizzarsi per tutto il tempo che non possiamo stare con il nostro mentore?

È tempo nel quale non possiamo/dobbiamo imparare nulla?

Un neofita non potrebbe praticare con una supervisione DIRETTA del suo insegnante che si limita a 4 o 5 giorni OGNI ANNO: è troppo poco.

Un praticante più esperto può provarci, ma deve stare ben attento di trovare per sé stimoli di crescita sufficienti nell'ordinario: non ci si può permettere di crescere solo in presenza di chi si incontra così di rado!

Alcuni docenti, che sono esattamente nella situazione che abbiamo ora descritto, crediamo che scelgano un referente lontano e che possono incontrare poco proprio per non essere costretti ad impegnarsi troppo ed in modo costante: amaro da dirsi, ma lo abbiamo riscontrato più di una volta.

Però ci sono anche le persone serie... ed esse invece si impegnano, e lo fanno in modo piuttosto metodico e quotidiano.

In questo caso nasce un interessante paradosso: abbiamo un Maestro, che è fisicamente non facile frequentare... allora ci dobbiamo inventare continuamente modalità per apprendere, ovvero dobbiamo cambiare continuamente "Maestro provvisorio".

Dobbiamo diventare capaci di apprendere da tutti e da tutto, da ogni situazione che ci accade di vivere.

E in nostro Maestro non si offenderà di ciò, se è una persona intelligente... anzi, ne sarà più che contento ed orgoglioso!

Abbiamo un Maestro unico che non è più l'unico ed un "posto fisso" che deve poter essere piuttosto mobile...

Se uno altro insegnante - interessante per il suo Aikido - viene nella nostra città, cosa facciamo?

Non andiamo al suo stage perché tento siamo già allievi di XYZ che abita in Australia o nel Congo Belga?

Non ci andiamo perché se lo venisse sapere XYZ si sentirebbe tradito?

Non ci andiamo perché siamo già degli insegnanti e chissà cosa penserebbero gli altri se ci vedessero nuovamente nei panni del semplice allievo?

Ci andiamo perché abbiamo bisogno di continui stimoli di crescita... e questo potrebbe fungere come uno di essi?

Ognuno faccia le proprie considerazioni, noi facciamo le nostre:

- se si ha la possibilità di stare dietro alle gonnelle del nostro mentore preferito, forse avremo voglia di azzeccarci solo a quelle;

- se non si ha la possibilità di stare dietro alle gonnelle del nostro mentore preferito, allora è necessario smettere di credere alla favola del "Maestro unico" e mettersi a studiare... sempre e comunque, ogni volta che ne abbiamo modo.

Non tradiamo nessuno così facendo, in primis non tradiamo la voglia di migliorarci che ci piace così tanto pensare di avere e talvolta pure sbandierare al prossimo!


Se c'è un'occasione di formazione utile per noi, anche se non è tenuta dal Maestro che abbiamo scelto per la vita, facciamo un torto a quest'ultimo a non andarci... altro che farlo ingelosire se lo facciamo.

Se abbiamo scelto un buon Maestro, ci spronerà lui stesso a guardarci continuamente intorno, alla ricerca di qualcosa che per noi può fare la differenza.

Un Maestro non vuole creare forme di dipendenza: di certo ci sarà un momento nel quale si ha più bisogno di lui... ma egli sa bene che ciascuno è innanzi tutto il Maestro di se stesso: NON c'é quindi alcuna forma di "matrimonio insolubile" fra noi ed il nostro mentore.



C'è il piacere di continuare a sceglierlo anche se non ci viene imposto nulla, e c'è il piacere/dovere di continuare a cercare occasioni e stimoli di crescita ogni qualvolta ci risulta possibile.

Non farlo è una SCUSA per non evolvere, non un debito di fedeltà nei confronti di chi ci darebbe dei pirla se sapesse che stiamo buttando alle ortiche un'opportunità per crescere.


- "E tu Checco, che vuoi fare da grande?"

- "Io voglio fare l'Aikidoka mobile, come te!"

["Aikime" - 2020]







lunedì 7 settembre 2020

La Federazione non è un diplomificio



Trovandomi la responsabilità di guidare la Commissione Tecnica Nazionale Federale dell'Aikido ho dovuto spesso prendere posizioni impopolari, ma assonanti a ciò che ritengo etico ed importante per il bene della disciplina che amo e pratico quotidianamente.

Quando nel 2017 la CTN attuale venne nominata, vi erano così tanti ed importanti problemi da risolvere, che in questi anni non abbiamo fatto altro che lavorare in una pseudo-emergenza, per dare un'inquadrata ai diversi aspetti dell'Aikido federale che - a nostro parere - erano stati pericolosamente trascurati.

Non tutto si è concluso, non abbiamo ancora completamente finito di "ristrutturare casa"... ma ora i tempi stanno cambiando e siamo in grado di assicurare lo standard qualitativo che ci si aspetta da un organo istituzionale come la FIJLKAM.

In questa operazione di "pulizia", ci tengo particolarmente a fare chiarezza su un aspetto importante legato all'istituzione che rappresento: la Federazione per l'Aikido deve smettere di essere considerata un diplomificio!

Nell'ultimo decennio si sono dette peste e corna in merito all'appartenenza ad un ambito istituzionale come la FIJLKAM, tant'è che vi è stato una considerevole diaspora verso gli Enti di Promozione Sportiva per quanto riguarda l'Aikido: non è mia intenzione arginare questo fenomeno - ciascuno pratichi sotto l'egida dell'Ente che desidera - tuttavia è rimasta l'imbarazzante tendenza a rivolgersi alle istituzioni solo per procurasi il famoso "pezzo di carta", che manlevi da problematiche assicurative, avvalori la propria posizione di docente, etc...

Dinamica tutta italiana, in ogni campo, forse!

"La Federazione" - a detta di alcuni Aikidoka - "è disdicevole, puzza e non ha futuro"... però poi avere gradi e qualifiche federali, se si riesce, magari anche SI!

Come mai?

Forse perché l'istituzionalità garantisce una solidità ed un'ufficialità che altrove è complicato trovare?

Al momento, più che complicato, proprio impossibile forse...

Addirittura fra i militanti ordinari dell'Aikido federale si è consolidata la drammatica usanza di fare il meno possibile, ma di rimanere - in qualche modo - "agganciati" alla FIJLKAM, solo perché così i pezzi di carta che da essa derivano sono in grado di parare le terga a chi li possiede in molteplici contesti.

Desideriamo qualità e poi non siamo disposti ad offrirne?


A quale paradosso siamo di fronte?! Quale svalutazione del proprio percorso di Budoka?!

Beh, per quanto mi riguarda e fino a quando occuperò la carica che ora ricopro, la Federazione per l'Aikido deve smettere di essere considerata "un diplomificio", ovvero un luogo nel quale con un'affiliazione ci si vuole mettere al sicuro burocraticamente, ma senza partecipare con qualità alla costruzione del settore che ci comprende tutti.

È necessario ristabilire un po' di sana meritocrazia, criterio con il quale la COMPETENZA si fa largo rispetto a dinamiche poco chiare... e quindi bisogna anche smettere di promuovere le persone agli esami DAN... "perché altrimenti si offendono e smettono": per anni c'è stata anche questa bizzarra tendenza!

La promozione ha senso se ci può essere una bocciatura... e continuare a lasciare procedere gente impreparata ha, nel tempo, creato il substrato pressappochismo e bassa qualità che da anni stiamo combattendo con ogni mezzo.


La bocciatura agli esami è uno strumento di crescita personale dei candidati, se ben utilizzata...
ovvero se operata in loro favore, anziché essere ritenuta sempre e comunque un capriccio o un torto ai danni di questi ultimi.

Gli attestati di merito in Aikido sono sempre stati - e forse sempre saranno - elementi da tenere nella dovuta considerazione in un percorso... ma, appunto, se c'è merito, non se ci si limita al pagamento di una quota e poi li si pretende.

In Aikido gradi e qualifiche devono essere lo specchio naturale della propria maturazione nella disciplina: devono quindi essere accessibili, ovviamente emanati da un Ente certificatore che ha protocolli chiari ed solidità comprovata... ma non sono l'unico obbiettivo di chi pratica.

Diventerebbe molto pericoloso e limitante vederla solo in quest'ultimo modo.

Mi adopererò quindi - insieme ai miei colleghi - perché il valore di un attestato (di qualunque genere) venga garantito da un percorso serio e comprovato [sono appena stati preparati, ad esempio, i quaderni didattici per la preparazione alle Qualifiche di insegnamento, e ve ne parlerò presto], e che mandi in pensione la tendenza tutta nostrana ad averne solo per riempire le pareti dietro ad una scrivania o i muri del proprio Dojo... e quindi per farsene vanto.


Agire diversamente sarebbe sminuire il valore della disciplina che amiamo: qualcosa che, sia a livello istituzionale, che personale risuonerebbe male con l'impegno che ci siamo tutti assunti con noi stessi salendo su un tatami.

Marco Rubatto

Presidente CTN Aikido FIJLKAM



 

martedì 1 settembre 2020

La ripartenza per la prima volta: hajime!

Ci riconnettiamo dopo un periodo di ferie estive trascorse all'insegno del relax e delle mascherine, nel quale forse spesso abbiamo pensato a quale ripresa delle nostre attività fosse possibile dopo questo periodo delicato.




Una pandemia non si cancella con qualche mese di lockdown, ma è sicuramente qualcosa che prolunga i suoi strascichi molto più a lungo, fosse che è destinata a cambiare per sempre alcune abitudini consolidate.

Poco o niente contatto, molto buki waza, spazi aperti... ne avevamo parlato anche su questo pagine prima della pausa estiva, se ricordate.

Non avevamo mai pensato prima all'eventualità che un simile evento mettesse in forse gli spazi nei quali praticare, e le modalità che utilizziamo di consueto per farlo.

Molto è ancora nell'incertezza, essendolo il mondo della Scuola... ed essendo molti corsi vincolati alla disponibilità di spazi pubblici, proprio nelle palestre scolastiche.

Ora però è nuovamente il momento di incominciare, come faremo a farlo?

Ce la faremo a farlo in modo significativo ed utile a noi stessi ed agli altri?

E quando l'incertezza è tanta... non ci resta che farci dare una mano dalla tradizione, che di momenti singolari ne ha passati tanti e con successo, tanto da fare giungere la sua sapienza fino a noi.

"Hajime" in giapponese può scriversi in diversi modi, fra i quali ricordiamo:

- 始め "inizio" o "partenza";

- 初め "inizio" o "primo";

- 甫 "per la prima volta" nel senso di "mai prima di ora";

- 孟 "capo" o "inizio";

- 創 "genesi" o "origine".

La tradizione giapponese quindi ci indica chiaramente che ogni ripartenza è innanzi tutto una PARTENZA, ma di qualche cosa di sempre INEDITO, e non di qualcosa che deve essere rimesso in moto dopo che si è fermato.

E se ogni cosa è un nuovo inizio, non dovremmo troppo chiederci come faremo in questa condizione di precarietà a ripartire... ma dovremmo forse chiederci: "Ci interessa iniziare?".

La questione diviene molto semplice: "SI" o "NO", tutto qui!

Nel caso di un NO, problema risolto: non dobbiamo fare nulla di particolare, se non stare attenti a non ringretare i "bei tempi" per il resto dell'esistenza, crogiolandosi nella sensazione di sfiga permanente nella quale ci si sente intrappolati.


Nel caso di un SI
, invece, non dobbiamo fare altro che comprendere quali sono le attuali libertà ed opportunità che abbiamo, e sfruttare al massimo, e non trastullarci con quelle che ci sarebbero piaciute nelle nostre più rosee aspettative; è un bell'esercizio di umiltà e di presa di contatto con la realtà.

Negli scenari peggiori, servirà un po' di intraprendenza... forse nel riprendere le attività più on-line possibile, forse consorziandosi per affittare una struttura privata che dia sicurezza e che non sia vincolata alla labilità degli spazi pubblici, forse cambierà corso, insegnante e gruppo... questo non lo sappiamo.

Una cosa è certa: chi vorrà iniziare, inizierà: troverà in sé la forza, il modo, la prospettiva... ed avrà forse pure un gran successo!


Negli anni passati, del resto, le nostre discipline hanno talvolta accettato i compromessi più turpi, pur di "vivacchiare" e non si sono accorte di quanto ciò avesse la possibilità di presentare il conto, alla lunga.

Siamo andati a praticare negli spazi pubblici, perché sono quelli offerti ad un prezzo inferiore per le Associazioni.

Siamo andati presso i Fitness Club, spesso portando avanti corsi di poche unità... e talvolta ci siamo visti sbattere la porta in faccia, anche pre-Covid, perché eravamo "pochi", e perché ai gestori il corso "non conveniva" tenere il corso di Aikido.

La pandemia ha solo accelerato certi processi di presa di consapevolezza, nulla di più.

A sopravvivere sarà chi ha le idee chiare, chi ha una sufficiente preparazione e chi ha la forza di attrarre a sé un seguito così significativo da poter "camminare con le proprie gambe".

L'Aikido si adatta, per definizione di se stesso, ma con l'obbiettivo di evolvere... non con quello di non pagare i dazi della propria crescita: questa è una lezione fondamentale, che forse il Covid-19 è venuta ad impartire a tutta la nostra community.


Aikime
augura a voi tutti una importante "ripartenza per la prima volta", degna dell'impegno che ciascuno di noi riesce a mettere in ciò che fa.

Ci vedremo presto, anche grazie a molti progetti interattivi ai quali stiamo lavorando, ma di questo avremo presto modo di parlare diffusamente...