lunedì 23 settembre 2024

Aikido per quelli che ancora non lo sanno

Qualche settimana fa abbiamo esaminato insieme le difficoltà che incontrano sovente le persone intenzionate a promuovere i loro corsi di Aikido.

Abbiamo cercato di spiegarne alcune ragioni, ma a parere mio fra di esse ne esiste una più importante di tutte: non ci ricordiamo più di come eravamo PRIMA di iniziare a praticare. Tutto qui.

Quest'oggi proviamo quindi a mettere il focus proprio su questo, entrando nelle dinamiche di chi avrebbe una mezza idea di praticare qualcosa "come l'Aikido"... senza necessariamente già sapere che è possibile farlo sul serio!

Fino a 20 anni fa, di certo, c'era meno internet, meno informazioni disponibili in tempo reale... e quindi erano più preziose le idee che ciascuno possedeva, visto che non era così facile confrontarle e scambiarle con altri.

Meno offerte, meno bombardamenti mediatici... ciascuno un po' più nel suo mondo interiore.

Chi aveva voglia di praticare Arti Marziali, spesso andava a provare nei corsi disponibili vicino a casa, non avendo molto le idee chiare su che differenza ci fosse - ad esempio - fra Karate, Judo, Aikido, Kendo e Kung Fu.

Oppure faceva come me una trentina di anni fa: andava in una libreria ben rifornita, e sfogliava, magari acquistava pure, alcuni volumi sulle varie discipline... per potersi fare un'idea delle stesse già nella propria cameretta da adolescente.

C'erano i primi film su queste discipline: Bruce Lee davanti a tutti, ma poi anche Jan Claude Van Damme, Steven Seagal, Jackie Chan, Cynthia Rothrock, Chuck Norris... e tutte le peggio porcherie sui Ninja, dal fil interpretato da Franco Nero, a quelli mitici con Shō Kosugi...

Questi fornivano una visione piuttosto particolare delle Arti Marziali: duro allenamento, fatica a fiumi, frustrazioni a manetta date da un Maestro severo ed intransigente verso i propri allievi... possibilità di diventare così forte da affrontare diversi avversari contemporaneamente... fino a realizzare gesta umanamente impossibili, come schivare le pallottole ("Il mio nome è Remo Williams"), o saltare da un tetto all'altro delle case ("La foresta dei pugnali volanti").

C'era il cattivo... e poi c'erano gli eroi bravi, e ciascuno di noi sognava di diventare come questi ultimi!

Andavamo a provare e stavamo zitti ed in religiosa osservazione di quello che facevano gli iscritti del corso: il Maestro faceva un movimento e chiedeva di ripeterlo... (qualche milionata di volte, di solito); qui ci rendevamo conto che, prima ancora di diventare capaci di schivare le pallottole, a livello fisico eravamo delle mega pippe indecenti.

Quando il Sensei si muoveva, tutto sembrava facile... ma quando ci provavamo noi non lo era altrettanto, anzi!

Erano anni in cui si rischiava di essere ripresi di brutto se per caso sbagliavamo qualcosa, o non mostravamo di metterci sufficiente impegno. In una sola parola: il corso era mooolto "richiedente"!

E quelli che non accettavano la sfida con se stessi, potevano accomodarsi alla porta... senza tanti fronzoli.

Era divertente?

Sicuramente era gratificante quando ciascuno si scopriva oltre quelli che credeva fossero i propri limiti, ma "piacevole" direi che non fosse la descrizione più adatta al 100% dei casi.

Quando ci veniva un dubbio di qualsiasi natura, se ne parlava al massimo con i nostri compagni di pratica, nello spogliatoio... già farlo con l'Insegnante poteva essere interpretato come una mancanza di fiducia o di rispetto in lui.

I corsi erano molto "yang", ogni tanto ci si faceva male e si considerava accettabile la possibilità che accadesse pure a noi. Non c'era il defibrillatore in palestra... e questa spesso era ricavata in uno scantinato maleodorante, nel quale non prendere una malattia mortale legata alla scarsità di igiene poteva essere considerato un primo importante risultato!

Nessuno si chiedeva QUALE stile si seguisse, né come si chiamasse il Capo-Scuola della propria corrente Aikidoistica: si identificava quello che facevamo con tutto quello che era possibile fare, punto.

Oggi le condizioni di pratica sono molto differenti - ed indiscutibilmente migliori - ma NON è cambiato l'humus dal quale possono arrivare i praticanti ed Insegnanti di domani.

Si tratta di persone che oggi non sanno NIENTE sull'Aikido, NEMMENO che esista.

Non sanno che è possibile iscriversi ad un corso... per poi modificare negli anni le ragioni che ci spingono a continuare a seguirlo. Non mettono forse neppure in conto la possibilità di seguire un corso con un certa continuità temporale.

Allora possiamo dire loro un'unica cosa certa: l'Aikido ESISTE... ma spetta a loro fare la stessa parte di fatica che abbiamo fatto noi decenni fa, ovvero quella di venire a comprendere SE è qualcosa che fa per loro oppure no. NESSUNO può fare questo al loro posto.

Ma i praticanti odierni invece spendono parecchia energia a descrivere con dovizia di particolari le caratteristiche della loro pratica: quelle tecniche, relazionali, filosofiche, spirituali...

Se si tratta di "Aikido tradizionale" o meno... e spesso non comprendono che parlano a dei sordi, o meglio: a persone che non sanno nemmeno ancora di avere le orecchie per ascoltare.

Allora mi direte: perciò è impossibile fare una pubblicità efficace di questo genere di corsi?

In tutta sincerità: credo che una forma consueta di pubblicità si riveli abbastanza infruttuosa, ma ve ne è una forma alternativa che invece è efficacissima!

Si tratta della pubblicità migliore che hanno fatto a noi di ciò che poi si è rivelato essere una risorsa importante: un consiglio SPASSIONATO di una persona alla quale teniamo o della quale abbiamo una buona considerazione... si chiama anche "DARE L'ESEMPIO"...

Una persona che sia il BANNER pubblicitarioVIVENTE di tutti i benefici che crediamo l'Aikido porti ai suoi praticanti: calma, equilibrio, fiducia in se stessi, capacità di impegno, disponibilità ad affrontare le difficoltà, capacità di apprendere - specie dai propri errori -, umiltà, spirito di servizio, capacità di adattamento, attitudine positiva nei confronti della vita, anche nei confronti dei momenti più difficili che possono arrivare.

Se una persona avesse queste caratteristiche e venissi a sapere che non è nata così, ma lo è "diventata" attraverso una pratica... beh, forse mi piacerebbe conoscere il "segreto" di questa sua pratica e vorrei avvicinarmici anche io!

Non stiamo parlando di ciò che si può DIRE dell'Aikido (quello si trova pure su Wikipedia), bensì di quello che si può mostrare di ESSERE di questa disciplina... quando la sua essenza sia diventata la nostra quotidianità, e come i suoi principi siano qualcosa che viviamo, soprattutto fuori dal tatami e dal Dojo.

É li che incontriamo altri potenziali interessati all'Aikido: FUORI dal tatami e dal Dojo.

Si... possiamo attaccare il pippone di quanto sia bella quella cosa che andiamo a fare di sera col pigiama bianco e la gonnellona nera, ma non è la stessa cosa di quando sono gli altri a chiederci per primi.

Ma senza "indorare la pillola", senza cercare di avvicinare le persone come le mosche al miele... con promesse seducenti e mirabolanti: questa è la dinamica della pubblicità più becera, che promette a vanvera mari e monti. Meno male che non funziona, perché sappiamo quanto spesso debba utilizzare mezze verità, se non proprio le menzogne!

Porto me come esempio, anche se mi rendo conto del limite di ciò: ho un'esposizione così elevata alla disciplina che difficilmente parlo di Aikido se non sono proprio costretto a farlo.

Ne segue che una persona che si relaziona con me per la prima volta in un qualsiasi luogo (che non sia il Dojo) NON viene a sapere sicuramente da me di questa passione trentennale. Manco per niente, non ne parlo proprio con nessuno.

Però è accaduto diverse volte che le persone mi rimandassero che ho un modo "strano" e talvolta "affascinante" di pensare e di comportarmi... passo forse per quello bizzarro, ma più di uno mi ha chiesto a cosa fosse dovuto questo mio atteggiamento.

Quello è il momento migliore (dopo che qualcuno ha fatto lo sforzo di chiedere) per raccontare "qualcosa" (NON TROPPO!) di ciò che faccio, pratico, insegno. "Non troppo" perché l'appetito deve venire mangiando... non bisogna ingolfare stomaci pronti solo a digerire un omogeneizzato e nulla più.

Può forse sembrare "poco" questo modo di fare... ma stiamo cercando la carbonella per accendere un falò che poi si alimenta da solo: se deve partire un corso da zero, e 2 persone mi chiedono di provare... a breve saremo in 3 a cui poter chiedere "cosa si prova", "cosa vuol dire" stare sul tatami a fare quella roba li che noi facciamo da anni.

3 TESTIMONI in prima persona dell'Aikido e dei suoi benefici sono molto più "ficcanti" che una sponsorizzata sui Social di un corso che poi non è in grado di far "innamorare" della disciplina: noi abbiamo in proporzione oggi molti Dojo che stanno scoprendo le sponsorizzare sul Social Media, ma che poi NON sono in grado di trasferire nel giro di poco tempo la sensazione che si prova ad intraprendere un percorso.

Manca la diavolina, in sostanza, ed il fuoco non si accende... o si accende per poi spegnersi 5 min più tardi. É necessario mettersi ni panni di chi inizia per rendersi conto di cosa NON vada bene proporre: non so se sia sufficiente, ma di certo è necessario!


Marco Rubatto




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