lunedì 7 ottobre 2024

Aikido e velocità di apprendimento

Vi siete mai chiesti quali sono i fattori che influenzano la velocità di apprendimento di un Aikidoka?

Io SI... l'argomento mi interessa particolarmente per 2 ragioni specifiche:

- sono un Aikidoka, quindi sono interessato in prima persona a comprendere come continuare ad apprendere più velocemente possibile;

- ho allievi che mostrano propensioni molto differenti all'apprendimento, e mi piacerebbe dare loro una mano.

Un primo apporto alla velocità di apprendimento può essere dato misurando questo parametro in relazione all'età di chi si appresta ad apprendere qualcosa: più si è piccoli, più questa velocità è elevata... mentre più l'età avanza, più questo parametro rallenta.

Come mai? Proviamo a spiegarlo in parole semplici...

L'apprendimento può essere definito come la capacità di includere nuove informazioni, ma anche elaborarle e farle proprie; questo richiede una certa propensione al cambiamento, già ché ogni cosa che impariamo tende a farci cambiare la mappa con la quale descriviamo il territorio della nostra realtà.

Impara prima chi è disposto a modificare le proprie convinzioni ed i propri schemi di pensiero: anche i neuroni sono in grado di creare nuove piste neurali, che agevolano un migliore scambio di informazioni all'interno dell'encefalo. Esiste cioè una certa capacità trasformativa dentro ciascuno di noi, una elasticità che va sfruttata per acquisire nuove forme... della mente come del corpo.

Frequentiamo tuttavia tutta una serie di luoghi per l'apprendimento più intenti a riempirci come un uovo di informazioni, fin tanto da ingolfarci... piuttosto che affiancarci e supportarci nei processi di cambiamento che servono ad apprendere. E dalle elementari in poi - di solito - inizia a ridursi la capacità che abbiamo di includere nuove informazioni, poiché parte di esse costituisce una sorta di "spazzatura" voluminosa, spesso ben poco utile al nostro sistema bio-psichico. Ci servirebbe qualcuno che ci spieghi come funziona la RAM del nostro computer mentale, oltre a preoccuparsi di saturarci l'hard-disk.

Un corso come quello di Aikido propone una metodologie di apprendimento differente da quella scolastica ordinaria: si impara tramite esperienza personale diretta, per propriocezione, con la cinestesia del corpo. Non è richiesto alcun atto di fede nell'Insegnante, poiché tutto è sperimentabile e verificabile in prima persona.

Da piccoli il corpo è morbido ed aperto, così come lo è la mente... ma crescendo una mente più selettiva tende a plasmare un corpo fisico altrettanto trattenuto, articolarmente parlando.

L'Aikido richiede tuttavia di rilassare ed aprire al massimo sia la percezione, sia la propria capacità di ricevere con il corpo: sotto questo punto di vista, uke è la base dalla quale allenare la propria capacità di apprendimento.

Ora pero immaginiamo cosa accade quando ciascuno di noi ha la (spesso errata) percezione di avere appreso qualcosa ad un livello sufficiente di qualità: le energie restanti vengono spese in due ambiti completamente differenti...

... il primo è quello di imparare nuove cose, ma il secondo è quello di cercare di non perdere, di proteggere, ciò che ha già appreso. Notate però che questo secondo ambito è completamente assente in un bambino piccolo, o in un principiante.

Sapere di non sapere nulla consente di impiegare TUTTE le nostre energie nell'apprendimento, mentre più accumuliamo conoscenza e know how, più aumenta la quota parte di energie che riserviamo alla loro protezione.

Quando parlo di "protezione" di ciò che abbiamo imparato non mi riferisco solo al tentativo di "non dimenticarlo"... ma anche dal rischio molto concreto che ciò possa essere messo in discussione da situazioni, nuovi fatti e persone che sembrerebbero rimandarci o che "non avevamo capito molto bene" o che "quello che avevamo capito era proprio sbagliato".

É un po' ciò che accade all'università, quando ti dicono che la fisica di Neuton è ormai superata: si fa resistenza a crederci perché era una fisica dannatamente predittiva, semplice... nella quale con 3 conti si arrivava ovunque. Sembra di peggiorare nel sostituirla con il concetto di "probabilità", specie se prima si pensava di possedere una certezza!

In Aikido è la stessa cosa...

Da principianti non ci si pone alcun limite o problema e si è disposti ad accettare tutto per buono fin da subito; poi si cresce negli anni di pratica e nei gradi, e si cerca - inconsciamente - di imparare SOLO le cose che non contraddicano il nostro storico, perché tutto il resto richiederebbe una revisione totale e faticosa, che non siamo disposti troppo a fare.

E la nostra velocità di apprendimento RALLENTA inevitabilmente... talvolta - purtroppo - fino a fermarsi del tutto.

In media, chi sono quindi in Aikido le persone che imparano più lentamente... o che hanno addirittura smesso di farlo?

I SENPAI e/o gli INSEGNANTI! Sembra paradossale, ma è proprio così...

Un cosiddetto "esperto" che durante una lezione qualsiasi (poco importa se vissuta da allievo o da docente) NON impara nulla di rivoluzionario per il proprio Aikido sta tirando il freno a mano alla sua velocità di apprendimento: preferisce ribadire che mettere in discussione... evitare il nuovo anziché ristrutturare il proprio livello e lanciarsi verso i propri ignoti.

Pensate, ad esempio, con quale bassa frequenza un Aikidoka - sedicente esperto - si reca in un luogo nel quale fanno Aikido in modo differente dal suo lineage di provenienza: ad esempio... un Senpai del gruppo Tissier che va a fare un Seminar di Iwama Ryu (da allievo, ovviamente), o un Senpai della Scuola di Iwama che ricambia la cortesia al Seminar di Roquebrune.

Raro, raro, raro... Ebbene, c'è una ragione: in entrambi questi casi, la frequenza a qualcosa di inusuale per sé richiederebbe una massiccia dose di ristrutturazione delle piste neurali e degli schemi motori già appresi: ovviamente consentirebbe anche un veloce apprendimento (specie per un Senpai), ma questo viene sacrificato, per non avere la sensazione di dover mandare alle ortiche parte del proprio lavoro pregresso... così come per evitare la frustrazione di avere a che fare con cose nuove, che non si conoscono per nulla.

Evitiamo cioè come la peste i luoghi nei quali un esperto possa tornare a sentirsi principiante!

In realtà, MAI il nostro lavoro pregresso ha necessità di essere buttato via: è parte della nostra esperienza, è già "nostro", non può essere rovinato, rubato, messo in discussione da nessuno... e sarà sempre li al nostro servizio, quando ne avremo bisogno.

É proprio solo la paura di dover ammettere che c'è ancora qualcosa che non sappiamo a fermarci! Umanamente parlando, questo è comprensibile... però dovremmo ricordare a noi stessi che siamo sul tatami per progredire, non per ribadire quanto è glorioso il nostro passato!

Di contro a tutto ciò, abbiamo che la velocità di apprendimento rimane invariata (o anche aumenta) se si tiene viva una certa dose di curiosità, di abitudine al cambiamento, di necessità di confrontarsi con qualcosa di ancora sconosciuto o inesplorato.

In Aikido ciò può avvenire o provando schematizzazioni differenti da quella alla quale siamo abituati... oppure decidendo anche di esplorare livelli differenti delle stesse pratiche: ciò ci garantisce una massiccia dose di novità costante, che è poi ciò che è assicurato ad ogni neofita nei primi anni di frequenza del tatami.

Cerchiamo di comprendere PERCHÉ nella tradizione è considerato così importante il termine [初心 ] "shoshin", "mente del principiante"... e facciamo del nostro meglio per continuare ad avere un approccio congruente con questa attitudine.

Consiglio di recuperare un Anime dal titolo "Golden Boy", il cui protagonista ha fatto dell'apprendere il principale motivo dell'esistenza... come forse dovrebbe fare anche chi intende fare la differenza con se stesso, ogni giorno.




Marco Rubatto




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