La tradizione racconta di alcune figure mitologiche, che presentano tratti e comportamenti demoniaci, ma che si possono rivelare anche preziosi maestri d'armi, chiamate [天狗] "Tengu"...
Si tratterebbe di esseri antropomorfi, che hanno sembianze antropomorfe, ma caratteristiche simili ai corvi... e sarebbero mitici guerrieri imbattibili, muniti di armi di molti tipi.
Secondo i racconti popolari, i Tengu abitano zone lontane dai centri abitati, specie i boschi sulle montagne: luoghi inospitali, che è difficile visitare per un essere umano.
Sono quasi rappresentati come uomini-uccello, demoni-corvo dotati di un lungo naso prominente o di becco, con ali e capelli spesso rossi.Quelli meno potenti, [烏天狗] Karasu Tengu, [小天狗] Kotengu oppure [木の葉天狗] Konohatengu, sono ritratti come più simili agli uccelli. La faccia può essere rossa, verde o nera, e le loro orecchie e capelli sono generalmente umani. Sono dotati di ali che battono rapidamente come quelle di un colibrì. Ali e coda sono piumate, e talvolta lo è tutto il corpo. Possono portare un pastorale buddhista con anelli in cima, detto shakujo, che serve a combattere o a difendersi dalla magia oscura.
Gli [山伏天狗)] Yamabushi Tengu, [大天狗] Ōtengu o Daitengu sono invece più umani dei loro cugini Karasu: sono alti con pelle e faccia rossa, ma hanno un naso incredibilmente lungo; portano un bastone (bō) o un martellino. Anche loro talvolta hanno caratteristiche aviarie, come ali o un mantello di piume. Secondo alcune leggende hanno dei ventagli hauchiwa, fatti con piume o foglie di Aralia japonica, e li usano per controllare la lunghezza del naso o scatenare fortissime raffiche di vento.I Tengu possono trasformarsi in animali (uccello, volpe, o cane procione; nota che questi ultimi due sono a loro volta capaci di fare lo stesso... vedi kitsune e tanuki), o esseri umani, anche se generalmente mantengono alcune caratteristiche del loro aspetto, come un naso particolarmente lungo o una costituzione simile ad un uccello.
Sono quasi sempre ritratti vestiti come eremiti di montagna (yamabushi), monaci buddhisti o sacerdoti shintoisti. Anche se sono dotati di ali e possono volare, generalmente sono anche in grado di teletrasportarsi magicamente.
Vi parlo di questi particolari tipi di esseri, a metà strada fra il materiale e umano e lo spirituale, il mistico e divino... poiché su di loro si narrano molte storie, fra le quali diverse interessano direttamente noi marzialisti.Come abbiamo già scritto su queste pagine, esisteva un tempo la tradizione di effettuare il musha-sugyo (ne abbiamo parlato QUI), ovvero il pellegrinaggio di apprendistato, che consentiva ai guerrieri di perfezionare le loro arti di combattimento, per potersi considerare a tutti gli effetti degli "esperti" in esse.
E si dice che il miglioramento supremo poteva essere ottenuto solo affrontando proprio i Tengu, cioè esseri sovrumani, famosi sia per la loro spietatezza, che per le loro abilità marziali.
O' Sensei stesso ha ripetutamente affermato di essere andato a combattere con i Tengu sulle pendici del mote Atago, ad Iwama...
La dinamica curiosa ed importante era come gli umani potessero rapportarsi con questi esseri speciali: si narra che i Tengu attendessero che il guerriero che li stava cercando si avventurasse in zone impervie e che richiedessero un grande sforzo fisico per essere raggiunte. A causa di ciò, spesso gli esseri umani cadevano stremati, o svenuti, o addormentati.
A questo punto, il ricercatore veniva circondato da un branco di Tengu armati di katana, che scendevano silenziosamente dagli alberi e si posizionavano intorno al malcapitato, pronti a farlo a pezzi al suo benché minimo tentativo di reagire.
Di fronte all'umano giungeva quindi il Daitegu, ovvero il re o il sovrano di queste creature: questi, anche gli armato di spada, poneva di fronte al viso un kagami (specchio), che si dice potesse riflettere la VERA essenza di chi vi si specchiava.L'essere umano quindi si trovava a vedere la sua immagine riflessa più autentica, ed a questo punto potevano accadere due cose molto differenti fra loro:
- egli si spaventava dell'immagine che lo specchio del Daitengu gli restituiva ed aveva la tendenza a scapparne, oppure a tentare di ignorarla o ancora a resisterle e combatterla... in questo caso egli veniva ucciso immediatamente da tutto il branco dei Tengu che lo circondava;
- egli, in qualche modo, aveva la forza di sostenere l'immagine della sua essenza più autentica, indipendentemente da quanto essa risultasse bella o terrificante... accettava e si riconosceva la sua immagine riflessa, cosa che scatenava in tutti i Tengu presenti un forte segno di rispetto, che li faceva inchinare di fronte all'umano circondato. A questo punto i Tengu avrebbero accettato di istruirlo marzialmente, essendo stato in grado di superare la difficile prova di coraggio alla quale era stato sottoposto.Questa leggenda, presa dal folklore tradizionale nipponico, insegna che la strada del guerriero che vuole perfezionare se stesso - ad un certo punto - deve cercare la trascendenza, e quando la trova, non può rifiutarsi di prendere atto di chi egli sia veramente, al di là di tutti i suoi pregiudizi, paure o convinzioni: un bel bagno di umiltà, autenticità e presa di responsabilità... che risulteranno gli unici strumenti per procedere verso la propria Via, altrimenti essa stessa lo distruggerà.
Ecco... io penso che l'Aikido sia propio questo: una strada che ci porta ad affrontare i nostri Tengu più misteriosi e potenzialmente letali, dai quali potremo ricevere una fendente mortale o l'insegnamento capace di fare la differenza.La spiritualità orientale (a differenza di quella occidentale) non si perde in tante dispute duali (inutili?) fra buono e cattivo, vero o falso, premio o condanna... ma ci sprona ad assumerci la responsabilità dei demoni interiori che mi pare animino la totalità degli esseri umani.
Alcuni partono per quella strada ascetica che li porterà in presenza del nemico più ostico da affrontare, ma l'unico che vale forse la pena incontrare sul serio: se stessi.
Io l'ho sperimentato molte volte in modo molto diretto e personale, quindi ne sono più che convinto...
C'è stato un tempo in cui il O' Sensei parlava di due tipi di discipline: il [魂] "Kon no Budo" (Arte Marziale spirituale) e lo [迫?] "Haku no Budo" (Arte Marziale fisica/corporea).
Li presentava come una dualità polare: secondo me devono farsi equilibrio fra loro... ma siamo certi di stare lavorando con entrambi nel nostro Aikido?Marco Rubatto
1 commento:
Ottimo post maestro, un bel approfondimento su un aspetto poco conosciuto e spesso, come nel mio caso, solo superficialmente. Mi permetto però di dissentire sull'aspetto "duale" della spiritualità occidentale. Immagino che ci si riferisca al cristianesimo e soprattutto alle umane deviazioni che purtroppo ci sono sempre e dovunque ma che comunque non sono atteggiamenti cristiani. Proprio come un guerriero andava ad affrontare i propri demoni (tengu) diremmo noi oggi, così l'ascesi cristiana prevedeva, e prevede tuttora, preghiera e digiuno e in sintesi una cosa: disciplina. Certo, una disciplina spirituale ma pur sempre uno sforzo (ascetico) per ottenere la vittoria su se stessi. È facile dividere le cose in buone e cattive perché ci deresponsabilizza e soprattutto ci permette, etichettando gli altri e condannandoli, di non guardare la trave nel nostro occhio. Ma non perché uno si etichetta come "cristiano" (e qui non importa che ruolo sociale possa ricoprire sia laico che religioso) lo è davvero. D'altronde Gesù stesso ci dice un albero lo si riconosce dai frutti. Un altro parallelismo con l'ascesi orientale è che "molti sono chiamati ma pochi sono gli eletti". Non ci ricorda forse che molti iniziano la pratica marziale, meno ancora quella del Budo, pochissimi trovano la Via (DO) e ancora meno sono quelli che la percorrono fino alla fine della propria vita? O Sensei cercava un armonia con l'universo intero anche e soprattutto nell'accezione che da ogni cosa si può imparare purché l'atteggiamento sia quello corretto. My two cents.
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