lunedì 19 settembre 2022

Aikido bambini: quando incominciare la pratica?

Mi trovo anche quest'anno in un impasse storico con alcuni genitori che desiderano iscrivere i loro figli al corso di Aikido.

Per questa ragione, specie all'inizio di una stagione sportiva, ritengo utile fermarci un attimo a fare qualche riflessione in merito all'età migliore per iniziare a praticare Aikido, giacché molti saranno in questo momento intenti a cercare le attività più adatte ai loro ragazzi.

Dovete sapere, innanzi tutto, che non esiste una vera e propria "età giusta", ma che questa scelta va operata in base a molteplici fattori, che proverò di seguito ad elencare.

L'Aikido è una disciplina psico-fisica, quindi utilizza il movimento del corpo per agevolare l'esplorazione della propria mente, così come usa quest'ultima come strumento per affinare la propriocezione, conoscenza ed integrazione fisica.

Sotto questo punto di vista, quindi, se il bambino è troppo piccolo sarà quasi impossibile lavorare in questi due campi complementari, poiché, ad esempio, non sarà in grado di comprendere alcune richieste dell'Istruttore... sarà in una sorta di "suo mondo", dove è giusto che si trovi, ma cosa che di fatto gli impedisce di fare tesoro di quanto può essere detto e fatto a lezione.

Spesso mi accade (la scorsa settimana l'ultima volta) che alcuni genitori mi portino i loro figli di 3 anni, o 3 anni e mezzo, chiedendomi se possono iscriverli: in questi casi non è questione di deludere le aspettative di nessuno, ma queste persone devono anche comprendere le caratteristiche della disciplina che intendono fare praticare ai loro bimbi.

"Disciplina", si perché si tratta appunto di una disciplina, che può essere sicuramente proposta in modo molto simpatico e giocoso... ma non si tratta di un corso di psicomotricità infantile.

Di solito accetto questo tipo di richieste SOLO se posso formare gruppi omogenei di bimbi di età così giovane, altrimenti non è pensabile (per il bene dei bambini stessi) far allenare un bambino di 3 anni con uno di 10, ad esempio. Ci perdono qualcosa entrambi.

Chi riesce, ad esempio, a far elezione negli asili, può impostare una didattica dolce,  che aiuti tutto il gruppo a crescere... ma proprio perché si tratta di un gruppo dalle caratteristiche ed esigenze omogenee fra loro. Se è solo questione di modificare la didattica dell'Insegnante, per adattarsi ad una realtà specifica, ciò può essere fatto se vi sono competenze adeguate... quando invece viene chiesto ad esso di far quadrare un puzzle che non ha senso già in partenza, secondo me è sia etico che professionale rifiutarsi di farlo.

Non è possibile pretendere che un bambino di 3 anni abbia le idee chiare su ciò che desidera praticare, ma i genitori non sempre hanno le idee più chiare di quelle dei loro figli: ad esempio la scorsa settimana ho proprio chiesto cosa avesse spinto i genitori della micro-bimba in prova (in un gruppo di età 6-10 anni) a portarmela al Dojo. Essi mi hanno detto che la bimba, probabilmente guardando qualche cartone animato in TV (da sola?!), aveva espresso la volontà di fare Karate.

E secondo questi 2 adulti, se la loro bimba di 3 anni vuole fare Karate... prendo e la porto nella prima palestra di Arti Marziali nelle vicinanze, e la facciamo provare.

Sicuramente si tratta di 2 persone molto attente ai rimandi della figlia, ma cosa avrebbero fatto se essa avesse detto loro che desidera fare Muai Tai, mongolfiera o la stunt-man?

Mi sono sembrati molto poco consapevoli di cosa fosse l'Aikido (infatti cercavano un corso di Karate!) e di quali caratteristiche avesse la disciplina alla quale avrebbero fatto affacciare la figlia.

E questo è solo l'ultimo esempio recente, fra centinaia di simili.

Per quanto riguarda l'età anagrafica, al di là di ogni inconsapevolezza genitoriale, ho avuto modo di constatare che uno dei momenti più adatti a far iniziare un corso di Arti Marziali è l'anno in cui i bambini iniziano la scuola, ovvero fra i 5 ed i 6 anni.

Questa scelta è motivata dal fatto che per la prima volta i bambini si trovano a frequentare con costanza un luogo nel quale un adulto di riferimento li introduce ad un sistema di regole condivise.
Alla scuola materna c'è molto gioco, ma non viene chiesto loro alcuna forma di relazione educativa educativa di solito. In prima elementare è diverso: si gioca ancora molto, ma è necessario disciplinarsi ed imparare che alle proprie azioni seguono conseguenze specifiche.

In questo modo, l'Insegnante di Arti Marziali NON sarà il solo a proporre un setting educativo, visto che il bambino ne ha già un'altro, consolidato e quotidiano, che gli propone attività diverse, ma rette da principi analoghi.

Non sto quindi affermando che non si possa fare Aikido prima dei 5 anni, s'intenda, ma che più i bambini sono piccoli, maggiore influsso avrà il gruppo dei pari (ovvero l'età degli altri partecipanti al corso) e maggiori dovranno essere le competenze dell'Insegnante.

In Italia conosco solo un paio di Insegnanti ai quali affiderei volentieri il figlio piccolo che non ho, giusto per farvi comprendere quanto consideri inadatti i corsi proposti in generale per questa tenerissima fascia d'età.

Gli Insegnanti che si occupano dei bambini e dei ragazzi devono essere infatti I PIÚ ESPERTI che ci sono in giro, più di quelli che si occupano di un corso adulti... quindi capite bene che è meglio non mandare i propri figli da uno/una che inizia ad insegnare ai più piccoli come prima esperienza, perché tutti gli inevitabili errori che compirà saranno metabolizzati da individui ancora molto poco capaci di porre dei filtri e proteggersi da ciò che non fa loro bene.

Genericamente parlando, manderei un bambino fino a 4 anni a fare un corso di psicomotricità, così che possa esplorare il suo stesso corpo tramite il movimento, attendendo che sviluppi una certa capacità cognitiva PRIMA di fargli intraprendere un percorso son l'Aikido o con le Arti Marziali.

Quando invece l'età diventa più favorevole, esaminiamo un attimo quali sono i 2 fattori più importanti per la frequenza ad un corso...

Ci deve essere sicuramente il divertimento, che poi sboccia naturalmente nella passione e quindi nella volontà autonoma di continuare un percorso che magari era stato suggerito da papà e mamma.

Ma ci deve essere anche un'utilità specifica nella frequenza, ovvero quel qualcosa che ogni praticante si porta a casa dopo ogni lezione.

Ho toccato queste 2 tematiche perché spesso i bambini che giungono al corso hanno alle spalle genitori che sono in grado di prenderne in considerazione SOLO una, escludendo l'altra.

Ne segue che c'è gente che impone ai figli di venire a fare Arti Marziali perché, ad esempio, si mostrano irrispettosi ed inottemperanti al sistema delle regole (ci sono bambini di 6 anni che insultano e picchiano la mamma, cose che ho visto con i miei occhi)... e ce n'è altra che manda i figli ad Aikido perché e finché ad essi ciò sembra gradito.

Nulla di più errato e diseducativo in entrambi i casi.

L'Aikido può fare molto per far contattare, conoscere e consolidare il sistema di regole di un bambino, ma NON può né deve sostituirsi in questo del tutto alla famiglia di provenienza... perché in essa non si è capace a dire dei "NO", fermi e ben motivati.

Se l'Aikido poi funziona come dovrebbe, è naturale che vengano a galla quelle problematiche comportamentali, relazionali che sono proprio l'oggetto di studio della disciplina... quindi è ovvio che nascano ANCHE dei momenti stressogeni, nei quali l'Insegnante chiederà agli allievi di superare omeopaticamente alcuni dei loro attuali, piccoli limiti.

Quando ciò avviene, se un bambino si trova troppo "all'angolo" con se stesso NON deve poter smettere perché fa i capricci con i genitori: "Non voglio più andare ad Aikido!"...

Questo è il momento nel quale la famiglia e l'Insegnante devono fare rete, e far sentire al ragazzo che parlano una lingua analoga e che le cose che dicono sono per il suo sviluppo e per il suo bene: questo cioè è il momento dal quale non bisogna lasciar scappare chi si sottopone ad una disciplina, anche quando ciò sarebbe la soluzione più comoda.

Teniamo presente un altro fattore: i bambini giungono al corso perché qualche adulto (i genitori, la maestra, un educatore, lo psicomotricista, il logopedista, lo psicologo...) ritiene ciò sia la cosa migliore per loro... NON è quindi una LORO SCELTA.

Dico questo perché la differenza nella pratica la farà sempre e solo chi decide consapevolmente di proseguirla, ovvero essa entra nelle prospettive personali di un praticante: quindi è necessario accompagnare i bambini ed i ragazzi dall'accettare una scelta altrui ad operarne una propria.

Al corso restano quelli che lo hanno scelto, gli altri passano come l'alta o la bassa marea.

Per questo è importante coinvolgere i baby-praticanti in modo progressivo e compatibile con il loro grado di maturazione personale in fatto di scelte: questa cosa tocca sia all'Insegnante, che alla famiglia, INSIEME.

Qui è anche dove vacillano molti degli inserimenti al corso: le famiglie talvolta utilizzano il Dojo come un luogo di badanza dei propri figli/nipoti per un paio di ore alla settimana, senza coinvolgersi e divenire parti attive del processo di crescita di coloro che desidererebbero aiutare con un'iscrizione.

L'Aikido - ed ogni altra Arte Marziale - non sono aree baby-sitting che consentono SOLO di andare a fare la spesa ed andare dall'estetista nel mentre: questo ce lo deve avere ben chiaro chi accompagna un minore, o addirittura un bambino in tenera età ad un corso del quale sa poco, e per il quale non ha ritenuto meritorio informarsi più di tanto.

Un'ultima cosa: quando avete capito che per i vostri figli è l'età giusta per provare l'Aikido, rivolgetevi SOLO a Dojo e Docenti PREPARATI e CERTIFICATI: non è una perdita di tempo chiedere loro...

- da quando insegnano ai bambini;
- che grado e che QUALIFICA (soprattutto) hanno per farlo;
- qual è l'Ente che rilascia loro tali gradi e qualifiche:
- quali assicurazioni coprono la pratica dei più giovani.

Mi auguro che questo breve excursus sull'inizio delle attività per i più giovani sia risultato utile e chiarificatore.

Trovo che Insegnare ai bambini ed i ragazzi sia al contempo un grande privilegio, ma anche una grande responsabilità... quindi mi auguro che per analogia anche gli adulti che desiderano indirizzare i loro piccoli guerrieri alla pratica possano vivere la cosa con altrettanto entusiasmo e senso di responsabilità.


Marco Rubatto



Nessun commento: