lunedì 29 marzo 2021

Embodied dialogue: Aikido ed il movimento dell'inconscio

Secondo appuntamento con l'esplorazione di un terreno di frontiera per la maggior parte degli Aikidoka... anzi, una tematica che sta ben lontana dal modo comune di praticare Aikido.

Ma un'abitudine consolidata nel NOSTRO Aikido, quindi ve ne parliamo alla luce della nostra esperienza diretta.

Per proseguire, avete bisogno di sapere quanto abbiamo già detto sull'argomento (che trovate QUI) poiché non lo ripeteremo in questo Post.

Assodato che spesso il nostro inconscio si "aggroviglia", a causa di un tot di eventi emotivi vissuti, ma non altrettanto opportunamente metabolizzati ed integrati nella nostra coscienza... servono strumenti per andare a comprendere dove siano questi nodi e che - possibilmente - ci aiutino a scioglierli.

I nodi sono nell'inconscio, ovvero in uno zainetto che ci portiamo sulle spalle senza nemmeno avere la percezione di possederlo.

Se proviamo a chiedere alla nostra mente di riesumare l'immondizia che ciascuno ha seppellito sotto al proprio tappeto (una rimozione avvenuta per eccesso di sofferenza, di solito, non per scelta consapevole)... essa ce la può fare, se le diamo tempi e spazi congrui; questo è infatti esattamente cosa avviene nella psicoterapia.

Ma se chiediamo al corpo di farci vedere dove sono i blocchi emotivi nascosti nel nostro inconscio, lui ce li fa vedere in tempo reale, poiché nel suo movimento vengono specchiati sia il conscio, che l'inconscio.

Il corpo è quindi uno strumento potente per studiare la propria coscienza... forse il più potente che ci sia!

Esistono quindi modalità per utilizzare il proprio corpo come una sorta di scanner dell'inconscio: una di queste è appunto l'embodied dialogue, del quale vi parliamo oggi.

Di cosa si tratta?

"To embody" è un termine inglese/americano che si traduce con "incarnare / impersonare / incorporare", ma questa traduzione non rende veramente merito al termine originale, che sa più di "specchiare nel corpo" o "rendere manifesto attraverso il corpo".

Gli studi effettuati da alcune community di Aikidoka - come l'EAC di cui anche noi siamo membri - hanno portato ad utilizzare il movimento corporeo quale indagatore degli aspetti più profondi della coscienza, ad esempio i conflitti rimossi dal conscio di cui parlavamo poc'anzi.

Immaginatevi una coppia di praticanti eseguire tecniche continue (per semplificare diciamo senza scambiarsi i ruoli), in modo tranquillo, ma con un ritmo abbastanza serrato: non ci vorrà molto perché uke vada in uno stato di down energetico, carenza di ossigeno e stanchezza generalizzata, sia fisica, che mentale.

Supponiamo ora che durante questa pratica, tori faccia anche delle domande mirate al suo compagno... in quale cercherà di rispondere senza fermarsi: doppio stress... deve muoversi, cadere, rialzarsi e riattaccate, ma anche comprendere le domande e rispondervi in modo più naturale, spontaneo e diretto possibile.

Se le domande sono ben mirate (e ci sono regole precise da seguire perché ciò avvenga) e collegate le une alle altre - come una sorta di "interrogatorio", nel quale ogni risposta è utilizzata per creare e calibrare la domanda successiva - non è difficile raggiungere le aree di interesse che si intendono esplorare con l'esercizio: il dolore, la paura, la percezione del proprio sé, i limiti di sé percepiti, il proprio passato, le proprie ombre, i sogni rimasti nel cassetto... e così via.

A cosa mira questa pratica "chiacchierata" e senza cambio di ruoli?

A creare quello che per un computer sarebbe un crash per overflow di dati: mentre cadiamo, ci rialziamo e riattacchiamo, il nostro partner esamina parti del nostro coscio attraverso le domande che ci fa e le risposte che gli restituiamo... FINO A QUANDO...

... fino a quando il sistema non ce la fa più a tenere sotto controllo tutto ed inizia a far emergere anche l'INCONSCIO senza filtrarlo, ovvero si dicono cose non perché vi si è ragionato sopra, ma semplicemente perché viene naturale e spontaneo farlo: beh, quello il momento nel quale talvolta le nostre orecchie non riescono a credere a ciò che sentono uscire dalla propria bocca.

Si è più che coscienti, niente di ipnotico... solo che se si "sta al gioco", si perde il controllo e si consente al sistema di esprimersi senza filtri razionali, morali o culturali: questo è il momento in cui molto spesso emergono parte delle immondizie che avevamo inconsapevolmente nascosto sotto il nostro tappeto!

Da cosa ce ne accorgiamo?

Se non sappiamo rispondere alla domanda, pure il corpo si ferma... come la rotella/clessidra che gira quando chiediamo al nostro computer di fare troppe cose contemporaneamente.

Questo è il momento nel quale - infatti - il soma diventa esattamente lo specchi della psiche che lo muove!

Durante l'embodied dialogue - che va sapientemente guidato perché funzioni - emergono cose spesso grosse, che richiedono poi un tempo coerente in seguito per essere comprese e digerite... ma che in ogni caso risultano più proficue ad essere uscite rispetto che se fossero rimaste nella parte sommersa del nostro iceberg coscienziale.

Da noi sono successi embodied dialogues a seguito dei quali gli Aikidoka "sotto i ferri" hanno deciso di cambiare lavoro, hanno scoperto di avere inclinazioni per aree della vita mai esplorate in precedenza, si solo lasciati con il/la proprio/a partner, hanno scoperto di avere una personalità multipla (doppia, nella fattispecie), hanno scelto di dedicarsi a studi o esperienze che avrebbero sempre desiderato... hanno avuto cioè esperienze molto forti e direttamente impattanti sul proprio stile di vita, in ogni ambito (personale, lavorativo, relazionale, famigliare, etc) e determinanti quindi per il proprio futuro.

E in 1, 2, massimo 3 esercizi... non in 5 anni di psicanalisi settimanali. Capite la delicatezza da un lato e la portata dall'altro di un simile strumento?

Capite perché bisogna essere piuttosto preparati per sottoporvici o dirigerlo?

Capite che non si più arrivare a sondare la propria coscienza a certi livelli fino a quando saremo li a discutere se l'ikkyo più figo lo fa Saito, Tada o Tissier?

O se l'Aikido sia o meno efficace per difendersi quando il bullo tenta di ciularti il portafoglio?

NO: sta roba bisogna essersela lasciata tutta alle spalle... perché ora in ballo ci siamo NOI, ciò che pensiamo di essere e ciò che siamo disposti a scoprire e che è potenzialmente in grado di cambiarci/sconvolgerci la vita...

Per tutti questi motivi l'embodied dialogue NON lo possono fare tutti e non si può fare in ogni contesto, ma solo ove sia stato creato un setting adatto (come avviene in psicoterapia): non si possono fare esercizi simili perché non si sa cos'altro fare... o perché abbiamo finito di ripassare il nostro programma tecnico d'esame e restano 5 minuti liberi prima della fine della lezione!

NON si possono fare esercizi simili in un Dojo nel quale non sia stata creata un'atmosfera più che inclusiva e collaborativa fra gli individui presenti... poiché se "cose grosse" emergono, lo fanno in pubblico (ovvero le altre persone presenti), in mezzo però ad Aikidoka che devono avere scelto altrettanto di "mettere in piazza" la loro immondizia sotto il tappeto, e di accettare di vedere quella degli altri.

Se ci rapportiamo bene con un/una compagno/a per anni nello spogliatoio, come ci comporteremmo con lui/lei quando dovesse emergere un aspetto della sua realtà più intima che nemmeno lui/lei sapeva di avere?

Cosa accadrebbe se questo "aspetto nuovo" dovesse confliggere con il nostro sistema di credenze?

Il/la nostro/a caro/a amico/a si potrebbe trasformare in qualcuno da evitare come la peste?

Sono aspetti che è meglio considerare PRIMA si tuffarsi nella tana del Bianconiglio, perché poi NON si torna più INDIETRO!

Per queste ed altre ragioni, è importante sapere che esistono determinate pratiche - impensate all'epoca di O' Sensei - che hanno una potenzialità spettacolare, ma che non è bene prendere tanto alla leggera, o frequentarle per banale curiosità... così come si prova una tecnica nuova e mai vista.

Possono lasciare il segno e farlo in modo indelebile, quindi è bene accostarvicisi con un certo grado di responsabilità e maturità.

Cosa centra questo argomento con quello che abbiamo già trattato (Aikido e blocchi energetici)?

Semplice: i conflitti emotivi irrisolti - come abbiamo visto - sono la causa principale dei blocchi energetici e quindi delle SOMATIZZAZIONI, ovvero di quello che comunemente chiamiamo "malattie", ma che più correttamente dovremmo indicare come "segnali della coscienza che c'è qualcosa che non va dentro di noi"... che "urge un cambiamento da fare".

Se noi - tramite un esercizio come l'embodied dialogue - permettiamo a questi conflitti irrisolti di riemergere dall'inconscio (e spesso non è piacevole li per li quando accade, perché siamo costretti a rivivere il trauma che avevamo seppellito), non c'è più alcuna ragione di blocco energetico (generato da ciò che non veniva espresso, ma al quale ora diamo una possibilità di manifestarsi)... e quindi di somatizzazione.

In altre parole, detto in modo babbano, non c'è più motivo di ammalarsi o si guarisce dal problema - anche fisico - che ci tormentava.

Facile?
Semplice diremmo forse meglio... molto essenziale, ma non del tutto banale.

Queste sono tematiche di frontiera: che stimolano ed ispirano alcune persone e fanno chiudere e ritrarre altre... com'è ovvio che accada. Ci sembra giusto però esplorarle comunque insieme, perché questo è il mandato di Aikime; ovviamente non è possibile mostrarvi alcun video di questo esercizio per ovvie ragioni di privacy rispetto alle persone ed ai contenuti che emergono facendolo.

Immaginate però qualcosa che va dall'Aiki-seduta di psicoterapia, alla trance indotta della Tarantella o dalle danze Sufi dei Dervisci, ad una sorta di "esorcismo tecnologico". Niente menate alla Wanna Marchi però: ha tutto una dinamica molto chiara e - se vogliamo - "razionale", che però va studiata ed approfondita nelle dovute sedi PRIMA di mettersi a fare pasticci con se stessi e con gli altri.

Gli ingredienti indispensabili sono:

- avere una preparazione tecnica (Aikidoistica) molto chiara e solida;

- avere studiato ed appreso le basi della medicina allopatica e della fisioterapia;

- avere studiato ed appreso le basi di PNL e del linguaggio del corpo;

- avere studiato, appreso le basi di alcune forme di psicoterapia (l'Analisi Transazionale, la Gestalt e la Psicosisntesi al momento sembrano essersi rivelate le migliori);

- avere studiato ed appreso le basi della medicina tradizionale cinese ed indiana (Ayurveda);

- avere sviluppato alcuni elementi di bodywork libero (come avviene nel Contact Improvvisation);

- avere rudimenti sulle principali tradizioni spirituali secolari, che si sono contestualizzate nelle varie culture.

Per ciascuno di questi studi NON intendiamo essere sufficiente leggere la corrispondente pagina di Wikipedia, ma avere approfondito l'argomento su testi specifici e nelle sedi opportune con formatori/docenti qualificati nelle singole discipline menzionate.

Si può fare tutto quindi, ma un certo BAGAGLIO - questa volta consapevole e non inconscio - ci deve essere se desideriamo approcciare determinate tematiche, che in futuro prevediamo diventino il pane quotidiano di discipline anche molto differenti dalla nostra, ma che potranno attingere agli studi fatti in materia proprio dall'Aikido.

Da scoprire rimane ovviamente ancora molto... ma ci sono strumenti ottimi già noti che ancora i più non conoscono, proprio perché si tratta di strade ancora poco battute e che richiedono un impegno che non molti sono disposti a mettere in gioco.

Questo il nostro umile contributo a renderle qualcosa di maggiormente comprensibile ed esplorabile.



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