lunedì 7 dicembre 2020

In Aikido lo sfogo è una sfiga?

Ci troviamo quest'oggi a parlare di un frequentissimo luogo comune legato alla nostra disciplina (e non solo alla nostra); avete già sentito il detto: "Vado ad Aikido così mi sfogo un po'!"...

Ecco, pure noi.

Ne parliamo perché questa forma mentis è tanto umana, quanto diffusa... ma anche limitante, in un certo senso... o da un certo punto in poi.

È infatti più che normale che l'attività fisica e sportiva funga da valvola di sfogo per alleggerire le tante tensioni che accumuliamo nel quotidiano, e quindi - specie all'inizio del proprio percorso Aikidoistico - essa costituisca il primo beneficio diretto percepito nella pratica.

"Vado al Dojo, lascio il mondo fuori dalla porta... mi prendo un paio di ore per me, sudo, ruzzolo, butto per terra gli altri... in qualche modo faccio un refresh al mio sistema... quindi ne riemergo con un'energia fresca ed uno spirito rinnovato, pronto per ri-immergermi nella società e ri-occupare i tanti ruoli che in essa ci vedono protagonisti".

Questo è l'Aikido del FARE... perché questo fare ci aiuta poi a vivere meglio ciò che segue: quindi se si suda è BENE, se ci si diverte è pure MEGLIO!

Poi tutti a farsi un birra con gli amici (nei tempi nei quali ciò era possibile, ovviamente!).

Quindi, un atteggiamento comprensibile, comune... ma perché anche limitante?

Perché si inizia a percepire i propri contesti come scissi, in uno che ci carica di tensione e di stress come delle pentole a pressione... e l'altro che ci permette di aprire un po' quella valvola e buttare fuori la pressione accumulata.

Questo diventa un sistema interdipendente: se accumuliamo stress ma non abbiamo un luogo nel quale andarlo a sfogare diventano guai... ma abbandoniamo di botto il corso, il tatami ed i compagni nel momento che dovessimo vivere una situazione non troppo stressante a livello lavorativo, sociale o relazionale.

Se il Dojo serve a calmare lo stress diventa inutile nel momento in cui abbiamo la percezione di riuscire a sopportare quello che incameriamo; ed è proprio qui il limite, lo stress non va "sopportato" o "sfogato"... ma imparato a gestire!

L'Aikido serve ad imparare a gestire lo stress nel quotidiano... ad apprendere come non accumulare tensione che risultarono dannosa e come convogliare le nostre migliori energie per accettare ogni giorno la sfida con noi stessi, non solo a sfogare lo stress.

Pensare che serva SOLO a sfogarci è come guidare una Ferrari credendola un'utilitaria...

Che dinamica diventa quella che ci vede parte del tempo impegnati ad accumulare qualcosa di sgradevole... e poi nella rimanente parte a smaltirlo nel modo più veloce possibile?

Non sarebbe meglio imparare a non accumularne proprio?

O meglio... a fare surf sulle ondate di stress che fisiologicamente viviamo nei nostri diversi contesti personali?

Certo che sarebbe meglio, e l'Aikido a questo serve in realtà: solo che ci sono pochi Insegnanti in grado di utilizzare la disciplina come un processo educativo di "disintossicazione" dal distress e di esplorazione dell'eustess (la parte di tensione considerata positiva, poiché stimolante la crescita e l'evoluzione di ciascuno).

E come si fa questa cosa?

Non è dalle pagine di un Blog che sarà facile scoprirlo... ma dalla frequenza di un tatami, di un gruppo e di un docente con i quali queste tematiche sono affrontate in modo competente e quotidiano.

Anche questo però è l'Aikido del FARE... solo che è differente da quello di prima, poiché questi era una pratica di rimedio al disagio che c'è già... mentre questa seconda visione è quella nella quale possiamo apprendere a come essere meno in disagio nel quotidiano in modo regolare... ovvero senza che ciò venga considerato un evento straordinario.

Se una è la pratica del "curare", l'altra è quella del "prevenire".

Abbiamo quindi una bella scelta: limitarci a stare meglio in attesa di tornare a stare peggio, o IMPARARE a stare meglio e punto.

Questa cosa si può fare con qualsiasi attività, ma sicuramente con l'Aikido ciò è possibile con un valore aggiunto non banale da trovare altrove, ovvero la capacità di incontrare lo stress e farcene un carburante per la nostra realizzazione personale.

Pensate che bello:

- se non c'è stress, non c'è problema;

- se c'è stress, sappiamo come utilizzarlo per evolverci;

... ergo la vita diventa un parco giochi dal quale non si può che uscire necessariamente arricchiti... ed un tot pure grati!




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