Non è un mistero come tutte le nostre attività siano state messe in crisi dal Covid-19, però siamo finalmente giunti ad uno spiraglio di riapertura, che in quasi tutte le regioni è fissato per oggi, il 25 maggio.
Solo che ora ci sono le difficoltà di adeguamento sia delle discipline e delle loro attività alle linee guida della Federazione o degli Enti di Promozione, sia i costi di adeguamento dei locali nei quali queste attività si svolgono.
Chi, come noi, gestisce una sede privata qualche soldino lo deve spendere se vuole tornare a calcare il proprio tatami: quindi perché non andiamo tutti all'aperto (ora il clima lo permette) ed iniziare la a riprendere timidamente le lezioni?
Certo la spiaggia, il parco sono e saranno un'ottima soluzione per molte Società Sportive... ma oggi ci interessiamo ad un'altra interessante dinamiche del mondo dell'Aikido che sta ora emergendo per la prima volta...
Che cosa andare a fare all'aperto (o al Dojo) se non possiamo toccarci e dobbiamo rimanere ad una certa distanza?
In Aikido esiste il buki waza, il cui programma tecnico è almeno pari a quello di tai jutsu (tecniche a mani nude), se non addirittura più ampio... ma sono rarissime le Scuole che lo studiano con regolarità e profondità: la maggioranza degli Aikidoka percepisce il lavoro con le armi come qualcosa di marginale e collaterale rispetto alla propria pratica...
Esistono didattiche nelle quali le armi vengono introdotte quando sei già quasi una cintura nera, mentre prima le armi nemmeno uno le sfiora con un dito: ora a fare buki waza però ci devono andare tutti se non desiderano rimanere fermi!
Chi mischia qualche estrazione dello Iaido o qualche kata di Jodo ha sicuramente degli esercizi da proporre ai propri allievi: ma per quanto si può durare?
Un paio di lezioni? Di settimane? Di mesi?
Una delle cose stranissime che ci siamo già trovati a vivere in passato è trascorrere quasi un'intero anno SENZA un tatami sul quale cadere (la cosa fu dovuta ad un'alluvione che lo rovinò irrimediabilmente, nel 1997 se non andiamo errati)... e nel quale abbiamo praticato ESCLUSIVAMENTE buki waza.
Stranamente... fu una figata!
Da allora, scegliemmo di fare almeno un paio di ore al parco alla settimana (di sabato) per approfondire l'utilizzo delle armi (Aiki ken ed Aiki jo)... che sono interamente parte integrante del curriculum tecnico dell'Aikido, senza andare ad attingere ad altre discipline nipponiche (dignitosissime di loro, ma che non centrano un fico secco con la nostra).
Beh, signori: è la prima volta che emerge così chiaramente come lasciare indietro questo enorme bagaglio tradizionale creerà del problemi non da poco a molti gruppi!
L'Aikikai Honbu Dojo ha praticamente eradicato questo curriculum tecnico dalla sua pratica... e così hanno fatto molte delle Scuole che ne fanno capo.
Forse il Coronavirus ci farà quindi un altro importantissimo favore: darà l'occasione a tutti quei docenti NON formati nel buki waza di comprendere l'importanza di colmare le proprie lacune... ricordando che un insegnante può dare ai propri allievi solo ciò che lui stesso conosce.
In Aikido sembra finalmente giunto il momento di fare SINTESI, e quindi essere docenti a tutto tondo... o fare altro nella vita.
Forse a breve in molti incominceranno ad esclamare con forza: "Parko giuda... che bello il buki waza!!!".
1 commento:
Parko giuda:Lorenzo!
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