lunedì 1 giugno 2020

Massimo Aviotti: addio ad un Aikidoka d'eccezione

Ciao Massimo,

ho scritto e riscritto molte volte il nome di questo Post ed il testo che segue... dandomi il tempo perché ne risultasse qualcosa che specchi in modo autentico il mio proposito, ma è stato veramente complicato.

In questi anni mi avevi abituato a cose piuttosto plateali... ma sei riuscito a sorprendermi per l'ennesima volta, purtroppo.

Non è un mistero che io e te non siamo andati molto d'accordo per quanto concerne l'Aikido e le modalità di vivere questa disciplina, ma non sei mai stato per me una persona indifferente, anzi: per anni ci siamo frequentati con una certa regolarità ed ho imparato molto da quella esperienza.

Ci siamo conosciuti nel lontano 2004 ad Anzio, durante uno stage tenuto da Gaku Honma Sensei, nel quale lavorammo per quasi 3 giorni sempre insieme; io al tempo non sapevo chi tu fossi: arrivavi da un momento nel quale il tuo Aikido era stato in pausa per questioni di carattere personale... quindi ignoravo il notevole pedigree del mio compagno di pratica.

Ci rivedemmo quindi per anni ed anni in Federazione: tu eri il Senpai, io il Kohai che ti ha seguito in trasferte anche piuttosto lunghe alla volta di qualche seminar.
All'inizio si creò subito un'alchimia particolare e la fiducia e la stima credo fossero autentiche e reciproche.

Poi accadde che l'ambiente che condividevamo - la Federazione - entrò in forte crisi alla morte del Mº De Compadri: io ed altri insegnati ti chiedemmo di guidarci, in quello che avrebbe potuto diventare il prosieguo naturale dell'opera di Fausto Sensei.

Tu - ormai nella Commissione Tecnica Nazionale - iniziasti a diventare particolarmente schivo rispetto a questa richiesta, rimandando le 1000 difficoltà ed ostacoli che ti impedivano di procedere: li qualcosa fra noi si guastò. Siamo all'incirca nella seconda metà del 2011.

Ricordo però come fosse oggi quella telefonata di Fausto Sensei che, poco prima di lasciarci, in merito a te mi fece una richiesta piuttosto specifica: "Se puoi, stagli vicino: è una brava persona, ma è anche una testa matta!".
Da allora ho potuto rendermi conto sulla mia pelle quanto purtroppo avesse ragione...

Tu sei stato un tecnico dall'esperienza veramente invidiabile, nonostante la tua relativamente giovane età. Forse fra le persone con più esperienza che io abbia mai incontrato su un tatami.

Per chi non ti avesse conosciuto, possiamo dire questo...

Iniziasti la pratica nel 1970 (io non ero ancora nemmeno nato!) ad Alessandria, con Pino Gramendola Sensei, allievo del M° Kawamukai. Ottenesti il 1° dan, nel 1975,  il 2° dan nel 1977, il 3° dan nel 1980 con la FIK.TE.DA e, nel 1984, il 4° dan con la L.I.A. esaminato sempre dal M° Kawamukai,  coadiuvato in alcune occasioni dai maestri Filippini e Masetti.

Nel 1985, iniziasti a praticare lo stile di Iwama, prima con Tomita Sensei e poi - dal 1996 - con Paolo Corallini.

Dal 2007 sei diventato 6° dan FIJLKAM e quindi anche membro della Commissione Nazionale (fino al 2017). Hai avuto la possibilità di praticare con i più grandi maestri che vi erano in circolazione (Saito, Tohei, Hikitsuchi, Kobayashi, Tamura, Noro, Chiba...) e spesso ci raccontavi parte della tua enorme esperienza nelle occasione di convivialità a latere dei keiko.

Avevi da poco festeggiato i tuoi 50 anni di pratica dell'Aikido...

Oltre che tecnicamente molto competente, eri anche una persona estremamente simpatica: mi ricordo un'infinità di barzellette sconce che ci ci facevano letteralmente scompisciare dalle risate.

Avevi un approccio non convenzionale alla pratica, privo di fronzoli... che non poteva non conquistare: siamo stati in tanti ad apprezzare i tuoi apporti al proprio Aikido, questo è innegabile.

Avevi però anche un caratteraccio non da poco: ti chiudevi a riccio alcune volte, e comunicare diventava praticamente impossibile... poi c'era la posizione, tu eri il Senpai... noi i Kohai, punto. Quindi tutti zitti!.

La mia fortuna è stata forse di avere una formazione anche indipendente dall'Aikido, che mi ha fatto comprendere presto che più di qualcosa non andava... e che a fianco dell'ottima tecnica, ci dovevano essere problematiche personali ed interpersonali che probabilmente non ti permettevano di comportarti diversamente.

Qualcosa che non andava giudicato, ma del quale prendere atto nel tentativo di comprendere cosa ti spingesse a comportarti in modo talvolta così ruvido e spigoloso.

Molti pensano che io fossi (o addirittura sia) arrabbiato con te o che ci odiassimo, ma si sbagliano di grosso... o semplicemente giudicano senza troppa cognizione di causa.
Forse ce la siamo presa, fino a quando non abbiamo accettato che le nostre vedute erano diverse, forse pure inconciliabili... e che entrambi avevamo il diritto di pensarla in modo differente.

Dopodiché il nostro rapporto è stato molto franco e ci siamo detti in faccia ciò che era il caso di dirci (almeno io con  te sono certo di averlo fatto), anche quando non è stato facile; quindi ora si procedeva in direzioni differenti, ma senza forme di rancore (da parte mia almeno lo posso garantire).

Il problema è sorto maggiormente quando sono stato incaricato - prima nella regione nella quale abitavamo entrambi... poi su tutto il territorio nazionale - di coordinare il movimento dell'Aikido federale: li non c'era tanto la posizione "Rubatto" che cozzava con quella del Maestro "Aviotti"... ma la visione di un intero Comitato o della Commissione Tecnica Nazionale che non riusciva a collimare con la tua... e purtroppo mio è stato il compito e l'onere di provare a discuterne con te, devo dire con risultati molto scarsi. Ed in questo "fallimento" la responsabilità non credo stia mai da una parte sola, quindi sono certo che pure io avrei potuto fare meglio...

Hai sempre voluto fare a modo tuo (e ciò è apprezzabile da me, te lo assicuro)... ma compiendo anche gesti notevolmente in contrasto con quella che per me era ed è un'etica sostenibile, ma pazienza... non è questo il luogo, né il tempo di dare spazio a ciò.

Il brutto (per me) è stato quando ho dovuto - per ruolo - riprendere quello che per me era stato un insegnante importante, ma che agiva in senso opposto a quanto le direttive federali: questo l'ho patito molto... ed avrei desiderato che qualcun altro potesse prendere il mio posto, ma così non è stato purtroppo.

Ti sei forse visto chiudere le porte in faccia a cose alle quali probabilmente tenevi, ma conosco i motivi di quei NO, e so quanto non fossero scaramucce egoiche fra te e la nuova CTN... ma quanto dietro ci fosse un lavoro attento, volto a COSTRUIRE relazioni... proprio come non si era riusciti a fare negli anni nei quali sarebbe toccato anche a te pensarci in modo attivo.

Sei stato - credo - l'unico Aikidoka italiano che sia mai riuscito a farsi condannare da un Tribunale Sportivo Federale a 3 mesi di sospensione delle attività: questo lo hanno decretato alcuni giudici ed avvocati... si vede che proprio sto stinco di santo non lo dovevi essere!

Noi non eravamo li per farti soffrire, mi sento di parlare anche per i miei colleghi dell'attuale CTN.
Ma certi tuoi atteggiamenti non era proprio possibile avvallarli, e chi ti ha conosciuto caratterialmente sa bene di cosa parlo.

Ma evidentemente le tue sofferenze non derivavano solo da noi: doveva essere qualcosa di più serio, interno e profondo.

Passavi periodicamente a disclaimer pubblici sulla tua volontà di mollare tutto con l'Aikido e con questo mondo "disgraziato", a finire inevitabilmente a contraddirti facendoti fotografare su qualche tatami: lo hai fatto così tante volte, che ormai nessuno più ti prendeva seriamente... ed alcuni ne approfittavano addirittura per prenderti in giro per queste esternazioni.

Io conservo di te il bel ricordo di una enorme esperienza ed anche di una certa forma di rispetto e delicatezza nei mie confronti quando ero il tuo uke... cosa che a quanto pare non possono dire proprio tutti quelli ai quali hai fatto "sentire un po' il nervo"!

Sei stato per me un Senpai, non un Maestro, anche perché io un Maestro ce lo avevo già... ma non dico questo per sminuire la tua figura: molti ti hanno riconosciuto come Maestro, e questo significa che per alcuni lo sei sicuramente stato.


Il mondo dell'Aikido ha pianto la tua scomparsa improvvisa, segno che la tua presenza ed il tuo operato hanno segnato positivamente molte persone.

Eri una persona apparentemente determinata ed autorevole, dal carattere dichiaratamente burbero... ma dovevi essere anche una persona molto sensibile e pure fragile, così come forse siamo un po' tutti.

La tua scomparsa mi ha fatto interrogare su quanto io stesso porti avanti l'attività marziale talvolta con la volontà determinata di conoscermi meglio, altre volte come la scusa per mettere una maschera alla mie paure più profonde.
Anche io, probabilmente come te e come chiunque,  metto talvolta una maschera sulle mie fragilità, atteggiandomi come se non ne avessi... credo che sia una componente abbastanza umana.

Allora mi sono chiesto come essere certo che questa fragilità possa essere presa in carico e non nascosta, dando peso e valore alla ricerca di equilibrio personale... oltre ad investire nel "kazzuto ki suda" (una frase che dicevi sempre tu!).

Mi mancherai caro Massimo, io continuavo ad incontrarti volentieri, anche solo per un auguro telefonico di buon Natale o di buon compleanno: non abbiamo mai mancato di farceli gli auguri... l'ultima volta me li hai fatti tu proprio il mese scorso!

Mi auguro di avere l'occasione ri-incontrarti in qualche spazio ed in qualche tempo, per potere continuare a tessere quella relazione che non ci era riuscita del tutto bene in questa vota... ma neanche del tutto male.

"Se vuoi sapere come è fato veramente qualcuno... litigaci!"... ecco noi ci siamo quindi conosciuti in modo tutt'altro che superficiale: magari in una prossima occasione potremo iniziare a costruire qualcosa di importante insieme.

Voglio ricordarti mentre guidavi in una delle tante trasferte nelle quali io ero seduto nel sedile del passeggero (quando ero uno studente squattrinato... tu per farmi risparmiare 2 soldi mi scorrazzavi in giro per l'Italia gratis), mentre un tizio in bicicletta ti attraversa la strada all'improvviso...

Tu ti fermi, tiri giù il finestrino e gli urli: "Ti... guarda che se studi da morto, a momenti ti stavo per diplomare"!

Grazie di tutto, riposa in pace.


Marco Rubatto



PS: come giustamente dice Claudio Regoli Sensei, che ti ha conosciuto fin dagli anni '70... "in pace mai, si annoierebbe!"

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