
In questo provvedimento è stato fatto divieto di qualsiasi momento aggregativo pubblico e privato, quindi palestre e Dojo hanno dovuto uniformarsi e chiudere i battenti.
È la prima volta che smettiamo tutti contemporaneamente di praticare Aikido per un'emergenza sanitaria nazionale... ma davvero dobbiamo smettere di praticare?
Sul tatami SI, sia per etica civica, che per questioni legali... ma non crediamo quello sia l'UNICO luogo nel quale l'Aikido possa trovare di che attecchire!

NO: una pandemia inizia piuttosto a vivificarne i principi... Questa disciplina può dare il meglio di sé anche e soprattutto FUORI dai tatami, e stiamo vivendo una straordinaria occasione di comprendere se ne siamo capaci.
La pratica fisica, quella fatta di ikkyo e kotegaeshi, si ferma... ma la pratica dell'Aikido NON si limita sicuramente ad un movimento di anche, braccia e gambe!

che stiamo vivendo a livello collettivo, e soprattutto FUORI da un
L'Aikido può fermare il Covid-19?
Questa domanda è volutamente mal posta, poiché non è questo ciò che è saggio chiederci.
Se pratichiamo per imparare a liberarci da prese di uno o più avversari contemporanei... chiediamoci cosa accade quando è un avversario piccolo piccolo a bloccarci!

Cosa ce ne facciamo quindi di una disciplina che ci insegna a "mantenere il centro" quando ci attacca una persona (o più persone), ma che non ci offre nulla per fare fronte all'emergenza sanitaria, economica e sociale che ci vede tutti protagonisti?

Fortuna che non è così, e l'Aikido ha un sacco di cose da dire e dare per offrire un sostegno concreto... anche in una situazione estrema come questa.

Situazioni di stress, pericolose se non potenzialmente mortali ne abbiamo?
Sembra di SI!
L'Aikido ci insegna a concentrarci sul ritmo del nostro respiro, e a non permettere ad un'aggressione violenta di spezzarne il flusso: avete fatto caso se il vostro respiro è tranquillo e fluido mentre ascoltate i "bollettini di guerra" che - giorno dopo giorno - sentiamo dai telegiornali?
Scommettiamo che, se ci facciamo caso, il più delle volte ci sorprenderemo con il fiato "sospeso"?
Quando ci sentiamo minacciati, scatta un meccanismo di sopravvivenza che blocca (sospende) il respiro, per fare tesoro della porzione di ossigeno che abbiamo incamerato nei polmoni... come se venissimo all'improvviso buttati in acqua.

Questo ad un buon Aikidoka non dovrebbe accadere, e se accade c'è per lui da chiedersi come mai si reputi un buon Aikidoka!
La nostra disciplina ci insegna ad utilizzare l'energia di un cambiamento repentino a vantaggio di chi quel cambiamento lo vive fino in fondo: ora che sono cambiate velocemente molte delle nostre abitudini quotidiane stiamo riuscendo ad avvantaggiarci di ciò... o siamo disperati per le abitudini quotidiane che ci sono state sottratte all'improvviso?
Serve a poco fare tenkan ed irimi tenkan, 30 forme di iriminage per 20 anni se poi cadiamo su una buccia di banana... come se di questa disciplina avessimo contattato - appunto - solo la buccia!
L'Aikido insegna farci trasformare dall'energia aggressiva che ci giunge in modo inaspettato, tanto da trasformare lo scontro in "incontro" ed occasione di crescita personale.
Quando dovessimo avere uno scontro fisico, il nostro avversario difficilmente ci dirà: "Se per te è ok, ti attacco venerdì, verso le cinque meno un quarto, con katate dori gyaky hanmi"!
Viene quando vuole, attacca come vuole... e noi possiamo essere pronti ad ACCOGLIERLO o rimpiangere per il resto della vita che in quel momento eravamo distratti a pensare ad altro.

Da ciò che sappiamo, manco loro avvisano o infettano solo quando sono certi che noi abbiamo già preventivamente trovato un vaccino.
Un Aikidoka potrebbe essere un privilegiato, che queste cose le ha ben sperimentale in prima persona... oppure, oppure forse non è un Aikidoka manco se si è convinto di esserlo!
L'Aikido insegna a non essere vittimizzabile da un avversario, per quanto forte ed aggressivo... e contemporaneamente a non diventarne il carnefice: riusciamo a fare ciò nei confronti del Covid-19?
Abbiamo visto, in questi giorni, un sacco di gente letteralmente mossa dalla PAURA, reagire ad uno stato di preoccupazione e fare di tutto per non affrontare il problema che ci si para dinnanzi: è così che vogliamo fare anche noi praticanti?


Come facciamo col coronavirus?
Lo lasciamo agire e ne subiamo le conseguenze o diveniamo pro-attivi e stabiliamo una condotta consapevole dei nostri atti nel quotidiano al fine di limitarne il contagio?
La nostra disciplina ci sprona a prendere la natura come insegnante: fluire come il ruscello d'acqua, bruciare come il fuoco, essere stabili come il suolo o volteggiare come un vortice d'aria.

Essi invadono la nostra pelle, i denti, lo stomaco, e sono capaci di formare ecosistemi completi... di essere causa di malattie, ma anche responsabili della nostra digestione e della buona salute in generale.
E con questo Covid-19 come la mettiamo? Lo facciamo rientrare fra i suoi colleghi con i quali abbiamo stretto un patto di mutuo supporto o gli vogliamo fare una guerra senza quartiere... nella quale "le città" siamo noi?

Questo periodo sarà proprio quello nel quale ogni praticante sarà chiamato a farsi domande non banali, ed a cercarne le relative risposte: se qualche settimana di sospensione dal Dojo favoriranno poltronaggine e desiderio di non tornarci più nemmeno ad emergenza sanitaria terminata...
... beh, in questo caso noi eravamo i virus dell'Aikido, e lui - mettendosi in quarantena da noi - sarà GUARITO!

Cosa ci spaventa di più: i rapporti umani con i quali di solito abbiamo 100 mila tipi di casini e conflitti... o l'isolamento ed il guardarci dentro, che ci farebbe/farà vedere che li i casini sono a milioni?
Nel Dojo abbiamo lanciato una sorta di "challenge", ovvero di sfida: ci siamo muniti di un quaderno ed abbiamo stabilito che ciascuno di noi vi annotasse i principi dell'Aikido che vede emergere dagli accadimenti del suo quotidiano: è interessantissimo cosa stiamo notando, soprattutto il notare come certe dinamiche Aikidoistiche possano avvenire GRAZIE a noi, o NONOSTANTE noi!!!
Presto ci incontreremo on-line, in un Dojo virtuale, per condividere i risultati di questo daily training.

"Quali sono le prospettive ed i principi dell'Aikido che possono essere applicati in una giornata nella quale non ho un allenamento fisico?"
"Può la filosofia della disciplina che pratico (magari da anni) darmi qualche strumento in più per affrontare in modo costruttivo ed integrante la situazione che stiamo vivendo a livello collettivo a causa del Covid-19?"
"Mi lascio vittimizzare dal mio avversario, dalla situazione che sto vivendo? Ne approfitto per cercare di diventare il giustiziere del Covid-19? Oppure cerco di trasformare questa esperienza in qualcosa di utile per me e per il mio futuro?
La capacità di vivere questo periodo "monacale" in modo proficuo sarà uno dei più evidenti segni di maturità o meno nella disciplina che diciamo di amare.
Un Aikido che non ci da nulla su cui riflettere ora che non facciamo più ikkyo e kotegaeshi potrebbe essere una disciplina che avrà poco senso frequentare pure quando tutta questa l'emergenza sarà rientrata.

Viceversa, potremmo mettere la "corona" ad una disciplina che ci ha positivamente CONTAGIATO la vita: a noi la scelta!
Marco Rubatto
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