lunedì 8 aprile 2019

Aikido, il senso d'identità e la trappola mortale

Fare Aikido piace a tutti noi, e ci piace farlo in un modo di solito connotato da alcune specificità.

Ciascuno sceglie lo stile e la Scuola che sente più "sua" e quindi inizia a fare comunella con coloro che hanno fatto scelte analoghe alle proprie.

Nascono così le "bandiere", che radunano persone che la pensano in un modo analogo (o compatibile fra loro), che praticano shionaghé allo stesso modo (e lo pronunciano alla francese), o iniziano a vestire tutti la noba-hakama e tenugui che indossa Hitoira Saito Sensei... giusto per fare 2 macro esempi differenti.

- viva la grandeur de la France e Tissier, uno dei pochi occidentali ad avere ricevuto l'8º dan!

- lunga vita a Tada, l'ultimo 9º dan allievo diretto del Fondatore ancora più che mai attivo sul tatami!

- hip hip urrà per Morihiro Saito Nidaime (aka Yasuihiro Saito) che continua l'importante tradizione del nonno Morihiro!

Il senso di identità in una Scuola, una didattica, un'Associazione ha da sempre mosso gli animi degli appartenenti alla visione che quel contesto a perseguire insieme uno scopo, a sentirsi parte di qualcosa. Non ci vediamo niente di male, fino a qui.

Il guaio però accade quando questo "senso d'identità comune" è l'antidoto ad una mancanza di consapevolezza di chi siamo e di che cosa vogliamo noi come singoli... ed allora ci appoggiamo a qualcosa per avere la sensazione di valere: le divise sono da sempre state il miglior segno di distinzione di coloro che vogliono testimoniare il loro impegno, e di coloro che si imboscano per fare scegliere gli altri al posto loro!

Quindi poco importa se il logo era quello della polizia o delle brigate rosse: entrambi avevano/hanno un loro "credo" da portare avanti (legato alla giustizia il primo, alla sovversività il secondo) e quindi ogni movimento crea un senso di appartenenza; aderire da la sensazione di manifestare il proprio credo... o di sponsorizzarne uno, così che gli altri credano che sia il nostro!

In Aikido è evidente che ciascuno debba scegliere il luogo migliore per praticare e condividere questa strada con persone simili a lui, però NON è possibile scegliere di appartenere ad una sigla per mettere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi, perché l'Aikido è - ichiban (prima di tutto) - un cammino PERSONALE!

E invece noi di gente che si identifica con questa o quella Scuola, Sigla, Ente perché non possiede un'identità propria ne vediamo proprio un TOT, forse pure troppa!

E come distinguere chi si allinea per una reale risonanza di intenti, da chi lo fa per evitare di porsi delle domande?

Molto semplice: le persone appartenenti alla seconda casistica saranno dei FANATICI!

Se non la pensate come loro, starete sbagliando... tutti quelli che avessero idee differenti staranno sbagliando: sono loro gli unici che ci hanno visto giusto.

È facile scovare la proporzionalità all'inconsapevolezza, basta osservare "cosa si dice" in ciascun circolo.

In Aikikai d'Italia (esempio importante, dato il numero dei loro iscritti), c'è ancora chi afferma che l'Aikido è quella cosa che si può praticare SOLO all'interno di quella Associazione (?!), c'è ancora chi afferma che l'Aikido in Italia NON è uno sport, e che NON sa che un'Associazione Culturale NON può promuovere la pratica della nostra disciplina.

Ma non solo mica uno o due a pensarla così ed a farsene vanto!

E uno si chiede: ma quanto hai ancora bisogno di appiccicarti addosso un logo per stare fuori dal mondo?

L'Aikido dovrebbe forse aiutare a farne un'esperienza più autentica, e non ad un'evasione dall'incapacità di starci sopra insieme a tutti gli altri!

Il senso d'identità non è quindi sempre utilizzato come toccasana... se ne si abusa.

Oltretutto l'Aikido ci dovrebbe insegnare a fronteggiare il conflitto (e quello fisico è SOLO uno delle sue forme!), quindi dovrebbe farci - in qualche modo - sentire a nostro agio IN MEZZO a quelli che NON la pensano come noi. Altrimenti dove sarebbe questo conflitto?!

Quindi qual è un'altra prova di chi usa il senso di identificazione con una bandiera perché ha paura di esistere?

NON si confronterà mai con nessun altro contesto differente: in una Associazione "nasci" e li Aikidoisticamente "morirai", perché hai paura di prendere contatto con altri luoghi che ti potrebbero destare incertezza, inquietudine... o almeno che ti farebbero porre delle SANE domande!

Bisogna vestirsi come il capo Scuola, legare la cintura come LUI, usare le SUE parole, atteggiarsi come LUI... essere vestiti TUTTI uguali fra compagni di pratica quando si va ad uno stage, così da rappresentare il peso del proprio DOJO.

Borsoni, T-shirt e sacche delle armi tutte UGUALI, così facciamo vedere quanto siamo forti "noi"!

Ma "noi chi"?!
"Noi de Dojo X", "dell'Associazione Y", "della Scuola Z"... e gli altri?

Doversi distinguere dagli altri per capire chi si è va bene fra adolescenti, NON fra adulti però!

Ne segue da questi diffusi atteggiamenti che parecchio del movimento Aikidoistico sembra adolescente più che maturo, se lo osservate bene.

L'Aikido affonda la sua filosofia sul "noi", ma dentro questo "noi" ci dovremmo stare con il nostro nemico, non con il nostro compagno di merende... che la vede più o meno in modo simile, non credete?

Il senso d'identità, quindi... da normale segno di appartenenza è in gradi di trasformarci in ciò che non vorremmo, in ciò dal quale stiamo cercando di allontanarci: una persona inconsapevole in lotta contro coloro che appaiono diversi da sé... proprio perché non sa ancora chi è, e quindi nemmeno come sia!).

Vestitevi come vi pare, pure come Hitoira Saito, se questo vi fa sentire bene, ma in viaggio oltre a lui ci siete pure voi: quindi vestirvi così non vi consentirà di far si che le sue conquiste diventino automaticamente vostre.

Ciascuno è prima di tutto SOLO con se stesso, e questa solitudine non può essere alleviata dall'appartenenza ad alcun assembramento di persone, per quanto vasto.

Associarsi per sentirsi meno soli è ridicolo, per scoprire meglio chi si è invece risulta più saggio.

Ma se siamo in cerca di chi siamo, potremmo scoprire oggi cose che ci accomunano all'Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai, domani che ci rendono simili ai membri dell'Aikikai d'Italia... e fra un anno agli allievi di Christian Tissier, non ci avevate mai pensato?

Cambiare gruppo/scuola potrebbe non essere sinonimo di ondivaghismo, ma di seria presa di coscienza di ciò che via via scopriamo di noi... ma di solito in Aikido è vissuto come semplice "tradimento", da tanto che siamo maturi in questa community!

In Aikido sembra normale affacciarsi alla pratica assaggiando un particolare piatto di cucina, attorniati da coloro che ci spiegheranno come siamo fortunati ad essere entrati nell'unico ristorante sensato che esista al mondo.

Pensate voi che contraddizioni in termini?!

Poi se ci viene il desiderio di assaggiare altri piatti, lo possiamo fare, ma MAI andando in altri ristoranti: ci dobbiamo attenere al menù del ristorante più figo del mondo... il NOSTRO!

E se desideriamo provare altre cucine etniche, ci viene detto che il cibo fuori ci farà male, che è insano... e che saremmo dei traditori del cuoco e dei camerieri ad andare altrove a cena: vi rendete conto di quanto calzi il parallelo con la nostra disciplina?

Fate cosa volete del vostro senso di identità, non siamo qui per minarlo... ma due domande serie di come e del perché lo utilizzate, e di come vedete che i vostri abituali compagni di pratica fanno altrettanto... forse potrebbe risultarvi UTILE farsele.

Noi lo abbiamo fatto da tempo, e la libertà che abbiamo acquisito crediamo che sia forse la conquista più irrinunciabile alla quale dovrebbe forse giungere ogni Aikidoka!









Nessun commento: