lunedì 25 febbraio 2019

Come si riconosce un Maestro di Aikido vivo?

Sembrerebbe facile rispondere alla domanda espressa nel titolo del Post di oggi...

Basta che respiri, si muova, si nutra... e il Maestro sarà di sicuro vivo: SBAGLIATO!

Ci sono per fortuna un sacco di Maestri di Aikido organicamente vivi e vegeti, che respirano, mangiano, dormono, si muovono (e purtroppo si riproducono anche!) ma che sono "morti" da anni, rispetto alla disciplina che insegnano.

Ritorna quindi la domanda: come si riconosce un Maestro di Aikido vivo?

Che cosa significa essere "vivi" nell'insegnamento di qualcosa come l'Aikido?

Significa continuare a CAMBIARE... ad EVOLVERE!

Il primo Maestro che abbiamo incontrato, quando abbiamo iniziato il nostro percorso nella disciplina, era "un trafficone", con un grande carisma e capacità di essere il leader di un gruppo: a noi questo bastava e avanzava e per numerosi anni abbiamo trovato le sue lezioni piuttosto interessanti.

Poi abbiamo iniziato ad accorgerci che, nonostante la sua volontà fosse buona, egli era abbastanza carente di elementi tecnici consolidati e chiari.

Così ci muovemmo verso un secondo Maestro di Aikido... che sembrava essere invece un tecnico sopraffino!

Ci parse di aver toccato il cielo con un dito, poiché tutti quei numerosi punti di domanda che fino ad allora ci arrovellavano la testa, sembravano trovare in lui una risposta più che razionale ed ordinata.

Per un po' anche questa dimensione ci ha nutriti non poco... fino a quanto ci siamo accorti che in giro era possibile trovare diverse persone preparate sotto il punto di vista tecnico (forse pure PIU' di lui)... che il nostro Sensei era UNO fra ESSI, non quindi l'unico di certo... e soprattutto che la tecnica era solo UNA dei MOLTISSIMI aspetti della pratica da approfondire.

Nel cercare quindi chi fosse "il più figone dei figoni", ci siamo imbattuti - sembrava al tempo per puro caso - in un MAESTRO (appositamente scritto tutto in maiuscolo) che ci ha ispirato a livello personale, indipendentemente da come si muovesse sul tatami.

É stata un'esperienza piuttosto bizzarra perché ci risultava meno leader del nostro primo Sensei, e meno tecnico del secondo... eppure sembrava avere quel "quid" che lo rendeva unico e che motivava così tanto la sua frequenza.

Negli anni siamo riusciti a diventare suoi buoni amici e - fuori dalle luci del palcoscenico del Dojo - ci ha raccontato la sua vita e le sue esperienze.

Anch'egli è partito dall'essere un grande motivatore di gruppo, benché la sua esperienza nell'insegnamento dell'Aikido fosse al tempo limitata.

Poi anche per lui venne il tempo di vederci più chiaro a livello tecnico, ed andò a scegliersi quello che - a suo dire - era il migliore sulla piazza a quell'epoca.

Poi però qualcosa in lui cambiò, ed attualmente egli è grande ai nostri occhi proprio per quanto trasmette sul tatami, indipendentemente se lo faccia in modo tecnico o completamente fuori da qualsiasi schema.


In poche parole - lui prima di noi - aveva fatto enormi cambiamenti di atteggiamento e di prospettiva rispetto alla disciplina che pratica e che insegna da decenni.

I suoi goal di una volta non è detto che corrispondano a quelli che si auspica ora... e se lo conosciamo bene, anche in futuro è molto probabile che lo vedremo cambiare ancora parecchio!!!

L'insegnante di Aikido vivo, quindi EVOLVE e si lascia cambiare dalla disciplina, tanto che i suoi primi allievi potrebbero non riconoscerlo se lo rincontattassero dopo un decennio di assenza dal suo Dojo.

Quel Maestro la, semplicemente, non verrebbe più trovato perché non esiste più... malgrado che la persona fisicamente sia rimasta sempre la stessa.

Un Maestro di Aikido vivo non cerca di allungare il brodo di ciò che insegna, facendo vedere sempre l'ennesima variante della tecnica XYZ, per allievi avanzati, poi per allievi veramente-avanzati... poi per allievi veramente-veramente-avanzati, etc.

Si rende irriconoscibile ai loro occhi perché CAMBIA, e questo può voler dire anche una sorta lutto per quelli allievi che non evolvono alla sua velocità e che quindi sono sempre alla ricerca di ciò che egli ha mostrato ieri, ma che oggi ed in futuro non ci sarà mai più!

Il MAESTRO è tale se mantiene vivo in se il processo di trasformazione, quindi è una sorta di serpente che continua a mutare la pelle, talvolta rendendosi ammirabile dai suoi allievi per la sua abilità... talvolta destabilizzando coloro che non hanno nessuna intenzione di fare questo processo a loro volta.

Per cambiare è necessario mettersi continuamente in discussione, quindi abbandonare del tutto la comoda posizione di chi pensa di essere giunto a qualche sorta di consapevolezza definitiva.

Ciò che ci sembra utile oggi, potrebbe risultare di ostacolo domani... e dovremo quindi avere il coraggio di rimuoverlo per fare spazio alla nuova dimensione che ci parrà più opportuna alla nostra ricerca personale: l'Aikido è e sarà sempre una dimensione personale, quindi ovvio che emergano problemi talvolta nella pratica comunitaria... composta di persone che evolvono a velocità quantomeno differenti.

Essere Insegnanti, Istruttori è qualcosa di differente dall'essere Maestri.

In passato, sul tatami, era possibile essere solo allievi o Maestri: bianco o nero, acceso/spento.

Man mano però che la disciplina evolve, per esempio, assistiamo alla nascita di differenti TIPI di docenti: quelli alle prime armi... che quindi hanno un grande fuoco interiore da condividere (anche se non sanno magari nemmeno bene loro come fare), quelli iper-tecnici, che quindi riescono a dirci tutto sul movimento di ciascun muscolo ed osso del corpo umano...

...e quelli che mostrano "maestria" nel farlo, cioè che non hanno solo compreso come fare, ma sanno anche perché farlo.

Poi ci sono le persone che hanno trasceso questi livelli precedenti e che possono divenire autentiche fonti d'ispirazioni per gli altri... perché sono diventati fonti di ispirazione autentica per se stessi.

Sarà forse per questo che in Europa abbiamo creato 4 livelli differenti di qualifica per l'insegnamento di qualsiasi disciplina sportiva...

In Aikido abbiamo:

- Aspirante Allenatore (1º livello), dal 1º dan in su, risulta una sorta di aiuto al Sensei titolare di un corso;

- Allenatore (2º livello), dal 2º dan in su; è il primo quadro in grado di affiliare una Società Sportiva nella quale si pratica Aikido;

- Istruttore (3º livello), dal 3º dan in su, può prestare la sua opera di docenza fino ad un massimo di 2 Società Sportive contemporanee;

- Maestro (4º livello), dal 4º dan in su, può prestare la sua opera di docenza fino ad un massimo di 3 Società Sportive contemporanee.

Alcuni si trincerano ancora dietro alla FALSA posizione che l'Aikido non sia uno Sport (ricordiamo che per la legge italiana lo è!), ma costoro dovrebbero riflettere su qualcosa che è comunemente accettato in discipline anche più "semplici" che la nostra.

Prendiamo il CALCIO: è comunemente accettato che il club di periferia abbia allenatori differenti da quelli che si possano trovare in Nazionale, vero?

Quindi, un ragazzetto che tira i suoi primi calci al pallone nel campo dell'oratorio va ad allenarsi nel primo club calcistico più vicino a casa...

... e da li spera la scalata: D, C... B... quindi Serie A.

Ma nel campetto vicino a casa i coach hanno caratteristiche differenti da quelli delle Serie C, B ed A: hanno dedicato meno tempo all'insegnamento, vengono pagati meno, sono praticamente tutti dopolavoristi.

Man mano che si sale, si trovano guide più rare, ma dalla consapevolezza ed esperienza maggiore: perché in Aikido (dal 2º dan che si apre il suo primo corsettino... a Tada Sensei o Endo Sensei) dovremmo considerare il Maestro una sola categoria di persone?!

I Docenti sono diversi, il loro livello è differente e il Maestro è colui che è al top di gamma... e rimane tale fino a quando mostra ai propri allievi di essere del tutto nel processo di trasformazione che egli si auspica da loro.

Per certi versi, in Aikido, dovremmo inventarci la promozione o la retrocessione di categoria per i docenti, così come avviene con gli arbitri e gli allenatori nel calcio.

Per paradosso quindi: esistono allievi che sono così capaci a mettersi in discussione da essere chiamati dagli altri Maestri, ed esistono maestri che sono abituati a mostrare solo agli altri in quale tecnica sono bravi... e costoro potremmo chiamarli "idioti".

In conclusione potremmo perciò dire: il Maestro è VIVO se è ALLIEVO di se stesso e della vita... è MORTO se pretende di insegnare al prossimo come si vive.









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