lunedì 21 gennaio 2019

Focus sullo stile: Ki Aikido, energia e spirito dell'armonia

La nostra rubrica mensile sulle più famose correnti Aikidoistiche presenti nel nostro Paese, mettendo sotto i riflettori le loro peculiarità, vanti... così come eventuali zone d'ombra riscontrate dalla nostra esperienza pratica di rapportazione con la singola Scuola... è giunta già al suo QUARTO APPUNTAMENTO!

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DISCLAIMER


Questi Post non sono scritti né per promuovere, né per denigrare nello specifico i vari e differenti approcci che ci sono all'Aikido... ma piuttosto per farli conoscere meglio ed in modo più imparziale possibile al grande pubblico, aiutando specie il neofita a districarsi in una fitta rete di info nelle quali può confondersi anziché orientarsi.

Non siamo asserviti a nessuno stile di Aikido dei quali vi parleremo, e nessuno ci paga o ha interesse a farci dire qualcosa di diverso da quello che pensiamo e che esprimiamo: è bene ricordarlo in modo chiaro ed esplicito!


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"Non c'è conflitto nell'universo assoluto, ma c'è conflitto in un mondo relativo"

[Koichi Tohei Sensei]



Oggi ci occupiamo del Ki Aikido, ovvero dalla corrente nata dagli studi di Koichi Tohei Sensei.

Non è stato facile per noi interessarci a questi studi specifici, provenendo da un'altra estrazione stilistica: la (cosiddetta) Ki Society è sembrata per decenni abbastanza chiusa e sospettosa nei confronti di coloro che ci andavano a mettere il naso da fuori... ma nell'ultima decina di anni - per fortuna - siamo riusciti a contattare gruppi molto più aperti e desiderosi di condividere il proprio bagaglio tecnico, filosofico e culturale.

Abbiamo poi compreso (ed in parte giustificato) questa reticenza alla condivisione, dovuta a ragioni di tipo storico, che proveremo brevemente a riassumervi nel Post odierno.

Il Ki Aikido forse nasce ancora prima della sua storica fondazione ufficiale, in quanto Koichi Tohei fu Capo Istruttore dell'Aikikai Honbu Dojo ancora prima che il Fondatore ci lasciasse.

Sembrerebbe che egli avesse introdotto alcune pratiche - poi divenute tipiche del Ki Aikido o Shin Shin Toitsu Aikido ("Aikido con mente e corpo unificati) - perché notò come molti praticanti NON riuscissero ad evolvere nel loro percorso in Aikido, nonostante si esercitassero parecchio nell'applicare correttamente le tecniche che anche O' Sensei insegnava con regolarità.

Molti facevano, facevano... ma la qualità della loro pratica non migliorava in modo auspicato: Koichi Tohei Sensei allora si concentrò su alcuni educativi che dessero supporto a tutti quegli elementi meno fisici - ma altrettanto fondamentali - della pratica:

(4 punti fondamentali del suo lavoro specifico)

- mantenere il punto;
- rilassarsi completamente;
- mantenere il peso sotto; 
- inviare il ki;

inoltre abbiamo ancora...

- lavorare sulla qualità dell'intenzione;
- rendere consapevole la respirazione;
- studiare la percezione del ki proprio e del compagno;
- comprendere la mente del compagno;
- rispettare il ki del compagno;
- mettersi al posto del compagno;

- agire con fiducia.
- unificare mente e corpo attraverso un momento consapevole;
- pratica del misogi (purificazione), derivata dalla pratica di Tesshu Yamaoka che Tohei Sensei praticò molto da giovane.

Morto Morihei Ueshiba, fu fortemente raccomandato a Koichi Tohei dal nuovo Doshu, Kisshomaru Ueshiba, di non insegnare i suoi principi ed esercizi sul ki all'interno delle lezioni tenute all'Honbu Dojo, poiché il padre stesso non aveva mai fatto nulla di simile... cambiare qualcosa dell'Aikido veniva quindi al tempo percepito quindi come una sorta di TRADIMENTO al suo Fondatore.

Tohei Sensei, pur mantenendo ufficialmente la carica di capo-Istruttore fino al primo maggio del 1974 fu quindi motivato a creare quindi già nel 1971 la Ki No Kenkyukai (Ki-Society International), con il proposito di iniziare ad insegnare il ki nell’Aikido al di fuori dalla sfera ufficiale Aikikai (nella quale incontrava così tante resistenze).

Ma nel maggio 1974 Tohei Sensei si staccò in via definitiva dall’Aikikai, istituendo la Ki-Society e fondando una sua personale corrente chiamata impropriamente dagli occidentali "Ki-Aikido".

Il 15 maggio 1974, Tohei inviò una famosa lettera in inglese e giapponese ai principali Dojo giapponesi e stranieri, spiegando le sue ragioni in merito alla sua rottura con l'Aikikai ed i suoi piani di sviluppo del Ki-Aikido e della Società del Ki (tradotta per la prima volta in italiano da noi QUI).

Questo fatto venne vissuto da molti Aikidoka come un vero e proprio shock: Koichi Tohei godeva infatti di grande rispetto da parte di molti Istruttori e studenti e veniva sicuramente considerato uno dei più grandi ed accreditati Maestri di Aikido esistenti, specialmente negli anni immediatamente successivi alla morte del Fondatore.





Questo convinse ed agevolò numerosi Dojo a seguire il suo esempio lasciando l'Aikikai ed abbracciando il nuovo stile del Maestro Tohei.
Fra i primi obbiettivi di quest'ultimo ci fu quello di coordinare tutti i gruppi che lo seguirono ed incorporarli nell'organizzazione Shin Shin Toitsu Aikido.

Questa - molto in breve - è la storia di questa Scuola, che si è consolidata in tutte le nazioni, compresa la nostra.

Attualmente ha notevole influenza sul nostro territorio il Maestro Kenjiro Yoshigasaki, allievo diretto di Tohei che vive in Belgio, ma viene molto di frequente in Italia; egli ha creato una sua organizzazione, mentre alla dipartita del suo Maestro, subentrò a quest'ultimo il figlio Shinichi Tohei.

La ragione di tanta diffidenza e apparente resistenza nei confronti degli Aikikoka (senza Ki ^___^) che vogliono interessarsi ai principi del Shin Shin Toitsu Aikido, specie se appartenenti all'Aikikai so Honbu, forse proviene dal fatto che essi sono visti come i parenti lontani di chi fece la guerra al loro Kai Cho (Fondatore), Koichi Tohei Sensei.

Nel 2008 prendemmo contatto con la Sede Centrale di Tokyo della Ki Society (eravamo in Giappone in vacanza) e chiedemmo se fosse stato possibile partecipare a qualche loro allenamento, ci fu risposto che avremmo potuto farlo A PATTO di fare esplicita e pubblica RINUNCIA dei gradi Aikikai in nostro possesso, se quindi ci fossimo iscritti allo Shin Shin Toitsu Aikido ed avessimo incominciato DACCAPO un percorso serio e costante.

Un po' troppo per chi si sarebbe accontentato di 5 o 6 keiko estivi per conoscere una realtà a noi - al tempo - sconosciuta, ma che ci stuzzicava un tot!

Ci fu addirittura impedito di osservare DA FUORI una lezione: al tempo ci chiedemmo che cosa temevano che fossimo in grado di rubare loro!

Ora comprendiamo meglio, ma la sensazione di "setta" chiusa su se stessa è rimasta poi ancora per molti anni a seguire: solo ultimamente diverse occasioni di incontro ci hanno rivelato la bellezza di condividere alcune esperienze sul tatami con questa importantissima visione dell'Aikido!

Passiamo ora a descrivere (limitatamente alla ns. esperienza diretta), le caratteristiche peculiari della Scuola:

- attenzione al centro addominale (hara) ed al suo movimento;

- studio di un movimento rilassato, naturale e centralizzato;

- numerosi esercizi volti a percepire il ki (proprio e del compagni di pratica), con caratteristici "test" relativi, spesso utilizzati nella didattica di questa Scuola;

- programma tecnico piuttosto ampio e vario;

nomenclatura tecnica molto vicina a quella normalmente utilizzata e diffusa in molte Scuole di Aikido, con qualche lieve differenza (ad esempio, kote gaeshi diventa kote oroshi ["tirare giù il polso"], ikkyo omote diventa ikkyo irimi, shihonage ura diventa shihonage tenkan, etc) che non compromette la possibilità di comprendere con efficacia;

- buona propensione alle ukemi;

- spiegazioni dettagliate sull'influenza del ciclo respiratorio nel movimento corporeo;

- specializzazione nello studio dell'integrazione mente-corpo dei praticanti;

- è presente lo studio delle armi, con alcuni kata la cui spiegazione ci è parsa particolarmente utile ed importante;

- buona (e talvolta anche fitta) rete territoriale di Dojo che praticano Ki Aikido;

- importantissima tendenza a contestualizzare i principi della pratica anche a situazioni di vita quotidiana, in modo tale che l'esperienza del praticante non venga percepita come qualcosa di relegato al solo tempo trascorso sul tatami:

- intenzione significativa di far coesistere in modo armonioso la parte pratica con quella filosofica e spirituale della disciplina;






Ora, per completezza ed onestà, vi rimandiamo anche i punti di debolezza che abbiamo riscontrato esserci in questo specifico approccio.

La sensazione più spiccata è che un gruppo di esperienza notevole, ma non immensa, si sia messo a copiare gli atteggiamenti di un Maestro come Koichi Tohei, la cui esperienza era veramente invece immensa sul serio.

Ovvio che un conto è affrontare alcuni aspetti della disciplina dopo che una certa stabilità delle forme di base è stata ottenuta, altro invece è farlo prima di avere un ki hon altrettanto stabile e solido: Koichi Tohei proveniva da anni di pratica molto fisica e parecchio intensa... quindi pare naturale una sua evoluzione ad aspetti più sottili della disciplina.

Una caratteristica che lo contraddistingueva, per esempio, era una sorta di "saltelli" eseguiti durante i suoi tai sabaki: chiunque studi arti marziali tradizionali sa che durante gli spostamenti è da evitare il cambio di quota del baricentro, specie quando esso si va ad alzare... poiché si genera instabilità, e quindi si è più sbilanciatili e vulnerabili.

La chiusura delle tecniche quindi si cerca di effettuare con un baricentro stabile, più basso possibile per essere ben zavorrati al suolo: Tohei Sensei era un maestro nel rimanere alto per incrementare la sua mobilità, ma tornare perfettamente stabile e piazzato quando la situazione lo richiedeva.

I suoi erano quindi "saltelli" che significavano tutto tranne instabilità, poiché aveva sviluppato una percezione finissima di quando era consentito stare alti e di quando invece sarebbe stato opportuno tornare basi e radicati.

Ogni tanto abbiamo assistito invece a dei semplici "saltelli" come li faceva "quello la"... ma senza la propriocezione di "quello la"!




Durante un seminar nel 1998 fu chiesto a Morihiro Saito Shihan cosa ne pensasse del Ki Aikido: la sua risposta fu - per certi versi - impressionante e paradossale...

Egli dichiarò che forse Koichi Tohei era stata la persona che più da vicino aveva raggiunto i livelli del suo Maestro, Morihei Ueshiba... dopo aver percorso le fasi solida, fluida e spirituale dell'Aikido (di solito rappresentati con una piramide dalla base larga, la cui scalata porta al vertice in cima);

... tuttavia gli allievi che ne hanno seguito le gesta, sono partiti da dove lui ha terminato le sue ricerche, evitando di allenarsi in modo solido... di fatto quindi capovolgendo quella piramide, e rendendola instabile, perché poggiante solo sul vertice un tempo in cima.

La nostra sensazione è stata piuttosto simile: abbiamo vito numerosi movimenti - a nostro dire - poco "compresi", e molto imitati.
Gli uke quindi ogni tanto cadono un po' da soli, e un po' di pressione negli attacchi sembra qualcosa di troppo raro in questo approccio.

Un altro limite - se così lo possiamo chiamare - è la pretesa di alcuni di affermare che il Ki Aikido possa avere applicazioni marziali per forza notevoli.

Ci viene da dire che non è quello il suo principale mandato, e che se volessimo la marzialità dura e pura sarebbe meglio andarla a cercare altrove: quindi se parliamo di gestione del respiro ok, se invece volessimo praticare Ki Aikido per difesa personale forse non staremmo ottimizzando il nostro tempo.

Ovvio che le basi dell'Aikido quelle sono... quindi una leva tirata fa male in qualsiasi stile: è però come se il Fondatore di questa Scuola mirasse in una direzione specifica (una pratica più interna e salutista, forse) e talvolta i suoi aderenti affermassero che invece con essa possibile giungere in qualsiasi luogo.

Sarebbe forse bene che ciascun approccio specifico perseguisse i propri fini e si adoperasse per divulgare i propri punti di forza, utilizzando invece gli altri approcci Aikidoistici per andare a rafforzare gli ambiti nei quali ci si sente più carenti: questo potrebbe essere un atteggiamento molto più intelligente, quindi l'opposto di percepirsi tuttologi.

Ultimo punto che ci ha notevolmente colpito: in tutto questo parlare di ki, di punto da mantenere e di rilassatezza, ci siamo molto sorpresi di trovare spesso molto RIGIDI i praticanti di Ki Aikido, sia nel corpo, che nella mente... ma non dovevano essere loro quelli rilassati e naturali?

Sulla carta si, ma nella nostra (non enorme) esperienza abbiamo riscontrato contrario... segno (come nelle Scuole e stili trattiti in precedenza, se ricordate) che magari i fini sono più che buoni, come ottimi sono i principi studiati... ma poi non è detto che tutti riescano a viverli in prima persona e quindi diventarne significativi rappresentanti.





In conclusione, ci viene da rimandare che i benefici legati all'incontro con questa peculiare declinazione dell'Aikido si sono mostrati  - per noi - di gran lunga più positivi, rispetto alle prime note negative che ci era parso di scorgere.

Pur nella frequentazione sporadica del Ki Aikido, abbiamo cercato di fare nostri alcuni concetti che - ad oggi - riteniamo veramente fondamentali per la pratica dell'Aikido, INDIPENDENTEMENTE da quale sua forma o stile piaccia di più... concetti che abbiamo sentito trattare in modo significativo in QUESTA Scuola e non in altre!

Non possiamo che consigliare stage o incontri con il Ki Aikido, specie per approfondire tematiche non prettamente tecniche, ma veramente importanti per qualsiasi praticante che voglia avere una visione completa della disciplina.

"Le persone oggi sono più preoccupate di ciò che possono ottenere, di quello che possono dare o fare agli altri. Questo è il perché non possono estendere il Ki"

[Koichi Tohei Sensei]







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