Di recente ho scritto un Post per l'E.A.C., la Community internazionale di Aikido alla quale appartengo (che troverete a questo LINK): lo traduco di seguito volentieri per i nostri lettori italiani di Aikime. A presto!
Marco Rubatto
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Viviamo in un momento storico nel quale si crede che il massimo per ciascuno di noi sia "avere successo".
Diamo quindi il meglio di noi stessi per vincere, per essere una persona di successo... e cerchiamo di utilizzare al meglio il nostro tempo per ottenere grandi risultati.
Quando ci iscriviamo ad un club marziale, per fare una lezione di Aikido - ad esempio -, pensiamo che sia molto importante essere "un buon allievo", e quindi che si debba fare del proprio meglio per non tradire le aspettative del proprio Insegnante.
Credo sia un processo inconscio abbastanza consueto: l'insegnante è li per indicarci la via da seguire... quindi potrebbe sembrare qualcosa di molto stupido non prestare attenzione alla sua esperienza e fare le cose seguendo solo la voce dentro alla propria testa!
Ma come l'ambiente esterno diventa ovviamente importante (Sensei, Dojo, uniformi, grado, etichetta, etc), iniziamo a sperimentare un certo senso di frustrazione, perché non è sempre semplice, né divertente onorare il percorso che abbiamo scelto.
A volte percepiamo accettabile questa sensazione di frustrazione, mentre altre volte risulterà meno semplice farlo... ed andremo a casa con un sacco di pensieri conflittuali nella testa: "Perché mi sento così?
Perché ho fallito in quegli esercizi?
Perché il Sensei mi ha corretto o richiamo in quella maniera?"
Quindi la frustrazione può divenire un argomento piuttosto importante, che di solito segue le nostre attività umane e le nostre relazioni... e certamente l'Aikido non fa eccezione a questa dinamica.
Ma in una vita nella quale la frustrazione è così comune e pesante, perché ingaggiarci in un'attività come l'Aikido, che ci offre ulteriori e maggiori opportunità di frustrazione?!
La domanda è più che opportuna: ora esploriamo insieme alcune possibili ed interessanti risposte...
Lo stress, visto come qualcosa di pesante ed indesiderato, è spesso chiamato "distress"... ma quando risulta qualcosa capace di fornirci aiuto e supporto nel raggiungimento dei nostri goal personali... è chiamato "eustress": quindi lo "stress" è qualcosa capace di polarizzarsi in due oggetti differenti... ed uno di essi - il secondo - non è così male, se ci pensiamo un attimo!
Quindi, dallo stress è anche possibile imparare qualcosa, se sappiamo come fare: attualmente definisco le mie lezioni di Aikido "un luogo nel quale è possibile ed utile apprendere dai propri fallimenti", proprio per questa ragione.
Un luogo ed un tempo utilizzato a fare "buoni errori"... ed imparare da essi.
Essere splendidi e di successo è ottimo, e anche seguire le linee guida del vostro Insegnante è ok... ma tutte le difficoltà che incontrerete sul vostro cammino saranno probabilmente i migliori Sensei della vostra vita!
Prestate loro solo un po' di attenzione quindi, anziché limitarsi ad odiare e provare disappunto per i momenti nei quali percepite voi stessi sotto pressione.
Qual è il problema: paura?
Inconclusività?
Inabilità?
Frustrazione?
Benvenuti a bordo della giostra più stupenda e piena di significato... chiamata "vita"!
Guardate al passato, e studiate la vita delle persone che hanno fatto la storia: sono persone che non hanno mai affrontato nulla di pesante e difficile... o sono forse coloro che furono capaci di fare surf sugli enormi ostacoli che hanno incontrato?
Avete mai pensato che la grandezza di una persona è spesso misurata dalla sua abilità di confrontarsi con le difficoltà?
Non è un teorema matematico, ma semplicemente una relazione positiva con i conflitti, ed accettare la prospettiva del fallimento stesso.
Facendo un esercizio, qualsiasi esercizio... ci confrontiamo con le aspettative (di fare "giusto"), con il giudizio (l'ho fatto "giusto"?), con il proiettare al di fuori qualcosa che proviene dal nostro mondo interiore: questo processo può essere molto difficile, pesante, doloroso, stressante... inspirante, liberatorio, amorevole, profondamente sano... allo STESSO TEMPO.
Quindi, probabilmente, non è solo questione di "fallire" o di "sbagliare", ma piuttosto di prospettive attraverso le quali percepiamo queste esperienze.
E come armonizzarci nel modo migliore e costruttivo con esse?
Semplicemente ASCOLTIAMO ciò che potrebbe essere giudicato "un problema", senza perdere il senso della SCELTA: noi scegliamo di consentirci di stare in un processo, qualche volta non semplice, ma sempre utile.
È importante non dimenticare che scegliamo di stare li, probabilmente perché la parte più nascosta e profonda di noi sa che c'è qualcosa di importante nell'essere li... qualcosa che non è possibile esplorare senza esserci.
Quindi, anche se non è sempre semplice... provate a ringraziare ogni volta vi sentite dei "perdenti", perché ciò richiede di essere veramente coraggiosi... ed i coraggiosi siete voi (e nessun altro)!
Affrontando lo stress, il fallimento... vi confronterete con quella parte di VOI che ancora non conoscete... così che alla fine di ogni processo, conoscerete sempre meglio voi stessi.
C'è una vecchio adagio che dice: "Al mondo non ci sono nemici, né amici... ma solo insegnanti"... Sto iniziando a pensare che attraverso la pratica dell'Aikido sia veramente così, ed inoltre...
... ogni volta che fallisco e mi sento urtato e sbattuto a terra dalla mia stessa esperienza, probabilmente sto solo cercando di insegnare a me stesso il modo di essere una persona migliore, nel modo più semplice e più rapido... che al momento ancora NON ri-conosco.
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