lunedì 2 maggio 2016

Aikido ed il divieto di imparare altrove

Ciao Aikidoka, ti hanno mai vietato di imparare l'Aikido?

In passato, come oggi, ci giungono di tanto in tanto in Redazione storie che preferiremmo credere miti e leggende... ma che purtroppo si rivelano ancora tristi accadimenti reali...

Ci riferiamo a espliciti divieti di frequentare lezioni e stage di Insegnanti o promossi da Associazioni ed Enti Aikidoistici differenti dal proprio; direte voi: "Ma è possibile che nel 2016 stiamo ancora combinati in questo modo?!"

La risposta sembra essere purtroppo ancora "SI"!!!

I casi si fanno forse sempre più sporadici, ma accade ancora che qualcuno ci contatti chiedendoci di denunciare pubblicamente le minacce ricevute da questo o quel "maestro" (la minuscola è d'obbligo!) nel caso in cui si intenda prendere parte al seminar/raduno organizzato da altre Scuole... oppure si desideri frequentare sporadicamente lezioni diverse da quelle presso il proprio Dojo.

Noi non siamo qui per fare i nomi... la cosa ci interesserebbe veramente poco: cogliamo però l'occasione per riflettere insieme sul fenomeno... così da comprenderlo meglio e - soprattutto - utilizzarlo per apprendere qualcosa di ulteriore.

Sono forse poche le persone che vengono interessate da questi fenomeni preistorici di rivendicazione di proprietà privata da parte di un Maestro: la stragrande maggioranza degli Aikidoka si reputa già fortunata se riesce a trovare il tempo, la voglia e le risorse per allenarsi nel proprio Dojo un paio di volte alla settimana... nascerà e morirà Aikidoisticamente conoscendo solo l'Insegnante al quale si è rivolto per primo... non ne saprà mai un bel nulla di Scuole, stili differenti... possibilità di crescita molteplici attualmente disponibili per tutti.

Ci sono ancora però fortunatamente persone che hanno voglia anche di fare Aikido sul serio ed allora hanno compreso che se non si confrontano con realtà altre e differenti dalla propria questa crescita viene rallentata fino a quando resta una sorta di speranza romantica.

Costoro sono appunto quelli che vengono talvolta "bloccati" dalla Scuola o dal Sensei "tiranno", che credono di ben sapere cosa è meglio per i propri iscritti/allievi!

Arriva una telefonata o un amico ti viene a dire: "Ho saputo che sarebbe meglio non andare alla lezione/seminar di Tizio Sensei, perché la Direzione/Caio Sensei pare non approverebbe molto".

A questo punto scatta una sorta di ricatto etico/morale, secondo il quale disobbedire a dettami più o meno chiari della propria Scuola o Insegnante non ti fa sentire un buon allievo/praticante, quindi chiunque e tentato a dare retta a tali indicazioni, pur non comprendendole o non essendone d'accordo.

Ufficialmente le Scuole o i maestri che fanno così... agiscono "per il bene" dell'allievo, che altrimenti vedrebbe cose troppo diverse, didattiche differenti da quella alla quale è abituato, e potrebbe confondersi: lui non è ancora pronto, prima deve crearsi una base solida... poi un giorno sarà libero di camminare con le sue gambe e di andare dove meglio crede.

Le avete già sentite ste balle colossali?!

Si?
Siete d'accordo?

La curiosità non ha mai ucciso nessuno, anzi... di solito mostra la presenza di una certa intelligenza di fondo... una propensione ad indagare e non accontentarsi che è propria di quelli destinati a fare la differenza oltre a quelli che "si smarriscono sulla via".

Ma esaminiamo subito quest'ultima possibilità: è veramente possibile "smarrirsi" perché si sperimenta qualcosa di differente dal consueto?

Forse una persona debole è effettivamente in grado di farsi confondere dall'eccesso di informazioni, quindi sarebbe per lei meglio sedimentare un po' più le sue conoscenze prima di confrontarle con qualcosa di nuovo ed inedito... ma il punto è tutto un altro: è veramente possibile per qualcuno aiutare qualcun altro a non "smarrirsi"?

NO, nel modo più assoluto, poiché ciascuno di noi è l'unico artefice del proprio destino, quindi anche se un Insegnante cercasse di tutelarci tenendoci "nel nido" fino a quando non siamo diventati capaci a volare... ci starebbe di fatto facendo del male.

Perché?

Ci sono lezioni che si comprendono quando si è pronti, grazie al fatto che si è pronti... ed altre lezioni che si apprendono SOLO quando proviamo a fare le esperienze alle quali non siamo in realtà ancora pronti, ed incappiamo nella frustrazione e nella sofferenza delle conseguenze di ciò.

È così che si impara a fare la differenza fra questi due casi estremi ed opposti... vivendoli!

Uno che "si perde per la Via" potrebbe anche essere solo una persona che si sarebbe persa comunque pure se l'avessimo tenuta in cassaforte fino ad Aikidoisticamente matura, ma proprio perché avrebbe potuto scegliere anche di non crescere mai... La crescita è una scelta, non è una fase temporale dell'esistenza.

Un Insegnante che per "il bene" dell'allievo gli vorrebbe evitare esperienze dolorose è un cattivissimo Insegnante, del quale è bene diffidare fin da subito: egli non deve essere li né per il bene, né per il male dell'allievo... ma per consentirgli di crescere attraverso le esperienze che quest'ultimo farà, così come per insegnargli ad assumersi le proprie responsabilità.

Può darsi che ufficialmente sia per un moto d'animo con slancio positivo, ma il super Sensei chioccia dovrebbe ricordare come le cose le ha imparate lui (sempre che le abbia imparate sul serio!): l'apprendimenti parte sempre da una fase esperienziale e mai attraverso ciò che gli altri ci raccontano sul mondo.

Alcune lezioni quindi si possono impartire poiché le persone seguiranno le indicazioni ricevute, ma altre (molte altre) verranno auto-impartite quando le persone decideranno con la loro testa.

Il problema qui però è un altro: gli embarghi ai Seminar, il veto sulla frequenza di questo o quel Sensei di solito derivano da propensione molto meno auliche...

... in giapponese la ragione di tutto ciò si chiama purtroppo "ipertrofia dell'ego", "piccolezza personale", che spesso viene misurata in "potere percepito sul prossimo" (dell'Insegnante o della Scuola di turno, in questo caso).

Talvolta tenere legato a noi il prossimo ci infonde un falso senso di onnipotenza, mentre altre volte cercare di far andar male le cose a chi consideriamo "concorrente" possiede ancora l'imbecille ed infondata credenza di poter far andare meglio le nostre: molti cosiddetti maestri di Aikido hanno malattie simili, così come molte Associazioni di carattere nazionale.

Ricordiamo che circa una quindicina di anni fa anche Marco era stato interessato da dinamiche simili:  l'andare al Seminar del "nemico" dell'allora suo maestro gli causò l'estromissione dall'associazione della quale faceva parte.

All'inizio non la visse benissimo... ma dopo poco questo lo spinse ad andare oltre quelle che considerava essere le "Colonne d'Ercole" del suo Aikido di allora e tutti noi ora gli siamo grati di averlo fatto, poiché l'esperienza che ne è derivata non avrebbe mai potuto fiorire nell'ambito in cui era fin lì cresciuto (che gli aveva insegnato di certo elementi tecnici molto importanti, ma non altrettanti principi legati alla libertà di esprimersi con l'Aikido).

Ogni allievo - secondo noi - deve essere mantenuto nella più completa autonomia di scegliere le esperienze che crede migliori per sé... certo, ricordandosi anche di quel fondamentale rispetto per il proprio Insegnante o Associazione, che si manifesta nell'avvisare delle proprie intenzioni di andare a fare esperienze altrove.

Questo non per chiedere un permesso, quanto per onorare anche tutto ciò che di buono e continuativo viene promosso per la crescita nell'Aikido anche stando "a casa propria".

Un Sensei lascia libero ed in cambio chiede rispetto, un allievo appartiene solo a se stesso... ma questo non gli deve far scordare il luogo in cui ha ricevuto con costanza ed altruismo: questo è l'equilibrio più delicato, ma forse anche sano, da mantenere.

Se provano a tarparvi quindi, chiedetevi cosa muove questa dinamica: Insegnanti o Associazioni che ricercano adepti pecore o allievi che non sono capaci di rimandare con altrettanto zelo il proprio giusto tributo ai loro vertici?

In ogni caso quindi... è ora di crescere dall'una o dall'altra parte (o da entrambe)!




2 commenti:

Anonimo ha detto...

forse il problema sarà chiamare qualcuno "Maestro" o "maestro" che sia.?. forse il problema sarà "è bene avvertire che si va altrove".?. al vostro insegnate di nuoto dite "quest'anno vado in Sardegna a nuotare... non te lo dico per chiedere il permesso ma solo perchè mi rendo conto che è grazie a te che riesco a nuotare..."

è altresì vero che se fossimo in grado di decidere quando dare ragione o meno al nostro maestro non sarebbe lui il maestro...

allora? si fa quello che dice il maestro fino a che non si diventa migliori di lui!

cosa vuol dire migliori sta a noi capirlo...

buon allenamento

Anonimo ha detto...

credo che la questione sia legata specialmente all'Aikido, in altre discipline questo avviane pochissimo.
Purtroppo non essendoci confronti diretti tra le scuole (gare) ciascuno pensa di avere la verità in tasca (chi si sente libero e figlio dei fiori con i suoi balletti e chi è unto dalla "tradizione" e dalla disciplina )
da una parte e dall'altra ci sono presunzioni, invidie, veleni etc. specialmente tra i "professionisti" dell'aikido, di chi ne fa cioè un mestiere.

Trovo a questo punto un BRICIOLO DI COERENZA in più in quelli che pensano che andare a visitare un maestro "molto" diverso sia un rischio, o quanto meno una spesa evitabile.

Poi sta alla capacità di ciascuno saper decidere con serenità tra un embargo ed un "consiglio"
io penso che (mi piace immaginare così) O'Sensei non avrebbe gradito scappatelle di sorta....
forse mi sbaglio, ma chi può dirlo...?
grazie del confronto :)
davide