
Purtroppo gli Organizzatori ci hanno informato di avere avuto qualche piccolo problemino dell'ultimo minuto (la tecnologia talvolta è una risorsa, altre volte complica la vita!) e che farà slittare la loro pubblicazione ancora di qualche giorno...
L'intoppo, l'imprevisto ci hanno stimolati a riflettere sulle situazioni imprevedibili che viviamo anche sul tatami: gli attacchi inaspettati, che arrivano un po' prima del previsto... con traiettorie inaspettate... oppure di quelle volte nelle quali il nostro compagno NON reagisce come ci saremmo aspettati che facesse...

Quindi, cosa fare dinnanzi alla chiara e diretta manifestazione del proprio limite e della parzialità con la quale riusciamo a vivere i principi dell'Arte che pratichiamo?
La nostra esperienza ci porta a suggerire una cosa sola: di rilassarci e di goderci appieno anche quel momento di inaspettata frustrazione.
Non è cosa semplice, lo sappiamo... ma forse nella capacità di non far finta di nulla sta la chiave per fare tesoro anche di un'esperienza apparentemente poco piacevole o desiderabile.

Chi è capace di apprendere dai propri errori, può dire di non averli compiuti invano, ma di essere cresciuto proprio GRAZIE ad essi: troppo presto, troppo tardi, troppo distante, troppo vicino, troppo forte, troppo piano... sono tutte indicazioni che possono essere usate per correggersi e migliorarsi la prossima volta che agiremo.
Ma quanti sono disposti a percepirsi inadatti, fallimentari, parziali... al fine di poter colmare le proprie lacune, sapendo bene quali e quante sono e quanto perciò sia ancora lungo il percorso?
Pochi... rispetto a tutti coloro che - umanamente parlando - sono molto più felici di credersi impeccabili.

Ok che debbano esemplificare qualcosa di chiaro perché gli allievi devono poi essere in grado di recepire al meglio l'azione... ma oltre a questa ragione, c'è qualcos'altro che li spinge a non mettersi spesso in situazioni potenzialmente fallimentari?
Noi una mezza idea ce la siamo fatta dopo aver incontrato POCHI, POCHISSIMI Sensei in gradi di proporre un attacco libero - veramente LIBERO - al quale si sono loro stessi sottoposti prima ancora di chiederlo agli altri.
In quelle situazioni non solo le tecniche non vengono più tutte pulite, ma talvolta NON vengono proprio, manco a loro!

Non accettare la frustrazione dell'imprevisto, dell'insuccesso... significa - secondo noi - volersi nascondere in una sorta di "mondo dorato", ma contemporaneamente falso.
Fondamentalmente ci percepiamo crescere proprio in virtù di quanta scomodità siamo stati disposti ad affrontare ("guardare negli occhi") ed accettare, come quando si va in montagna: più si sale, più si fa fatica... più guardiamo il panorama, più ci estasiamo... ma allora non stiamo ulteriormente salendo!

Nessun combattimento mortale era deciso a tavolino fra due Samurai: non restava loro che viverlo e sperare che l'imprevisto fosse la vittoria e non la morte!
Benvengano quindi gli impasse che viviamo sul tatami, le tecniche che non padroneggiamo ancora, i dati dell'Aikicensimento che tardano di qualche giorno, il capolino continuo dell'imprevisto nel nostro quotidiano:

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