Abbiamo tardato la nostra consueta pubblicazione del lunedì perché eravamo in trepidante attesa della 3º fase del progetto "Aikicensimento italiano", che consiste nella pubblicazione di una "Guida ai corsi di Aikido italiani": un documento unico nel suo genere e destinato ad offrire una vasta gamma di servizi agli Aikidoka del nostro Paese!
Purtroppo gli Organizzatori ci hanno informato di avere avuto qualche piccolo problemino dell'ultimo minuto (la tecnologia talvolta è una risorsa, altre volte complica la vita!) e che farà slittare la loro pubblicazione ancora di qualche giorno...
Poco male, è tale e tanta l'importanza del loro lavoro che comprendiamo bene che qualche giorno in più non fa la differenza per nessuno di noi, quindi che si prendano il tempo che serve ed anzi... inviamo loro il nostro grazie in anticipo per tutta l'incredibile mole di lavoro che stanno facendo a titolo completamente gratuito per la nostra collettività di praticanti!
L'intoppo, l'imprevisto ci hanno stimolati a riflettere sulle situazioni imprevedibili che viviamo anche sul tatami: gli attacchi inaspettati, che arrivano un po' prima del previsto... con traiettorie inaspettate... oppure di quelle volte nelle quali il nostro compagno NON reagisce come ci saremmo aspettati che facesse...
La frustrazione di quei momenti è sotto pelle a qualsiasi serio praticante!
Quindi, cosa fare dinnanzi alla chiara e diretta manifestazione del proprio limite e della parzialità con la quale riusciamo a vivere i principi dell'Arte che pratichiamo?
La nostra esperienza ci porta a suggerire una cosa sola: di rilassarci e di goderci appieno anche quel momento di inaspettata frustrazione.
Non è cosa semplice, lo sappiamo... ma forse nella capacità di non far finta di nulla sta la chiave per fare tesoro anche di un'esperienza apparentemente poco piacevole o desiderabile.
La frustrazione fa ben comprendere dove siamo... o meglio, dove non siamo ancora, quindi nel notarla stiamo ricevendo preziose informazioni su noi stessi!
Chi è capace di apprendere dai propri errori, può dire di non averli compiuti invano, ma di essere cresciuto proprio GRAZIE ad essi: troppo presto, troppo tardi, troppo distante, troppo vicino, troppo forte, troppo piano... sono tutte indicazioni che possono essere usate per correggersi e migliorarsi la prossima volta che agiremo.
Ma quanti sono disposti a percepirsi inadatti, fallimentari, parziali... al fine di poter colmare le proprie lacune, sapendo bene quali e quante sono e quanto perciò sia ancora lungo il percorso?
Pochi... rispetto a tutti coloro che - umanamente parlando - sono molto più felici di credersi impeccabili.
Fra questa schiera di intoccabili dal fallimento, si annoveriamo certamente MOLTISSIMI Insegnanti di Aikido... ai quali la tecnica viene sempre decisamente bene, ma SOLO perché la eseguono in condizioni di "atmosfera controllata": eseguono la tecnica che vogliono LORO, su un attacco che decidono LORO, grazie ad un uke che hanno scelto LORO!
Ok che debbano esemplificare qualcosa di chiaro perché gli allievi devono poi essere in grado di recepire al meglio l'azione... ma oltre a questa ragione, c'è qualcos'altro che li spinge a non mettersi spesso in situazioni potenzialmente fallimentari?
Noi una mezza idea ce la siamo fatta dopo aver incontrato POCHI, POCHISSIMI Sensei in gradi di proporre un attacco libero - veramente LIBERO - al quale si sono loro stessi sottoposti prima ancora di chiederlo agli altri.
In quelle situazioni non solo le tecniche non vengono più tutte pulite, ma talvolta NON vengono proprio, manco a loro!
Il Sensei a sua volta "frustrabile" è sinonimo che non esiste un livello oltre il quale si smette di soffrire la condizione umana della mancanza di onnipotenza: c'è solo il fatto che un Maestro in grado di ACCETTARE questa condizione di frustrazione, saprà farne tesoro ed insegnare ai suoi allievi a fare altrettanto... perché saprà dare l'esempio.
Non accettare la frustrazione dell'imprevisto, dell'insuccesso... significa - secondo noi - volersi nascondere in una sorta di "mondo dorato", ma contemporaneamente falso.
Fondamentalmente ci percepiamo crescere proprio in virtù di quanta scomodità siamo stati disposti ad affrontare ("guardare negli occhi") ed accettare, come quando si va in montagna: più si sale, più si fa fatica... più guardiamo il panorama, più ci estasiamo... ma allora non stiamo ulteriormente salendo!
Ciò non significa che sia sano frustrarci dalla mattina alla sera... per crescere in continuazione grazie alla capacità di affrontarne lo stress... questo no: è indubbio però che una certa capacità di dare il benvenuto all'imprevisto, per quanto ciò sia percepito stressante, mostra con quanta resilienza sappiamo mantenere i nostri intenti e prospettive.
Nessun combattimento mortale era deciso a tavolino fra due Samurai: non restava loro che viverlo e sperare che l'imprevisto fosse la vittoria e non la morte!
Benvengano quindi gli impasse che viviamo sul tatami, le tecniche che non padroneggiamo ancora, i dati dell'Aikicensimento che tardano di qualche giorno, il capolino continuo dell'imprevisto nel nostro quotidiano:
non sono solo fastidi, ma anche opportunità, esercizi... indicatori che stiamo vivendo, e che la vita è autentica!!!
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