lunedì 30 maggio 2016

Triangolo VS trapezio e conflitti geometrici su gradi e qualifiche

Che l'Aikido sia una disciplina dalla profonda matrice tradizionale è piuttosto innegabile!

Ai suoi albori sapete come si faceva a ricevere un grado o un titolo di merito?
Il Maestro (O' Sensei, c'era SOLO LUI!) ad un certo punto riteneva che tu lo meritassi e ti insigniva di ciò che egli riteneva più consono, PUNTO!

Quali fossero gli arcani motivi, i ragionamenti di carattere esclusivamente soggettivo che spingessero un Sensei a considerare "pronto" il proprio allievo non ci è dato di sapere: il deshi aveva massima fiducia nella capacità di giudizio del suo Maestro... quindi ciò che lui riteneva opportuno lo era automaticamente pure per l'allievo.

"Tu dici, io faccio!", niente male il metodo tradizionale di crescere nelle arti marziali (alla Pino La Lavatrice): noi - fra l'altro - di vertice ne avevamo uno solo - Morihei Ueshiba, appunto - quindi fino a 50 anni fa non esistevano conflittualità di alcun tipo per quanto concerne i riconoscimenti che un allievo avrebbe desiderato ottenere dal proprio percorso Aikidoistico...

Questo modello, assolutamente triangolare -  in 3D potremmo immaginarcelo piramidale - basato sullo schema Sensei-senpai-kohai ha funzionato egregiamente fino a quando il Giappone è stata una terra isolata dal resto del mondo... o - almeno - fino a quando gli occidentali hanno iniziato a praticare discipline giapponesi.

In Cina, per molti stili di Kung Fu è ancora così oggi: ogni casato ha un gran Maestro, che sancisce chi sarà il suo legittimo successore e quindi la persona che si sarà guadagnata il diritto di decidere le sorti della Scuola dopo la morte dell'attuale capo.

Inutile dire che - in questo modo - gli stili di Kung Fu non risultino logicamente solo 2 o 3 in tutto il mondo e siano ben lungi dall'ottenere una sorta di oggettivazione stilistica/didattica/pedagogica! Ciascuno fa un po' quel che vuole, rifacendosi al magico lineage di questo o quel Shifu (l'equivalente cinese di Sensei), autentico o contraffatto che esso risulti.

Questo schema triangolare viene di solito replicato in modo frattalico, ossia:

- "il Maestro del mio Maestro è stato un allievo diretto di Morihei Ueshiba", quindi egli deve essere all'apice di una piramide, che si ramifica al di sotto di quella creata dal Fondatore;

- "il mio Maestro è stato allievo-di-un allievo diretto di Morihei Ueshiba", quindi si è guadagnato il vertice di una sotto-piramide, della quale noi costituiamo il basamento;

- "io sono un allievo-di-un-allievo-di-un-allievo di Morihei Ueshiba", quindi se a mia volta insegno, gestisco il vertice di una sotto-sotto-piramide, della quale i miei allievi costituiscono il basamento;

- se un mio allievo un giorno diventasse Insegnante, dovrebbe gestire il vertice di una sotto-sotto-sotto-piramide, mentre io avrei ancora potere di vita o di morte su di lui, e su tutti gli allievi che si dovessero riferire a lui, etc...

Questo è lo schema grafico...

- stage 1



- stage 2



- stage 3







Stiamo entrando attualmente nello stage 4, che vedrà a breve comparire i Maestri della 5º generazione (ce ne sono già parecchi, in realtà).

Ora il problema di questo processo non è tanto quando si risale a ritroso dalla propria posizione alla fonte del proprio Aikido, bensì quando ci si prova a rapportare con degli Aikidoka (Maestri, allievi, poco cambia) del proprio medesimo "livello"... ma provenienti da altri lineage, ossia da ceppi diversi della ramificazione.

Ciascuno ha il diritto di dire: "Il mio Aikido è così perché proviene da una fonte autorevole... e siccome è diverso dal tuo, ciò significa che tu devi essere un fake o comunque meno credibile di me!!!"




Ciascuno può essere stato promosso o aver promosso in base a criteri soggettivi molto eterogenei fra loro, ciascuna Scuola può infatti considerare in modo molto diverso la "carriera Aikidoistica" degli associati alla propria piramide...

... quindi nascono una marea di conflitti che non erano previsti dalla tradizione giapponese, anche perché al suo interno non avrebbero avuto alcun senso (questo non è proprio vero... diciamo che i conflitti fra lineage differenti sono antichi quanto l'uomo, ma le modalità di risoluzione occidentali si discostano parecchio da quelle orientali).

Qui - in occidente - però non la ragioniamo di solito così in altri settori del quotidiano: all'ospedale non esiste un super-super-super medico, che ha fondato l'ospedale e che quindi è più medico di chiunque altro che decide (comandando a cascata) fino alle mansioni dell'ultimo degli infermieri.
Alla facoltà di ingegneria non c'è un Rettore più ingegnere di tutti gli altri che rimanda come un ingegnere dovrebbe essere formato. Ci siamo costruiti una società basata sullo scambio e confronto continuo di informazioni...

... che ha generato un paradigma differente di assunzione di responsabilità: di solito pochi scelti e particolarmente preparati in un campo si consultano fra di loro e ne fanno scaturire un parere autorevole da far giungere alle "classi sottostanti", diciamo così: spesso oltre tutto questi "pochi autorevoli" dovrebbero essere stati anche eletti da coloro che costituiscono la base della gerarchia sociale.

Si chiama democrazia, meritocrazia o comunque un sistema sostanzialmente differente da una monarchia assoluta ed autoritaria.

Lo schema di una commissione - o di un "gruppo di lavoro" - quindi assomiglia ad un trapezio, più che ad un triangolo...


Questo schema è ben lontano dall'essere perfetto, tuttavia permette alche cose di non poco conto:

- di avere una certificazione dell'avvenimento di un percorso attraverso parametri più oggettivi possibile;

- di evitare l'auto-celebrazione e di conseguenza che un inetto abbia la possibilità di influire DA SOLO su tutti coloro che organizzativamente gravitano sotto di lui;

- di percepirsi sotto "un unico tetto" organizzativo, benché ciascuno abbia ruoli e livelli di responsabilità differenti...

L'Aikido moderno crediamo stia affrontando questo "esame di maturità", ossia il passaggio da un sistema triangolare (che ormai non funziona più) ad un sistema trapezoidale (che tuttavia non funziona ancora a dovere).

All'interno di questo scenario ci sono ancora una marea di Maestri che - sull'onda della tradizione più autentica - si inventano gradi e qualifiche condominiali che risultano del tutto sconosciute all'altro capo del proprio quartiere.

Associazioni Sportive Dilettantistiche che rilasciano GRADI e QUALIFICHE e ci scrivono sopra che essi sono "riconosciuti dal C.O.N.I., ad esempio: quanti ce ne sono che fanno così?!

"Io sono 4º dan A.I.M.F.G."!
"Ah si? Io invece sono 5º dan K.A.L.P.Q.T.S."!!!
Andate a sfogliare i dati ottenuti dall'ultimo Aikicensimento e ne vedrete delle belle in questo senso...

Tutto ciò è - a nostro avviso - eticamente poco corretto, oltre che non del tutto produttivo, ma non è questa la sede per esaminarne nel dettaglio il perché.

Nel medioevo giapponese una simile dinamica sarebbe risultata comunque appropriata, chiediamoci  ora se continui ad avere senso a queste latitudini e nei giorni che stiamo vivendo.

Un nostro compagno di allenamento sparisce dai paraggi per qualche mese... poi torna dicendoci di essere stato in Giappone, ed aver vissuto a casa del Maestro Pico-Pallo e dopo un intenso periodo di formazione, di aver ottenuto il certificato di Super Sayan Shihan: ci fa anche vedere una strana pergamena piena zeppa di ideogrammi che non siamo in grado di leggere e capire.

Secondo voi, sto tizio farebbe bene ad andare a reclamare la proprietà del Dojo in cui ci allenavamo insieme, visto che ora è un grado più alto del nostro comune Maestro?

Secondo la tradizione SI, secondo l'italiano medio... scatterebbe subito il dubbio che si sia recato per qualche tempo nella casa di campagna di sua zia e si sia stampato da solo un diploma con la vecchia getto d'inchiostro che conserva ancora in cantina... ed ora stia cercando di prenderci per il naso!!!

I pezzi di carta infatti hanno un valore nel momento in cui provengono da Enti che sono riusciti a guadagnarsi un minimo di credibilità comune nel settore o comunque che possiedano perlomeno una verificabilità certa. Così ad esempio avviene per le banconote...

Anche un Avvocato non risulterebbe tale, se promosso in legge dall'Ordine dei Giornalisti o da quello dei Medici!
Eppure sia l'Ordine dei Giornalisti che quello dei Medici esistono e sono accreditati... ma non per creare Avvocati, tuttavia!

In Italia esiste il C.O.N.I. che possiede una Federazione appositamente nata per il patrocinio delle Arti Marziali, si chiama FIJLKAM: pochi Aikidoka (sul totale italiano dei praticanti) la conoscono, ancora di meno la apprezzano e la frequentano.

C'è chi ne sta alla larga perché...

- è costosa;
- è burocratizzata;
- è disorganizzata;
- non sembra pensata per discipline come l'Aikido, quindi tenderebbe a snaturarne le caratteristiche;
- sembra essere gestita da incompetenti nel settore Aikido...

e 1000 altri motivi sui quali ora non entriamo nel dettaglio (né nel merito della veridicità o meno), ma sta di fatto che POCHI rinunciano a possedere gradi e qualifiche federali, perché?

Perché FIJLKAM non sarà forse l'ambiente migliore in cui far proliferare l'Aikido italiano, ma almeno stiamo parlando di C.O.N.I., cioè di un Ente chiaro, ufficiale ed accreditato a fare esattamente ciò che fa.

Qual è la risposta nostrana più diffusa a questo genere di cose?

Chiamiamo la nostra A.S.D. "Comitato Organizzativo Mondiale Aikido" (l'acronimo C.O.M.A. starebbe pure bene, chissà come mai nessuno ci ha ancora pensato!?) e quindi iniziamo a generare l'ennesima micro-piramide che consente ai Soci Fondatori di distribuire gradi e qualifiche del Comitato Organizzativo Mondiale Aikido (mica pizza e fichi!)...

... che però non conteranno nulla nel quartiere accanto, dove qualcun altro avrà nel frattempo aperto la C.R.A.K. - A.S.D. (Commissione Ribelle Aikido Kazzutissimo) e cercherà di espandere quest'ultima... perché la possibilità di stare al vertice di qualcosa è funzione di avere qualcuno disposto a stare alla sua base, capite bene?!

Un'affiliazione ad un Ente di Promozione Sportiva qualsiasi, un bel JPG del logo del C.O.N.I. sul diplomino fatto con la stampante di casa ed il gioco è fatto... non siamo nemmeno fuorilegge!

Mentre spesso ci si lamenta che le risorse attuali esistenti non sono idonee a dare un "tetto trapezoidale comune" all'Aikido nel nostro Paese... e mentre ci si auspica la creazione di un (ennesimo) Ente utopico, perfetto per questo ruolo... come proviamo a risolvere il problema nel frattempo?

Con una soluzione che aveva senso nel medioevo giapponese: ma saremo furbi come categoria o meriteremmo l'estinzione subito??!!

Il problema non è infatti risolto dal non essere "fuorilegge", poiché non ci si sta dirigendo verso una prospettiva che veda l'Aikido riconosciuto a qualche titolo esattamente come lo sono altre discipline.

Agli sport agonistici esce meglio la cosa, poiché necessitano di creare un terreno comune sul quale confrontarsi con gare e competizioni, ma tutte le discipline non agonistiche come l'Aikido non riescono ad organizzarsi a dovere, poiché ad ogni tentativo di unificazione, standardizzazione o confederazione c'è sempre qualcuno che non si sente trattato come penserebbe di meritare e quindi si rintana nella sua piccola piramide auto-costruita... 

... con la scusa che questo è ciò che tradizionalmente si è sempre fatto.
Stanno messe nello stesso modo discipline come Tai Ji Quan, Shiatsu, Reiki, varie Scuole di trattamenti olistici, ad esempio.

Che l'Aikido resti pure nel suo impasse, e che vi rimangano anche le altre discipline, ma è chiaro come il mondo si stia dirigendo altrove come dinamica: lo scambio, la necessità di contatto e di criteri di equipollenza diventeranno sempre più importanti ed urgenti, così come lo sono la possibilità di uno smartphone di integrarsi con il cruscotto della propria automobile.

Anziché pensare al proprio modo "innegabilmente migliore" di fare ikkyo, ciascun componente della comunità Aikidoistica potrebbe/dovrebbe meditare su quale sia la modalità migliore di creare un luogo che patrocini il valore intrinseco della disciplina che pratichiamo...

... un luogo nel quale potersi formare a gestire un movimento umano che risulta parecchio lontano da quello di un'antica koryu famigliare, dal punto di vista legale, amministrativo, didattico, educativo, sociale ed etico.

Il passato è importante e va onorato, ma non tornerà: questa è una delle sue principali caratteristiche... ed è con questa convinzione che dovremmo comprendere come agire oggi per avere il futuro che più desideriamo per l'Aikido.



lunedì 23 maggio 2016

Aikido & spiritualità 3: la descrizione dell'indescrivibile

Eccoci giunti ad un altro appuntamento con il delicato ed importante tema della spiritualità che permea la nostra disciplina.

Come nel 1º e nel 2º articolo che ha preceduto quello presente, rivolgiamo la nostra attenzione alle implicazioni sottili della pratica, consci che il linguaggio scritto diventa una limitazione non da poco alla comunicazione di certe sensazioni che possono essere più efficacemente indagate con l'esperienza personale diretta sul tatami.

Innanzi tutto, due parole in più sulla spiritualità tout-court: quando parliamo di ossa, di muscoli e tendini ci sembra di avere una realtà oggettiva comune alla quale riferirci... quando si parla di mente e psicologia, ancora esiste una certa "simil-scientificità" dell'argomento... mentre quando ci addentriamo negli abissi o nelle altezze della spiritualità sembra che ogni cosa sia vera come il suo opposto.

Non è così: sicuramente la spiritualità è un'esperienza soggettiva, e quindi SOLO come tale può essere esplorata a dovere... ma ugualmente iniziano ad emergere alcune qualità fondanti che essa pare avere in ogni sua espressione autentica.

La spiritualità sembra essere organizzata all'incirca come si opererebbe in un viaggio-vacanza, nel quale è fondamentale sapere DOVE si È e DOVE si vuole ANDARE (chiarezza interiore), il CORAGGIO di intraprendere il viaggio (forza di volontà), QUANDO si desidera partire ed arrivare (in base alle proprie risorse individuali)... ed è importante avere CONTATTI sicuri un volta giunti a destinazione (che possano supportarci in caso di imprevisto).

Senza questi elementi, sono pochi coloro che affronterebbero un lungo spostamento in terra straniera: questa è una delle ragioni principali del fatto che il viaggio spirituale inizi per molti di solito in seno ad un credo religioso istituzionalizzato di qualche tipo (una religione, un movimento filosofico, etc).

La religione, in qualche modo, offre una "guida", una prima mappa di un mondo sconosciuto ai nostri sensi ordinari.

La spiritualità tuttavia non coincide con una forma istituzionalizzata di credenze, né può in realtà esservi del tutto contenuta... esattamente come i principi dell'Aikido possono manifestarsi nelle tecniche che pratichiamo... ma godono di vita propria anche al di fuori di esse.

Le religioni più conosciute sono "le tecniche/forme" delle quali la spiritualità è il principio fondante: ne segue - proprio come in Aikido - che alcuni bravi tecnici del ramo potranno essere molto "religiosi", ma non saranno per forza necessariamente spirituali... così come alcune persone spirituali potranno non essere per forza religiose.

Noi siamo - purtroppo - abituati ad incontrare discreti tecnici in Aikido che sono completamente separati dai principi dell'arte che praticano: dovrebbe essere quindi abbastanza semplice comprendere il parallelo.

Come per l'Aikido - ne segue perciò che la religione (la tecnica) può essere un importante punto di passaggio e/o espressione della spiritualità (il principio), ma se ci si ferma esclusivamente a questo livello di indagine è facile iniziare a chiederci: qual'è la religione più autentica delle altre?... quella in grado di guidarci alla "vera" dimensione spirituale?

Guerre di secoli sono state fatte per via di questo modo parziale di pensare, dove l'esigenza freudiana di dimostrare che il proprio dio era (o, purtroppo è) "più lungo e grosso di quello di un altro" divenne (purtroppo talvolta ancora è) più importante di una ricerca interiore autentica.

La stessa cosa avviene nel mondo delle arti marziali: qual è quella più efficace?!
Un modo di pensare comune, ma alla lunga non produttivo più di tanto... 

Come fare quindi ad approcciare la spiritualità in modo religiosamente compatibile, ma non esclusivo?

Come fare ad essere ecumenicamente aperti alle ideologie personali di chiunque e contemporaneamente poter avvalorare il proprio percorso di crescita e sviluppo interiore?

Non è poi così complesso... e per questo scegliamo in queste pagine un approccio più "laico" possibile, in modo tale che non si sentano urtare le proprie convinzioni più profonde e le nostre riflessioni possano essere integrabili a latere di un eventuale credo religioso specifico.

Molti dicono che la spiritualità non si può comprendere o descrivere perché è una sorta di mistero, di "ombra" che giace al di là di ciò che è fisicamente esperibile: non siamo del tutto d'accordo... e ci risulta esattamente il contrario.

La realtà esperibile con i sensi risulta essere una sorta di mistero, di "ombra" della parte spirituale dell'esistenza!

Ma la realtà è solida, concreta, misurabile... Ah si, ma quando!?

La scienza non sa ancora nulla sulla massa (particelle subatomiche), sulla luce (i fotoni)... quindi un muro ci appare solido, ma non esiste alcuna evidenza scientifica che spieghi come mai esso risulti comportarsi come se lo fosse sul serio...

La maggior parte dello spazio è composto da "vuoto"... fra un atomo e l'altro, è matematicamente  dimostrato come il tempo quantistico sia CIRCOLARE e non lineare come ci appare nel quotidiano...

Quindi... la freccia del tempo non va da una parte sola?
NO... proprio così...

L'universo va espandendosi e raffreddandosi, ma il 2º Principio della Termodinamica rimanda che l'entropia (n.d.r. "il grado di disordine") dell'universo non può che aumentare: queste due affermazioni sono in palese contraddizione fra loro  (se l'universo si raffredda, aumenta l'ordine, non il disordine)... e gli scienziati del mondo accademico ufficiale semplicemente NON sanno come aggiustare i cocci di un universo che sembra tutt'altro che oggettivo!

Ammalarsi, partendo da una situazione di salute è un processo localmente sintropico o niroentropico (cioè ad entropia negativa)... così come lo è la riorganizzazione cellulare di un albero abbattuto in una foresta... che diventa nuovo humus per la vegetazione futura che crescerà (nel punto "A" c'è un certo quantitativo di disordine - OK -, nel punto "B" il disordine aumenta - OK -, nel punto "C" c'è meno disordine che in "B", e questo NON è spiegabile): questi fenomeni NON sono attualmente spiegabili, ma sono innegabili, poiché sotto gli occhi di tutti!

Per queste ed altre ragioni preferiamo d'ora in avanti chiamare la realtà esperita dai sensi come "virtuale"... che non vuol dire "inesistente/fittizia" (come saremmo erroneamente portati a pensare), ma MODIFICABILE: è importante questo passaggio poiché noi siamo in grado di misurare SOLO ciò che cambia...

... misuriamo lo spazio dalla sua variazione, misuriamo tempo dalla variazione dello spazio (le lancette dell'orologio, il tempo è quindi una grandezza collegata allo spazio), misuriamo l'entropia per differenza del grado di disordine iniziale e finale di un sistema chiuso.

Ci sono un saco di considerazioni cosiddette "scientifiche" che diventano solo pseudo-scientifiche, se osservati con una prospettiva curiosa ed irriverente: dal "metodo scientifico" di Galileo in poi (ma pure prima di esso) i conti non tornano più di tanto (Karl Popper docet), anche se ci piacerebbe credere il contrario, in un'epoca che definiamo "di progresso".

Sono più le cose che non sappiamo sulla realtà ultima delle cose di quelle che abbiamo compreso, quindi esistono scienziati intenti a cercare oggetti teorici tipo il "Bosone di Higgs" non tanto perché essi debbano esistere per forza, quanto perché farebbero tornare molti conti... che al momento non tornano per niente.

Cosa c'entra in tutto ciò lo spirito?
Riteniamo che esso sia questo l'argomento più ostico da trattare, ma solo perché non abbiamo chiaro quanto sia altrettanto SOGGETTIVA la realtà ordinaria, che invece crediamo così ben chiara ed "esemplificabile"!

La dimensione interiore, quella dello spirito invece, verra da ora definita realtà "REALE"... che si contrappone a quella "virtuale" o impermanente poiché immodificabile, un paradigma che non può essere facilmente descritto giacché non varia.

Anche la matematica non riesce più di tanto a descrivere ciò che non varia, poiché non esistono punti di riferimento ai quali aggrapparsi per caratterizzare un simile fenomeno.

La spiritualità potrebbe essere definita come quello spazio senza spazio e quel tempo senza tempo, del quale tutte le tradizioni spirituali del passato ci parlano in chiave archetipica, simbolica o allegorica... ma che pure le scienze di frontiera iniziano ad identificare con una certa sicurezza a modo loro, con il termine "parametro nascosto".

Teorie delle stringhe, del multiverso, della realtà orografica: tutti modi nuovi di rinominare "quella cosa li"... quella alla quale ci si avvicina senza mai essere apparentemente capaci di contatto.

In verità, ancora una volta cerchiamo di modificare la mappa del territorio: noi proveniamo da quella "dimensione", quindi il riuscire a raggiungerla è funzione della nostra capacità di rispecchiarci in essa e di considerarla "casa".

La società in cui viviamo ci suggerisce che questa capacità non è poi così fondamentale, quindi non è un dramma perderla del tutto e forse solo i bambini oggi comprendono a livello istintivo ciò di cui parliamo: lo spirito potrebbe essere l'inizio e la fine del viaggio... del quale noi ora siamo impegnati in una tappa specifica (la realtà dei sensi), così avvolgente, densa ed interessante... da farci smarrire il senso più ampio del nostro cammino.

Non siamo tuttavia obbligati ad essere stolti o superficiali ed i grandi del passato sono riusciti - in ogni epoca - a ristabilire una connessione significativa fra l'esperienza terrena, importante e passeggera, con le nostre origini più profonde ed il significato del viaggio che ci porta a questa esperienza transitoria.

Siamo portati a credere che Morihei Ueshiba fosse molto probabilmente ad honorem in questa cerchia di persone!

Per questa ragione la spiritualità potrebbe essere indissolubilmente legata alla parola "consapevolezza": un robot di una catena di montaggio compie forse meglio e più velocemente il lavoro di 10 braccia umane, ma la differenza è che rispetto agli operai in carne ed ossa, egli non ne ha COSCIENZA.

La spiritualità è collegata in modo forte alla consapevolezza che ciascuno ha delle esperienze che compie: per questa ragione è così difficile da inquadrare in modo univoco (nessuno di noi è uguale ad un altro e quindi leggiamo le nostre esperienze in modi differenti)... e altrettanto per questa ragione è facile comprendere a livello intuitivo cosa intendiamo (tutti facciamo esperienze simili, per quanto non esattamente uguali).

Per quale ragione questo argomento sarebbe intimamente connesso alla pratica dell'Aikido?

Mentre pratichiamo muoviamo la nostra consapevolezza e diveniamo coscienti di parti di noi che non sapevamo neppure di possedere... di ESSERE: non ci riferiamo solo a quel muscoletto che ci fa tanto male dopo una serata a fare suburi di ken...

... oppure ad esso, così come al nostro centro, il nostro equilibrio... la connessione mente-corpo (che per l'esattezza potremmo chiamare "spirito-mente-corpo"), etc.

Argomenti e qualità importanti dell'essere che per molte persone saranno tabù per l'intera esistenza... e questo solo perché non utilizzano una disciplina psico fisica (in realtà spiritual-psico-fisica) per esplorarSI!!!

L'Aikido NON è forse particolarmente spirituale: siamo noi ad esserlo e quindi a "condire" con le caratteristiche della spiritualità ciò che animiamo: la spiritualità diventa visibile quando noi ci specchiamo in essa... poiché noi siamo sia spirituali, che visibili!

Si potrebbe forse studiare l'interazione fra spirito, mente e corpo pure giocando a bocce, prendendo il tram o cucinando un uovo al tegamino: l'Aikido ha la caratteristica di studiare queste connessioni in concomitanza di un conflitto... pacificato il quale non ci saremo solo riconciliati con il nostro avversario, ma innanzi tutto con noi stessi.

Saremo tornati "a casa", all'origine che precede la divisione fra "buono" e "cattivo", fra "io" e "gli altri", fra "dentro" e "fuori"... quindi anche fra "spirito" e "materia"!

Durante questo stupendo viaggio, sempre più spesso potremmo renderci conto che "dio" altro non sarebbe se non "l'universo introverso"... così come descrivere l'universo potrebbe equivalere ad una sorta di descrizione di un "dio estroverso"...

Ma è un viaggio personale, è qualcosa che bisogna FARE, non credere sulla base dell'esperienza o dei rimandi altrui: l'Aikido ci permette di SPERIMENTARE la spiritualità, di "toccarla" - e scusate l'apparente paradosso di un'immagine simile  -...

Il Fondatore, forse per caso o forse per intuizione geniale, se n'era di certo accorto.... e ci ha lasciato un sacco di spunti di indagine sul suo lavoro pionieristico in materia.

Non crediamo infatti che egli ci abbia lasciato l'Aikido come "prodotto finito", ma piuttosto come un viaggio da intraprendere a nostra volta e anche da proseguire persino oltre a dove lui lo terminò.

Il Maestro ci indica la via... ma spetta poi a ciascuno di noi percorrerla, auto-imparare l'Aikido con la nostra esperienza: esperienza e coscienza, due modi diversi di dire chi siamo... due modi analoghi di dire spiritualità!

Fare ikkyo è quindi certamente importante, così come però potrebbe esserlo comprendere con quale oggetto misterioso stiamo giocando: noi stessi,  spiriti piuttosto materiali... noi, che siamo costituiti da materia spirituale!






lunedì 16 maggio 2016

Guida ai corsi di Aikido italiani: un documento utile per tutti i praticanti del nostro Paese

Ce l'abbiamo fatta!
Anche se con qualche giorno di ritardo rispetto ai programmi, siamo finalmente giunti alla 3º ed ultima fase del progetto "Aiki-censimento italiano": è con estremo orgoglio che Aikime in anteprima vi presenta la nuovissima "Guida ai corsi di Aikido italiani 2016"!!!

Questo ambizioso ed innovativo progetto ha da prima dato un'idea di massima sulle tendenze caratteristiche dell'Aikido nel nostro Paese, con la pubblicazione del "Aiki-censimento italiano 2015 LIGHT EDITION" (trovate tutte le info QUI)...

... quindi qualche mese più tardi ha pubblicato l'intera mole approfondita di dati statistici elaborati nel "Aiki-censimento italiano 2015 FULL EDITION" (trovate tutte le info QUI)....

Ora, per completare l'opera iniziata nell'ormai lontano autunno del 2014, Aiki-censimento italiano pubblica la PRIMA ed UNICA "Guida ai corsi di Aikido italiani 2016"!!!

Non esisteva nulla di simile fino ad ora, poiché ogni Ente o Associazione nazionale raccoglieva e pubblicizzava i suoi dati sui luoghi della pratica, mentre questo inedito documento riesce a convogliare insieme TUTTI i dati relativi ai Dojo italiani.

Lo potrete scaricare in PDF (low res 15 Mb. , high res. 117 Mb) ed e-PUB (62 Mb) - al solito - collegandovi al sito Aiki-censimento italiano 2015.

Gli Organizzatori hanno messo insieme tutti i dati già disponibili in rete, incrociandoli ed integrandoli con quelli che gli utenti del censimento on-line hanno rilasciato di proprio pugno... il risultato è sorprendente: in Italia risultano attivi 682 Dojo nei quali è possibile praticare la nostra amata disciplina...

... e questo è bene che venga saputo da eventuali NUOVI potenziali interessati all'Aikido ANCORA PRIMA che essi si interessino ai vari "campanili associazionistici" operanti sul territorio.

La volontà di unire tutte le risorse disponibili su un UNICO documento permette infatti di lavorare trasversalmente a qualsiasi credo associazionistico... innanzi tutto per la diffusione della disciplina nel suo complesso.

Se poi un Aikidoka già praticante vuole esplorare veramente TUTTE le risorse disponibili sul SUO territorio... così come nei suoi trasferimenti lavorativi e vacanzieri... non avrà che da portare con sé una un keikogi ed copia di questo documento libero e gratuito, sul quale potrà trovare sempre tutti i riferimenti per nuove esperienze di pratica, vicino a casa, come fuori porta.

Siamo in un'epoca in cui l'informazione è disponibile per tutti in modo semplice e capillare, quindi risulta piuttosto fuori tempo che le "Associazioni di categoria" non uniscano i loro sforzi per promuovere il loro comune interesse, cioè la PRATICA DELL'AIKIDO!!!

Ma l'Aikido è talvolta un mondo strano, quindi spesso le cose vanno in modo strambo: non ci si cura dell'offerta disponibile, così da credersi l'unica esistente... presente lo struzzo che mette la testa sotto la sabbia?!
Una dinamica che nel  giurassico presentava i suoi perché, insomma!

Ma siamo finalmente fuori dall'esigenza di una simile mentalità, quindi ciascuno sarà semplicemente libero di cercare l'Aikido che più gli aggrada e che sente affine a sé... contestualmente alla possibilità di sapere dove è possibile fare nuove esperienze di pratica.

TUTTE le info disponibili sul documento ottemperano la legge sulla Privacy riguardante i dati sensibili (D.Lgs 196/2003), poiché sono rese volontariamente in modo diretto (persone che hanno compilato il censimento on-line) o già disponibili e quindi pubbliche in rete.

In ogni caso, gli Organizzatori hanno previsto anche un apposita modalità di CANCELLAZIONE dal documento per qualunque dinosauro-cariatide che non intendesse essere menzionato nella "Guida ai corsi di Aikido italiani"... poiché intende dissociarsi dall'iniziativa di vedere il proprio nome mischiato ad altri provenienti da estrazioni Aikidoistiche differenti dalla propria.

In questo caso, sarà sufficiente chiedere la cancellazione tramite il sito Aiki-censimento italiano 2015 e si verrà prontamente rimossi (il servizio verrà attivato il 18/05/16), facendo implicitamente un favore anche al resto dell'Aiki-collettività... e con pronto ed accorato augurio di auto-estinguersi presto da parte di noi tutti!

Più probabile invece - data l'enorme mole di dati - che il documento contenga errori legati al loro aggiornamento o al semplice errore umano di trascrizione: in questo caso, è possibile richiedere in qualsiasi momento la CORREZIONE/AGGIORNAMENTO dei dati che rileva parziali o incorretti, sempre tramite il sito Aiki-censimento italiano 2015 (il servizio verrà attivato il 18/05/16).

Ci auguriamo - in ultimo - anche che ci sia soprattutto chi intende essere INSERITO nei prossimi aggiornamenti della "Guida ai corsi di Aikido italiani ": gli Organizzatori hanno fatto del loro meglio per stanare più Dojo, Associazioni ed Enti possibili... ma qualcuno sarà sfuggito di sicuro.

Anche in questo caso, una rapida compilazione del sempre attivo Aiki-censimento italiano 2015 vi permetterà di essere GRATUITAMENTE messi in vetrina insieme agli altri 682 corsi già presenti (il servizio verrà attivato il 18/05/16).

Essere visibili e raggiungibili risulta oggi essere un'esigenza di prima necessità per chiunque, soprattutto chi intenda sul serio patrocinare e divulgare una disciplina come l'Aikido!

Una prima lettura critica del documento rivela oltre tutto altre importantissime informazioni sullo status delle nostre risorse sul territorio...

Ci sono Associazioni nazionali che già da tempo hanno molto a cuore la visibilità e la pubblicizzazione delle loro attività (ci auguriamo quindi che apprezzino il lavoro svolto!)... mentre pare evidente come altre siano ancora molto indietro in merito.

Elenchi Web non aggiornati, parziali o deficitari di molte informazioni necessarie a raggiungere i corsi da parte di eventuali interessati... incapacità di dare alla proprie risorse nomi compatibili con la dialettica di un nuovi interessati alla disciplina...

Chiamiamo il nostro Dojo "Ueshiba-Morihei-no-Aiki-wa-kawaii-desu" e poi vediamo quanti avranno desitito ad iscriversi per la sola impossibilità di pronunciarlo!
(n.d.r. il significato della scritta è "L'Aiki di Morihei Ueshiba è carino" ^__^)

L'Aikido riservato ai più piccoli: ci sono Enti che se ne occupano con una certa metodica, mentre altri che ne ignorano ancora le incredibili potenzialità.

Pare assurdo ma in Italia è ancora molto poco diffusa l'abitudine di avere una QUALIFICA che attesti la propria capacità di insegnare al prossimo: tradizionalmente un Aikidoka iniziava ad insegnare quando il suo Maestro lo riteneva pronto a tale esperienza (ciò avveniva in Giappone, ancora prima dell'epoca di O' Sensei): alle nostre latitudini le cose funzionano piuttosto differentemente.

Un avvocato, un ingegnere o un medico non professano le loro attività perché l'anziano della loro tribù ha dichiarato che sono pronti: di solito si sottopongono ad esami, dove ALTRI - persone accreditate e specialiste - valutano la loro idoneità a svolgere tali attività.

Per l'Aikido sembra ancora differente: una Maestra di scuola deve fare 1000 esami specifici per essere ritenuta idonea a ricoprire un ruolo educativo fra i minori, mentre un Insegnante di Aikido può aprire tranquillamente un corso riservato ai più piccoli senza che NESSUNO abbia valutato la sua idoneità a tale scopo... inquietante!

Le sigle Aikidoistiche sono molte e sembrano nascere e morire come in funghi, tranne pochissime: molte Società risultano affiliate a diversi Enti contemporaneamente... creando una notevole confusione a riguardo di chi sia il referente dal quale riceve titolarità dei meriti e permessi all'insegnamento.

Molti utenti del censimento hanno segnalato che il proprio Dojo è AFFILIATO ad un'Associazione Sportiva Dilettantistica, mentre questo NON è POSSIBILE: loro possono essere ASSOCIATI come singoli membri ad una A.S.D., ma il proprio Dojo (di solito a propria volta una A.S.D.) può essere AFFILIATO SOLO alla FIJLKAM o ad un E.P.S.

"AFFILIAZIONE" ed "ASSOCIAZIONE" non sono sinonimi... così come "Associazione Sportiva Dilettantistica, Ente morale o Ente di Promozione Sportiva" NON sono sinonimi di "Federazione"... ma dal documento emerge come il caos regni ancora sovrano nel nostro - neanche tanto piccolo - mondo!

Torneremo in seguito su queste considerazioni di carattere critico sui risultati emersi: ora la cosa più importante era quella di avere una PRIMA fotografia chiara di CHI e DOVE siamo.

Tutto ciò grazia ad un lavoro parecchio impegnativo e senza scopo di lucro realizzato per noi tutti da Hara Kai - A.S.D. e AkR - A.S.D., grazie di tutto ragazzi!!!

Forza, ora filate tutti a scaricare la nuovissima Guida ai corsi di Aikido italiani 2016: un must per ogni Aikidoka (o spirante tale) che intende orientarsi all'interno di TUTTI i corsi che si tengono nel nostro Paese.

Cercatevi e ricordate di segnalare eventuali errori agli Organizzatori, così che il testo diventi pian piano sempre più definitivo ed affidabile e non mancate di aggiungervi... se il vostro corso non fosse ancora stato recensito!!!