
Dove ci fossero segni significativi della sua presenza (rari ai nostri giorni!)... è appassionante stabilire dove essa dimori e come operi: un neurochirurgo austriaco piuttosto famoso, Karl Pribram (che ci ha lasciati solo l'anno scorso) sin dagli anni '40 dello scorso secolo ha fornito contributi sostanziali sulla comprensione della neurofisiologia del cervello... divenendo particolarmente noto per la teoria formulata insieme al fisico David Bhom sul modello "olonomico del cervello".
In buona sostanza, in cosa consistettero i suoi studi?

Egli mostrò chiaramente come molti dei nostri pensieri possono avere un effetto tangibile sulla nurofisiologia dell'encefalo, ma comunque NON risultino un suo prodotto... bensì piuttosto una sua LETTURA... in una sorta di "matrice", di "campo" nella/nel quale siamo inconsapevolmente immersi.
La natura oggettiva della realtà sarebbe - secondo la moderna fisica - nient'altro che il collasso di funzioni d'onda di una sorta di gigantesco ologramma, percepito, letto come reale proprio grazie ai due lobi cerebrali, che funzionano in modo completamente distinto ed indipendente.
Si tratterebbe di una sorta di "lettori di ologrammi" in grado di misurare uno stesso fenomeno (la realtà, appunto) partendo da "misurazioni" fra esse indipendenti e complementari.
Insomma, non stiamo a farvela lunga sull'argomento, ma la mente potrebbe essere più vista come l'interazione di due "dispositivi" in grado addirittura di oltrepassare il Principio di Indeterminazione di Heisenberg...

Il lobo destro è a-temoprale, e funziona come un lettore in grado di leggere CONTEMPORANEAMENTE, mentre il lobo sinistro è a-spaziale... quindi è capace di leggere DOVUNQUE: ne segue che la nostra realtà spazio-temporale viene a formarsi come il collasso delle funzioni d'onda di universi nei quali il "dove" ed il "quando" hanno un certo grado di "parentela".

Ne seguirebbe che la mente - di suo - non sarebbe altro che una sorta di "recipiente" che consente alle informazioni di essere mescolate fra loro in modo più o meno accurato... per aiutarci ad interpretare gli stimoli che provengono da fuori di noi.

Tutte cose belle, ma cosa c'entrano con l'Aikido?
Beh, moltissimo!
Ogni volta che cerchiamo lo spazio-tempo più opportuno per interagire con il nostro partner/avversario (in giapponese fattore noto come 間合 "ma-ai"), non facciamo altro che allenare i nostri proiettori olografici alla migliore interazione fra loro per cogliere quell'istante "qui-ed-ora" che ci fa percepire di essere in armonia ("awase") con la situazione che stiamo vivendo.
L'awase prevede l'utilizzo "dello stesso tempo" del proprio compagno... ma come facciamo a muoverci "sincroni" con lui, se non sappiamo quando egli si muoverà, né con quale velocità lo farà?
NON si può - infatti - se solo in tempo fosse reale... cosa che a quanto pare per fortuna non è!
Iniziamo a percepire un'azione che non si è ancora manifestata, proprio perché abbiamo in noi "dispositivi" che risultano indipendenti dallo scorrere del tempo: sono consci dell'eterno presente, unico vero istante reale nel quale qualcosa può avvenire.

Spazio/tempo è sinonimo quindi di "coscienza"?
È come se stessimo allenando la nostra coscienza a percepirsi in modo più intimo e completo GRAZIE all'interazione che abbiamo nel mondo, anche se essa fosse di carattere conflittuale... proprio come avviene sul tatami!
La coscienza di noi stessi - tutti i livelli, quindi anche a quello spirituale - sarebbe mutuata, allenata, aumentata, messa alla prova, sperimentata, indagata attraverso ogni azione... anche di carattere squisitamente fisico: il fatto che poi noi la si porti alla ribalta in un ambito molto particolare, come quello della marzialità, fa la differenza.

Lo spazio più piccolo possibile è la lunghezza di Plank, (1,616 252 × 10-35 metri) ossia una grandezza spaziale al di sotto della quale il concetto di "dimensione" perde ogni significato fisico: quindi ogni dimensione misurabile sarà data da un numero esatto di lunghezze di Plank ed anche ogni misurazione spaziale dovrà risultare pari ad un certo numero finito di questi micro-intervalli...
Per il tempo vale esattamente la stessa cosa: il tempo più piccolo esistente è pari al tempo di Plank (5,391 × 10−44 s), dimensione temporale al di sotto della quale non ha significato fisico andare.
Quando cerchiamo il "giusto ma-ai" non stiamo facendo altro che andare alla ricerca dell'intervallo spazio-temporale più opportuno in riferimento ad una situazione: cerchiamo cioè di posizionarci nello spazio di Plank e nel tempo di Plank che massimizzino la congruenza del nostro relazionarci al conflitto.

Stiamo muovendo lo spirito attraverso ogni atomo del nostro corpo, specie quando esso si trova ad affrontare l'imprevisto, l'ineluttabile.

E questo ologramma di cosa sarebbe specchio?
Secondo quel vecchio rimbambito e sbarellato di Morihei Ueshiba esso sarebbe addirittura specchio di noi stessi e di quanto ci conosciamo: pensate voi che roba imbecille... o che autentico colpo di genio!

Sotto ipnosi profonda, esiste una "strana" parte della nostra coscienza che ama definirsi quella "matrice di punti di luce che abita fra un tempo e l'altro, fra uno spazio e l'altro"... interessante, non è vero?!
Un saggio individuo frequentato da alcuni di noi in passato soleva dire:
"Chi è Dio? È l'universo introverso.
Cos'è l'universo? È Dio estroverso".
Non abbiamo l'ardire di dargli torto o ragione, ma intendiamo semplicemente supportare alcune riflessioni ed esplorazioni: di sicuro un Aikidoka ci sembra un "endonauta", oltre ad una persona interessata a risolvere i suoi conflitti esteriori in modo più armonico possibile... e le due cose possono (devono?) essere di certo anche contemporanee.

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