Quando iniziai a praticare Aikido, fui presto interessato alla sua storia e filosofia, quindi - praticamente da subito - iniziai a leggere gli scritti del Fondatore e cercai di comprendere i suoi (piuttosto criptici) rimandi.
Poi ho praticato sotto la guida di Sensei più o meno famosi, ma certamente quelli fra loro più importanti spesso rimandavano l'importanza di una pratica dell'Aikido che affondasse nel quotidiano.
Ed io allora mi dicevo: "Fai presto te a parlare di Aikido tutti i giorni... magari! Tu fai solo quello e sei famoso in tutto il mondo, ma la gente comune deve anche occuparsi di andare a scuola, al lavoro, stare con la famiglia...."
"OGNI GIORNO in Aikido prova a fare questo, ricordati di quest'altro..." cosa significa di preciso?
Intendevano forse che OGNI GIORNO IN CUI PRATICHI Aikido (cioè 2 , al massimo 3 volte alla settimana) è necessario tenere a mente alcune importanti asperti da loro rimandati... o parlavano veramente di TUTTI I GIORNI della settimana?
Mi capitò poi nel 2002 per la prima volta di stare in un Dojo in Francia in qualità di uchideshi (meno di due settimane, quindi proprio poco!) e quindi di praticare Aikido tutti i giorni, ed anche più di una volta al giorno: avevo 25 anni e tutto quel movimento mi faceva un sacco piacere!
Da quel momento in poi però ho sentito che qualcosa stava cambiando nel mio modo di concepire la pratica e per i 10 anni seguenti non ho più rinunciato a passare almeno un periodo dell'anno a studiare in modo intensivo nei Dojo nei quali questo era possibile: sono quindi stato in Francia, Olanda, Svizzera, Giappone... da due settimane ad un mese, ovviamente sfruttando il mio periodo di ferie lavorative.
Ad un certo punto ho fatto la scelta di mettermi ad insegnare full-time, licenziandomi dal mio bel posto fisso a tempo indeterminato e mettendo i piedi sul tatami ogni giorno.
Non ci ho messo tanto a capire che l'Aikido non è esattamente una disciplina che rende in modo così soddisfacente a livello economico, ma essendo già prima abituato ad uno stipendio modesto ed essendo molto motivato, ho comunque tirato dritto... pensando che quello poteva aeesre l'unico modo - alle nostre latitudini - per poter praticare con la frequenza di cui sentivo il bisogno, cioè OGNI giorno.
A più di 5 anni da quella fatidica scelta, ora sto incominciando a comprendere meglio quali cambiamenti essa ha portato nel mio modo di praticare, insegnare e vivere questa disciplina.
Ora SO per esperienza diretta che i grandi maestri dei quali accennavo prima, O' Sensei sopra tutti, NON si riferivano ad "ogni giorno in cui si pratica Aikido", ma proprio ad OGNI GIORNO della settimana!
Certo, non siamo nel medioevo giapponese e la possibilità di dedicarsi interamente ad un'arte marziale non è oggi cosa molto comune, però è altrettanto vero che se ce l'ho fatta io, può farcela chi è altrettanto motivato!
Praticare Aikido OGNI giorno ti cambia davvero le prospettive.
Da subito è emersa la necessità di rimodulare la quantità di energia che spendevo negli allenamenti ed insegnamenti: se vai al Dojo 2 volte alla settimana, cerchi - in quelle 2 volte li - sia di "sfogare"a sufficienza il guerriero nipponico che è in te, sia di "fare il pieno" di Aikido per tutti gli altri giorni... ma quando lo puoi/devi fare ogni giorno, capisci che non è fattibile continuare con quei ritmi... soprattutto mentre gli anni avanzano.
A fine settimana arrivavo sempre distrutto, senza contare quei week end nei quali c'erano seminar e koshukai, perciò il corpo talvolta non si fermava dalla pratica per 15 gg, o anche per un mese consecutivo: li per li un'esperienza veramente stancante.
Insegnare ai bambini poi può essere veramente estenuante, per il numero di acrobazie, cadute e rotolamenti che può costringe a fare...
Però non ci sono solo stati aspetti difficili, anzi... ed il bilancio è per ora del tutto positivo!
Praticando ogni giorno si capisce finalmente come facevano i Maestri tanto quotati con i quali magari siamo venuti a contatto a ricordare mnemonicamente tutta una serie illimitata di nozioni, nelle quali facilmente un neofita affogherebbe senza pietà.
Il programma tecnico in Aikido è vasto, molto vasto... forse più ancora che in altre discipline marziali... però è altrettanto vero che allenandosi ogni giorno c'è più tempo per metabolizzarlo bocconi più digeribili.
Ci si può dedicare prima allo studio ed al miglioramento di una cosa, per poi considerarne un'altra: l'unico limite è la propria fantasia e la propria voglia di continuare ad evolvere ed apprendere.
Così ad un certo punto - anche io - ho iniziato a non fare più tutta la confusione che facevo un tempo, anzi ho incominciato ad imparare sempre più velocemente, in quanto ho continuato a lavorare sempre con lo stesso strumento: il mio corpo.
Pian piano è stato più semplice vedere le varie similitudini, analogie e connessioni fra tecniche che mi erano state presentate come "a se stanti"... mondi lontani che erano tali sono se una persona aveva la presunzione di avere tutto ordinato in cassetti distinti.
I principi che collegano ikkyo a koshinage o kotegaeshi ad iriminage li ho capiti da solo, senza che nessuno me lo spiegasse... semplicemente praticando, cioè facendo esperienza diretta sul campo.
Pian piano dal mondo delle forme sono spontaneamente scivolato in quello dei principi che sottostanno alle varie espressioni tecniche: un mondo MOLTO più profondo e vasto, esaminato il quale i problemi tecnici smettono quasi subito di avere consistenza.
Ma a queste consapevolezze ci sono giunto praticando, facendolo TANTO, ogni giorno, non grazie al Maestro XYZ!
Pure il Fondatore rimandava che solo una porzione degli insegnamenti può essere impartito dai Maestri... il che significa che per il resto dobbiamo fare DASOLI!
Dal mondo dei principi poi è possibile evolvere ulteriormente nei perché più profondi che ci spingono a praticare la nostra disciplina... giungendo nel mondo delle prospettive dell'Aikido, nel quale diverse tecniche e differenti principi possono essere semplici strumenti per comunicare una specifica qualità dell'essere.
Un mondo veramente affascinante, altro che ricordare a memoria i nomi dei 20 suburi di jo...
Ma in ogni caso, è ora interessante rimandarvi quanto sia stata la grande possibilità di allenarmi, fare errori e quindi poter apprendere da essi a fare differenza con me stesso.
Uno può allenarsi tanto e non estrarre molte cose interessanti dalla sua esperienza... c'è invece chi si allena di meno, ma capace di distillare invece un buon "nettare" da essa: immaginate quando fosse possibile fare entrambe le cose insieme... stare tanto sul tatami e bene!
Le tecniche incominciano a "venire" senza troppa fatica e tutte le difficoltà che di solito assillano un praticante iniziano a sembrare un lontano ricordo: certo, ci sono nuove sfide e problemi che sorgono all'orizzonte... ma ci sono cose che invece nel frattempo sono andate definitivamente a posto da sole!
Allenatevi quindi tanto e bene, mettendoci il meglio di voi stessi e - fra l'altro - senza essere troppo assillati dalle aspettative di miglioramento che vorreste che ciò vi apportasse: è un processo naturale, un appetito che viene mangiando, così come una sazietà che si impara a riconoscere solo dopo essersi nutriti dei cibi per noi più equilibrati e nutrienti.
Il corpo è sempre sincero, quindi ciò che si riesce a realizzare con esso è l'esatta misura di cosa avete compreso dell'Aikido, ma soprattutto di quanto SIETE DIVENTATI questa disciplina.
Non è infatti qualcosa che si fa, ma qualcosa che si diventa, nella quale ci si immedesima al punto tale di scordarsi dove terminano i nostri confini e dove iniziano i suoi: ma la fusione richiede di solito un enorme ingaggio e passione per avvenire.
Non è tuttavia qualcosa che è potuta accadere solo ai tempi di O' Sensei e dei suoi primi allievi e poi mai più: può - a mio avviso dovrebbe! - capitare anche ai giorni nostri, se le diamo sufficiente spazio in noi per avvenire.
Il sacrificio può essere importante, ma non dovrebbe essere solo una strada difficile quella che ci fa salire sulla nostra montagna, quanto anche un qualcosa di gioioso, intenso e profondamente scelto...
La pratica cambia, perché ciò che spaventava un tempo diventa il tuo prezioso alleato.
La pratica cambia, perché noi siamo cambiati con essa.
Ci si trova sempre può a precipitare nella tana del bianconiglio dell'Aikido... un'esperienza tanto imprevedibile quanto entusiasmante: ma deve essere un'esperienza personale... non riesce più di tanto ad essere descritta in modo compiuto!
“il progresso viene sempre per chi pratica dentro e fuori di sé”
[Morihei Ueshiba]
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