L'Aikido è l'arte dell'armonia?
L'Aikido ci permette di vivere un conflitto in modo costruttivo?
Siamo capaci di vivere nel nostro quotidiano questa dinamica?
Se ci rendiamo conto che la nostra capacità in tal senso aumenta, significa forse che siamo sulla strada giusta... se andiamo matti per l'Aikido ma poi la nostra vita personale non cena a migliorare di una virgola nelle sue problematicità, cosa continuiamo ad allenarci a fare?
È un po' che volevamo affrontare questo argomento, mirandolo in special modo a tutti coloro che - pur praticando da tempo, non riescono a risolvere né piccoli, né grandi problemi che li assillano.
Senza andare a qualcosa di trascendentale e mistico, talvolta i problemi sono semplici ed anche materiali: un mal di schiena che si protrae da mesi, ad esempio, che gli allenamenti sembrano non alleviare per nulla.
Stiamo facendo il percorso più giusto per noi?
Se l'Aikido è nato con il proposito di armonizzare ciò che c'è di conflittuale, questo deve essere vero a livello fisico, come mentale o relazionale... quindi perché un praticante non dovrebbe "autoguarirsi" semplicemente dai suoi acciacchi con la pratica?
Stiamo studiando da vicino questo fenomeno, e riusciamo a dirvi qualcosa in più in merito...
Il corpo umano è uno strumento molto sofisticato, progettato per farci svolgere al meglio ogni azione fisica in questo universo.
Quando questo strumento, si inceppa, si ammala o smette - anche solo parzialmente - di funzionare è perché si sta logorando per l'età, oppure perché stiamo abusando di lui.
La medicina ufficiale e la comunità scientifica sono ormai ben conscio del fatto che alcune malattie fisiche hanno una derivazione psicosomatica, quindi hanno origine in un aspetto più sottile di noi e tendono a precipitare nella materialità man mano che questo conflitto interno non viene elaborato e digerito a dovere.
In realtà molto resta ancora da fare in questo campo... e le medicine - cosiddette - alternative hanno qualche migliaio di anni di vantaggio sull'attuale scienza: in ogni caso anche l'attuale consapevolezza è sufficiente a renderci conto che quando il corpo non funziona...
... è il caso di stare ad ascoltare i campanelli di allarme che esso ci rimanda.
Un praticante di Arti Marziali potrebbe utilizzare il suo corpo fisico in modo brusco o violento al fine di raggiungere il suo scopo (es, vincere sull'avversario?), ma un praticante di Aikido farebbe altrettanto?
Certo, quando uno è poco consapevole di come si muove, talvolta può accadere che lo faccia anche goffamente e si procuri dolore o danno... ma questo serve per apprendere come far si che ciò non accada più, d'altronde ogni falegname di è tirato una martellata su un dito prima o poi, così come ogni sarta che si rispetti si sarà punta con il proprio ago per errore...
Parliamo invece di praticanti - cosiddetti esperti o di routine - che ad un certo punto devono rinunciare a parte dei loro allenamenti (ad esempio le cadute...), se non a praticare del tutto per via dei loro acciacchi più o meno importanti.
I Sensei del passato chi hanno fornito un pessimo esempio di come utilizzare l'Aikido per invecchiare bene ed in forma: hanno praticato per decenni nella loro giovinezza dando sempre il massimo, ma talvolta trascurando i danni impercettibili che continuavano a procurarsi... che negli anni maturi non hanno esitato ad esibirsi in modo inesorabile.
Ci sono stati Maestri che hanno esagerato con il suwari waza, che hanno passato la loro vecchiaia su una carrozzina... c'è stato chi ha passato il limite con leve e proiezioni... finendo per avere le articolazioni di spalle, gomiti e polsi devastate dal continuo stress subito negli anni.
Se avessero compreso profondamente le tecniche che insegnavano agli altri, sarebbe stato ugualmente necessario soffrire così?
Ma poi: è possibile solo non ledere se stessi... o è proprio possibile mantenersi in una buona forma fisica, mentale ed emotiva con l'Aikido?
Certo, questi due aspetti non sono proprio equivalenti: il primo sa di chi tiene bene l'auto per farla durare più a lungo... mentre il secondo è più simile a chi intuisce che esiste un modo di utilizzare la propria auto che la fa durare di più e meglio anche di chi non la utilizza per nulla, credendo così di preservarla.
O' Sensei si è mantenuto in eccellente forma fisica fino a tarda età, ed in attività fino a pochi mesi prima di morire: quanti possono dire di avere fatto altrettanto GRAZIE al proprio Aikido?
Esiste qualche Insegnante che ha studiato le implicazioni delle pratiche Aikidoistiche sulla salute fisica e mentale di se stesso e dei suoi allievi?
SI, qualcuno c'è: sarebbe interessante dare loro voce!
Ma ci sono molti più insegnanti che hanno ripetuto pappagallescamente il movimento che è stato insegnato loro per decenni, prima nei panni di tori ed uke... poi solo più in quelli di tori quando l'età si è fatta più avanzata e non si era più in grado di ricevere fisicamente quello lo stress che si da al fisico di qualcun altro...
Quindi un neofita dovrebbe venire nei nostri Dojo e rimanere ammaliato da quei panzoni incriccati in hakama che parlano proporzionalmente a quanto non sono più capaci di muoversi?
Sarebbe uno scenario orrendo: il Maestro è quello che è tenuto a fornire l'onere della prova che ciò che rimanda agli altri è innanzi tutto la realtà alla quale sottopone quotidianamente se stesso!
Ovvio che le cose con il tempo cambiamo e di solito col sopraggiungere dell'età matura si mire ad un'essenzialità che minimizza gli sprechi e massimizzi gli effetti delle nostre azioni... ma questo NON a prezzo di guastarci la salute o di vivere in un modo non confacente ai valori che pratichiamo con il corpo.
È qualcosa che assomiglia al "prete pedofilo": un uomo di cultura e votato alla profondità, che prende un voto e lo viola nel peggio dei modi... quello che fa incazzare non sono tanto i fatti di per sé, né la peccabilità umana, ma l'incoerenza di fondo!
L'Aikidoka mal messo mentalmente, emotivamente o fisicamente... e che non riesce ad utilizzare la sua pratica per fare il valore aggiunto con se stesso in questi ambiti è come un estrattore di pepite d'oro che poi le utilizza mettendole sotto una gamba del tavolo per metterlo in piano...
... è come un distillatore di essenze medicinali che poi le butta nell'immondizia perché non sa che farsene.
Capite la dicotomia fra essere e fare di questi individui?
Esistono fortunatamente altre dimensioni della pratica: luoghi e tempi nei quali non essere schiavi del proprio cammino, ma al contrario ricevere supporto da esso per essere sempre più e meglio noi stessi...
... trovare questa dimensione del tatami - secondo noi - è compito di ciascun praticante, ma prima ancora di chi si occupa di insegnare al prossimo.
Siamo più che certi che l'Aikido possa aiutare a vivere di più e meglio qualsiasi aspetto dell'esistenza che potrebbe apparirci in prima istanza un ostacolo, sempre che si sia in grado di cogliere l'essenza di ciò che pratichiamo... ovviamente!
Buona ricerca quindi e... lunga vita e prosperità con l'Aikido!
... trovare questa dimensione del tatami - secondo noi - è compito di ciascun praticante, ma prima ancora di chi si occupa di insegnare al prossimo.
Siamo più che certi che l'Aikido possa aiutare a vivere di più e meglio qualsiasi aspetto dell'esistenza che potrebbe apparirci in prima istanza un ostacolo, sempre che si sia in grado di cogliere l'essenza di ciò che pratichiamo... ovviamente!
Buona ricerca quindi e... lunga vita e prosperità con l'Aikido!
2 commenti:
Forse la proliferazione di Dojo quasi fossero punti vendita ha creato una figura di maestro "fast food" con relativi dan che neanche win zip sarebbe riuscito a comprimerli in così breve tempo..e dall'altro verso il percorso per i kyu è diventato più ostico di quello dei navy seal...scherzo ovviamente...buon Aiki a tutti!
In tutta onestà la proliferazione dei dojo, dei maestri che saltano fuori come "funghi" è figlia del nostro tempo. L'Aikido è visto come una forma di fitness, un paio di mesi, massimo qualche annetto e poi via a far altro. E' la società che è diversa.
Il Budo è anche sacrificio, che non significa necessariamente mortificazione et simila, ma va visto nell'accezione di dare tutto se stessi e di cuore (inteso come kokoro).
L'Aikido, e i vari Do, sono anacronistici per la maggior parte delle persone di oggi. Allora secondo me è meglio coltivare l'ortodossia più pura perché così si evitano quelle ibridazioni figlie di un tentativo di ammodernarsi e seguire i tempi.
Comprendo la difficoltà di chi vive di solo Aikido, ma l'Arte non è un corso di disegno organizzato dalla pro-loco, è trasmissione da Maestro ad Allievo e viceversa. Oggi il Maestro è un professionista e l'Allievo un cliente.
E' giusto che i kyu facciano un percorso da navy seal, meglio 1° kyu a vita che 4°dan che a stento conosce il programma di base di armi (e deve andare bene).
Se il kyu vuole la cintura nera c'è Decathlon per pochi euro, se vuole un diplomino Aikikai (che è molto bello da appendere e fa figo, consiglio cornice rossa) un primo dan non si nega a nessuno e non costa nemmeno molto.
Ma nessuno mi dica che questo è Budo perché è come dire che il Signore è morto dal freddo.
Ognuno di noi si faccia un bell'esame di coscienza e visto che la nostra vita è breve, e quella sul tatami spesso lo è ancora di più, forse sarebbe opportuno rivedere qualche atteggiamento.
L'Aikido non ha futuro se perde la propria identità per inseguire la moda occidentale. Aikido Wa Budo Desu.
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