Ogni Scuola, ogni Stile ed Ente ha sue particolari specifiche per il conferimento dei tanto blasonati"gradi" dei propri praticanti, ma più o meno tutti concordano sul fatto che dal 1º al 4º dan essi debbano corrispondere ad abilità di carattere tecnico.
Dopo questi test, di difficoltà necessariamente crescente, si entra tuttavia in una no-fly-zone, nella quale le regole per proseguire nella propria strada diventano molto meno chiare ed univoche.
La prima considerazione che facciamo è questa: i gradi in Aikido sono divenuti necessari ed - a tratti - problematici, dopo la divulgazione dell'Arte in tutti i continenti, poiché al tempo di Morihei Ueshiba, esisteva UN SOLO UOMO, cioè lui, che poteva arrogarsi il diritto di stabilire il livello dei suoi allievi, attribuendo ad esso un valore numerico.
Nessuno andava contro il parere e la volontà del proprio Sensei, un po' per cultura e tradizione nipponica, un po' perché non erano ancora stati fissati standard che strutturassero questo importante risvolto della pratica.
Ma, già al suo tempo, risultava assolutamente accettato che la promozione ad un grado successivo avvenisse IMPROVVISAMENTE e per una volontà INSINDACABILE del parere dei propri vertici/senpai/Maestri.
Si utilizzava (e si utilizza ancora) la formula [推薦状] "suisenjo", ossia "la raccomandazione, della quale potrete già trovare ampia spiegazione a questo link.
In Italia questo termine assume una connotazione tutta sua, legata al cattivo utilizzo che ne si è fatto nella storia. Raccomandazione sa di sotterfugio e preferenza disonesta, che fa scegliere un individuo su un altro in virtù delle sue conoscenze o dei "favori" con i quali è disposto a "ricambiare" la promozione.
Inutile dire che in origine significasse ben altro!
"Se sono il tuo Sensei, chi meglio di me può sapere quanto vali?!
Quindi nel momento in cui io dichiaro che il tuo grado deve essere XY, mi assumo la responsabilità di ciò che affermo, e certifico il grado con la mia stessa reputazione".
In Aikido, la tradizione ha voluto che le tecniche, gli esercizi biomeccanici si considerino appresi entro il 4º dan, e mostrati dinnanzi ad una commissione tecnica, appositamente dichiarata idonea a giudicarli... ma dopodiché la strada avanza tramite altri parametri.
Dal 5º dan in poi, infatti, non dovrebbe essere più un'abilità tecnica quella ad essere testata (a meno di quanto asseriscono alcune realtà, come F.I.J.L.K.A.M., che sta preparando per il 2015 l'introduzione dell'esame da 5º dan!?!...) ma una consapevolezza tutta diversa e più profonda sulla disciplina stessa, che riguarda il livello stesso di commistione ed ingaggio con essa del praticante/Insegnante.
Seconda considerazione: avere un grado elevato, in origine NON era affatto sinonimo di dedicarsi all'Insegnamento dell'Aikido: si poteva (e si può) rimanere semplici praticanti (per quanto esperti) a vita.
Attualmente sono POCHE però le persone che si trovano in questa situazione, quindi - di solito - un grado elevato è ANCHE una persona che insegna, cosa che assume non poca importanza nella valutazione di quali dovrebbero essere le sue caratteristiche, per questioni legate alla responsabilità che egli si assume davanti al prossimo.
E quali dovrebbero essere questi famosi "requisiti" di un grado superiore in Aikido?
Un gruppo di Insegnanti anziani di solito si riuniscono ogni anno (così avviene almeno all'Aikikai Honbu Dojo) per valutare chi, con la sua opera ed impegno, si stia particolarmente mettendo in luce per commistione con la disciplina, chi ne favorisca particolarmente la conoscenza e la diffusione, chi si contraddistingua con opere che particolarmente si sposano con il messaggio che la filosofia dell'Aikido vorrebbe portare nel mondo.
Esistono dei requisiti di "anzianità" per questi gradi elevati, che comprendono sia l'età anagrafica, sia il tempo intercorso dalla precedente promozione, ma dopodiché ciò che la fa da padrone è la conoscenza che si ha del candidato, del suo comportamento e della sua opera.
Abbiamo parlato dell'Aikikai internazionale, che fa un po' da esempio ed a traino a tutte le organizzazioni dell'Aikido, ma più o meno tutti gli Enti che ne patrocinano la pratica si sono regolati in modo analogo.
Da ciò emergono tuttavia delle questioni e delle problematiche non indifferenti, che proviamo ora ad analizzare.
I gradi vengono di solito conferiti da una struttura centrale a quelle periferiche, in modo piramidale... o ad albero: più questa comunicazione è buona e fluida, più le "foglie" sono certe di essere in continua connessione con la linfa del "tronco".
Questo però accade troppo di rado in pratica.
Così, all'interno di queste Organizzazioni chi ha qualche "santo in paradiso", vedrà più facilmente presa in considerazione la sua istanza di promozione, rispetto a chi si fa il mazzo quadruplo, ma lavora più per l'Aikido che per i profitti dell'Organizzazione stessa.
In merito a ciò, ricordiamo che l'Aikikai stessa sia attualmente più simile ad una S.P.A. per intenti, che ad un organo votato alla divulgazione di alcunché (ma potremmo dire la stessa cosa per quasi tutti gli altri Enti simili)...
Così avanza di livello chi ha più conoscenze che meriti, e tutto inizia nuovamente a sapere di quella "raccomandazione" della quale in Italia non andiamo più così fieri... mentre per bene che uno lavori, se non c'è un "gran capo" che china la testa per prendere in considerazione "il suo caso", rimane là nel Bronx, a farsi il mazzo da 4º dan a vita.
Così il parente/amico del Sensei X è 6º dan a trent'anni (ci sono rari casi in cui ciò è meritato, per onestà è bene ricordarlo), mentre tu che sei un "prete in periferia" continui a tirare avanti NONOSTANTE "il Vaticano"!
Non che salire di grado sia poi così fondamentale per tutti, ma è parecchio indicativo che in Aikido - anche ad alti livelli - continui a risultare così problematica una coerenza fra intenti e risultati.
Potrebbe essere una diretta conseguenza della pochezza umana, soprattutto quando attraverso di essa si tenta di giudicare il lavoro altrui o a parametrizzarlo.
I gradi elevati dovrebbero essere lo specchio dell'incarnazione della filosofia dell'Aikido, proprio perché a fare la tecnica X o Y dovrebbero avere già imparato prima, quindi il valore aggiunto dovrebbe essere mostrato dalla coerenza fra ciò che si è e ciò che si fa.
Ma dove sono andati a finire quindi tutti quei saggi e preziosi consigli sull'efficacia dell'Aikido nella vita quotidiana, se poi - lui per primo - non riesce ad applicarli nella normalità?
Nessuno vigila su questo, a meno che non ci sia fatti - spesso a proprie spese - gli occhi capaci di indagare e tenere in conto questi aspetti.
La gerarchia dei gradi più elevati quindi spesso diventa un lobby che non promuove più di tanto perché ci possa essere ancora una differenza formale nei meriti fra "loro" e "gli altri": per nulla Aikidoistico come atteggiamento!
D'altronde la persona non addetta ai lavori si orienterà preferibilmente verso un curriculum, e quindi anche un grado più elevati per iniziare la sua pratica... e da ciò avviene la possibilità di grande fraintendimento e delusione fra ciò che il nostro maestro DICE di essere, e ciò che in realtà È!
Noi siamo convinti che la corsa ai gradi elevati sia qualcosa di abbastanza suicida... poiché se il percorso è fatto con coscienza è qualcosa che richiede più oneri che onori al candidato "gran Maestro", valori che poi è bene essere in grado vivere... prima ancora di rimandare agli altri.
Non sappiamo se saremo in grado in Aikido di migliorare questo livello di coerenza fra intenti e vita vissuta in futuro, né se saranno i gradi più elevati a darcene esempio: ciò che è certo è che ora troppi di loro pensano ad elementi di "Aiki-politica", poco a collaborare e spesso sprecano un sacco di energia a farsi la guerra fra loro...
... segno che, a volte, possedere un grado elevato risulta qualcosa di ingombrante ed imbarazzante da esibire alla comunità.
Ma del resto, se il trend non ci piace, tocca alla comunità stessa essere più esigente con i suoi "rappresentati", che ovviamente in Aikido dovrebbero essere attivi per lavorare a favore della disciplina più che per tenersi care le loro convenienze personali.
Talvolta invece i gradi alti invogliano al delirio, alla pari di quelli della febbre!
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