lunedì 10 marzo 2014

C'è differenza fra "Iwama Ryu" e "Takemusu Aikido"?

Sempre più di frequente ci capita di sentire e vedere una certa confusione in una terminologia che negli anni - specialmente qui in Italia - ha iniziato ad essere usata indistintamente.

Stiamo parlando del famoso "Takemusu Aiki" o "Takemusu Aikido" (quest'ultimo sarebbe poi la "via" di praticare il primo) ed "Iwama Ryu".

La cosa ci colpisce ogni volta non poco, dato che chi scrive in queste pagine arriva proprio da quella Scuola e Stile di pratica, e già che utilizziamo ancora stabilmente l'Iwama Ryu come riferimento tecnico durante le lezioni.

Ciò che stupisce poi ancora di più, è che i primi a fare confusione su questi termini siano proprio i praticanti di questa "corrente Aikidoistica", segno proprio che la cultura dei termini utilizzati non rientra forse nella priorità di molti praticanti e nemmeno degli Insegnanti ai quali si riferiscono normalmente.

Per inciso, questo Post non vuole essere polemico a priori, ma è bene chiedersi come mai - se la precisione con la quale viene eseguita una tecnica è proprio fra i goal di questo metodo didattico - sia normale fare invece confusione sui termini che vengono utilizzati per riferirsi ad esso.

Se poniamo attenzione al movimento dei muscoli delle braccia e delle gambe, non potremo educare con simile precisione anche quelli della bocca?

Sono sempre muscoli pure quelli... e se si vuole fare i precisi, per coerenza bisognerebbe farlo in tutto e non solo dove ci conviene!

Avrete già sentito parlare di "Takemusu Aiki/Takemusu Aikido", vero?

O' Sensei utilizzava questi termini per descrivere lo stadio raggiunto dopo una vita di pratica assidua: una sorta di "modo di essere" che si esprimeva nel suo "modo di fare" Aikido.

Lui stesso non ha mai preteso di "insegnare" Takemusu Aikido, conscio di quanto fosse un viaggio che andava (e va) fatto con le proprie gambe.

[武] "Take" è lo stesso ideogramma che in altre parole giapponesi si legge "Bu"... e che viene solitamente tradotto con "guerra"; "Budō", ad esempio è abbastanza mal tradotto come "arte della guerra".

In realtà questa interpretazione è limitativa, poiché il kanji "武" sa più di "arte di seppellire le armi", cioè "combattere con il fine di porre fine alle ostilità"... che fa già una bella differenza, se ci pensiamo!

Già quindi "Budō" diventa "la via dell'arte di far cessare le ostilità"... più che il modo di fare la guerra, ma continuiamo il nostro viaggio sull'Aikido...

[産す] "Musu" significa invece "nascere, crescere, sgorgare"... mentre su [合気] "Aiki" ci sentiamo sereni di soprassedere, dopo quasi 7 anni che ne parliamo ogni settimana!

Quindi brevemente [武産合気] "Takemusu Aiki" potrebbe essere tradotto come "l'Aiki che sgorga spontaneamente dal Bu".

Si capisce bene quindi come questa proprietà non si riferisca ad una Scuola o Stile specifici, ma sia un livello di consapevolezza raggiunto nell'Aikido che fa la differenza rispetto alle situazioni di tatami e DI VITA nelle quali ci si trova coinvolti.

FINE PRIMA PARTE

[岩間] "Iwama" è il nome di una cittadina a nord est di Tokyo, della quale abbiamo parlato più volte nelle pagine di questo Blog  (per esempio qui), ed è il luogo in cui O' Sensei si ritirò sin dal 1942 e nel quale egli lavorò incessantemente per studiare e migliorare ulteriormente la disciplina che ha ideato.

Tutti sono abbastanza concordi nel ritenere che la maturità dell'Aikido toccò il suo apice proprio quando il Fondatore si trovava ad Iwama.

[流] "Ryu" significa "scuola", "stile", "metodo".
[岩間流] "Iwama Ryu" quindi letteralmente è la "Scuola/metodo di Iwama".

È ben risaputo come un tempo l'allenamento di O' Sensei fosse piuttosto fisico, meticoloso ed impegnativo e così quello dei suoi allievi più stretti e fedeli, fra i quali ha spiccato sicuramente la figura di Morihiro Saito Shihan.

Una volta morto il Fondatore, a questo suo allievo, dan Aikikai, venne assegnato il compito di dirigere il Dojo di O' Sensei ed essere custode dell'adiacente Aiki Jinja - il tempio dedicato alla divinità dell'Aiki.

Morihiro Saito negli anni seguenti divenne l'icona di un allenamento metodico, didatticamente molto accurato e complesso, finalizzato proprio a studiare quelle basi dalle quali il Fondatore partì per giungere alle vette che tutti conosciamo.

A questo grande Maestro, oltre ad un umiltà fuori dal comune, va anche il merito di aver preservato intatto il bagaglio tecnico di buki waza (cioè l'utilizzo delle armi - jo e bokken) utilizzato da O' Sensei e da questi perfettamente già integrato nel tai jutsu (le tecniche a mani nude).

Saito Sensei si pose sin da subito DICHIARATAMENTE come persona intenzionata a PRESERVARE gli insegnamenti del suo Maestro, senza introduzione di personalismi tecnici.

La sua opera è stata mirabile e noi per primi abbiamo giovato della sua scelta coraggiosa.

Non crediamo che sia possibile evitare di introdurre personalismi nel proprio insegnamento (infatti al tempo di O' Sensei ci sia allenava in modo molto differente a quello proposto da Morihiro Saito - è sufficiente guardare i filmati per rendersene conto, ma oltretutto noi abbiamo raccolto personalmente le testimonianze di chi ha vissuto quel periodo), ma va reso merito alla volontà di "sistematizzare" e rendere didattico un patrimonio esperienziale al quale altrimenti in pochi si sarebbero saputi orientare solo con le proprie capacità personali.

Pare chiaro infatti a tutti come O' Sensei fosse un "genio" marziale, ma come non fosse semplicissimo per gli allievi apprendere da un tale vulcano di innovazione, rispetto al quale si sentivano sempre un isolato indietro: una volta compreso ed assimilato quanto rimandato ieri, oggi ciò risultava già superato dall'evoluzione costante che egli viveva nella sua Arte.

L'Iwama Ryu è quindi diventato famoso nel mondo come lo stile della didattica di Morihiro Saito Sensei, molto incentrato sulla precisione tecnica, sullo studio delle basi (ki hon) e della completa integrazione dello studio delle armi con quello delle tecniche a mani nude.

FINE DELLA SECONDA PARTE

Ora qualche riflessione critica su quanto fin ora esposto.

L'Iwama Ryu è una metodologia didattica, "inventata" - se così si può dire - da un allievo del Fondatore per "sminuzzare" i risultati notevoli di quest'ultimo per le bocche dei neofiti che si approcciavano all'Aikido.

Takemusu Aiki invece è un punto di arrivo legato alla consapevolezza sull'Aikido da parte di chi lo vive.

Capite bene che confondere le due cose equivale ad affermare che chi inizia a destreggiarsi in cucina grazie al ricettario di Suor Germana sarà sicuramente il vincitore del prossimo MasterChef...

... e non è mica poi così scontata la cosa!!!

Diciamo che farebbe piacere a chi studia "Iwama Ryu" arrivare al "Takemusu Aiki" (crediamo anche a chi studiasse con altre scuole), ma dalla nostra esperienza abbiamo conosciuto solo un paio di individui che sembrano esserci giunti con stabilità, sulle centinaia di insegnanti che abbiamo incontrato fino ad ora...

Diciamo che può essere una "condizione necessaria ma NON sufficiente"...

... Come mai?!

Paradossalmente poi, i membri della Scuola di Iwama sembrano addirittura quelli a riuscirci meno, fra l'altro...

Noi ci siamo ovviamente chiesti il perché, provenendo proprio da questo percorso.

La risposta è quanto mai semplice: essendo l'Iwama Ryu uno stile prettamente tecnico, RIDUCE l'Aikido a questo livello della pratica e tende a fare ANALISI e non SINTESI di ciò che facciamo sul tatami.

Non c'è nulla di male a mettere "sotto la lente di ingrandimento" ogni piccolo movimento, ogni angolo e sfumatura del movimento, solo che questo processo tende a "dividere" la consapevolezza di ciò che si fa, prima di "rimettere insieme" con cognizione di causa.

È come la post produzione di un film, nella quale ogni fotogramma viene analizzato, pulito, migliorato in contrasto, brillantezza, colore... per poi riassemblare una pellicola (che termine ormai desueto!) semplicemente essenziale.

Un'operazione molto utile per chi ha voglia di approfondire veramente la dinamica dei suoi movimenti, che continuiamo noi stessi a fare, e che consigliamo vivamente a chiunque!

"Takemusu Aikido" invece è l'esatto contrario: la capacità di non seguire nessun metodo, nessuna didattica tecnica, abbandonandosi interamente alla propria capacità di trasformare ogni problema (ad esempio un conflitto fisico / un attacco) in opportunità "Aiki".

È il contrario di quello che può essere schematizzato in laboratorio: essere pronti all'ignoto, aperti verso la novità, l'imprevisto, capaci di reggere momenti di stress senza utilizzare a nostra volta della tensione per affrontarlo... è manifestare ciò che si "È"!

... si tratta di una pratica integrativa ed esperienziale, che nel caso di O' Sensei è in effetti avvenuta in seguito allo studio meticoloso della base.

Ma il fatto che per lui il percorso sia stato quello non significa automaticamente che debba avvenire così PER TUTTI GLI AIKIDOKA!

Con lui potremmo affermare che ha funzionato... questa è l'unica certezza!

Se invece fosse vero che chi si allena come ad Iwama (o con questo metodo) poi raggiunge lo stadio "Takemusu Aiki", come mai no vediamo un proliferare di persone in grado di esibire tali capacità e consapevolezze?

Solo mancanza di voglia?

Perché praticamente NESSUN Insegnante di Iwama Ryu mostra REGOLARMENTE ai suoi seminari la capacità di difendersi contro un numero qualsiasi di attaccanti armati e non che agiscono come meglio credono?

Così, giusto per far veder che loro sono arrivati a quel livello e che se seguissimo le loro indicazioni ci potremmo arrivare anche noi...

Perché non lo fanno...!

Perché ciò non è "didattico" o perché non ne sono capaci?
Capite che la linea che separa "l'utilità" dalla "scusa" sta in equilibrio sulla lama di una katana!

Gli umili e gli incapaci sicuramente correranno ad affermare: "non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, se c'è necessità di esibire si è già sulla cattiva strada"... l'importante è sapere bene di appartenere di diritto ad una di queste due categorie (alla quale evidentemente non aderiva invece O' Sensei, giacché lui il Takemusu Aiki lo mostrava eccome!).

In realtà questi Insegnanti fanno esattamente il contrario: hanno ben in mente ciò che vogliono mostrare... chiamano uno bravo a cadere e gli dicono come vogliono essere attaccati: bella la vita così vero?

Quasi quasi ogni Aikidoka con una minima esperienza saprebbe cavarsela in una simile circostanza vantaggiosa: gli esami tecnici in fondo funzionano proprio così!

NO, invece il vero conflitto arriva quando meno ce lo aspettiamo, quasi sempre anche nel mono in cui non ce lo saremmo aspettati: e li chi è capace fa la differenza... mentre chi necessita di modelli/schemi fissi ai quali riferirsi è destinato a soccombere.

Tutti praticano "Takemusu Aikido", ma nessuno si premura di mostrare che sia vero CON I FATTI!

Ma se così è, allora non è proprio la stessa cosa confondere questi due nomi: sa più di frode... del cameriere che fa finta di essere il padrone dell'albergo!

Diciamo che i praticanti di Iwama Ryu si allenano con impegno, augurandosi un giorno di raggiungere i livelli più alti della disciplina... ma chiediamoci se nel frattempo è il caso di definirsi praticanti di "Takemusu Aikido"... e cosa succederebbe se poi ciò con gli anni non accadesse...

Spiace a dirlo (perché sembra una svalutazione), ma Morihiro Saito forse NON era o non si riteneva al livello del suo Maestro, foss'altro per il fatto che ha decurtato l'Aikido di tutta la sua parte filosofica e spirituale, difatti IMPOVERENDOLO.

Capire l'angolo è importante, ma avrà avuto una ragione pure O' Sensei ad aprire il suo studio ad altri aspetti?

Saito Sensei - forse per inclinazione personale (lui non ne faceva mistero anche parlando in pubblico di "non essere interessato a tutta quella roba là"), per scelta - ha deciso di NON includere altro che la tecnica: questo è stato il momento nel quale di fatto egli si è - secondo noi - "decurtato" dalla possibilità di praticare "Takemusu Aikido": nella sua didattica la vera evoluzione era come rendere più chiari i movimenti agli allievi, non come insegnare a divenire spontanei.

Divenire spontanei - poi - è una cosa che si può "insegnare"?
Si può "educare" una persona ad esserlo, ma non le si può inculcare da fuori la spontaneità...

Questa è la ragione del potenziale fallimento di un metodo di per sé veramente splendido e lodevole se poi finiamo per confondere il viaggio con la destinazione.

Non ce ne vogliano i nostri datati compagni di pratica: non c'è nulla di più distante dal Takemusu Aiki allo stato attuale che l'Iwama Ryu!

Quindi gli aspiranti ad un livello di consapevolezza integrato sull'Aikido dovranno si studiare gli angoli con i quali inclinano falange e metacarpo nelle mani... ma devono altresì studiare e VIVERE gli aspetti mentali, filosofici e spirituali di questi disciplina... perché LORO STESSI sono costituiti di questi elementi, e ciò è innegabile.

Altrimenti sarebbe come se un aspirante scrittore pretendesse di diventare poeta continuando a ripassare mnemonicamente l'alfabeto...

... come un cuoco pretendesse di essere uno chef affermato continuando a cucinare sempre la stessa ricetta... 

... o come un musicista pretendesse di diventare abile come Mozart continuando ad accanirsi con il solfeggio.

La mente umana fa l'abitudine a qualsiasi aberrazione, ma noi ci auguriamo che si impari a distinguere almeno cosa facciamo da ciò che ci piacerebbe ESSERE: questa è appunto la differenza fra "Iwama Ryu" e "Takemusu Aiki".

Il Takemusu Aiki non si pone l'obiettivo di "sconfiggere il conflitto" con una buona tecnica, ma piuttosto di includere le dinamiche del conflitto stesso nel proprio sistema, così da farlo evolvere in qualcosa di nuovo, creativo ed inatteso.

L'augurio per tutti è quello di riuscire presto a colmare il divario che separa le due cose: ma non aspettiamoci che basti chiamarci "artisti" fare per essere in grado di manifestare  automaticamente la nostra arte!

Ogni altra confusione è accettabile solo impietosendosi dell'ignoranza di chi la perpetua, ma non è consigliabile plafonarsi ad essa: nelle Arti Marziali il nostro compito dovrebbe essere quello di migliorare sempre e non ostinarci a rimanere fra la schiera delle "pecore" o degli "ignoranti" per sentirsi meno soli... non vi pare?




Fate caso in questo video quanto della preoccupazione di O' Sensei sia rivolta alle tecniche di base e quanta importanza per lui rivestisse la dimensione più spirituale, etica e relazionale...

5 commenti:

Simone Chierchini ha detto...

Questo tuo post, Marco, assieme ai miei due sulla palude del tecnicismo nell'Aikido andrebbero messi nel programma d'esame, in tutti i test da 5 kyu a 5 dan... Allora forse non ci sarebbe più bisogno di doverli scrivere

Angelo Armano ha detto...

Troppo profondamente psicologico per non...entusiasmarmi!
Su una sola proposizione, vorrei interrogarmi assieme a te:
"...si tratta di una pratica integrativa ed esperenziale, che nel caso di Osensei, è in effetti avvenuta in seguito allo studio meticoloso della base.".
Questi geni marziali in realtà assimilavano con una rapidità per noi inusitata (penso ad Osensei e al nipote Inoue, come dovevano rubare le criptiche illustrazioni didattiche di Sokaku Takeda). Ma come l'appreso arrivava ad ESSERE la loro personalità, passava e passa per un travaglio interiore, il cui emblema per Ueshiba, penso, sia stato l'essere sul punto di venire messo a morte in Mongolia, e il susseguente periodo di "stranezze" sui monti di Kumano. E' da quella discesa agli inferi che può scattare la coscienza superiore, l'Essere, quello con la E maiuscola di Heidegger, o come dici tu: la SINTESI. Ho inoltre l'impressione che tutta questa separazione analitica di soggetto e oggetto, in quella didattica, ma non soloin quella, risulti in contrasto sia con la cultura animista della tradizione giapponese, sia con gli assunti della fisica quantistica, e costituisca il prezzo pagato alla sconfitta nella guerra, alla voglia di importare l'occidente industriale vincente e di migliorarlo (Kaisen), così riscattandosi.
E psichicamente e fisicamente parlando, di AIKI neanche un principio.
Perché puntualizzare tutto ciò? Perché amiamo l'Aiki da morire e vorremmo condividere con gli altri, oscurantisti compresi, il gusto di quei significati.

Unknown ha detto...

"perché praticamente NESSUN Insegnante di Iwama Ryu mostra REGOLARMENTE ai suoi seminari la capacità di difendersi contro un numero qualsiasi di attaccanti armati e non che agiscono come meglio credono?"
Si tratta di giudizi sommari, che non corrispondono alla realtà dei fatti. Ho conosciuto aikidoisti di scuola di Iwama che coltivano regolarmente la pratica del randori (attacco multiplo libero) con eccellenti risultati.
Personalmente, dopo 12 anni in Aikikai e 22 di pratica nella "scuola di Iwama" mi riservo la possibilità di apprendere princìpi e pratica mantenendo aperte le porte, sia negli stages "di scuola" sia in tutte le altre occasioni (maestri dell'Aikikai di Tokio).
Grazie per la bella analisi (decisamente colta) del significato di TAKEMUSU AIKI, che ho letto con piacere. Lorenzo Lotti

Anonimo ha detto...

Come cambiano le cose in pochi anni.
Se i praticanti dell'Iwama Ryu hanno il limite dello schema, i praticanti del ki aikido hanno il limite di non essere in grado di applicare realmente alcuna tecnica. Ci sono video, facilmente reperibili sul web, di esami di 4° DAN di Ki aikido assolutamente inguardabili. L'uke casca grazie ad una tecnica non applicata o forse applicata con il pensiero.
L'uke porta attacchi con il sorriso.
Forse bisognerebbe essere onesti e distinguere le cose.
Per quanto riguarda uno scontro, un pugile ad esempio impara ore e ore davanti allo specchio combinazioni precise e sistematiche. Poi sul ring se sarà capace di trasformarsi in un fantasista sarà capace allora di qualunque cosa e magari vincerà il suo avversario, ma questi sarà sempre partito da uno schema di base.
In ogni caso, se parliamo di scontro fisico, saper applicare realmente almeno una tecnica, forse potrà consentire una via di fuga, cosa poco realizzabile con il solo saper respirare e filosoficamente armonizzarsi, senza essere in grado di applicare nemmeno uno schema in maniera corretta.
Per quanto riguarda l'aspetto filosofico e ascetico, tutti concordano sulla natura dell'aikido, ma per un occidentale che vive in una società ed un tempo assolutamente agli antipodi di quello orientale, credete che quesi si avvicini alle discipline marziali prevalentemente per la spiritualità o per la difesa? In occidente, anche se in torto, considerano l'aikido al pari di uno sport. Saito ha il merito di aver trovato la giusta via per la sua diffusione e insegnamento e in ogni caso, al di la dell'attuale negazionismo, egli fu il vero successore di O'Sensei. È decisamente irrispettosa questa piega presa dopo la sua morte di negare l'Iwama Ryu.
Ma poi, parlate di scontri e filosofia, ma vi è mai capitato di affrontare un animale da strada? Come filosofi siamo già perdenti. Perché? Perché ci poniamo domande che il nostro ipotetico avversario (pugile o scazzottatore di mma) non si pone mentre scarica colpi in sequenza in pochi secondi e noi siamo allenati per un semplice tsuki che nessun aikidoka sa come scaricare realmente.
Fatela finita. Solo chiacchiere... Divise, gradi e poca sostanza.
Belli gli stage di respirazione.

Elena Aikido ha detto...

Marco Sensei 🙏 complimenti sempre per il tuo meraviglioso Blog.

Domo arigatō gozaimasu.
Elena Cornelia