Questa ragazza lo scorso mercoledì si è diplomata con eccellenti voti in un corso triennale di Massaggio Ayurvedico presso una prestigiosa Scuola di Torino ed ha deciso di focalizzare la sua tesi su analogie e legami che ha trovato nel suo percorso di studi sulla medicina tradizionale indiana e l'Aikido che ha continuato a frequentare parallelamente.
Per quel che ne sappiamo, è la prima volta che qualcuno tenta questo studio comparativo!
La medicina Ayurvedica è la scuola tradizionale e sapienziale dell'antica India, ed è un settore veramente vasto ed affascinate: essa abbraccia l'uomo in modo olistico e quindi supporta l'individuo ad una quotidianità sana e proficua, mediante consigli dietologici, depurativi... tramite trattamenti specifici (come i massaggi, appunto)... ma anche fornendo consigli specifici sulla vita relazionale ed emotiva...
... e soprattutto connettendo ogni forma di disagio psico-fisico ad una sorta di "dis-allineamnto" energetico e spirituale dell'essere umano... prima di tutto dentro se stesso e quindi con l'ambiente in cui vive.
Una visione sicuramente completa ed integrata che - al solito - è stata vista per anni come "stregoneria", ma che ha portato con sé l'esperienza di migliaia di anni di successi ed efficienza.
La nostra allieva, di nome Eleonora, ha voluto provare a comparare gli elementi sapienziali dell'Ayurveda con l'Aikido, cercando - ove possibile - punti paralleli, se non convergenti fra le due discipline.
Ne è nata una tesi di circa 120 pagine, che culmina - dopo un'approfondita introduzione sull'Ayurveda e sui suoi principali principi metodologici [più indicata agli "addetti ai lavori"] - con un'intervista di 10 domande mirate fatta a Marco Rubatto, nella quale Eleonora ha provato a capire se le sue intuizioni fossero state più o meno centrate rispetto ad eventuali attinenze con l'Aikido.
Attualmente Eleonora è 4º kyu nella nostra disciplina.
Riportiamo quindi di seguito per intero questa intervista:
buona lettura ed un grazie alla nostra Eleonora per la sua gentile concessione!
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AYURVEDA & AIKIDO: L’INTERVISTA
"E. Buongiorno “Sensei” (Maestro), lei ovviamente sa perché mi trovo qui, visto che le ho già argomentato le motivazioni per le quali ho richiesto questo incontro: le ho già parlato dei miei percorsi di studi e l'ho messa a conoscenza dell'intenzione di riportare questa intervista nel testo della mia relazione.
Testo che tra l'altro lei ha anche già letto. Per cui non ci resta che iniziare, se lei è d’accordo…
M. Certamente, sarà un piacere!
DOMANDA 1)
E. Bene, allora inizierei con il chiederle di spiegarci che cos'è l'Aikido, dove nasce, dove si sviluppa, quali sono i suoi obiettivi...
M. L’Aikido è una disciplina che nasce lo scorso secolo in Giappone, per mano di Morihei Ueshiba, anche chiamato O’ Sensei dai praticanti dell’arte. Trae le sue origini da una tecnica marziale molto efficace e tradizionale, il Daito Ryu Aiki Ju Jutsu, quindi si emancipa ed evolve da questa pratica, inglobando aspetti di carattere etico, filosofico e spirituale, tanto cari al suo Fondatore.
In buona sostanza diviene un cammino personale di conoscenza attraverso il movimento, in un contesto ben specifico che è quello della conflittualità (sia fisica che emotiva), ossia in un ambito nel quale le maggiori incertezze personali tendono a manifestarsi.
Morihei Ueshiba prima e gli Aikidoka tutt’oggi credono che incontrare il lato meno conosciuto di sé (quello che emerge sotto stress e/o durante un conflitto) sia un’occasione di crescita privilegiata ed importante da cogliere.
Il proprio “avversario”, colui che ci attacca, diventa la rappresentazione del “lato in ombra” di ciascuno di noi… quindi riuscendo ad incontrarci in modo armonico (anziché scontrarci) con esso, in qualche modo, si riesca a “fare pace” anche dentro noi stessi.
L’Aikido è divenuto perciò una disciplina olistica, nella quale si crede che l’universo sia riflesso in ogni sua componente e secondo la quale il contrasto e conflitto sono occasioni di crescita, anziché elementi che generano un inutile stress da evitare.
DOMANDA 2)
E. A proposito di olismo: anche la medicina ayurvedica si attribuisce spesso questo termine, mi chiedevo quindi in che senso l’Aikido si ponga nei confronti del rapporto che c’è fra macro-cosmo e micro-cosmo… ed al concetto di unità.
M. Certo, anche nell’Aikido queste tematiche sono state studiate, sviscerate ed impregnano la pratica: Morihei Ueshiba era giunto ad una sorta di consapevolezza del suo stesso rapporto con il creato… tanto da fare affermazioni forti del tipo “Io sono l’Universo”!
Ipotizzando che non fosse folle, l’insegnamento che si può trarre da ciò è molto significativo a parere mio: il “creato” ed il “creatore” starebbero in un rapporto olografico o frattalico, nel senso che tutto ciò che ha dato origine alla realtà sarebbe da essa specchiato, senza perdita di informazioni, quindi sarebbe possibile ritornare al senso di completezza, armonia, salute ed unità, anche studiando a fondo l’interazione del creato.
Noi in Aikido lo facciamo oltre tutto in una situazione molto particolare e specifica, cioè quella del conflitto, ossia un contesto apparentemente non ideale per far emergere tutto ciò: eppure nel consentire all’energia che c’è tra aggressore ed aggredito di fluire, senza che essa possa bloccarsi, emerge la possibilità di “pacificare” lo scontro a vantaggio di entrambi, cioè in modo da avere “due vincitori”, che hanno potuto beneficiare dell’opportunità evolutiva dell’esperienza fatta insieme.
Il proprio “nemico” diventa una “parte di sé”, e siccome questa è una realtà effettiva, egli incomincia a sabotare la sua stessa aggressione, poiché non avverte né contrasto, né giudizio nella nostra azione, ma solo una volontà di ritornare esplicitamente a quel senso di unità che sottostà ed è precedente persino alle ragioni della divisione e quindi del conflitto.
DOMANDA 3)
M. La natura utilizza spesso questa forma per le trasformazioni di energia, è quindi logico che arti e discipline che si occupino di questo argomento la utilizzino all’interno delle loro pratiche.
In Aikido - per esempio - non abbiamo inventato nulla di nuovo, nel senso che si è andati ad attingere a quel grande serbatoio sapienziale che la natura mette a disposizione di chiunque. In questo senso l’Aikido è stato “ri-scoperto” e non inventato, così come l’utilizzo della forma spiroidale della trasformazione dell’energia, grazie alla quale rispediamo con grazia l’attacco ricevuto al mittente.
DOMANDA 4)
Mi è parso di cogliere che in Aikido esista una possibilità analoga…
M. Il numero “tre” in natura è sinonimo di equilibrio, quindi si… anche in Aikido succede la stessa cosa: noi utilizziamo tre tipi distinti di pratica: esse sono il “tai jutsu”, cioè le tecniche a mani nude, “l’Aiki-ken” ovvero le tecniche di spada e “l’Aiki-jo”, ossia le tecniche di bastone.
Queste tre distinte pratiche appaiono particolarmente differenti all’occhio di un neofita, ma mirano ad essere fra loro integrate al punto tale da diventare a livelli più elevati un tutt’uno organico, che rappresenti proprio la quintessenza dell’Aikido stesso.
Non credo a caso il Fondatore abbia utilizzato, oltre il corpo, anche questi due strumenti di legno per forgiare i principi della sua disciplina.
Attualmente molte scuole reputano secondario il valore del lavoro con le armi, sicuramente per inconsapevolezza sul loro ruolo determinate nell’armonia della disciplina, ma senza dubbio è possibile ritrovare questo sistema di equilibrio tri-polare anche nell’Aikido.
DOMANDA 5)
Mi sembra che entrambe le pratiche mi conducano ad una sorta di equilibrio personale o interiore, può avere senso questa mia sensazione?
M. Parlo per l’Aikido, che conosco meglio dell’Ayurveda, la questione è che equilibrio e disequilibrio sono due parti duali di un’unica realtà che invece duale non è: quindi sapere come perdere il proprio equilibrio in modo naturale e non traumatico, così come mantenerlo sono in realtà la stessa operazione.
La seconda cosa non sarebbe possibile, senza la consapevolezza sulla prima: il segreto non è tanto quello di acquisire un equilibrio perennemente o fisso, ma proprio quello di imparare ad avere una serie naturale di equilibri e disequilibri con i quali “giocare” per mantenere la propria strada personale non lontana dai propri intenti e desideri.
“Cadere” non è “perdere”, così come non lo dovrebbe essere “ammalarsi”: si tratta di imparare una lezione, passare attraverso un’esperienza per poi farne tesoro in seguito, tutto li.
Io vedo affinità fra queste due discipline, perché da quanto ne so, anche l’Ayurveda prevede un equilibrio dinamico in perpetuo mutamento, esattamente come fa l’Aikido.
In questo senso credo che lei sia fortunata, perché sta avendo la possibilità di esaminare il suo stesso sistema pisco-corporeo e spirituale sotto l’ottica di due pratiche diverse, ma anche affini!
DOMANDA 6)
Com’è possibile che una tecnica marziale possa arrecare beneficio al fisico, quindi a livello “oggettivo”, oltre che a livello soggettivo ed interiore?
M. Semplice: ogni sistema pisco-fisico è simile, anche se non uguale, ed è quindi sottoesposto alle stesse leggi. Se queste leggi sono studiate e conosciute, la strada che si utilizza per ledere è anche quella che conduce alla salute, quando percorsa in senso opposto.
Ad esempio, i meridiani dei polmoni, del cuore, degli intestini scorrono attraverso le braccia che tanto vengono utilizzate dalle tecniche di Aikido. Chi esegue la tecnica quindi può sia bloccarli che fare un vero e proprio “massaggio energetico” al proprio partner, a seconda della consapevolezza che ha di ciò, o della sua intenzione.
Un tecnica quindi se eseguita/subita può portare ad una sorta di “ringiovanimento” e pulizia del proprio sistema, o ad un suo deterioramento. Ovviamente in Aikido non siamo interessati a quest’ultimo caso, perché va contro i propositi della disciplina.
Non siamo nemmeno qui per “curare” nessuno, ma molte di queste conseguenze risultano quasi “effetti collaterali” di una pratica oculata, coerente… che perciò definirei “sana”.
Tutto ciò è oggettivo, anche poiché psiche e soma non sono due sistemi indipendenti, quindi lavorando sul soma, si modifica la psiche e viceversa: ecco perché al termine di una lezione “ci si sente meglio” anche fisicamente, oltre ad avere magari anche raggiunto qualche consapevolezza di carattere più introspettivo e personale.
DOMANDA 7)
... ho notato che anche lei in Aikido sovente pone l’accento sull’importanza della meditazione per una conoscenza approfondita di quello che, in Ayurveda, potrebbe essere definito come il raggiungimento di una “mente satvica”… Cosa mi dice in merito?
M. Il fondatore dell’Aikido, oltre ad un guerriero ed un genio tecnico, è stato anche sicuramente un filosofo ed un mistico, quindi le connessioni fra la mente e lo spirito erano state da lui conosciute e studiate approfonditamente.
Per sua scelta, la parte più meditativa e spirituale non era stata mai rivelata agli allievi, in quanto parte di un percorso personale di consapevolezza che egli riteneva che ciascuno dovesse fare da sé.
Oggi molte Scuole e stili di Aikido sono fermamente ancorati agli aspetti tecnici della disciplina, e ad essi si fermano. Nell’ultimo decennio, la mia esperienza personale invece mi ha fatto sempre più integrare gli aspetti fisici e tecnici, con quelli più sottili, spirituali ed animici, poiché ho riscontrato i limiti che può avere dedicarsi solo ai primi.
Parlo quindi di meditazione e di integrazione fra mente e corpo durante le lezioni perché ritengo che sia una strada indissolubilmente legata agli aspetti fisici e marziali della disciplina che pratico ed insegno.
Ho altresì notato che i miei allievi in questo modo mostrano una crescita più rapida ed equilibrata di un tempo, e sto venendo in contatto con altre realtà che hanno fatto altrove le stesse mie scelte, ottenendo risultati analoghi.
Quindi si, l’Aikido in origine contemplava questi piani di studio: dire che oggi essi si possano incontrare ovunque non è veritiero, ma sempre più Insegnanti stanno prendendo a cuore l’idea di legare fra loro i vari livelli che costituiscono l’essere umano, poiché hanno intuito l’importanza di procedere in modo olistico, come lo stesso Ayurveda insegna da millenni.
DOMANDA 8)
Mi chiedevo se anche l’Aikido fosse stato soggetto ad un analogo processo evolutivo…
M. Si, certamente. Come tutte le “cose vive”, anche l’Aikido si è evoluto e continua a farlo, pur cercando di mantenere il contatto con le sue tradizioni.
Questo ha fatto nascere diversi filoni di pensiero, Scuole e stili di pratica, poiché quando si iniziò a codificare ed “oggettivizzare" l’arte del Fondatore, ci si divise in correnti distinte, talvolta addirittura contrastanti fra loro.
Ma questa è una dinamica comprensibile, in quanto ciascuna esperienza è unica ed anche osservando una stessa realtà, è possibile cogliere e sviluppare solo ciò che è nella propria indole.
In realtà questa “diaspora” ha generato arricchimento (oltre che problemi): il fenomeno “uomo” è in eterno mutamento, quindi è normale che lo siano tutte le arti e le discipline che si occupano del suo sviluppo e dell’implemento della consapevolezza che egli ha di sé.
DOMANDA 9)
La mentalità scientifica radicata fa fatica ad accettare alcuni precetti che derivano da una filosofia e spiritualità appartenenti ad una cultura lontana dalla nostra. Qualcosa del genere accade anche per l’Aikido?
M. Con l’Aikido non è diverso: le persone spesso si iscrivono perché vogliono apprendere tecniche di difesa personale, che gli permettano di sentirsi più sicuri per le strade della loro città.
Non dico che ciò sia un male, ma sicuramente non è quello per cui è stato ideato l’Aikido: questa disciplina aiuta molto più a difenderti da te stesso, che risulti il primo sabotatore dei tuoi atti ed il più feroce aggressore di te in particolari momenti.
Poi praticando in effetti è anche possibile diventare efficaci contro l’aggressione esterna, ma - nuovamente - è un “effetto collaterale”, non il goal della pratica!
Qui in occidente però le discipline da combattimento sono spesso confuse con le arti marziali, e anche fra di esse vi è una notevole confusione… forse a causa di una certa filmografia americana che spesso le utilizza senza renderle loro onore.
DOMANDA 10)
E. L’obiettivo ultimo dei trattamenti ayurvedici è quello di purificare il corpo e la mente dell’individuo, con tecniche di vario genere, per assicurare longevità ed una quotidianità sana: diviene quindi più uno stile di vita, che un rimedio temporaneo da adottare solo in caso di squilibrio.
L’Aikido prevede qualcosa di simile nel suo percorso?
M. Si, indubbiamente si inizia a praticare Aikido per molte diverse ragioni, ma ad un certo punto o si abbandona oppure si fa un certo “click” e ci si accosta a questa disciplina più come stile di vita che ad uno sport.
Il Fondatore stesso raccomandava che una pratica seria, costante e prolungata avrebbe avuto un effetto “purificante” sull’individuo, poiché avrebbe consentito ad esso di conoscersi meglio, quindi modificare quelle parti di sé che eventualmente non fossero in linea con il proprio credo o pensiero.
La pratica stessa in questo senso diventa lo strumento di purificazione ed una compagna costante della propria quotidianità: attorno ad essa nascono grandi amicizie e rapporti interpersonali importanti, che sono talvolta destinati ad accompagnarci in tutta la vita.
In questo senso l’Aikido può diventare uno stile di vita, esattamente come io ho scelsi per me che fosse alcuni anni fa.
E. La ringrazio per la gentile attenzione ed il tempo dedicatomi, permettendomi di sottolineare ancora una volta, alla luce di questo dialogo, come queste due discipline presentino notevoli affinità… e quindi praticarle entrambe conduca ad una consapevolezza maggiore di sé, partendo da punti d’osservazione distinti".
2 commenti:
Lavoro molto interessante e per voi amici in quel del Piemonte che state ascoltando anche queste "campane" faccio un augurio di una proficua ricerca. Ricordo però sempre le parole del mio Maestro quando gli chiesi il rapporto con quanto derivante dall'India. Lui mi disse che il Giappone ha subito la forte influenza cinese e che di riflesso ci possono essere stati influssi dall'India. Ma solo influssi e non contatti diretti come d'altronde è storicamente accertato. Come dice Marco in fondo il corpo umano è quello e sicuramente, seppur da punti di vista diversi, sempre là si deve andare a parare. Da non confondere però con l'origine dell'Aikido e della mistica di O Sensei che sicuramente era più giapponese in senso tradizionale.
Molto interessante
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