
Questa ragazza lo scorso mercoledì si è diplomata con eccellenti voti in un corso triennale di Massaggio Ayurvedico presso una prestigiosa Scuola di Torino ed ha deciso di focalizzare la sua tesi su analogie e legami che ha trovato nel suo percorso di studi sulla medicina tradizionale indiana e l'Aikido che ha continuato a frequentare parallelamente.
Per quel che ne sappiamo, è la prima volta che qualcuno tenta questo studio comparativo!

... e soprattutto connettendo ogni forma di disagio psico-fisico ad una sorta di "dis-allineamnto" energetico e spirituale dell'essere umano... prima di tutto dentro se stesso e quindi con l'ambiente in cui vive.
Una visione sicuramente completa ed integrata che - al solito - è stata vista per anni come "stregoneria", ma che ha portato con sé l'esperienza di migliaia di anni di successi ed efficienza.

Ne è nata una tesi di circa 120 pagine, che culmina - dopo un'approfondita introduzione sull'Ayurveda e sui suoi principali principi metodologici [più indicata agli "addetti ai lavori"] - con un'intervista di 10 domande mirate fatta a Marco Rubatto, nella quale Eleonora ha provato a capire se le sue intuizioni fossero state più o meno centrate rispetto ad eventuali attinenze con l'Aikido.
Riportiamo quindi di seguito per intero questa intervista:
buona lettura ed un grazie alla nostra Eleonora per la sua gentile concessione!
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AYURVEDA & AIKIDO: L’INTERVISTA

Testo che tra l'altro lei ha anche già letto. Per cui non ci resta che iniziare, se lei è d’accordo…
M. Certamente, sarà un piacere!

E. Bene, allora inizierei con il chiederle di spiegarci che cos'è l'Aikido, dove nasce, dove si sviluppa, quali sono i suoi obiettivi...
M. L’Aikido è una disciplina che nasce lo scorso secolo in Giappone, per mano di Morihei Ueshiba, anche chiamato O’ Sensei dai praticanti dell’arte. Trae le sue origini da una tecnica marziale molto efficace e tradizionale, il Daito Ryu Aiki Ju Jutsu, quindi si emancipa ed evolve da questa pratica, inglobando aspetti di carattere etico, filosofico e spirituale, tanto cari al suo Fondatore.
In buona sostanza diviene un cammino personale di conoscenza attraverso il movimento, in un contesto ben specifico che è quello della conflittualità (sia fisica che emotiva), ossia in un ambito nel quale le maggiori incertezze personali tendono a manifestarsi.
Morihei Ueshiba prima e gli Aikidoka tutt’oggi credono che incontrare il lato meno conosciuto di sé (quello che emerge sotto stress e/o durante un conflitto) sia un’occasione di crescita privilegiata ed importante da cogliere.
Il proprio “avversario”, colui che ci attacca, diventa la rappresentazione del “lato in ombra” di ciascuno di noi… quindi riuscendo ad incontrarci in modo armonico (anziché scontrarci) con esso, in qualche modo, si riesca a “fare pace” anche dentro noi stessi.
L’Aikido è divenuto perciò una disciplina olistica, nella quale si crede che l’universo sia riflesso in ogni sua componente e secondo la quale il contrasto e conflitto sono occasioni di crescita, anziché elementi che generano un inutile stress da evitare.
DOMANDA 2)
E. A proposito di olismo: anche la medicina ayurvedica si attribuisce spesso questo termine, mi chiedevo quindi in che senso l’Aikido si ponga nei confronti del rapporto che c’è fra macro-cosmo e micro-cosmo… ed al concetto di unità.
M. Certo, anche nell’Aikido queste tematiche sono state studiate, sviscerate ed impregnano la pratica: Morihei Ueshiba era giunto ad una sorta di consapevolezza del suo stesso rapporto con il creato… tanto da fare affermazioni forti del tipo “Io sono l’Universo”!

Noi in Aikido lo facciamo oltre tutto in una situazione molto particolare e specifica, cioè quella del conflitto, ossia un contesto apparentemente non ideale per far emergere tutto ciò: eppure nel consentire all’energia che c’è tra aggressore ed aggredito di fluire, senza che essa possa bloccarsi, emerge la possibilità di “pacificare” lo scontro a vantaggio di entrambi, cioè in modo da avere “due vincitori”, che hanno potuto beneficiare dell’opportunità evolutiva dell’esperienza fatta insieme.

DOMANDA 3)
M. La natura utilizza spesso questa forma per le trasformazioni di energia, è quindi logico che arti e discipline che si occupino di questo argomento la utilizzino all’interno delle loro pratiche.

DOMANDA 4)

Mi è parso di cogliere che in Aikido esista una possibilità analoga…
M. Il numero “tre” in natura è sinonimo di equilibrio, quindi si… anche in Aikido succede la stessa cosa: noi utilizziamo tre tipi distinti di pratica: esse sono il “tai jutsu”, cioè le tecniche a mani nude, “l’Aiki-ken” ovvero le tecniche di spada e “l’Aiki-jo”, ossia le tecniche di bastone.
Queste tre distinte pratiche appaiono particolarmente differenti all’occhio di un neofita, ma mirano ad essere fra loro integrate al punto tale da diventare a livelli più elevati un tutt’uno organico, che rappresenti proprio la quintessenza dell’Aikido stesso.
Non credo a caso il Fondatore abbia utilizzato, oltre il corpo, anche questi due strumenti di legno per forgiare i principi della sua disciplina.
Attualmente molte scuole reputano secondario il valore del lavoro con le armi, sicuramente per inconsapevolezza sul loro ruolo determinate nell’armonia della disciplina, ma senza dubbio è possibile ritrovare questo sistema di equilibrio tri-polare anche nell’Aikido.

Mi sembra che entrambe le pratiche mi conducano ad una sorta di equilibrio personale o interiore, può avere senso questa mia sensazione?
M. Parlo per l’Aikido, che conosco meglio dell’Ayurveda, la questione è che equilibrio e disequilibrio sono due parti duali di un’unica realtà che invece duale non è: quindi sapere come perdere il proprio equilibrio in modo naturale e non traumatico, così come mantenerlo sono in realtà la stessa operazione.

“Cadere” non è “perdere”, così come non lo dovrebbe essere “ammalarsi”: si tratta di imparare una lezione, passare attraverso un’esperienza per poi farne tesoro in seguito, tutto li.
Io vedo affinità fra queste due discipline, perché da quanto ne so, anche l’Ayurveda prevede un equilibrio dinamico in perpetuo mutamento, esattamente come fa l’Aikido.
In questo senso credo che lei sia fortunata, perché sta avendo la possibilità di esaminare il suo stesso sistema pisco-corporeo e spirituale sotto l’ottica di due pratiche diverse, ma anche affini!

Com’è possibile che una tecnica marziale possa arrecare beneficio al fisico, quindi a livello “oggettivo”, oltre che a livello soggettivo ed interiore?

Ad esempio, i meridiani dei polmoni, del cuore, degli intestini scorrono attraverso le braccia che tanto vengono utilizzate dalle tecniche di Aikido. Chi esegue la tecnica quindi può sia bloccarli che fare un vero e proprio “massaggio energetico” al proprio partner, a seconda della consapevolezza che ha di ciò, o della sua intenzione.
Un tecnica quindi se eseguita/subita può portare ad una sorta di “ringiovanimento” e pulizia del proprio sistema, o ad un suo deterioramento. Ovviamente in Aikido non siamo interessati a quest’ultimo caso, perché va contro i propositi della disciplina.

Tutto ciò è oggettivo, anche poiché psiche e soma non sono due sistemi indipendenti, quindi lavorando sul soma, si modifica la psiche e viceversa: ecco perché al termine di una lezione “ci si sente meglio” anche fisicamente, oltre ad avere magari anche raggiunto qualche consapevolezza di carattere più introspettivo e personale.
DOMANDA 7)

... ho notato che anche lei in Aikido sovente pone l’accento sull’importanza della meditazione per una conoscenza approfondita di quello che, in Ayurveda, potrebbe essere definito come il raggiungimento di una “mente satvica”… Cosa mi dice in merito?
M. Il fondatore dell’Aikido, oltre ad un guerriero ed un genio tecnico, è stato anche sicuramente un filosofo ed un mistico, quindi le connessioni fra la mente e lo spirito erano state da lui conosciute e studiate approfonditamente.

Oggi molte Scuole e stili di Aikido sono fermamente ancorati agli aspetti tecnici della disciplina, e ad essi si fermano. Nell’ultimo decennio, la mia esperienza personale invece mi ha fatto sempre più integrare gli aspetti fisici e tecnici, con quelli più sottili, spirituali ed animici, poiché ho riscontrato i limiti che può avere dedicarsi solo ai primi.
Parlo quindi di meditazione e di integrazione fra mente e corpo durante le lezioni perché ritengo che sia una strada indissolubilmente legata agli aspetti fisici e marziali della disciplina che pratico ed insegno.

Quindi si, l’Aikido in origine contemplava questi piani di studio: dire che oggi essi si possano incontrare ovunque non è veritiero, ma sempre più Insegnanti stanno prendendo a cuore l’idea di legare fra loro i vari livelli che costituiscono l’essere umano, poiché hanno intuito l’importanza di procedere in modo olistico, come lo stesso Ayurveda insegna da millenni.
DOMANDA 8)

Mi chiedevo se anche l’Aikido fosse stato soggetto ad un analogo processo evolutivo…
M. Si, certamente. Come tutte le “cose vive”, anche l’Aikido si è evoluto e continua a farlo, pur cercando di mantenere il contatto con le sue tradizioni.

Ma questa è una dinamica comprensibile, in quanto ciascuna esperienza è unica ed anche osservando una stessa realtà, è possibile cogliere e sviluppare solo ciò che è nella propria indole.
In realtà questa “diaspora” ha generato arricchimento (oltre che problemi): il fenomeno “uomo” è in eterno mutamento, quindi è normale che lo siano tutte le arti e le discipline che si occupano del suo sviluppo e dell’implemento della consapevolezza che egli ha di sé.

La mentalità scientifica radicata fa fatica ad accettare alcuni precetti che derivano da una filosofia e spiritualità appartenenti ad una cultura lontana dalla nostra. Qualcosa del genere accade anche per l’Aikido?
M. Con l’Aikido non è diverso: le persone spesso si iscrivono perché vogliono apprendere tecniche di difesa personale, che gli permettano di sentirsi più sicuri per le strade della loro città.

Poi praticando in effetti è anche possibile diventare efficaci contro l’aggressione esterna, ma - nuovamente - è un “effetto collaterale”, non il goal della pratica!
Qui in occidente però le discipline da combattimento sono spesso confuse con le arti marziali, e anche fra di esse vi è una notevole confusione… forse a causa di una certa filmografia americana che spesso le utilizza senza renderle loro onore.
DOMANDA 10)
E. L’obiettivo ultimo dei trattamenti ayurvedici è quello di purificare il corpo e la mente dell’individuo, con tecniche di vario genere, per assicurare longevità ed una quotidianità sana: diviene quindi più uno stile di vita, che un rimedio temporaneo da adottare solo in caso di squilibrio.
L’Aikido prevede qualcosa di simile nel suo percorso?
M. Si, indubbiamente si inizia a praticare Aikido per molte diverse ragioni, ma ad un certo punto o si abbandona oppure si fa un certo “click” e ci si accosta a questa disciplina più come stile di vita che ad uno sport.

Il Fondatore stesso raccomandava che una pratica seria, costante e prolungata avrebbe avuto un effetto “purificante” sull’individuo, poiché avrebbe consentito ad esso di conoscersi meglio, quindi modificare quelle parti di sé che eventualmente non fossero in linea con il proprio credo o pensiero.
La pratica stessa in questo senso diventa lo strumento di purificazione ed una compagna costante della propria quotidianità: attorno ad essa nascono grandi amicizie e rapporti interpersonali importanti, che sono talvolta destinati ad accompagnarci in tutta la vita.
In questo senso l’Aikido può diventare uno stile di vita, esattamente come io ho scelsi per me che fosse alcuni anni fa.
E. La ringrazio per la gentile attenzione ed il tempo dedicatomi, permettendomi di sottolineare ancora una volta, alla luce di questo dialogo, come queste due discipline presentino notevoli affinità… e quindi praticarle entrambe conduca ad una consapevolezza maggiore di sé, partendo da punti d’osservazione distinti".
2 commenti:
Lavoro molto interessante e per voi amici in quel del Piemonte che state ascoltando anche queste "campane" faccio un augurio di una proficua ricerca. Ricordo però sempre le parole del mio Maestro quando gli chiesi il rapporto con quanto derivante dall'India. Lui mi disse che il Giappone ha subito la forte influenza cinese e che di riflesso ci possono essere stati influssi dall'India. Ma solo influssi e non contatti diretti come d'altronde è storicamente accertato. Come dice Marco in fondo il corpo umano è quello e sicuramente, seppur da punti di vista diversi, sempre là si deve andare a parare. Da non confondere però con l'origine dell'Aikido e della mistica di O Sensei che sicuramente era più giapponese in senso tradizionale.
Molto interessante
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