lunedì 8 novembre 2010

Koshukai, stages, raduni... fare Aikido insieme - 2


Nuovamente ci ritroviamo per esaminare ed approfondire altri e nuovi aspetti del praticare Aikido insieme.

Avevamo già iniziato ad esaminare il fenomeno dei raduni, stage e koshukai nel primo Post sull'argomento, che potrete ritrovare al seguente link.

Il ritrovo degli Aikidoka è sicuramente differente da quello di tutti gli altri praticanti di Arti Marziali, poiché questi ultimi prevedono lo strumento del confronto diretto mediante la competizione... che viene utilizzato per valutare il livello di padronanza, bravura, efficacia raggiunti nella pratica della propria disciplina.

Le competizioni, i tornei, le gare in questo senso aiutano notevolmente a sfrondare il campo da molti personalismi e speculazioni di tipo filosofico, poiché mettono ogni praticante nella condizione di confrontarsi praticamente con le proprie convinzioni su se stesso e sugli altri.

O' Sensei tuttavia non ha aderito a questo sistema di confronto di valori, propendendo per un'Arte la cui pratica non venisse innanzi tutto rivolta a dimostrare qualcosa a qualcuno, né quindi agli altri, né a se stessi.

I tentativi di introdurre la competizione all'interno dell'Aikido sono esistiti, ma ad oggi sono rimasti confinati entro cerchie piuttosto ristrette di affezionati (es: Tomiki Aikido o Shodokan Aikido).

Il proprio valore non dovrebbe così essere raggiunto dalla consapevolezza del livello tecnico, etico raggiunto, ma dalla volontà di praticare di per sé, utilizzandola come strumento per conoscersi più a fondo... e quale specchio per imparare a porsi in un modo "adeguato" verso se stessi e gli altri.

Potremmo scrivere trattati su cosa si possa intendere con quell'"adeguato", tuttavia!

... e qui perciò si ricomincia ad argomentare con le convinzioni di carattere personale che tanto rendono complicata l'operazione di confronto di un Aikidoka sul tatami!

Durante uno stage l'operazione di confronto è pressoché inevitabile: la location è diversa dal solito, lo sono i compagni di pratica, così come lo è solitamente l'Insegnante che dirige le lezioni.

Qualcosa/molto è cambiato, noi siamo l'unico elemento costante che ci accompagna: cosa riuscirà a combinare questo "praticante in trasferta"?

Come si è già detto, una tendenza comune potrebbe essere quella di giudicare svalutativamente ogni elemento differente da quelli conosciuti, proprio perché non si ha la possibilità di avere uno strumento chiaro e "super partes" come la competizione che indichi se ciò che contattiamo è meglio o peggio di quanto abbiamo alle nostre spalle.

Se non si è però patologici, un giorno questa tendenza dovrebbe appassire, sostituita dalla necessità di trovare un valore aggiunto nutriente nelle esperienze che andiamo a fare.

E cosa andiamo a fare di positivo per noi ad un raduno? Un "up-grade", forse!

Ci sono molti tipi di up-grade possibili: quelli di carattere tecnico sono forse i più consueti e famosi, ma... bisogna prestare attenzione, essi nascondono anche qualche piccola insidia al loro interno.

Ogni scuola o stile organizza i suoi stage periodici di aggiornamento tecnico: ad essi partecipano più o meno gli stessi Dojo, gli stessi Insegnanti, gli stessi praticanti.... vengono anche ripetuti negli anni nello stesso luogo molto sovente...

A questo punto, dopo anni di frequentazione degli stessi gruppi, delle stesse dinamiche... dov'è il nostro porsi inedito?

E' come andare a far parte di un Dojo più grande del proprio, come una riunione di famiglia, in cui si rivedono parenti lontani per le feste grosse.

In ciò non vediamo nulla di male, intendiamoci. Riflettiamo solo sul fatto che dopo un po' anche questa dinamica diventa routinaria, e le nostre reali possibilità di confronto con l'inedito tendono a diminuire!

Ma all'interno della propria organizzazione, con gli anni, alcuni Aikidoka crescono anche molto, accumulano esperienza, gradi, spesso ruoli istituzionali importanti... perciò è più che sano e normale provare qualche forma di profondo attaccamento alla scuola della propria Aiki-origine.

Il problema forse si manifesta quando questo attaccamento e questa identificazione con le dinamiche note diventano un pretesto per non fare il prossimo passo verso ciò che è ancora incerto, esattamente come abbiamo fatto da principianti, la prima volta che abbiamo messo piede sul tatami!

Allora non conoscevamo nulla, ciascuno degli allievi presenti era "più bravo" di noi (ai nostro occhi, almeno!): dopo quindici anni di pratica in una scuola specifica continuiamo ad avere ancora molta strada da fare per arrivare alla perfezione (ci si arriva?), ma la situazione sembra essere "migliorata"...

Sappiamo cadere, eseguire le tecniche più velocemente, conosciamo le nomenclature... abbiamo sostenuto gli esami per due o tre Dan!

Ed ancora, abbiamo amici con i quali condividere una passione, Insegnanti da stimare (o il cui nome abbiamo imparato ad evitare), certezze da consolidare...

... è proprio qui che, a nostro dire, i raduni potrebbero serbare il loro piccolo/grande tranello: la situazione sembra "migliorata", ma solo perché abbiamo perso la voglia di mettere in discussione le nostre certezze (più profonde), quindi ci siamo costruiti una sorta di habitat allargato di quelle che abbiamo già, da frequentare per ribadire a noi stessi ciò che già conosciamo più o meno.

Cosa ne è del principiante che non sa nulla, ma è disposto a tuffarsi in tutto ciò che gli viene indicato?
E' defunto alla nascita di un essere abominevole, che mette le radici dove cessa la sfida del mettersi in gioco: l'ESPERTO!!!

Noi non siamo esperti, perciò possiamo così agevolmente prendere distanza da questo obbrobrio da tatami, "l'Aikidoka già navigato", ma in ogni caso il nostro segreto è stato quello di scoprire come evitare che esso venisse alla luce. Ecco la nostra ricetta:

Quando stavamo iniziando a sentirci esperti in qualcosa che riguardava il "nostro" Aikido, abbiamo incominciato ad andare a frequentare gli stage ed i raduni DEGLI ALTRI "tipi di Aikido".

Così facendo, non importa se ad essi si potevano cogliere spunti tecnicamente utili per la nostra pratica quotidiana, eravamo comunque costretti a tornare principianti: i luoghi erano tornati nuovi, i compagni di pratica, gli Insegnanti ed i metodi utilizzati per l'allenamento anche!

Per quanto "praticanti datati", ogni principiante locale era in grado di copiare il Maestro meglio di noi... non avevamo mai visto kotegaeshi fatto così, mai usato il bokken con quella traiettoria, mai nulla di simile in una lunga ed onorabile carriera!

Per "bravi che fossimo a casa nostra", in quei luoghi veniva fuori cosa di noi era applicabile indipendentemente dal contesto... e cosa ci riusciva solamente fra le mura conosciute.

Abbiamo trovato molto utile quindi il radunarsi, soprattutto se esso era in grado, una volta di più, di provare a farci spostare l'ago dell'equilibrio delle nostre certezze.

Anche la figura dell'ESPERTO è stata così rivalutata... più che altro forse, ridefinita: l'ESPERTO potrebbe essere colui che riesce a sentirsi a casa propria su ogni tatami, riuscendo a praticare in modo accettabile e produttivo con ogni praticante che incontra, avendo la possibilità di apprendere da qualsiasi Maestro di cui frequenta le lezioni, quasi indipendentemente dalla metodologia didattica utilizzata.

Ovvio, ciascuno avrà delle sue preferenze, dei luoghi nei quali si sente più a suo agio, Insegnanti con i quali sente più affinità... non si può pretendere la completa adattabilità sempre ed ovunque.

Diciamo piuttosto una certa capacità "camaleontica", di assumere momentaneamente il punto di vista che viene offerto per comprendere cosa di buono esso possa venire a portare.

Quand'anche esso non ne portasse, il valore aggiunto sarebbe stato capirlo esperienzialmente (e non solo per sentito dire) in modo da non perdere ulteriore tempo con un ramo considerato improduttivo!

Esistono simili "belve da tatami", ne siamo certi perché li abbiamo già incontrati proprio ai koshukai... ed è sempre stato un piacere, perchè portavano un sapere che proveniva da lontano.

Una sorta di "Aiki-vagabondo" che se pare non possegga una casa, è solo perché riesce a vivere ovunque con un agio accettabile, accrescendo moltissimo la propria esperienza, e, soprattutto, accettando spesso di mettere in gioco il suo punto di vista.

Questa lunga dissertazione è secondo noi servita per introdurre la recente tendenza ad organizzare stage di Aikido multi-stile (solo nell'ambito FIJLKAM se ne sono realizzati negli ultimi tre anni).

Il loro scopo è proprio quello di favorire l'incontro ed il reciproco arricchimento di praticanti ed Insegnanti che giungono da percorsi Aikidoistici differenti.

Ad essi abbiamo visto improbabili Insegnanti che, nel pieno dello spirito ecumenico, sottintendevano sul tatami che i propri insegnanti sarebbero stati "i più interessanti" di quelli precedenti e di quelli successivi.

Parimenti, abbiamo osservato anche improbabili allievi attendere gli insegnamenti di un Maestro differente dal proprio (da un Insegnante della propria scuola) con la consapevolezza che sarebbero stati "peggiori, meno completi, tradizionali, autentici" di quelli ai quali sono abituati nel loro giro.

Ecco, ci sentiamo di dire che tali atteggiamenti, oltre che poco etici, sono forse proprio solo inutili in un contesto simile. Frequentiamo apposta un Maestro diverso dal nostro perché egli si comporti in un modo differente a quello al quale siamo abituati!!!

Quale valore aggiunto avremmo avuto altrimenti nell'averlo avvicinato... e nello spendere soldi, tempo ed energie per essere sul suo tatami?

Ci sono forse stage "migliori" e raduni "peggiori"... ma qualche cosa di buono dovremmo essere comunque capaci di ricavare dalle esperienze di questo genere.

Se così non dovesse essere, se ci ritroviamo fermi a guardare di storto quanto sono incapaci gli altri anziché a provare di imitarne i movimenti, quanto praticano "male" quelli diversi da noi anziché provare noi stessi ad essere diversi...

iniziamo pure a preoccuparci, potrebbe essere iniziata la trasformazione in ESPERTI della piuma, che non sanno nulla di un materasso!

1 commento:

Carlo ha detto...

Come dire... tanti ottimi motivi per vederci in Toscana il 20 e 21 novembre ;-)
Treni e alluvioni permettendo, ci dovrei essere.