martedì 16 novembre 2010

Gli errori di UKE


Molti praticanti ritengono che il loro apprendimento si materializzi nella loro capacità di eseguire una tecnica.

I gradi vengono assegnati a seconda del livello di maestria con il quale essa può essere rappresentata: più è "pulita", potente, veloce... maggiormente si sarebbe "capaci"...

Questo però potrebbe solo definirsi "l'Aikido di nage" (o "tori")... cioè la parte di interazione che compete a questa figura.

Ma a praticare (quasi) in ogni esercizio si è in DUE, c'è anche uke!

Ne risulta che la possibilità di riprodurre un movimento con un determinato livello di maestria è una funzione che dipende anche dal nostro partner di allenamento, uke appunto.

Quando nage non riesce ad eseguire una tecnica, spesso si crede che egli abbia SBAGLIATO, così, come quando invece ci riesce, si ritiene abbia FATTO GIUSTO.

Questa però è una considerevole imprecisione: nulla, proprio nulla potrebbe riuscire senza un praticante che, attaccando, ci fa da "specchio" della nostra capacità di dirigere la sua energia (statica, nel kihon, dinamica, nel ki no nagare).

Quindi se ci specchiamo su una superficie liscia, levigata e pulita... la nostra azione sarà lo specchio della nostra capacità, ma se lo facciamo attraverso una lente deformante?
Esempio 1:

- eseguo un movimento che prevede che si sposti verso l'alto la mano che uke mi afferra;

- uke (per ragioni più o meno consce) afferra la mia mano ed inizia a tirare verso il basso;

- inizio ad impanicarmi, perchè sento la resistenza di uke al movimento che devo eseguire... l'ha indicato il Maestro!

- provo a forzare il movimento, ma è evidente come io stia annaspando... la tecnica fallisce.

Chi ha sbagliato?

- Quel inetto di nage?
- Uke che ha attaccato in modo improprio rispetto a quanto l'attacco in questione avrebbe richiesto?


Esempio 2:

- durante un esame mi viene richiesto di esprimere più velocità e potenza possibile, le proiezioni si dovrebbero susseguire a raffica;

- uke mi attacca, ma non ho la mente lucida, ho il respiro affannoso, sento di non avere più molta energia;

- accenno la tecnica che dovrebbe avere la potenza di un elefante, con la velocità di un bradipo;

- uke, prontamente, intuisce il mio deficit e compie un doppio salto carpiato, simulando che io lo abbia proiettato... finendo al suolo con un boato terrificante, fra l'applauso degli astanti.

Chi ha sbagliato?

- Nage giù di forma?
- Uke, un po' troppo compiacente?

In entrambe i casi, ad un occhio esterno attento, non sarebbe sfuggito che la difficoltà della tecnica durante l'Esempio 1 era dovuto ad un movimento improprio di uke per la circostanza, quindi non sarebbe stato necessario correggere la postura o il movimento di nage, quanto l'attitudine di uke...

...così non sarebbe sfuggito il fatto che, nell'Esempio 2, la riuscita coreografica della tecnica era solo formale e non sostanziale, perché non farina del sacco di nage!

Questo occhio attento però talvolta c'è poco, o, se c'è... può essere girato a guardare altrove.

Molte "ingiustizie" vengono così ad accadere sul tatami, sia svalutando il lavoro di chi si impegna, ma che non viene adeguatamente supportato dal partner nella pratica, sia da parte di chi tenta di coprire gli errori del compagno, anziché permettere che essi possano emergere e, quindi, essere corretti!

Il focus spesso è su nage (tori), ma l'Aikido lo si fa in due, un po' come ballare il tango!

Un buon equilibrio è fondamentale, ed esso si ottiene quando uke è in grado di fornire "adeguata" energia all'attacco (funzione dell'esercizio che si sta eseguendo e dell'esperienza del compagno con cui ci si allena) e "coerente" risposta a quanto nage compie reagendo a questa energia.

Né volontà di fare ostruzione, né di ignorare le lacune che si vengono a creare, la cui messa evidenza è il fine stesso dell'allenamento.

L'Aikido non è l'Arte di chi teme di sbagliare, ma di chi accetta di studiare le proprie lacune, grazia all'aiuto di un compagno, perchè ha deciso piano piano di colmarle!

Ma molto, molto di questo lavoro dipende dalle attitudini del compagno!
Uke è un ruolo importante, tutt'altro che passivo e che prevede un gran senso di responsabilità.

Se si è specchi deformanti di quanto nage segue, egli non saprà mai se il risultato (eccessivamente peggiore o migliore rispetto a quello che realmente poteva avvenire) dipende realmente da lui, o se è stato "contaminato" da una componente estranea, ma in grado di far spostare l'ago della bilancia della coerenza delle cose.

Uke è un ruolo quindi importante, e per certi versi delicato e complesso.

E' pieno il mondo di uke compiacenti che "regalano" tecniche inesistenti ai loro Insegnanti che li prendono per dimostrare una tecnica durante un seminario affollato.

In quella occasione il Sensei NON PUO' sbagliare!
"Sono troppo affezionato a lui, se è in difficoltà subentro io, che mi lancio da solo e gli faccio fare un figurone!!!"

(nel seguente filmato è pieno di quel tipo di uke!)




Così come i tatami sono anche pieni di piccoli/grandi dispetti che gli uke fanno ai loro nage qualora "non siano loro simpatici", ritengano di avere "qualcosa da insegnare ad essi"... credano che far sentire un po' incompetente il proprio partner potrebbe giovare a ridimensionare l'io di quest'ultimo.
A questo dovrebbe pensare il Sensei, non uke!

Talvolta uke si irrigidisce, o lascia la presa, e rende quindi impossibile l'esecuzione di una tecnica specifica solo perchè ha paura, si spaventa e quindi si ritrae.

Nessuno giudica: oggi solo osserviamo che una simile azione è sufficiente per alterare la veridicità di quanto a nage sta tentando di cogliere nei suoi movimenti!

Uke quindi può sbagliare esattamente nella stessa misura nella quale può sbagliare nage, ma non esiste una vera e propria "scuola per fare da partner", così invece come esiste una didattica tecnica di insegnamento per i movimenti di nage, non almeno in tutti gli stili di pratica.

Per questa ragione è veramente importante curare la propria capacità di ukemi (prendere con il corpo): sia per non ferirsi, sia per poter fare da specchio pulito di quanto ci accade durante una tecnica.

Anche per questo molti grandi Maestri hanno dichiarato che è più difficile essere un buon uke, che un buon nage!

Ma l'investimento è assicurato: il 50% del nostro tempo sul tatami lo trascorriamo da uke, ma il restante 50% da nage!

... e quando uno impara ad essere sincero e generoso nel darsi ai compagni perché essi possano studiare la loro REALE capacità, solitamente poi si viene ricambiati con la stessa cortesia: si tratta solo di essere così onesti ed intelligenti da iniziare questa buona prassi se non dovesse essere ancora adottata da tutti i nostri compagni di allenamento.

Offrirsi seriamente alla lunga paga, i nostri partner ci faranno solo più le ostruzioni "giuste", quelle che servono a sottolineare i nostri errori, non a compierne di nuovi.
Uke non ci faciliterà nel lassismo o a coprire una incompletezza, ci stimolerà a prenderla in considerazione e cercare di ridurla e/o risolverla.

Tutti sbagliano, solo i cadaveri non ne sono più capaci... anche uke quindi sbaglia, è fisiologico.
Ogni tanto negli enbukai si vede un uke che si lancia a destra, quando tori lo avrebbe lanciato a sinistra! Non si sono capiti!

Ma si può migliorare, si deve farlo, per progredire insieme, ciascuno implementando le capacità del proprio ruolo... che nel caso di uke sono veramente fondamentali!

3 commenti:

Fabio Branno ha detto...

Ciao Marco. Uno degli errori di premessa più frequenti,secondo me, è credere nella "Tecnica Assoluta". Abbiamo deciso di fare Ikkyo? e non importa quello che succederà, dovbbiamo riuscire a farlo!!
Se questo fosse possibile, in aikido, studieremo, un'unica tecnica approfondendola al massimo ed impareremo ad applicarla contro tutti gli attacchi....
Una tecnica funziona se esistono i parametri perchè essa possa esistere.
Questi parametri dipendono moltissimo da uke,secondo me.
Se uke non costruisce i parametri ottimali,Ikkyo sarà impossibile!
Ovviamente però, uke che rifiuta Ikkyo, si espone ad altre dieci tecniche di controllo o proiezione...
Sempre IMHO, nell'insegnamento della base bisogna costruire in Nage la capacità di comprendere come eseguire un waza ma anche qual'è la situazione più adatta per poterlo portare.
Quest'area di lavoro è impossibile se uke non è collaborativo.
Beninteso: forte, piazzato e ben in equilibrio!Collaborativo sui paramentri, non nel regalare le tecniche!
Allo stesso modo, però, serve un'area applicativa nella quale non è uke a costruire dei paramentri specifici, ma Nage che dinanzi ad attacchi man mano più liberi, deve riconoscere le varie possibilità.

Carlo ha detto...

Con parole meno efficaci ribadisco spesso questi concetti ai miei allievi.
Mi permetto di indicargli l'articolo per evidenziare quanto il ruolo di uke sia importante.

carlo

Shurendo ha detto...

Ciao Carlo San, ciao Fabio San.

Non potrei essere più d'accordo con te, Fabio: il tuo commento credo che sia particolarmente efficace e sottolinei aspetti realmente imprescindibili del ruolo di uke.

Neanche io credo nella "tecnica assoluta", ma nell'Iwama Ryu da cui provengo, il focus è così tanto puntato sull'efficacia e la marzialità, che spesso si fa la tecnica "nonostante" uke, non con una forma costruttiva di seria collaborazione con esso.

Il difficile da parte sua può essere rimanere in equilibrio tra "giusta" collaborazione, "adeguata" resistenza... linee di demarcazione molto sottili, che forse solo la poratica e l'esperienza insegneranno a non varcare.

Con l'occasione segnalo a tutti i nostri lettori i link a due interessantissimi articoli su ruolo di uke:

il primo è stato scritto da Rino Bonanno Sensei

http://www.aikikai.it/riviste/3701/htm/14-RicevereCadere.htm

il secondo è all'interno del sito http://www.aikidoteamnapoli.com/ alla pagina "articoli", scritto e segnalatoci da Giuseppe Santorelli Sensei.

Grazie per il grande seguito ed interesse con il quale continuate a leggere le nostre pagine ed interagire con noi di Aikime!