lunedì 27 aprile 2020

Le magagne di nonno Morihei: l'importanza di sbaglio, imprevisto e fallimento

Ieri, 26 aprile, era la ricorrenza della morte di O' Sensei, avvenuta nel 1969. Anche per onorare questo evento avviamo deciso di offrire un contributo molto insolito e sui generis.
Infatti, dopo la serie di Post:

- Quel distratto di nonno Morihei (16/09/13)

- Quell'alchimista di nonno Morihei (23/06/14)

- I super poteri di nonno Morihei (06/02/17)

Non potevamo non dedicarci alle MAGAGNE di nonno Morihei!

Ma perché... ha fatto anche lui delle marachelle?
Sicuro... ed anche più di una: ma perché ricordare i suoi limiti proprio in una giornata come oggi?

Siamo abituati a volgere lo sguardo al Fondatore dell'Aikido con una particolare attenzione ad onorane le gesta, che ci permettono di praticare la disciplina che amiamo: più di rado siamo spinti ad approfondire la sua umanità, e quindi la sua fallibilità. È forse giunto il momento di farlo!

O' Sensei, dipinto da John Stevens come "Il Guerriero Invincibile" di certo ispira un tot in nostri ideali e ci fa venire voglia di seguire le sue "eroiche" gesta: ma siamo sicuri di avere il coraggio di fallire almeno quanto fallì lui?

Il Fondatore che fallisce?!
Ma stiamo scherzando... non deve essere mai accaduto!

È accaduto, è accaduto... ed anche molto di più di quanto non si immagini: leggiamo la sua storia da un punto di vista inedito...

A causa di un corpo piuttosto gracile e cagionevole di salute, tra i 7 e gli 8 anni Morihei preferì accostarsi allo studio delle antiche scritture cinesi: cosa fai O' Sensei, inizi la tu carriera da "Guerriero Invincibile" come un nerd a mandorla di "The Big Bang Theory" buddista, solo perché eri uno sfigatello?

Andiamo avanti...

Ueshiba andò alle elementari e quindi alle scuole medie di Tanabe, ma lasciò l'educazione formale da adolescente, iscrivendosi invece ad un'accademia privata, l'Istituto Yoshida, per studiare contabilità: non è che sto ragazzo fosse anche un po' somarello?!

Sta cosa sa di CEPU, ma facciamo finta che non lo sia stato...

Dopo essersi diplomato, lavorò per alcuni mesi presso un ufficio delle imposte locale, ma il lavoro non gli andava a genio... e lo lasciò nel 1901 (18 anni), per recarsi a Tokyo dove intraprese un’attività commerciale in proprio, nel campo della cancelleria (aperta grazie al padre Yoroku) ed incominciò a praticare Jujutsu, sotto la scuola del grande maestro Tokusaburo Tosawa, ma da li a poco fu costretto a fare ritorno a casa perché si ammalò di beriberi.

Aridaje!

A 18 anni era già riuscito a mandare all'aria una carriera nell'ufficio delle tasse nella sua città natia Tanabe e la sua professione di cartolaio a Tokyo (mentre Yoroku diceva: "E io pagooo!"), e a sospendere la neonata attività marziale... nuovamente per questioni di salute.

Tutto ci sembra uno così, meno che un "Guerriero Invincibile"!

Nel 1903, Morihei fu chiamato al servizio militare, ma fallì l'esame fisico preliminare, essendo più basso della statura minima acconsentita, quindi venne scartato.

Più che la vita del fondatore di una disciplina marziale, ci sembra quella di Mr. Bean!

Nel 1910 - appena ristabilito dall'ennesimo problema di salute che lo fece allontanare dalla pratica del Budo - si recò ad Hokkaido, dove si interessò di agricoltura e cominciò di nuovo a dedicarsi alla sua preparazione fisica, mettendosi nuovamente in luce come abile uomo politico.
All'epoca aveva 27 anni.

Durante un primo viaggio al nord riuscì a perdersi in alcune tempeste di neve e rischiò quasi di morire dopo essere caduto in un fiume ghiacciato.

Epic fail, ma a sto giro... in the water!

Tornò però nel nord nel 1912 con un gruppo di 85 pionieri, con i quali fondò il villaggio di Yubetsu (vicino a Shirataki): gran parte dei finanziamenti per questo progetto provenivano dal padre di Ueshiba e dai suoi cognati Zenzo e Koshiro Inoue. Anche il figlio di Zenzo, Noriaki (nipote di Morihei), faceva parte del gruppo di insedianti.

Intanto Yoroku continuava a dire in giapponese "E io pagooo!"... ma siccome al tempo, nessuno conosceva ancora Totò, continuava a non venire capito!

Le cattive condizioni del suolo e il maltempo portarono l'intero gruppo a fallimenti delle colture durante i primi 3 anni del progetto, ma essi riuscirono a coltivare la menta e l'allevamento del bestiame.

Per la serie: non sei stato un Avenger, ma hai salvato la pellaccia! (sua e quella del bestiame)


Nel 1915 nell'Hokkaido era presente il grande maestro di Jujutsu della scuola Daito, ovvero Sokaku Takeda; il giovane Ueshiba volle incontrarlo e conoscerlo: rimase incantato da questi a tal punto che ne divenne fedele allievo... insieme al nipote Noriaki Inoue.

Le lezioni venivano impartite praticamente in modo personale e soprattuto dietro un lauto PAGAMENTO: in questo caso a Tanabe sia Yoroku che Zenzo Inoue iniziarono contemporaneamente a dire entrambi "E io pagooo!".

Gli altri non li capivano, ma fra di loro mentre mandavano a nord i risparmi perché i loro figlioli venissero spennati da Takeda... si capivano un tot!

Però - udite udite - questi soldi non vennero spesi in vano, infatti nel 1916 (ovvero UN ANNO DOPO) ricevette dalla scuola Daito il diploma di maestro (mokuroku).

Ma chi di noi considererebbero oggi qualcosa di onorevole per un marzialista ricevere il diploma di mastro di una disciplina nella quale conosci il Maestro e ti alleni SOLO da un anno!!!
Sembrerebbe che Takeda avesse un Mc Dojo a stare a queste notizie, altro quelli che ti spediscono il diploma e la cintura via internet: lui si era portato avanti, perché siamo solo nel 1916!

Nel 1917 un incendio rase al suolo l'intero villaggio, portando alla partenza di una ventina di famiglie. Ueshiba stava partecipando a un incontro sulla costruzione della ferrovia a circa 50 miglia di distanza, e dopo aver appreso dell'incendio tornò indietro a piedi per l'intera distanza.

Se andate a Shirataki, ancora oggi si ricordano di quel rogo e la anche gli adolescenti fanno un servizio di volontariato nei Vigili del Fuoco.

Nel 1917, per ricapitolare, Morihei era riuscito a NON MORIRE nella tempesta di neve, cadendo nei fiumi e venendo abbrustolito... ma nel frattempo si allenava a fare Forrest Gump: il progetto nel quale aveva coinvolto altre numerose famiglie si stava rivelando una sola... però egli, coltivando la menta, aveva almeno imparato a MENTIRE!


Si certo, perché non lo troverete certo sulle sue bibliografie ufficiali ma la prima volta che andò in Hokkaido non ci andò con la famiglia, mentre la seconda volta la moglie volle raggiungerlo... sapete perché?

Perché numerose fonti indicano che, in quel di Shirataki, O' Sensei si prese una bella cottarella per una giovane della "fauna" locale... quindi la moglie venne ad assicurarsi che la cosa potesse terminare prima che fosse troppo tardi.

Quindi pure Don Giovanni adesso?!
Sembra proprio di si: era un ragazzo giovane, probabilmente l'importanza della pace, del rispetto e dell'armonia del vincolo coniugale saranno rivalutati per lui solo nel seguito...

Nel 1918 gli arrivò un telegramma che lo informava di una preoccupante condizione di salute del padre Yoroku; Morihei allora fece dono di tutte le sue proprietà al maestro Takeda ed iniziò il suo viaggio di ritorno verso casa.

Lui era molto legato alla figura paterna (sicuramente non solo per ragioni venali come pare dalla nostra narrazione), ma era così legato, che mentre faceva ritorno a Tanabe, conobbe il reverendo Onisaburo Deguchi (co-fondatore dell'Oomoto Kyō) e decise di deviare temporaneamente dal suo percorso per recarsi ad Ayabe, per pregare per la guarigione del padre.

Questa non solo NON avvenne, ma quando egli fece ritorno a casa, il padre si era già spento: egli ovviamente rimase profondamente scosso ed addolorato da ciò.
Al di là del fatto che abbiamo scelto una narrazione scanzonata, questo evento venne vissuto come un vero e proprio fallimento dal Fondatore.

Nel 1921, in un evento noto come Primo Incidente Oomoto Kyō (大本 事件, Ōmoto Jiken), le autorità giapponesi fecero irruzione nel complesso, distruggendo gli edifici principali sul sito e arrestando Deguchi: questo ovviamente costituì una pesante battuta di arresto pure per le attività di Morihei, che nel frattempo era diventato l'istruttore di arti marziali della setta e si era trasferito ad Ayabe con tutta la famiglia.

Dal 1917 al 1922 fu un fitto susseguirsi di gioie e di dolori per lui: oltre la morte del padre, registriamo la nascita del suo primogenito, la nascita e la morte del suo secondo figlio, e la morte della madre di Morihei.
Ancora alti e - soprattuto - bassi piuttosto importanti per la vita di un uomo di 39 anni!

Tre anni dopo, nel 1924, Deguchi guidò un piccolo gruppo di discepoli di Oomoto Kyō, tra cui Morihei, in un viaggio in Mongolia: il suo intento era quello di stabilire un nuovo regno religioso e - a tal fine - aveva propagandato di essere la reincarnazione di Gengis Khan.

Alleato con il bandito mongolo Lu Zhankui, il gruppo di Deguchi fu arrestato a Tongliao dalle autorità cinesi: fortunatamente per Morihei, i giapponesi furono rilasciati sotto la custodia del console giapponese, proprio poco prima di essere fucilati tutti.

Furono rimpatriati sotto scorta in Giappone, dove Deguchi fu nuovamente incarcerato per aver infranto i termini della sua cauzione. Sembra che O' Sensei avesse abbastanza il callo nello scegliere amicizie non serenissime e nell'infilarsi con esse in situazioni pericolose e fallimentari!

Nell'autunno del 1925, gli fu chiesto di dare una dimostrazione della sua arte a Tokyo, per volere dell'ammiraglio Isamu Takeshita; uno degli spettatori era Yamamoto Gonnohyōe, che chiese a Ueshiba di rimanere nella capitale per istruire la Guardia Imperiale nella sua arte marziale: dopo un paio di settimane, tuttavia, questi contestò diversi funzionari del governo che espressero preoccupazione per il suo collegamento con Deguchi; quindi, siccome tirava brutta aria, annullò i suoi impegni tornò ad Ayabe.

Secondo alcuni, questa fu un'altra bella occasione mancata per fare "carriera" nella capitale fra persone che contano.

Nel 1926 Takeshita invitò Morihei a visitare di nuovo Tokyo. Egli cedette e tornò nella capitale, ma mentre risiedeva lì fu colpito da una grave malattia: quando ci si mette la SFIGA!!!

Takeda incontrò Ueshiba per l'ultima volta intorno al 1935, mentre insegnava nel quartier generale di Osaka del giornale Asahi Shimbun. Frustrato dall'apparizione del suo insegnante, che era apertamente critico nei confronti delle arti marziali di Morihei e che sembrava essere intenzionato ad insegnare al suo posto, questi lasciò Osaka durante la notte, inchinandosi dinnanzi alla residenza in cui era alloggiando Takeda ed evitando ogni contatto con lui anche in seguito.

Qui il Fondatore sembra più una persona perseguitata da una sorta di vampiro, al quale aveva già lasciato tutti i suoi beni in Hokkaido, ma che si ripresentava a riscuotere dojo, allievi e fama: nuovamente "Un Guerriero Invincibile" francamente lo vediamo più simile a Wolverine che al quadro appena ritratto di Morihei!

Il "Secondo Incidente Oomoto" del 1935 vide un altro giro di vite del governo sulla setta di Deguchi, in cui il complesso di Ayabe fu distrutto e la maggior parte dei capi del gruppo incarcerati.
Sebbene nel frattempo si fosse trasferito a Tokyo, Ueshiba aveva mantenuto legami con il gruppo Oomoto Kyō e si aspettava di essere arrestato come uno dei suoi membri senior.

Il suo un buon rapporto con il commissario di polizia locale Kenji Tomita e il capo della polizia Gīchi Morita, che erano stati entrambi suoi studenti evitò che ciò accadesse.
Di conseguenza, sebbene fosse stato interrogato, fu rilasciato senza accusa sotto la diretta  responsabilità di Morita.

Questo momento della vita potrebbe essere intitolato: "A momenti finivo al gabbio!"... A sto giro le amicizie pare lo abbiano salvato dai casini, contrariamente alle altre volte che ce lo avevano messo.

Gli anni '30 videro anche l'invasione giapponese dell'Asia continentale e un aumento dell'attività militare in Europa.

Ueshiba era preoccupato per la prospettiva della guerra e fu coinvolto in una serie di sforzi per cercare di prevenire il conflitto che alla fine sarebbe diventato la seconda guerra mondiale. A quanto pare quindi, pure quegli sforzi si rivelarono vani...

Faceva parte di un gruppo, insieme a Shūmei Ōkawa e diversi ricchi sostenitori giapponesi, che cercavano di mediare un accordo con Harry Chandler per esportare carburante per l'aviazione dagli Stati Uniti in Giappone, sebbene questo sforzo alla fine FALLÌ.

Nel 1941 Ueshiba intraprese anche una missione diplomatica segreta in Cina per volere del principe Fumimaro Konoe. L'obiettivo previsto era un incontro con Chiang Kai-Shek per stabilire colloqui di pace, ma egli non fu in grado di incontrare il leader cinese... arrivando troppo tardi per compiere la sua missione, il cui nome in codice avrebbe potuto essere "Ueshiba 007, al servizio disastroso di sua Maestà".

Dal 1935 in poi, Ueshiba aveva acquistato alcuni pezzi di terra a Iwama, nella prefettura di Ibaraki.

Nel 1942, sfuggendo ai riflettori della guerra e dalle manovre politiche nella capitale, lasciò Tokyo e si trasferì definitivamente li: qui studiò incessantemente e apportò moltissimi cambiamenti alla sua disciplina... che era allora in piena evoluzione.

Numerosi esercizi di base assunsero forme differenti da un tempo: quelli che conosciamo oggi come tai no henko, ikkyo, nikyo, shi ho nage cambiarono irrimediabilmente volto; a noi sono giunte quelle più stabili, ma ci immaginiamo che essi siano stati modificati molte volte, scoprendoli inefficaci nelle loro (numerose) versioni precedenti.

Noi non ci pensiamo mai, ma ciò che ci giunge di buono... è frutto di un numero altissimo di esperimenti che sono andati male e dai quali si sono imparate delle cose importanti: un numero immenso di MAGAGNE, sbagli, imprevisti e fallimenti!

Venne creato ex-novo tutto il lavoro con le armi: 31 no jo kata è stato fatto prima con 27 movimenti, poi con 32... poi con 30... e ad un certo punto si è stabilizzato nella forma in cui (quasi) tutti lo conosciamo; ed i fallimenti che ci ha messo O' Sensei per renderlo come lo abbiamo imparato... quelli non vanno contati?
Non sono stati parte del processo che fece?

Mori il 26 aprile 1969, ad Iwama... e nonostante avesse numerosi allievi intorno a sé, non possiamo non riportare una sua frase che divenne famosa: "Tutti dicono di volere il mio Aikido... ma se mi giro alle spalle non vedo nessuno che mi segue!".

Immaginiamo quindi che - anche a livello emotivo - non deve sempre essere stato facile ciò che viveva e le delusioni che provava da parte di chi gli stava accanto.

Non volevamo intristirvi, né dipingervi un Fondatore fallimentare nel midollo, però egli è stato innanzi tutto un UOMO... che ha sbagliato così come sbagliamo tutti... che ha avuto un pacco di imprevisti, così come ne abbiamo tutti... che ne dica John Stevens romanzandone la vita e facendolo apparire quasi come una divinità.

Quando ci viene voglia di seguire le sue onorevoli orme... siamo anche disposti a prenderci sul groppone un numero altrettanto importante di frustrazioni ed esperienze fallimentari?

Tradimenti, investimenti sulle persone sbagliate, missioni che non danno alcun frutto, rischi dimandare tutto il nostro impegno ed i nostri sforzi nel macero... È importante farci una riflessione profonda, perché per essere grandi è necessario prima avere il coraggio di riscoprirci piccoli e limitati, accettare questa nostra natura intrinseca ed imparare  farcene qualcosa di positivo per il futuro, proprio come ha fatto Morihei Ueshiba!

Grazie nonnetto di essere stato così straordinariamente UMANO!




martedì 21 aprile 2020

Tachi dori gyaku hanmi: presa della spada 1

Affrontiamo quest'oggi un tema più tecnico, in attesa di poter riprendere la pratica sul tatami.

Per farlo utilizzeremo un video che abbiamo girato nei mesi scorsi e che ci stavamo tenendo da parte poiché ne avremmo voluto girare un altro - complementare al primo - nel quale si mostrano le tecniche di tachi dori ai hanmi e poi mostrarveli insieme (ma non abbiamo potuto procedere per via del Covid-19).

Iniziamo col dire che [太刀取り] tachi dori è il nome della pratica nella quale il nostro avversario ci attacca con un bokken e noi lo immobilizziamo o lo proiettiamo, sottraendogli la spada.

A livello tradizionale essi si suddividono in tachi dori ai hanmi (ovvero attacco che parte dalla stessa guardia) e tachi dori gyaku hanmi (attacco che parte da guardie opposte).

Siccome uke (uchitachi, in questo caso) attacca sempre partendo da migi ken kamae (guardia destra di spada) le due categorie si traducono in:

-  tachi dori ai hanmi: sia uke che tori sono in guardia DESTRA;

 tachi dori gyaku hanmi: uke è in guardia DESTRA, mentre tori è in guardia SINISTRA.

Attendendo di poter procedere con i filmati nel Dojo, iniziamo con l'ultima categoria... e quindi con il filmato di cui vi parlavamo.

Eccolo...




Esso vi mostra 10 tecniche differenti (in realtà anche di più, 10 sono solo le tipologie, ma poi al loro interno sono presentate differenti varianti).

È possibile praticare con il bokken (spada di legno) o con uno shinken (spada metallica, affilata), ma vi sconsigliamo quest'ultima opzione fino a quando non abbiate acquistato un minimo di consapevolezza... altrimenti c'è il rischio di farsi male sul serio.

Nel caso nel quale voglia provare a maneggiare una spada metallica, vi consigliamo l'utilizzo di uno iaito (la spada che si utilizza perla pratica dello Iaido), che ha tutto le caratteristiche di uno shinken (forma e peso), ma non ha la lama affilata... in modo da contenere in modo significativo la possibilità di avere incidenti sul tatami.

Innanzi tutto esaminiamo il ma-ai (la distanza) da adottare: se si sta troppo vicini all'attaccante, egli potrebbe ferirci senza dover avanzare più di tanto... quindi è consigliabile adottare issoku itto no ma ai ("un passo una distanza"), ovvero quella prossemica che richiede all'attaccante di fare un passo in avanti (o uno tsugi ashi) per poter arrivare con il suo mono uchi (i primi 12 cm della spada, ovvero ciò che taglia di più) sulla nostra testa.

Nella base (almeno nell'Iwama Ryu) non è previsto per uchi tachi la possibilità di colpire con uno tsuki, ma solo con un fendente shomen uchi; ovviamente questa è solo una regola didattica, che può poi essere ben superata con una pratica di livello più avanzato.

Ma è dell'impostazione di base che oggi appunto parliamo...

Le tecniche di tachi dori si dividono quindi in katame waza (tecniche di immobilizzazione) e nage waza (tecniche di proiezione): queste ultime risultano molto più numerose delle prime.

Pur utilizzando un'arma per praticare il tachi dori risulta però ancora una pratica legata più al tai jutsu (tecniche a mani nude) che al buki waza (tecniche di armi), poiché quest'ultima categoria tecniche prevede che ENTRAMBI i praticanti maneggino un'arma, cosa che ora appunto NON avviene.

I punti salienti da sottolineare sono i seguenti:

- l'attacco del nostro partner, essendo armato, diventa molto più pericoloso del solito;

- se ci immaginario la linea immaginaria sulla quale si attuerà l'attacco (sei chu sen), risulta poco prudente usare movimenti che la attraversino, il che vuol dire uscire a DX se abbiamo l'hanmi destro, uscire a SX se invece abbiamo il sinistro;

- esiste un modo per passare dall'altra parte della linea (esso è mostrato al fondo del video), ma non si tratta di una pratica di base;

- è importante porre particolare attenzione alla mano ed agli arti arretrati, poiché è frequente che essi possano essere colpiti se non si fa particolare attenzione a defilarsi dalla linea sulla quale si sviluppa l'attacco.


Tachi dori è un prerequisito di ogni esame DAN (almeno lo è in Federazione): ciò che distingue un livello da un altro è il NUMERO di tecniche distinte da conoscere. I requisiti MINIMI sono:

- 2 per shodan (1º dan);
- 4 per nidan (2º dan);
- 6 per sandan (3º dan);
- 8 per yondan (4º dan);
- 12 per godan (5º dan).

Ovviamente questi requisiti MINIMI si intendono comprendere sia tachi dori ai hanmi, che gyaku hanmi: e questo fa comprendere quanto questi siano veramente requisiti minimali, poiché ci sia aspetta che un candidato ne conosca molte di più.


lunedì 13 aprile 2020

L'Aikido non si fa più? Senti il Doshu, ma poi decidi tu

Il 1º aprile scorso, l'Aikikai Honbu Dojo ha pubblicato un breve messaggio del Doshu, Moriteru Ueshiba, sull'emergenza cornavirus.

Troverete il testo ufficiale in inglese QUI.

Specchiando la traduzione gentilmente offerta da Simone Chierchini Sensei, su Aikido Italia Network, vi riportiamo di seguito il testo tradotto in italiano.

"Il Covid-19 si sta diffondendo in tutto il mondo.
Prego per la pronta guarigione di tutti coloro che ne sono stati colpiti e vorrei anche esprimere le mie sincere condoglianze alle famiglie di tutti coloro che sono deceduti.

In questi tempi in cui Covid-19 si sta diffondendo in tutto il mondo, varie cose ed eventi vengono ridotti o cancellati come misura per evitare l’infezione, e la nostra società si sente come se nuvole oscure fossero sospese su di noi.

Per quanto riguarda l’Aikido, eventi vengono annullati in tutte le regioni e la maggior parte di noi non può nemmeno continuare a praticare a causa della chiusura dei luoghi di allenamento.
Sebbene inevitabile, questa è una vera sventura.

“Il movimento circolare incarna lo spirito dell’Aikido, lo spirito di armonia”. Credo che questo pensiero sia il più importante per noi come esseri umani. Proprio ora, specialmente in questo momento, dobbiamo valorizzare lo spirito di armonia e non perdere il nostro senso morale per paura del virus.

È importante prevenire la diffusione dell’infezione e l’autoprotezione.
Allo stesso tempo, siamo sicuri di non star esaurendoci per la paura che la situazione attuale sta causando?
Che non stiamo perdendo la nostra premura verso gli altri, la nostra gentilezza?
Sembra che il nostro stato d’animo stia venendo testato da questo virus.

Dobbiamo combattere questa paura senza perdere il nostro senso morale e senza commettere qualsiasi tipo di discriminazione nei confronti degli altri. Dobbiamo essere calmi e affabili.
Fino al momento in cui questa infezione termini e si possa tornare alla nostra pratica di Aikido quotidiana, prego che tutti noi non si dimentichi lo “spirito di armonia” e che si continui a percorrere lo stesso cammino insieme.

1º aprile 2020
Aikido Doshu Moriteru Ueshiba"

Ci sembra a questo punto importante condividere alcune riflessioni che questo scritto ci ha stimolato.

Il compito del Doshu non è semplice e quando una persona occupa una posizione pubblica, a capo di un'organizzazione internazionale, sappiamo bene che una parola può risultare poca e due possono essere troppe... ovvero ci sarà sempre qualcuno pronto a riconoscersi nel messaggio o a discordare con esso.

Il nostro compito però non è tanto quello di "promuovere" o "bocciare" l'intervento di Moriteru Ueshiba, ma quello di riflettere su alcuni significati meno evidenti, che è possibile leggere fra le righe. Esaminaimole quindi nel dettaglio...

"Prego per la pronta guarigione di tutti coloro che ne sono stati colpiti"

PREGARE è qualcosa che si rifà a pratiche di tipo SPIRITUALE: uno shintoista lo farà a modo suo e molto differente da un mussulmano o un cristiano... però è indubbio che ciascuno abbia un suo modo per entrare in contatto con una dimensione immanente e trascendente, e che considera valido ed autentico.

In realtà non è nemmeno necessario essere religiosi per essere spirituali, in quanto ciò risulta l'essenza più naturale di ogni essere questa. O' Sensei ce lo doveva avere ben chiaro, vista la mole di studi e di pratiche che riguardavano il mondo dei kami che aveva fatto nella vita.

Noi abbiamo introdotto questa dimensione nel nostro Aikido?
Oppure esso è solo un'accozzaglia - magari anche molto ampia - di tecnicismi per fare leve articolari ad un'altro individuo?

"e vorrei anche esprimere le mie sincere condoglianze alle famiglie di tutti coloro che sono deceduti."


Siamo mica un pelo ossessionati dal pensiero e dalla paura della morte?

Il coronavirus sta uccidendo molte persone, ma ogni anno muoiono da 250.00 a 600.000 (si, più di mezzo milione!!!) di persone in tutto il mondo per broncopatie ed influenze stagionali (ad oggi, ad essere largamente inclusivi, per il corona virus se ne sono andate circa 115.000 persone): siamo sicuri di non vivere questa vicenda come qualcosa di orribile solo perché ci mette davanti al naso uno dei nostri peggiori tabù?

Secondo noi si dovrebbe, sin dalle elementari, insegnare ai bambini che la "morte" NON è una patologia, ma l'ultima fase di quel processo che si chiama "vita"... quindi che è qualcosa di NATURALE ed il rapporto con la quale non è detto che debba essere doloroso ed improficuo come la maggioranza sembra oggi credere.

"Per quanto riguarda l’Aikido, eventi vengono annullati in tutte le regioni e la maggior parte di noi non può nemmeno continuare a praticare a causa della chiusura dei luoghi di allenamento.
Sebbene inevitabile, questa è una vera sventura".

Sappiamo bene cosa sta accadendo nel mondo per il sconfinamento sociale, solo ci colpiscono un paio di affermazioni della frase precedente:

1 - "la maggior parte di noi non può nemmeno continuare a praticare", questo NON è reale, moltissimi si sono organizzati per far proseguire le loro attività on-line; non si potrà forse praticare come in passato, questo si... ma non ci verrebbe da dire che non esistono modalità per continuare a fare Aikido nella propria vita; questa ci suona come una dichiarazione tipo "l'Aikido è quella cosa che fai al Dojo rotolandoti sul tatami", che ci sembra - onestamente - un po' limitativo rispetto al messaggio che ci ha lasciato invece suo nonno Morihei;

2 - "questa è una vera sventura": pur comprendendo il "modo di dire", la "sventura" o la "gran fortuna" sono due posizioni dipendenti dal punto di osservazione che si ha di un fenomeno; in una prospettiva spirituale, il caso NON esiste, quindi quello che accade NON è che la cosa migliore che può accadere e la "sventura" e la "sfiga" non trovano alcuna collocazione. Quindi prima ci chiede di pregare ed assumere una prospettiva spirituale, poi ci dice che la situazione è "unfortunate" ("sfortunata"): insomma un po' di incongruenza la rileviamo, ma sappiamo quanto pasticcioni riescono ad essere i giapponesi su questi temi, e quanto siano anche molto superstiziosi!

"È importante prevenire la diffusione dell’infezione e l’autoprotezione".

Secondo noi, l'autoprotezione è contraria ai principi dell'Aikido, ci spieghiamo bene: nella nostra disciplina gli attacchi vengono accolti non con la sola finalità di "proteggerci", la protezione dell'attaccato risulta una sorta di effetto secondario al modo di porsi nel conflitto.

Ai nostri giorni ci poniamo con il Covid-19 come con un "nemico da non fare entrare", dal quale creare separazione (mascherine, isolamento sociale, etc): questo non centra un tubo con i principi che studiamo sul tatami.

Poca attenzione invece viene posta sulle ragioni per le quali un individuo viene infettato ed un altro no: ovvero cosa può fare ciascuna persona per aumentare la propria vitalità e rafforzare le proprie difese immunitarie, rendendosi così auto-immune al virus... questo sarebbe un tot Aiki!

Ne abbiamo parato anche in questo video, già postato circa 3 settimane fa...



"Allo stesso tempo, siamo sicuri di non star esaurendoci per la paura che la situazione attuale sta causando?"

Crediamo anche noi che valga molto la pena di chiederselo... anche perché ci sembra che stia accadendo proprio questo!


Una delle risposte CERTE che la scienza è che la paura e lo stress generano modificazioni al sistema endocrino, che reagisce immediatamente modificando la produzione di diversi ormoni, come adrenalina e noradrenalina (catecolamine), cortisolo, ormone della crescita (GH) e prolattina che aumentano rapidamente, più lentamente si innalzano gli ormoni tiroidei.

Gli ormoni sessuali tendono ad abbassarsi, la glicemia tende ad aumentare, come pure colesterolo e trigliceridi.

Il sistema nervoso vegetativo risponde con una ipersollecitazione del sistema simpatico (combatti o fuggi) per mettere l'organismo nelle condizioni di fronteggiare o ad evitare al più presto la situazione stressante.

Se la situazione si prolunga troppo, tuttavia, le risorse interne dell'organismo tendono a scemare ed abbassare la vitalità: questa è la vera e propria "porta aperta" alle infezioni virali!

"Sembra che il nostro stato d’animo stia venendo testato da questo virus".

Concordiamo al 1000%, grande Moriteru Sensei!
Chiediamoci sono insieme come vorremmo uscire da questo test, cosa ci piacerebbe imparare da esso... senza lasciare che le circostanze decretino il nostro destino!

"Dobbiamo combattere questa paura senza perdere il nostro senso morale e senza commettere qualsiasi tipo di discriminazione nei confronti degli altri".

Qui ci troviamo nuovamente in parziale disaccordo: non si deve combattere proprio nulla, meno che meno la paura stessa.

Il "combattere qualcosa" non è una prospettiva Aiki già di per sé, e la paura - secondo noi - va accettata (polarità YIN) e non combattuta (polarità YANG).

Più si combatte la paura, più la si rafforza... mentre più la si accetta, più essa svanisce: dobbiamo darci il permesso di avere paura, smettendola di avere paura di avere paura (che non è per nulla solo un gioco di parole!)

"Dobbiamo essere calmi e affabili".


È apprezzabile questo messaggio, ma detto in modo un po' rigirino, secondo noi... poi magari è solo responsabilità della tradizione giapponese - inglese e inglese  -italiano...

Non dobbiamo essere calmi, ma possiamo scegliere di esserlo: la calma autoimposta denota paura repressa e necessità di ostentare qualcosa che non si può avere... ma si può solo ESSERE.

"Fino al momento in cui questa infezione termini e si possa tornare alla nostra pratica di Aikido quotidiana..."

Grazie mille, caro Doshu, ma per noi la pratica sta continuando... magari non sul tatami, non nel Dojo, non fisicamente... ma sta continuando ECCOME, anzi forse paradossalmente ora stiamo avendo un'occasione preziosa di pratica dei principi della disciplina che non abbiamo mai avuto in precedenza!!!

"prego che tutti noi non si dimentichi lo “spirito di armonia” e che si continui a percorrere lo stesso cammino insieme"


Questo auguro non può che essere condivisibile e condiviso... però aggiungiamo anche: ci mancherebbe pure che arrivi un virus e ci fa dimenticare ciò che abbiamo costruito e nutrito per anni (talvolta per decenni) perché non possiamo muovere le natiche per qualche mese!

Se così fosse, sarebbe stato veramente di poco valore ciò che suo nonno ci ha lasciato in eredità... ed ovviamente noi crediamo il contrario!



lunedì 6 aprile 2020

Web: il caos per chi si esercita ad afferrarlo

Come dicevamo solo un paio di settimane fa, l'Aikido (e qualsiasi altra disciplina) sono sbarcati con prepotenza sul Web, soprattutto a seguito dell'impossibilità di essere praticato in un Dojo e per via della quarantena.

È notevolmente interessante osservare le dinamiche che - in breve tempo - si stanno instaurando, poiché la natura selvaggia della rete di per sé agevola una notevole quantità di caos... che però non dovrebbe fare timore a noi Aikidoka, che nel "randori" cerchiamo proprio di rendere armonico!

Iniziamo subito dalle posizioni facili da esaminare: c'è chi si scaglia a male parole verso queste "diavolerie tecnologiche"... ricordando che "quando c'era lui, i treni arrivavano in orario!"
Non fare un tubo e criticare le proposte degli altri è sempre qualcosa di particolarmente comodo e italiota, fortuna nostra sono pochi e sparuti ad avere posizioni simili.

Poi c'è chi invece tenta di fare, di coinvolgersi... ma che - per la prima volta - si trova dinnanzi alcuni problemi da risolvere, ad esempio:

- fare attività on-line significa fare video tutorial?

- fare attività on-line significa fare video-lezioni live nelle quali si propone agli allievi di fare movimenti specifici, sotto l'osservazione del proprio insegnante?

- fare attività on-line significa fare video-lezioni live nelle quali si fanno lezioni frontali (il docente parla, gli allievi ascoltano ed al massimo fanno delle domande al termine) su argomenti teorici della disciplina (storia, filosofia, spiritualità)?

- fare attività on-line significa fare video-lezioni live nelle quali si agevolano dibattiti su alcune tematiche di interesse comune?

- fare lezione on-line significa forse un po' tutte queste cose insieme e nessuna al contempo?

- cos'è un Webinar?

Crediamo sia difficile dare una risposta univoca e definitiva...

Iniziare a filmarsi con il telefonino nel soggiorno di casa propria e mandare ai propri allievi un video di esercizi proposti... può essere un BUON primo modo di utilizzare la rete: ci si mette nelle stesse condizioni di un allievo e gli si fa comprendere che è possibile comunque continuare a praticare!

In questo caso non è importante né una buona tecnica, né strumenti di tipo professionale: si vuole passare una propensione, si vuole fare sentire vicinanza ad un gruppo...

Fare un TUTORIAL invece è qualcosa di diverso: si presuppone di mettere a disposizione del prossimo del materiale utile per imparare qualcosa di nuovo, o ripassare agilmente qualcosa di già acquisito.

Per questo è necessario più tempo e più cura, poiché si presuppone una chiarezza esplicativa ed alcuni strumenti più evoluti per confezionare il materiale (videocamera, programmi di montaggio video, etc).
Per esperienza vi diciamo che su un video tutorial è possibile lavorare da alcune ore, ad alcuni giorni in modo dedicato. Non tutti quindi sono in grado di fare tutorial, il livello di impegno richiesto è abbastanza elevato.

Il numero dei tutorial è ora in netto aumento, ma la ristrettezza delle condizioni di produzione (tutti forzatamente a casa in quarantena, niente Dojo, spazzi ristretti, etc) al momento NON consente di produrre grandi materiali, a nostro parere...

... a meno di fare come il Mº Fabio Ramazzin che, per esempio, fra le altre cose sta facendo una serie di tutorial nei quali spiega come fare movimenti con le armi in uno spazio ristretto ("Aikido Dal Corridoio")




Questa è una rubrica che sfrutta la scomodità nella quale ci troviamo a vivere come un valore aggiunto per imparare qualcosa di utile alla propria pratica.
L'approccio è ben curato, professionale, i contenuti sono presenti e chiari.

La maggior parte di lezioni on-line che stiamo vedendo però oggi si basa su un altro format: l'insegnante mostra tramite webcam alcuni esercizi, di riscaldamento, di taijutsu, di buki waza... e gli allievi connessi li replicano.

Una vera e propria lezione fisica a distanza.

Ne abbiamo viste e vissute in prima persona di diversi tipi e - nonostante ora siano fra le poche pratiche possibile - non ci hanno ancora entusiasmato e vi spieghiamo il perché.

Le persone che seguono la lezione fisica on-line hanno la possibilità di muoversi in locations ed atmosfere molto differenti fra di loro. C'è chi ha un prato enorme davanti a casa, c'è chi ha 1 mq risicato in soggiorno o in cucina, con il fratello piccolo che nel frattempo gioca col cane nei paraggi.

Alcuni non riescono ad essere inquadrati mentre praticano, o si vedono i piedi e non la testa, o viceversa: la possibilità per il Sensei di correggere le posture che vede è limitata, in quanto lo strumento "video-conferenza" non è stato pensato per questo, ma lo si usa ora per necessità in modo adattato.

Poi la maggioranza di esercizi di Aikido necessitano un lavoro a coppie e non è detto che in ogni casa collegata ci siano 2 allievi o qualcuno che si presta a fare gli esercizi con il mono-allievo che si collega.

Per queste ragioni - ed anche se non bocciate nel loro fine, che è quello di fare muovere la gente confinata a casa - ci sembra che queste NON siano al momento le modalità più efficaci di utilizzare il Web, ma saremmo ovviamente felici di sbagliarci.

E, fra l'altro, nuove domande mai poste prima si scatenano nelle menti di alcuni: per esempio, "se un allievo si facesse male seguendo (maldestramente) l'indicazione on-line del suo docente, di chi sarebbe la responsabilità?"

Al Dojo chiunque è assicurato (o dovrebbe esserlo per legge), ma a casa propria?
Un tempo su alcuni video svettava la scritta "Don't try this at home", ovvero "non provate questo a casa"... sottointeso "ma solo sotto l'osservazione di un docente qualificato".

Oggi il docente può essere qualificato quanto vuole, ma non sempre ha la possibilità di accorgersi che un allievo sta sbagliando e rischia di farsi del male da solo... né sempre ha modo di intervenire prima che ciò accada come quando il rapporto è di presenza.

Esistono però anche altre modalità di condurre lezioni on-line: ovvero proporre agli allievi lezioni frontali su argomenti teorici, utilizzando il fatto che in Aikido ne abbiamo veramente tanti se solo volessimo farci caso.

Ci sono aspetti storici, filosofici, culturali, spirituali che fanno parte integrante della disciplina che pratichiamo e per i quali c'è - di solito - poco tempo di approfondimento: in una lezione normale, o si parla o si pratica e fare diventare le lezioni delle conferenze non sempre è una soluzione accettabile.

La pratica resta comunque qualcosa di fisico e se si interrompe questa fisicità per spendere 2 parole, esse restano confinate in spazzi solitamente non molto ampi: nella condizione che stiamo invece tutti vivendo invece queste due polarità sono invertite.

C'è più difficoltà nel muoversi fisicamente, ma nessun problema nel presenziare attivamente ad eventi formativi on-line, nei quali venga offerta una proposta culturale che arricchisca a tutto tondo le proprie conoscenze sulla disciplina che pratica.

Gli unici inconvenienti è che è necessario avere docenti preparati, che magari raccolgono le informazioni in modo ordinato ed accurato, preparando a loro volta i loro interventi (e per questo ci va tempo e lavoro): di docenti così non siamo pieni, da quel poco/tanto che abbiamo potuto ad oggi vedere.

La lezione frontale teorica con domande finali è una bella opportunità da cogliere in questi tempi e parte delle attività proposte al momento dal nostro Dojo ricalcano proprio questa modalità, e gli allievi sembrano partecipare con curiosità ed interesse.

Esiste poi un'ulteriore modalità di lezione on-line (o variante della precedente): si può stimolare un confronto dei praticanti, una sorta di tavola-rotonda, su un argomento specifico o su un tema importante per l'Aikido e la sua pratica ordinaria.
Noi abbiamo al momento fatto incontri simili sul rapporto Senpai-Kōhai, sul concetto di ricezione in Aikido (ukeru), sulla vita del Fondatore, Morihei Ueshiba... ed eravamo dalle 20 alle 30 persone a seguire ed intervenire attivamente in questi confronti/dibattiti.




Ci va un coordinatore degli interventi, che magari definisca bene l'argomento della discussione, ne inquadri il contesto e quindi supporti gli interventi di chi vuole aggiungere un suo contributo.

Questa tipologia di lezioni on-line risulta particolarmente interessante e coinvolgente, ma - nuovamente - chi dirige deve avere le idee ben chiare su come gestire gli interventi del gruppo, per far si che l'atmosfera risulti positiva e proficua per i partecipanti, così come si deve dotare di piattaforme digitali che permettano questi scambi, meglio di come si potrebbe fare su Skype o Messenger (e di solito questo ha un costo in denaro).

Questo è ciò che la rete definisce "Webinar", ovvero una parola nota ai nostri giorni, nata per neologismo "Web" + "Seminar".

Parliamo quindi di un evento pubblico che avviene on-line, un’occasione nella quale più persone si ritrovano via internet, mediante una piattaforma o un software, nello stesso momento per discutere di un certo argomento: chi presenta o conduce l’evento può usare diversi strumenti on-line, mostrando slide, filmati, confrontandosi in diretta con gli altri partecipanti, sia in forma scritta sia a voce.

Oggi sembra che tutti facciano Webinar, ma in realtà sono molto rare le occasioni di formazione serie di questo tipo (almeno in Aikido), semplicemente perché un evento di questo tipo non solo si prefigge di offrire contenuti da parte di un docente, ma diventa fondamentale l'interazione che questi può fare con i partecipanti, in una "main room" (ovvero in una "stanza principale") e/o tramite le "breakout rooms" (ovvero "le stanze secondarie" nelle quali i partecipanti vengono suddivisi per fare il lavoro di brain-storming che poi viene affrontato nella main room).




Un ambiente simile si crea con piattaforme a pagamento, risulta veramente molto versatile ed utile... solo l'Aikido non è l'ambito nel quale è stato utilizzato al massimo delle sue potenzialità fino a ieri.


Esistono apripista che già da qualche anno lavorano in modo professionale in questi ambiti, ma per l'Aikido ci sembra di poterli contare (a livello mondiale) sulle dita di una sola mano.

Stiamo con curiosità a guardare quale piega prenderà questa interessante moltitudine di sperimentazioni... sicuri che cambierà in ogni caso la percezione della nostra pratica, anche quando l'emergenza sanitaria sarà solo un lontano ricordo!