Se le pratiche di base erano state paragonate alle note ed al solfeggio nella musica, allora gli esercizi che vi mostriamo oggi potrebbero essere il corrispettivo dei primi accordi.
Se le pratiche di base erano viste come l'alfabeto, ciò che esaminiamo ora insieme costituirà le sillabe o le prime parole da formare quando uno inizia a scrivere.
Si tratta ora di includere la pratica con un partner fisico, che di solito ha il compito di attaccarci con un colpo di punta o con un fendente singolo a 3 differenti altezze, ovvero:- gedan, altezza delle ginocchia;
- chudan, altezza della cintura;
- jodan, altezza del viso.
Chi attacca con un arma si definisce uchijo, mentre chi riceve l'attacco si chiama ukejo (notare l'inversione del ruolo di uke rispetto al taijutsu).
Si eseguono quindi alcune blocchi/parate degli attacchi, armonizzandosi con il timing di uchijo: questi accordi, o queste sillabe, sono poi "i pezzi" dei quali sono fatti i kumi jo, ovvero i combattimenti preordinati di jo, che costituiranno il successivo passo didattico.Ma perché studiare prima le singole possibili armonizzazioni?
Semplice: perché quando ne vorremmo eseguire di più complesse e concatenate fra loro, con i ruoli di chi attacca e di chi riceve che continuano ad invertirsi (chi-attacca-chi è in continuo mutamento in un qualsiasi kumijo) sarà importante focalizzarsi più sulla fluidità della sequenza, che sul singolo passaggio... ragione per la quale è bene studiare PRIMA i singoli passaggi, così di potersi agevolare dopo delle competenze acquisite... quando avevamo solo quello da fare.
Didatticamente parlando si procede sempre da un fattore di complessità minore ad uno maggiore, secondo il processo:
- note -> accordi -> canzoni -> improvvisazione jazz
- lettere -> sillabe/parole -> testo scritto -> poesia
- suburi, kata -> jo barai/awase -> kumi jo -> henka no kumi jo -> jo jiyu waza
Vi presentiamo di seguito 3 tutorial, uno per ogni livello (altezza) di attacco, ciascuno riportante sia le parate più consuete, sia le evoluzioni meno semplici da eseguire.
Iniziamo con jo barai/awase GEDAN...
Noterete che ciascuna parata può essere eseguita sia nella forma dankai teki ni (a step consecutivi tra sé ed il partner), che nella forma fluida vera e propria (awase), che è anche il fine ultimo dell'esercizio.
Non molti sanno che la modalità di pratica dankai teki ni fu sviluppata da Morihiro Saito Sensei agli inizi degli anni '90, ma non esisteva al tempo di O' Sensei... poiché - sempre a quel tempo - ogni movimento veniva eseguito fin da subito in modo fluido.
Questa modalità fu introdotta ad un certo punto SOLO per fini didattici, poiché spesso Saito Sensei si trovava spesso dinnanzi persone poco esperte (o totalmente inesperte) di armi: risultava quindi semplificativo fare eseguire ciascun movimento come se il tempo per l'altro partner si fosse fermato, così da evidenziare bene chi-faceva-che-cosa, con quale angolo, su quale bersaglio... e così via.Il dankai teki ni quindi è una tipica modalità da principianti, che come tale perciò può restare: il fatto che attualmente molto dell'Iwama Ryu forzi a questa pratica pure i gradi più avanzati risulta un non-senso storico, a nostro avviso.
Proseguiamo ora con lo studio di jo barai/awase CHUDAN...
Questa prassi avviene infatti mentre uchijo sta fermo e se lo lascia fare: va da sé che se il combattimento fosse vero egli cercherebbe di pararlo e non starebbe li ad attendere che l'altro lo infilzi.
E per concludere, ecco il tutorial su jo barai/awase JODAN...
Un'ultima cosa curiosa: nei nostri primi anni di Aikido avevamo studiato 7 parate/armonizzazioni fondamentali di jo.
Va detto che esse furono portate in Italia dall'opera divulgativa di Paolo Corallini Sensei e di Giorgio Oscari Sensei, che vissero al tempo più di chiunque altro connazionale un rapporto diretto e personale con Morihiro Saito Sensei, che - appunto - le utilizzava nella sua didattica.
Il fatto che ci venissero insegnate 7 parate fondamentali faceva presupporre facilmente che non fossero le uniche, ma solo quelle ritenute principali e forse più di base.
Frequentando diversi ambienti, che si rifacevano ad entrambi questi famosi Sensei italiani, ci siamo accorti che entrambi proponevano 7 parate fondamentali di jo, tuttavia le prime 6 erano identiche ma 1 (la 7º ed ultima) era differente a seconda di chi la insegnava.
Avendo avuto entrambi lo stesso Insegnante, ci venne voglia di comprendere la ragione di questa differenza e quindi continuammo ad indagare con altri allievi diretti di Morihiro Saito Sensei: abbiamo quindi chiesto a Miles Kessler, Patrick Cassidy, Bjorn Saw... tutti docenti - spesso professionisti - che hanno speso diversi ANNI come uchi deshi del Dojo di Iwama e che quindi vivevano quotidianamente ed in modo continuativo il rapporto con Saito Sensei in Giappone.Le loro risposte ci lasciarono basiti: a quanto pare in Iwama NON si praticavano assolutamente 7 parate fondamentali di jo, numerati da 1 a 7... ma una serie abbastanza numerosa di jo awase, che ovviamente comprendeva ANCHE i 7 esercizi che ci erano stati insegnati, ma insieme a molti altri ancora.
Quello che doveva essere successo è che - nella preziosa opera di divulgazione dei 2 Sensei italiani sopra citati - essi abbiano chiesto al loro Maestro indicazioni sugli esercizi più importanti da insegnare, ed egli abbia dato loro 2 risposte quasi uguali, ma non esattamente identiche.
Entrambi quindi avranno fedelmente seguito le indicazioni ricevute e quindi insegnato i "loro" 7 esercizi di jo awase agli allievi, che però li hanno forse poi presi come se fossero degli assoluti... tanto che i "Coralliniani" e gli "Oscariani" rimproveravano gli uni gli altri un errore nel jo awase nº 7 della controparte. Come spesso accade, ciò che era stato fatto con ottimi propositi divulgativi, rischiava di divenire un punto sul quale discordare, dividersi, criticarsi: tipica dinamica umana, uguale a se stessa in ogni ambito in cui emerge.
Non c'era invece nessuno che sbagliava, ma semplicemente si deve essere verificata un'interpretazione un po' restrittiva di un campo molto vasto... ragione per la quale abbiamo scelto di fare i video-tutorial basati sull'altezza dell'attacco e non unicamente sulla sequenza da 1 a 7 che avevamo appreso.
In Aikido c'è molta tecnica da imparare e di sicuro la possibilità di apprenderla è funzione del tempo che vi si dedica per farlo: 7 parate fondamentali vanno più che bene per iniziare, quindi... a patto di non ritenere che il bagaglio tecnico debba per forza iniziare e terminare con esse.
Vi abbiamo raccontato questo aneddoto poiché crediamo che molto spesso in Aikido accada che un Maestro indichi la luna e l'allievo scorga solo il dito: noi lo abbiamo fatto per primi e per molti anni prima di renderci conto che stavamo limitando da soli la profondità della prospettiva con la quale stavamo osservando la disciplina.Buona pratica di coppia con il jo!
Nessun commento:
Posta un commento