Questo libro si presenta come un'agile, ma non superficiale, riflessione sull'importanza dei valori della tradizione nelle attività marziali giapponesi.
Ne possono beneficiare i praticanti di Aikido (l'Autore è un istruttore e praticante di Aikido), così come gli appassionati di storia, sociologia e tradizione nipponica ed i praticanti di altre discipline tradizionali giapponesi.
Il reishiki è l'insieme di quei protocolli di comportamento che nella tradizione vengono praticati sul tatami e in un Dojo: l'Autore, decennale studioso di questo argomento, sente particolarmente il bisogno di parlarne ad una società nella quale si rischia di sottovalutarne un po' sia l'importanza, che la portata.
Anche nelle nostre pagine ne abbiamo parlato più volte in questi anni... avere chiaro il perché di molte norme tradizionali NON è solo un requisito importante per fare bella figura dei saggi e dei sapienti davanti a chi invece non conosce l'argomento.
C'è qualcosa di più... e nel libro si tenta appunto di spiegare cos'è questo valore aggiunto, nei vari contesti in cui esso sembra poter fare sul serio la differenza.Dopo un'introduzione storico-culturale... si passa ad esaminare il reishiki in connessione al Dojo, all'abbigliamento, all'utilizzo delle armi, al rapporto interpersonale fra i praticanti ed il Sensei, alle forme di dialettica da esso consigliate, e così via.
Un occidentale medio va a fare un'attività marziale senza porsi il problema di conoscere la tradizione dalla quale essa proviene: abbiamo una mentalità pratica e pragmatica... quindi cerchiamo qualcosa di semplice, lineare, efficace e spesso pure immediata.
Certe tradizioni possono addirittura apparire qualcosa di storicamente fuori posto nel 2021 ed alle nostre latitudini.
Beh, non sempre però risulta così approfondendo un minimo: ecco che quindi conoscere la differenza fra una Koryu ed il Gendai Budo diventa molto importante per un praticante (ed assolutamente fondamentale per un docente!)... cambia proprio la prospettiva con la quale approcciare la propria disciplina.
Nel testo "Reishiki - la consapevolezza marziale" si parla del valore del proprio "lignaggio", delle differenze fra la cultura occidentale e quella orientale, dell'approccio che sarebbe sano avere con i marzialisti più giovani... che rappresenteranno - volenti o nolenti - il futuro delle nostre discipline.Perché non è la stessa cosa vincere una gara, sapendo che competiamo solo per migliorare noi stessi o farlo con l'unico fine di portare a casa una medaglia... così come non è la stessa cosa portare a casa una medaglia GRAZIE alla capacità di rispettare in toto il reishiki di una disciplina, o vincerla essendo disposti a mettersi sotto i piedi qualsiasi norma etica che si frapponga fra noi ed il risultato che vogliamo ottenere.
E pure in Aikido, che le gare non le ha, risulta proprio la stessa cosa: certo, in questo caso, lo spirito competitivo tenderà a prendere altre forme, poiché non esplicito... ma non per questo sarà assente.
Quante volte abbiamo visto persone mancare di rispetto agli assenti con le loro dichiarazioni?
Questa è qualcosa che viene specialmente bene a certi Maestri di Aikido... famosi per lo svalutare sempre e comunque altre Scuole, didattiche, stili... o direttamente altri Maestri della stessa disciplina.
Che problema regna nel cuore di chi si comporta in modo poco etico... di chi per innalzare se stesso sente l'esigenza di schiacciare qualcun altro?
Non ci è dato sapere... ma di certo il reishiki NON a caso impedisce questo gente di atteggiamenti, che oltre ad essere "omicidi" nel confronti altrui, risultano alla lunga anche "suicidi" nei confronti di chi li pone in essere.
La saggezza della tradizione si è già espressa su molte questioni vitali ed ha cristallizzato se stessa sotto forma di "buone norme" da applicare in ambito marziale: ma noi sappiamo che ci sono questi cristalli?
Sappiamo dove cercali e che possiedono un grande valore?
Secondo noi questo testo fa molto bene il suo dovere, ovvero si scandalizza un po' di quanto spesso questa saggezza tradizionale tenda ad essere ignorata dalle nostre parti, descrivendo tutta una serie di derive pericolose che le nostre discipline tendono a prendere per via di un'eccesso di "occidentalizzazione" o "sportivizzazione", potremmo dire.
L'opera appare scorrevole, colta, accompagnala dalla spiegazione di diversi termini giapponesi inerenti al reishiki e graziosamente accompagnata da illustrazioni xilografiche di Katsushika Hokusai (1760 - 1849).Da un punto di vista emotivo, essa appare anche accompagnata da un filo di tristezza, legato a quanto tesoro si rischia di far passare per bigiotteria di poco valore. Crediamo che una tendenza simile sia naturale quando si prova a contaminare una cultura con un'altra, non solo molto differente... ma per certi versi quasi diametralmente opposta. Però è altrettanto importante avere a cuore che certi concetti non passino sottovalutati... e si apprenda come renderli vissuti nel quotidiano.
Trovare nel rispetto, nella parsimonia, nella generosità, nella non ostentazione valori positivi per la crescita del proprio carattere è qualcosa di non difficile a livello filosofico: sono tutti bei concetti, facilmente sposabili da chiunque.
Ecco però che il reishiki è quello strumento che ci guida nel metterli in pratica... dinamica nella quale di solito siamo molto meno bravi rispetto alle parole!
Il contributo di Gianclaudio Maria Vianzone ci è sembrato quindi molto importante in un contesto socio culturale che da un lato si lagna sull'impoverimento delle proprie scale di valori... ma dall'altro non si sbatte più di tanto per colmare questo suo bisogno, spesso svalutando gli strumenti di cui dispone, anziché valorizzarli.
Vi raccomandiamo quindi "Reishiki - la consapevolezza marziale", 121 p. Sottosopra Edizioni (TO) 2021, 15,00 €. Ecco il LINK per ordinare il testo.
Il reishiki non è tutto, ma è MOLTO: la possibilità di andare più lontano nell'evoluzione delle nostre discipline richiede di avere integrato la sapienza tradizionale e di saperla onorare... cerchiamo di non scordarlo ogni volta che desideriamo sentirci "moderni".
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