Innanzi tutto dobbiamo ammettere che non tutti sono fatti per praticare Aikido per sempre, per quanto ciò possa dispiacerci.
La maggior parte di coloro che salgono sul tatami lo fanno - in realtà - per tempi non solo limitati, ma pure abbastanza brevi: qualche mese, qualche anno, un decennio... sono assolutamente più rare le persone che scelgono di farne un'attività che possa accompagnare l'intera propria vita.

Cambiano le nostre condizioni al contorno, cambiano le priorità della vita e bisogna operare delle scelte... che talvolta ci spingono a chiudere la porta che tempo prima avevamo con passione aperto. Talvolta, semplicemente, cambiamo noi e stop!

Lo diciamo perché abbiamo notato che le persone spesso non colgano che l'importanza di "finire bene" è almeno pari a quella di "iniziare bene"... poiché entrambi questi punti determineranno la qualità ed il significato della nostra esperienza e lasceranno dietro di loro un buon profumo o una certa puzza di bruciato.
Quando veniamo accolti in un Dojo, spesso ci sono persone che rallentano il ritmo al quale potrebbero lavorare per consentirci l'ingresso e l'integrazione nel gruppo: gente che potrebbe pensare più a sé, ma sceglie di dedicare il proprio tempo a noi ed ai nostri primi incerti passi.
Non ci riferiamo solo al Sensei, che è un habitué di pensare a cosa serve alle persone che ha dinnanzi piuttosto che a se stesso... ma anche ai semplici colleghi praticanti, di ogni ordine e grado: il tatami accoglie di solito abbastanza bene chi vuole mettere il naso dentro; pensare che ciò non abbia un valore da ricordare ed onorare non è un atteggiamento maturo.

La nostra avventura sul tatami può durare giorni, mesi, anni o decenni, ma quando ci accorgiamo che sta per concludersi (per qualche motivo dipendente o indipendente dalla nostra volontà), dovremmo fare una seria analisi di cosa l'esperienza in sé ci ha portato.

Ci saranno degli aspetti di noi che escono dall'esperienza dell'Aikido esattamente come ci sono entrati, mentre altre parti di noi potrebbero risultarne completamente modificate: in meglio? In peggio?

Difficile infatti fare un'esperienza che non porti proprio a NULLA!
Nel caso quindi trovassimo il valore che per noi l'Aikido ha avuto (può essere infinitesimo o immenso, nuovamente poco importa) proviamo a lasciare il corso, il Dojo, il Sensei, i compagni ONORANDO questo valore.

Persone con le quali sudavamo, che non avevamo remore a toccare e manipolare articolarmente nelle peggio posizioni del Kamasutra marziale.
Cosa accade a questa gente?
La vita li porta via dal tatami (questo è comprensibilissimo) e loro non vengono nemmeno a salutare ed a dire "Volevo solo dirvi grazie di tutto ed addio!"?
Crediamo che molti non facciano questa chiusa ufficiale quasi per "lasciarsi una porta sbacciata" dietro le spalle... così SE UN GIORNO FOSSE POSSIBILE... magari potrebbero tornare a praticare!
Ciò che costoro non comprendono è che proprio non dicendo nulla e sparendo essi si precludono la possibilità di tornare ad essere stimati qualora si ricalcasse il tatami in futuro.
Il Dojo è una comunità che cresce insieme a ciascuno dei propri membri: se uno se ne va non termina solo lui/lei la sua crescita nell'Aikido... ma terminano anche TUTTI i suoi compagni di apprendere qualcosa attraverso di lui/lei: in questo senso quindi, un abbandono è sempre un lutto collettivo, e non solo uno personale.

Quindi un "Volevo solo salutarvi, le nostre strade si dividono qui"... talvolta ha un valore IMMENSO nei cuori di ciascuno, anche senza tanti discorsi o ulteriori spiegazioni!
E cosa dire di quelli che - non solo se ne vanno senza dire nulla -, ma che una volta "fuori dal giro" criticano e svalutano ogni esperienza che hanno fatto al suo interno?
Mai incontrati tipi così?!
Noi un tot...
C'è una ragione perché ciò avviene?
Più di una di certo: si sono trovati male e non hanno mai avuto il coraggio di rimandarlo al Sensei ed ai compagni... ma non ci riferiamo ora tanto a queste casistiche.
Ci riferiamo a chi sembrava tutto "casa, chiesa e tatami", quelli che a momenti vivevano nel Dojo... e che poi si trasformano nei peggiori detrattori dei luoghi che hanno frequentato assiduamente, magari per anni.


Fate caso a quando qualcuno parla di ciò che ha terminato dopo una esperienza medio-lunga (poco importa se sia l'Aikido o altro): parla di sé o del mondo che "purtroppo" è brutto e cattivo?
Non sono casi poi così rari quelli che sputano nel piatto nel quale essi stessi hanno mangiato con appetito fino a poco prima... e che magari è stato la fonte di nutrimento per anni comune ad altre persone.

Rispettando noi stessi, RISPETTEREMO anche gli altri ALLO STESSO tempo!
Se rispetterete voi stessi, avrete il coraggio di ammettere che non è stata proprio tutta cacca quella che ci si è scambiata con i propri ex-compagni di viaggio: e - nuovamente - se troverete del valore, ONORATELO mentre ve ne andate.
Se la vita vi dovesse in futuro riportare sullo stesso tatami, facilmente potreste ritrovare vecchi compagni entusiasti di riavervi fra loro; se non dovesse accadere mai, avrete seminato in voi e nel prossimo il valore dell'esperienza comune...

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