lunedì 9 dicembre 2019

L'allievo dal rapporto unilaterale

Ci sono tanti tipi di allievi, in Aikido... così come in ogni contesto in cui è possibile ricoprire questo ruolo.

Non è facile cogliere le loro peculiari caratteristiche, ma oggi vi vogliamo parlare di una tipologia specifica, ovvero di quello che abbiamo chiamato "l'allievo dal rapporto unilaterale".

E di chi si tratterebbe?

Si tratta di quella persona che è d'accordo a sottoporsi ad una disciplina e di seguire le indicazioni di chi sceglie come Maestro... solo che poi, di fatto... NON LO FA!

Romanticamente parlando, molti sono quelli che DICONO di voler prendere seriamente un percorso, per esempio quello della pratica dell'Aikido: non tutti però sono poi altrettanto in grado di onorare le loro affermazioni con i fatti, ma facciamo qualche esempio pratico...

"Maestro, adesso che mi sono un po' sistemato con gli impegni di famiglia, dalla prossima settimana torno sul tatami"... disse l'allievo che poi non si fa vedere per i successivi 3 anni.

Se questi dovesse - per puro caso - tornare sul serio, cosa dovrebbe fare il suo Insegnante?

- accoglierlo a braccia aperte... poiché non aveva specificato né il mese, né l'anno in cui avrebbe ricominciato; anche la prossima settimana in fondo sarà seguita da un'altra prossima settimana;

- dirgli "Allievo, adesso che mi sono un po' sistemato con gli impegni dell'Aikido, dalla prossima settimana inizierò a spiegarti cose utili"... ma poi attendere 3 ulteriori anni per FARLO sul serio, giusto per fargli provare cosa significa attendere.

Se spendi una parola di promessa con il tuo Maestro e non sei in grado di mantenerla, perché ti aspetti che lui faccia diversamente con te?

Perché lui è il Maestro e NON può essere incoerente, invece tu si?

Facciamo un altro esempio:

"Maestro non sono pronto/a a fare l'esame, quindi se tu me lo fai fare non vengo più", oppure (che tanto è la stessa cosa) "Maestro sono pronto/a a fare l'esame, quindi se tu non me lo fai fare non vengo più"...

Quanti ce ne sono passati dinnanzi di casi simili!!!

Se riconosci nel tuo Maestro una valida guida, perché poi metti in discussione ogni 2x3 le indicazioni che ti da?

Perché lui è il Maestro e può ANCHE sbagliarsi, invece tu no?

E procediamo con gli esempi concreti...

Mai trovato un allievo al quale il Sensei dice: "Rilassa la spalla destra...", e poi glielo ripete per i successivi 10 anni, una lezione si ed un'altra anche?

Ogni volta lui dice: "Hai, Sensei!"... però poi ricade sistematicamente nello stesso errore, nella stessa postura, nel medesimo atteggiamento.

Perché questa tipologia di allievo NON impara?

Sembra che - tolta la formalità - non gliene freghi molto dei rimandi che il suo Maestro gli offre, infatti non si impegna mai a fare la differenza grazie ad essi.

Questi è l'allievo SANGUISUGA, perché riceve attenzioni, prende info e consigli, ma non da mai altrettanto a chi è generoso nei suoi riguardi.

Se riconosci nel tuo Maestro una valida guida, perché poi non fai attenzione a seguire le sue indicazioni, fai di testa tua e gli fai sempre ripetere le stesse cose?

Perché lui è il Maestro e ti DEVE attenzione e pazienza, invece tu no?

Capite bene che con questa gente è una battaglia persa: il rapporto non è un vero rapporto, ma più uno scroccare unilaterale, nel quale essi hanno tutti i diritti ed i loro referenti alla docenza tutti i doveri.

Ci sta pure che uno si presenti al Dojo in condizioni critiche, proprio perché ha deciso di darci un taglio con atteggiamenti simili... solo che non sa come farlo e quindi chiede aiuto ad una disciplina ed ad un Maestro per essere supportato in questo viaggio trasformativo.

Ci sta pure che - essendo questo un cambiamento grosso - non gli riesca in un paio di lezioni, e neanche di mesi... Ma esiste un tempo nel quale sto processo va messo in atto?

SI, definitivamente SI!

Indugiare troppo (leggi "essere pazienti e clementi") con queste categorie di persone può risultare molto pericoloso: ti usano, e quando non servi più ti mettono nel dimenticatoio in 4 e 4 otto!

Il rapporto fra Maestro ed allievo è SANO solo se è BILATERALE, ovvero se c'è uno SCAMBIO: essere generosi con gli allievi e darsi senza remore è un compito preciso di ogni Insegnante, ma ciò non deve essere preso né per scontato, né per gratuito.

Se l'allievo NON impara a rispettare ciò che gli si da, NON impara nemmeno a rispettare la parte sana di se stesso, che vuole dare: finisce per essere quindi una persona che è desiderosa di crescere al 100%, ma che non può farlo, poiché non è capace di mettere a frutto il proprio "darsi", esattamente come mette in discussione, nel dimenticatoio, in attesa, in forse ciò che gli danno gli altri (Maestro di Aikido incluso!).

Gli allievi devono rispetto a chi fatica per loro: se incontrate sulla vostra via un "allievo dal rapporto unilaterale"... fategli un bel regalo, lasciatelo da SOLO... 

... così che possa smettere di proiettavi la sua incoerenza addosso e si renda conto che è invece qualcosa che gli appartiene!






1 commento:

Anonimo ha detto...

Il sentirsi usati è una caratteristica dei rapporti umani. Ci si ritrova a guardare più quello che si fa per altri che non quello che viene fatto per noi. Nei corsi di arti marziali il numero non è mai molto alto, difficile ci siano 40 persone. Questo fa sì che il maestro concentri le sue energie sui pochi e crei delle aspettative affinché possano rimpolpare le fila. A volte però queste aspettative superano la capacità degli individui, non tutti scelgono un nuovo stile di vita, molti scelgono un percorso più laico per fare 1 o 2 volte alla settimana un’attività che piace. In tutto questo danno il loro contributo pagando (cosa per niente scontata) e magari dando la loro presenza anche in eventi straordinari. Se da una parte può essere uno sforzo notevole per il singolo, dall’altra parte sarà un qualcosa a cui il maestro darà scarsa importanza, sia per l’alto numero di persone che presenziano allo stesso evento, sia perché si dà per scontato che agli eventi l’allievo DEVE partecipare. Io credo che un maestro dovrebbe insegnare col sorriso perché contento e soddisfatto di quello che fa, al di là di quante persone lo seguano e dal giro che si crea.