lunedì 29 aprile 2019

50 anni che non sei più qui: il punto della situazione

Caro O' Sensei,

il 26 aprile 1969 te ne sei andato da questa terra, quindi proprio qualche giorno fa abbiamo celebrato il cinquantesimo anniversario della tua mancanza fra noi.

Ci sembra più che corretto tenerti informato su come le cose stiano procedendo quaggiù rispetto all'Aikido: te lo dobbiamo per il tuo lavoro pionieristico immenso, senza il quale oggi NON saremmo nemmeno qui a scrivere.

L'Aikido è cresciuto da subito numericamente molto e si è espanso in tutto il mondo; forse si contano veramente sulle dita di una mano le zone della Terra che ancora non conoscono la disciplina che ci hai donato... e che non hanno avuto qualche pur timida nozione sulla tua vita, e sulla filosofia che ti ha spinto attraverso di essa.

Questo è avvenuto subito dopo che tu sei morto, specie dagli anni '70 agli anni '90, anche grazie ad una generosa e coraggiosa compagine di Insegnanti, quasi tutti tuoi allievi più o meno diretti...

... che hanno viaggiato in tutti i continenti per far giungere l'eco della tua voce, dei tuoi movimenti e dei contenuti importanti che in essi erano racchiusi.

C'è poi stato un periodo di stasi, e quindi una lieve contrazione nei numeri del movimento nell'ultima decina di anni... che sembrano le contrazioni pre-parto: forse qualcosa di nuovo si sta preparando a nascere!

Le atmosfere che si respirano sui tatami, qui in Italia, ma così come in svariati altri luoghi del pianeta, sono le più disparate: ci sono Insegnanti, Dojo, gruppi che sono rimasti molto legati alla tradizione del Giappone... così come altri luoghi nei quali ci si è sentiti un pochino più liberi di sperimentare alcune "contaminazioni" all'Aikido, almeno a quello che ci è stato spesso insegnato dai tuoi allievi diretti.

In alcuni casi la tradizione è degenerata nel tradizionalismo, in altri la curiosità ha spinto l'esplorazione in luoghi poco utili forse alla disciplina... e poi c'è anche chi è riuscito a tenere un timido equilibrio fra questi due poli... ma ciò che è certo che certa gente ha incominciato a guardarsi di storto a vicenda, percependosi in "fazioni" opposte ed antinomiche.

QUESTO deve essere uno degli ambiti nei quali non ci abbiamo ancora capito molto né di te, ne dell'Aikido... visto che tu ci volevi insegnare che nel nostro nemico esisteva un potenziale enorme per noi (e in noi per lui)!

Molti Aikidoka nel proprio nemico ci vedono purtroppo ancora solo un enorme rompi-coglioni, da far cadere al suolo (forse) nel modo più aggraziato possibile, e forse pure senza fargli troppo male... ma solo nella prospettiva di avere qualche aneddoto intrigante da raccontare poi al bar con gli amici, del tipo: "IO Sono così figo che gli ho ritorto la sua stessa energia contro, ed è cascato a terra come una pera matura!"

"IO, Io, io...": pazienza... magari ci andrà ancora un attimo a maturare,  in "soli" 50 anni che non ci sei più non ce l'abbiamo fatta, a livello collettivo, a capire sta cosa!

Analogamente ci sono centinaia di Organizzazioni che si occupano di diffondere l'Aikido sul territorio, in tutto il mondo... e ciascuna sembra animata da ottimi propositi: non pensare che essere al momento mostrino più di tanto intenzione di collaborare fra loro per il bene comune della disciplina eh... tutt'altro purtroppo!



Ad esempio, se tornassi ad Iwama un attimo - nel giro di pochi km quadrati intorno a CASA TUA - troveresti almeno 3 o 4 "fazioni" che si guardano fra loro col coltello in mezzo ai denti... che sono tutte li a pontificare quanto l'Aikido sia utile ed importante per l'evoluzione spirituale dell'umanità!

Probabilmente ti verrebbe voglia di nuclearizzare la prefettura di Ibaraki, ed avresti la nostra comprensione... ma poi crediamo che alla fine non lo faresti: oltre agli Aikidoka in fondo li ci vive pure brava gente!!!


Hai detto a chiare frasi che l'Aikido avrebbe dovuto servire ad affratellare l'umanità in una grande famiglia: alcune volte noi lo usiamo addirittura per allontanarci dagli altri praticanti della medesima disciplina. Grottesco, vero?!

... altro gap enorme fra filosofia e pratica: ciascuna è qui per dire che l'Aikido è bello, utile, nobile... così come per sottolineare che solo "il proprio Aikido" avrebbe però tutte queste caratteristiche insieme.

E gli altri?

"Fanno quello che possono", ovvero, quando non sono aspramente svalutati, vengono criticati severamente, o nei casi migliori TOLLERATI: nessuno aiuta nessun altro senza avere ben chiaro sin dall'inizio qual è il proprio tornaconto... nuovo segno che la connessione "Io sono l'universo", quindi che pure "l'altro" - in qualche modo - sarebbe parte di questo tutto non dev'essere stata compresa un granché!

Ok: non può andare tutto per filo e per segno, quindi proseguiamo così e vediamo dove ci porterà questo viaggio... senza perdere le speranze che possa migliorare mentre lo percorriamo!

Antro punto importante: crediamo che pure per te la pratica fosse MOOOLTO importante e sappiamo quanta enfasi hai dato alla ricerca - anche tecnica - del gesto, del movimento, del timing...

... ma com'è che il 95% degli Aikidoka, e sopratutto degli Insegnanti sono BLOCCATI solamente nella ricerca della tecnica, del gesto e del timing?

Devono avere studiato pessimamente la storia, visto che tu sembravi essere il meno impallinato di tutti con questa specifica dimensione della pratica: forse le prospettive dell'Aikido ed i suoi principi ti dovevano stare molto più a cuore di come piegare la falange del pollice sinistro, visto che non c'era nessuno dei tuoi allievi diretti che si muoveva uguale ad un altro.

Tu hai lasciato che ciascuno sviluppasse una propria percezione, propensione e prospettiva della disciplina, anziché imporre la tua: qui sono tutti attenti ad insegnarti questo o quel modo di far cascare uke... ma era questo che anche tu avresti fatto, se fossi ancora fra noi?!

NON ci pare: ci sembra piuttosto che sia ancora piuttosto vivo un misunderstanding fondamentale sulla disciplina che pratichiamo: è come se essa fosse una torta, UNA fetta della quale sia appunto composta da tecnica, particolari, movenze specifiche, etc...

... ma UNA fetta è qualcosa di molto differente dalla sua interezza!

Ebbene, sappi che 50 anni dopo che tu sei morto, siamo ancora qui che discutiamo per la maggior parte del tempo sul dosaggio degli ingredienti di QUELLA sola specifica fetta di torta, ovvero quella tecnica.

E crediamo che siano stati veramente in pochi quelli che sono riusciti a seguire il tuo esempio, ed abbiano potuto mettere insieme i molteplici aspetti della disciplina... ci va un coraggio non comune, innanzi tutto: il coraggio di non essere più capiti dal prossimo.

Poi sarebbe pure facile comprendere che come facciamo NON basta: di gente che fa Aikido ce n'è ormai parecchia, ma di gente come te, arrivata ad essere come tu eri (sotto ogni punto di vista, sopratutto quello umano) praticando questa disciplina non ne abbiamo incontrata a frotte!

Peccato, abbiamo sudato e stiamo sudando ancora molto... ma qualcosa è segno che sfugge comunque ai più...

Analogo problema stiamo vivendo con i famigerati "gradi" in Aikido: forse non ci abbiamo capito ancora molto in merito...

Ai tuoi tempi, tu ti svegliavi ed un giorno dicevi a Tizio o a Caio che PER TE loro erano X o Y dan: in base a cosa prendevi questa decisione di "promozione"?

Dopo che te ne sei andato, abbiamo iniziato a creare una struttura, sia tecnica, che didattica, e dei percorsi chiari per i passaggi di grado: solo che ora c'è gente che pensa che un determinato percorso personale sia specchiato SOLAMENTE dalle abilità tecniche che un candidato riesce a dimostrare dinnanzi ad una commissione esaminatrice.

Altri invece pensano che gli esami sono superflui, poiché tanto il cammino personale è qualcosa di interno e quindi di NON necessariamente visibile da fuori: costoro tendono a emanare gradi "ad-minchiam", dicendo che essi rispecchierebbero i meriti di chi sta percorrendo questo cammino con se stesso.

Nuovamente DUE posizioni, diametralmente opposte e spesso in conflitto fra loro!

Che la pratica sia ANCHE (ma non solo) tecnica, e che gli avanzamenti di grado possano specchiarsi ANCHE (ma non solo) in come uno respira, muove mani, piedi e centro addominale... al momento non lo ha ancora protocollato nessuno.

Help us, please!

Ci sono però anche belle novità ultimamente: giusto per non mandarti nel paradiso dei Kami sono notizie di cui rattristarti!

I tempi (come i tuoi) nei quali praticare arti marziali poteva essere ancora un'opzione quotidiana sembravano ormai appannaggio del passato, per via delle esigenze di una società sempre più fagocitata dalla produttività, il business e caratterizzata da un tempo libero personale che diminuisce con costanza.

Però negli ultimi decenni, sono nati un po' in tutto il mondo molti Dojo "professionali", gestiti da persone che hanno scelto di dedicarsi interamente alla pratica ed all'insegnamento dell'Aikido... che hanno permesso, da un lato di fornire un servizio molto più serio e capillare rispetto alle bi-lezioni settimanali di un Club Sportivo hobbista...

... dall'altra parte sta consentendo ad un non trascurabile gruppo di persone (su scala planetaria) di dedicarsi all'esplorazione della pratica dell'Aikido ESATTAMENTE come facesti tu per una vita intera!

Quindi non si sta solo praticando di più, ma pure meglio e con più consapevolezza rispetto al passato.

La pratica è diventata quasi ovunque più gentile, più sensibile e rispettosa dei limiti fisici (propri ed altrui), perché poi la gente il giorno seguente deve andare al lavoro senza un braccio al collo o un dito steccato... e ci siamo perciò accorti che i tuoi allievi diretti, amanti di essere considerati "duri-e-puri", hanno terminato la loro esistenza (o lo stanno facendo) mezzi scassati, tutti rotti da quelle leve sempre portate allo spasimo, da quelle proiezioni fatte su un pavimento duro come il mogano.

Ecco: diciamo che stiamo capendo che non serve soffrire come animali a riprova che il lavoro che facciamo sia di qualità... e questo non è poco!

È una bella inversione di paradigma.

C'è ancora gente in giro che vanta slogan tipo "no pain, no gain", ma noi li lasciamo che si randellino fra loro sempre di più... al limite fornendo loro qualche sex-toy per il loro Aiki bondage sadomaso, giusto perché essi provino quel brividino in più sulla schiena... come quando ti usano come un makiwara con un suburito!

L'armonia sembra più passare per un corpo che invecchia bene ATTRAVERSO la pratica, come tu stesso ha mostrato fino ad 85 anni, piuttosto che al cattivo esempio che abbiamo scorto in chi ti ha seguito e ci ha preceduto.

Ma d'altronde lo sappiamo bene: "Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito".

Tu sei stato responsabile di ciò che rimandavi, NON di certo di ciò che gli altri ci capivano!

Ciascuno crea un po' fuori un ambiente che assomiglia chi è dentro: noi siamo figli del nostro mondo interiore... che a guardare la società deve essere ancora un po' incasinato, ma proprio per questo l'Aikido può essere ancora molto importante per noi tutti!

Volevamo quindi farti avere nostre notizie, anche se forse tu non ci hai mai tolto un attimo gli occhi di dosso negli ultimi 50 anni...

... e volevamo RINGRAZIARTI, per tante cose!

C'è da dire grazie per la persona che hai saputo diventare, trasformandoti più e più volte, passando attraverso le crisi che la vita ti ha portato ad affrontare come un vero guerriero; c'è da ringraziarti perché ci hai insegnato con l'esempio che è possibile NON indurire solo il cuore passando attraverso le difficoltà, ma al contrario pure aprirsi ed avere il coraggio della propria sensibilità!

C'è da dire grazie per che hai vissuto intensamente e, senza giudizio, ci hai spronato con l'esempio a fare altrettanto... e c'è addirittura da dirti grazie perché ad un certo punto - 50 anni fa - te ne sei andato... lasciandoci qui da SOLI.

SI, perché solo questa è la condizione che ci permette di esercitare il nostro potenziale: altrimenti se fossi stato ancora con noi,  paraculoni come siamo... ci saremmo tutti accodati a te... e ti avremmo lasciato solo a farti il mazzo, puerilmente convinti che avresti potuto fartelo PURE al posto nostro!

Hai fatto il tuo tempo, e lo hai fatto egregiamente: ora tocca a noi fare altrettanto... e - se serve - pure smettendo di idolatrarti un po' troppo, qualora dovessimo farlo per distrarci da questo nostro importantissimo compito.

Siamo limitati, lo sappiamo... e gli allievi agli occhi del maestro fanno sempre troppo poco e male: ma pure tu sei stato come noi, quindi siamo certi che - dopo un severo rimprovero - il tuo sguardo amorevole non possa che accompagnarci anche nei decenni che verranno.

L'Aikido - la tua creatura - è vivo più che mai, e ora sembra stia affrontando una sorta di "crisi di adolescenza"... a noi sta ora l'importante compito di non dare troppo peso all'acne, ai deliri di onnipotenza o agli istinti suicidi tipici di questa fase della crescita, traghettando la disciplina verso una sua qualche forma di maturità.

Fra altri 50 anni ci si aggiorna!



1 commento:

raffaele ha detto...

Una via difficile e irrinunciabile dentro e fuori il dojo