D'altronde, utilizzando il nostro corpo e studiando qual è il modo migliore di muoverlo, può accadere sia di farlo in modo scorretto con il proprio, sia di causare dolore ad un compagno.
Cosa fare in questi casi?
É tutta nostra la responsabilità se feriamo involontariamente un compagno?
É tutta dei nostri compagni la responsabilità se veniamo involontariamente feriti?
L'Aikido utilizza molte leve articolari, che hanno generano traumi (contusioni, slogature, rotture...) dal decorso piuttosto lungo e travagliato per chi si trova a subirle... quindi la massima attenzione è sempre d'obbligo, questo è chiaro.
Tuttavia succede che talvolta, nonostante tutta l'attenzione di cui siamo capaci, nonostante tutti i nostri buoni propositi, nonostante l'amicizia sincera che proviamo per i nostri compagni... li feriamo o permettiamo loro di ferirci in modo più o meno marcato, come mai?!
Premettiamo che il principale compito di ogni Sensei è fare di tutto per mettere gli allievi nelle condizioni migliori di sicurezza nella pratica: parte della responsabilità di un incidente - almeno in modo indiretto - ricade quindi sempre sull'Insegnante... che non è riuscito a percepire o prevenire la situazione rischiosa.
Nonostante questo però, talvolta accade lo stesso... e di solito gli incidenti più seri sono quelli che derivano da situazioni del tutto ordinari e banali, se ci pensate.
la dinamica comuni sono poche, esaminiamole di seguito:
- uke attacca ad una velocità non congruente con quella alla quale riesce a ricevere la risposta dell'azione (leggi: "io intanto meno, poi vediamo!"), e si ferisce per questo;
- tori esegue un movimento formalmente corretto, ma che risulta improprio o eccessivo per il compagno (leggi: "non sono stato capace di sentire che per lui era troppo");
- uke cerca di bloccare la tecnica di tori (leggi: "tu questa non me la farai mai!"), ma la sua ostruzione non riesce e viene ferito proprio per via di questa;
- indipendentemente da come attacca uke, sale la carogna a tori e prova a sterminare chi ha di fronte... riuscendoci maldestramente per puro caso...
Sappiamo che quando muoviamo il nostro corpo, muoviamo in realtà anche il 100% del nostro "corpo mentale"... che però è subconscio o inconscio per oltre il 90% di se stesso.
Quindi siamo simili ad elefanti che si credono gatti e che provano a fare lo slalom fra i bicchieri di cristallo: qualche coccio ce lo lasciamo dietro solo per il fatto che noi non siamo ciò che pensiamo di essere... ma molto di più (e/o molto di meno)!
Feriamo un compagno quando nella nostra testa le cose per lui non dovrebbero causare alcun rischio, ma invece lo FANNO.
Veniamo feriti da un compagno quando nella nostra testa non sta per accadere proprio nulla di grave... ma invece fra poco accadrà.
Si parla quindi sempre e comunque di DISCONNESSIONE, da qualche elemento della nostra realtà personale e della realtà dell'altro: l'universo poi è così splendido e perfetto nella sua Gestalt che tori ferisce uke esattamente quando sia tori che uke non erano nel "qui ed ora", cioè basta che uno dei due sia attivamente presente a se stesso ed alla situazione che sta vivendo perché ciò non accada.
Quindi è quasi sempre un "concorso di colpa", potremmo dire: per uno che si distrae e ferisce il compagno, c'è un compagno che si è distratto e permette di venire ferito... le responsabilità quindi sono sempre da condividere, nonostante che nell'azione specifica il fattaccio sembra avere avuto un responsabile più evidente dell'altro.
Un caso tipico, carichiamo il bokken sulla schiena e con la punta colpiamo inavvertitamente il compagno dietro a noi (che non potevamo vedere): "colpa nostra"?
La "colpa" non esiste... esiste la responsabilità!
Non non abbiamo percepito quello che ci stava a 3 cm dalle natiche (perché? fosse stato un nemico reale avremmo fatto meglio ad includerlo nel raggio dei sensori!!!)... ma quello dietro a cosa pensava mentre gli chiavavamo il nostro bokken sulla capa?! Lui ci aveva di fronte...
Ben al di là di ciò che accade e del perché accade, esaminiamo dunque cosa significa tutto ciò e cosa farcene di questa dolorosa esperienza: sia venire feriti, che ferire... per noi sono esperienze che vorremmo infatti evitare.
Noi sul tatami però non ci saliamo per "evitare le esperienze scomode", ma per imparare a conviverci ed a renderle almeno utili!!!
Se veniamo feriti e l'incidente ci causa dolori continui durante il giorno, così come una prolungata assenza dal Dojo... saremo inclini indubbiamente ad una forma di crisi: o ne usciamo così afflitti da demordere e decidere di concludere la nostra esperienza con l'Aikido, OPPURE ne saremmo addirittura rinforzati, poiché avremmo trovato un ulteriore motivo per proseguire NONOSTANTE la momentanea avversità e limitazione nella pratica.
É bene o e male quindi essere feriti?
Ne bene, né male... ma può essere evolutivo avere il coraggio di non farsi "sconfiggere" dal dolore e dall'esperienza!
Se feriamo un compagno e ci dispiacciamo un sacco per quanto è accaduto... perché non avevamo nessuna intenzione di... É bene o e male?
Ne bene, né male... ma constatata la reale possibilità di costringere una persona a letto per 20 giorni per una distrazione - nuovamente - potremmo spaventarci dell'accaduto a tal punto da decidere di interrompere la pratica per non "essere più un pericolo per il prossimo"...
... OPPURE inizieremo a praticare con più consapevolezza, più connessione e meno irruenza con chi abbiamo di fronte, PROPRIO perché non vogliamo che un simile incidente capiti mai più!
Un incidente quindi è utile nel momento nel quale viene vissuto come costruttivo da entrambe le parti: spesso crea o rinsalda amicizie.
Il "morto di kotegaeshi" magari potrà sentirsi particolarmente supportato dai messaggi in cui il suo "boia" gli chiede come stia andando la convalescenza, quando sarà nuovamente possibile rivedersi... potrebbe NON sentirsi solo a vivere l'incidente, e potrebbe sentire tutto il gruppo al suo fianco ed al suo servizio in caso di bisogno; in questo caso l'incidente fa addirittura team-building!!!
Tutti questi Aikidoka che studiano per riappropriarsi del vero spirito di un Samurai, potrebbero comprendere che esso deriva dalla radice "mettersi al servizio"... non tanto saper combattere.
Creare una società nelle quale siamo l'uno al servizio dell'altro... perché abbiamo compreso che l'altro è una parte integrante di noi stessi... è qualcosa di molto marziale, perché darà voce al coraggio di smettere di farci la guerra.
Ferire o essere feriti è un'esperienza, cerchiamo di vivercela al meglio e nel modo più utile che c'è per la propria crescita personale... dopo di che cerchiamo di evitare di farci male quando NON SERVE!!!
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