lunedì 26 settembre 2016

Il prossimo: quello specchio di te stesso da rompere... solo se sei fesso

Si parla spesso di Aikido ed efficacia, di Aikido e difesa personale... parliamone un attimo pure noi!

Il Fondatore dell'Aikido diceva cose strane a riguardo dei propri "aggressori", rimandava che la vittoria più importante era quella su se stessi... gli faceva forse schifo vincere pure sugli altri?

Diceva di trattare il proprio avversario con la stessa cura che si avrebbe per un neonato in fasce, ma non è un po' troppo così?!

Uno vuole fracassarci di botte e noi abbiamo cura di lui e lo prendiamo a carezze?

Ma che siamo, tutti  peace and love francescani che porgono l'altra guancia?!!!

Eppure il nonno diceva così, poche balle...

Può darsi che ad una certa età un po' di arteriosclerosi abbia fatto capolino... può darsi che si fosse parzialmente rimbambito di filosofie pacifiste Oomoto, va a sapere... però diceva PROPRIO così!!!

Noi facciamo un'ipotesi di lavoro, buona certo come molte altre che si possono fare certo, ma che ci sembra plausibile: immaginiamo per un attimo che sapesse cosa stava dicendo, che affermasse ciò che diceva alla luce di una qualche consapevolezza, e non sotto effetto del crack a mandorla.

Immaginiamo cioè che non fosse pazzo e che sapesse il fatto suo, poi magari ci sbagliamo... ma partiamo di qui!

O' Sensei ci ha lasciato numerosi scritti piuttosto interessanti, nei quali dice cose ben strane a secondo dell'Aikido, visto come "strumento di affratellamento dei popoli", "di scoperta e miglioramento personale"... ma mai si è riferito ad esso nell'ottica di battere qualcun altro, se non in senso metaforico.

L'attaccante veniva più visto come qualcuno al quale connettersi, dal quale "imparare" qualcosa, qualche lezione importante... una sorta di specchio nel quale riflettersi per sapere chi siamo veramente.

Quindi cosa vogliamo imparare con le arti marziali, con l'Aikido... a rompere lo specchio? A rompere il nostro miglior maestro?

Saremmo cornuti e saziati (come si dice in Giappone) nel malaugurato caso in cui ce la facessimo...

Non sembra il caso: diventare efficaci significherebbe più in questo caso essere in grado di modificare se stessi, che lussare una spalla al nostro uke con uno shihonage.

E ma se lui ci attacca strano... intendiamo per la strada?
Chi ci dice che l'Aikido sarà sufficienti per salvarci la pellaccia?

La domanda potrebbe essere completamente priva di senso, se Morirei Ueshiba non fosse stato privo di senno.

Avete presenti quelli che ti pongono obiezioni del tipo: "Ma se io facessi così, tu cosa faresti?"
L'immenso gregge dell'Aiki-pippa mentale...

L'ALTRO SEI TU: se qualcuno ti attacca, chiediti perché una parte di te trova importante aggredire un'altra parte di se stessa!

Siamo iceberg coscienziali, dei quali meno del 10% è alla luce del sole... la maggior parte di noi resta sommersa, invisibile ai nostri stessi sensi... ma non per questo inesistente.

Se in quella parte (nostra, ma inconscia) si ordisce una sorta di ammutinamento interno, e parte delle nostre risorse iniziano a fare la guerra alle altre... ecco che questo si specchia nel "fuori", nel mondo, nella società, in uke.

Cosa fare quindi, provare a mettere ordine nel mondo, assumendo il ruolo di paladini della giustizia, o tornare alla fonte del problema e sistemare le cose "dentro" di noi, diventando più consci di noi stessi?

La seconda, diremmo noi... ed il Fondatore pure!




L'efficacia è quindi trasformata ed interna, non marziale ed esterna... e se di efficacia esterna vogliamo parlare, lo potremmo fare solo come specchio di un processo interno che sta avvenendo, non in termini di un qualcosa di oggettivo che accade fra me ed un'altra persona, indipendente da me.

Una persona "efficace" vive bene il quotidiano, non è solo un supereroe in grado di salvarsi le natiche in caso di un'aggressione... che fra l'altro forse non avverrà mai!

"Siamo tutti uno" rimandano parecchie filosofie... ed il nostro bravo nonno tuonava: "Io sono l'Universo", cioè "Io sono tutto ciò che esiste".

Ma può essere proprio così?

Ciascuno di noi è realmente l'unica cosa che esiste, un mondo unico ed irripetibile nel quale gli altri fungono da comparse allo psicodramma che la coscienza si è decisa ad inscenare?

Scopriamocelo da soli, noi non vogliamo convincere nessuno di nulla... ma era interessante toccare insieme un argomento delicato e fondamentale: "L'Aikido è un'arte marziale in grado di essere efficace nel mondo?"

In quello interno ci viene da dire di si, in quello esterno non ci interessa, proprio per via della filosofia che insieme all'Aikido abbiamo abbracciato vivendo.

Il mondo però è pieno di persone che non si conoscono e quindi non si fidano del loro mondo interiore... quindi per non sentirsi frustrati, iniziano a desiderare - anche tramite le arti marziali - di poter mettere sotto controllo il mondo esteriore...

... fantomatici avversari esterni che in realtà scaturiscono copiosi dalle ombre della propria coscienza.

Vogliono possedere la certezza di potersi salvare in caso di pericolo, perché credono sul serio che esso possa giungere dal rapinatore dietro l'angolo... ignari che la prima delle rapine la stanno facendo a loro stessi, depauperandosi della possibilità di gustare quanto è divina e profonda la vita.

Poter ledere un'altro individuo non è un segno di forza, e desiderare di poterlo fare sempre e comunque è la migliore ammissione di avere un Aiki-pisello piccolo come un furnucolo... a nostro dire.

Scrivere quindi che l'Aikido è "un'ottima disciplina per la difesa personale" può essere utile per arrivare alle persone... ma chi lo rimanda si ricordi che potrebbe significare che questa disciplina ci renderà capaci di vincere il nemico più subdolo ed infido, celato nella parte di noi che non immaginiamo nemmeno che esita.

Chi ha paura non è libero, anzi è schiavo: l'Aikido potrebbe servire per diventare più liberi e divenire sempre più chi siamo veramente... non per farci stimare dalla società che ci specchia.

Chi lavora su di sé ha già fatto la figura migliore possibile davanti a se stesso, poco importa cosa gli altri ne pensino!

Il prossimo è un tramite per giungere a noi, ecco perché quel vecchio detto orientale recita: "Nel mondo non ci sono amici o nemici, ma solo Maestri"!




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