Cosa significa percorrere un cammino in Aikido (così come in qualsiasi altra disciplina)?
Significa partire con potenzialità latenti e tentare di metterle a frutto con il proprio impegno costante: questo implica soddisfazioni e sbagli... ma chi si accosta ad un percorso di tipo personale di certo desidera vedere cambiamenti sostanziali in se stesso, specie dopo decadi di dedizione.
Il praticante evolve, tramite la propria esperienza di sé, quella maturata con i compagni ed i suggerimenti del proprio Maestro.
Talvolta chi pratica è tori, e deve imparare ad agire nel modo più consono al contesto che si trova a vivere... altre volte è uke, e quindi deve armonizzassi con ciò che accade... deve cedere e non può contrastare.
Essere uke ci insegna a cadere senza remore di farsi male, a "soccombere con stile" difronte all'ineluttabile: parla della parte più intuitiva e femminile del sé... di quella parte di noi che va abbracciata e con-presa poiché non può che essere accettata per ciò che è.
Nell'ottica di qualcuno che intende ancora migliorare se stesso, accettare i propri limiti è un momento veramente importante.... poiché solo chi si confronta con le proprie debolezze può avere l'opportunità di trasformarle in un proprio punto di forza!
Imparare a "cadere", a "perdere", a "sbagliare", a "prenderle"... a "morire" si rivelano tutte lezioni importanti almeno quanto quelle legate alle nostre prese di posizione più nette, o alle soddisfazioni che il nostro percorso ci fa assaporare, di tanto in tanto.
Ma tutto ciò che avete letto fino ad ora è chiarissimo nelle menti del 99% dei praticanti, specie dei principianti... che sono "vuoti e fiduciosi", quindi un giorno potranno "riempirsi" ed evolvere proprio grazie a questa attitudine, che in giapponese viene chiamata [初心] "shoshin", la "mente giovane".
C'è però una razza di praticanti che spesso dimentica tutto ciò - o perlomeno - semplicemente lo rimuove, in quanto è "già caduta molto", ha già "dato" diremmo... e quindi ora si impegna solo più a far cadere qualcun altro: sono alcuni sfigatissimi Insegnanti di Aikido!
Una masnada dalla "mente vecchia"... dalla quale ci guardiamo bene di appartenere: se li incontrate, fate benedire il vostro tatami da 30 preti shintoisti come minimo!
"Ma io non cado più perché ho una certa età", blatera uno...
"Ma io non cado più perché ho problemi di salute"... risponde in coro un altro...
"Ma io non cado più perché...": basta inventare scuse!
Belle cose avete capito dell'Aikido!... immaginate cosa siete in grado di insegnare al prossimo!
Sbilanciarsi, cadere, fallire... e farlo con arte è appunto il processo che si richiede ad ogni praticante per scoprire quella parte di sé che rimane nell'ombra... e che stimola paure, preoccupazioni, ansie, irrigidimenti: ecco perché è importante il processo intuitivo che avviene soprattutto in uke.
Ma molti insegnanti scelgono di non ricoprire più il ruolo di uke!
Un Insegnante che sta SOLO in ciò che già conosce ed insegna SOLO quello, è una figura mitologica metà praticante e metà kami, che chiede agli altri di fare ciò che egli non fa più (o non ha mai fatto)... in poche parole una fonte di incoerenza messa su un palco scenico.
E poi ci lamentiamo che talvolta gli allievi lasciano il Dojo?
Magari era solo gente sana, che saggiamente a dovuto prendere distanza da un buffone che dovevano chiamare a forza Sensei...
Non puoi essere infatti il testimonial di un processo che in te si è spento da decadi, la tua credibilità vacilla... cade, ci verrebbe da ironizzare!
Cadere non è solo qualcosa di fisico: ovvio che a 60 anni (quando si è di diritto annoverati fra i "Maestri" di una disciplina) si caschi con meno agilità di quando si è ventenni...
... non ci riferiamo a questo, non è una questione di quantità!
Stiamo parlando della capacità di continuare a mettersi in gioco COME in un'ukemi, pure quando si sta in piedi!
Si tratta di DONARSI alla propria causa, a se stessi ed agli altri...
Cosa fa il Fondatore dell'Aikido nel filmato precedente?
Si DONA al suo partner, un bambino... per qualche secondo, quasi come per dirgli "credici", sei bravo, continua così!
Avrebbe potuto non cadere?
Fare un kaeshi waza e mandare al suolo il suo inesperto tori?
Crediamo di si, non ci sembrava un iriminage così potente e da manuale, quello che ha ricevuto!
Sarebbe stato il caso?
Assolutamente no... nel DONARSI, nel cadere, nel mettersi in gioco ad 85 anni, ha contagiato del suo entusiasmo il suo partner.
Pensate ora a quanti Maestri imbecilli insegnano SOLO le cose che sanno già fare, esibendosi SOLO con le persone con le quali i movimenti risultano più scenografici... coloro che non cadono mai, non sbagliano mai... che ci tengono a mantenere un'aura di impeccabilità, stando ben attenti a non varcare mai la propria comfort-zone.
Che pessima pubblicità di una disciplina come l'Aikido!
Capite perché a volte si dice che l'Aikido è per pochi?!
... Talvolta lo è perché questi imbecilli vogliono insegnare al prossimo ciò che hanno scelto di non fare più loro... meglio che abbiano pochi allievi quindi!!!
Nel Dojo si cerca di rincorrere la tecnica "giusta"?
Siamo sicuri che ciò risulti di qualche interesse?
Se provando un movimento lo percepiamo scoordinato, ininfluente, sgraziato, faticoso, inefficace... scatta in noi una frustrazione per tutto ciò, ma anche la possibilità di sentire che fra noi e l'armonia c'è ancora parecchia distanza.
La nostra evoluzione avviene appunto nel tentare di comare questa distanza!
Se un Maestro non fosse MAI fallibile o fallimentare, significherebbe che lui "è arrivato", lui è l'armonia... oltre non si va più, il (suo) percorso è finito.
Al di la di ammirare quanto è figo il proprio Insegnante, siamo sicuri che tanta grazia gioverebbe davvero ad un allievo?
Ma poi sarebbe realmente tale questa grazia, o più che altro ci troveremmo di fronte ad un Maestro che ha tirato i remi in barca e si crogiola con ciò che ha già imparato davanti a chi lo deve ancora imparare?
Un Maestro per noi è un'altra cosa: è un'essere ancora completamente coinvolto nel processo di dare tutto se stesso per la PROPRIA crescita, e che diventa così esempio e fonte di ispirazione per tutti coloro che lo seguono, proprio perché possono riconoscersi completamente in lui.
Un Maestro che non goda della possibilità di farsi superare dai propri allievi e che invece faccia di tutto per tenerli a debita distanza per evitare un sorpasso non è per noi un Maestro, ma una disgrazia vivente per se stesso.
Nella possibilità di evolvere è insita quella di sbagliare... la possibilità di sbagliare implica quella di essersi coinvolti completamente in un'azione della quale si è disposti ad accettare le conseguenze, per quanto ignote.
Questo implica l'essere ancora uke (almeno nello spirito, se il corpo non ce la dovesse più fare come un tempo)... cioè colui che si dona, colui che riceve, che cade, che si armonizza per salvarsi.
- Se sei un Maestro dai senza riserve, cedi qualcosa di tuo
- se cedi significa che sei cedevole
- se sei cedevole significa che sai ricevere ciò che arriva
- se sai ricevere sei uke...
Maestro = Uke
... e l'Aiki-Gestalt si chiude
1 commento:
Settembre..palestre in fibrillazione..."ma tu dove vai? Cercavo l'equilibrio posturale e mi sono iscritto a body flow and balance...cercavo una filosofia orientale e mi sono iscritto a yoga new energy...cercavo un metodo di autodifesa e mi sono iscritto a kombat defense extreme...ma scusa non hai mai pensato all'Aikido che in fondo è l'essenza di tutte queste americanate?
Ah sì sono andato una sera che facevano zumba nell'altra sala a vedere...c'erano due tipi con la gonna nera e qualche allievo forse alle prime armi..non ho ben capito di cosa si trattava..mah!"
ps. non volevo essere irriverente ma la situazione sopra descritta è meno fantasiosa di quello che sembra...buon Aiki a tutti!
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