lunedì 20 aprile 2015

La continuità nella pratica dell'Aikido

Togliamoci un dente doloroso: quanto conta la continuità nella pratica dell'Aikido?

Notiamo come non sia facile per molti praticanti rispondere in modo responsabile a questa domanda...

O' Sensei praticava Aikido tutti i giorni, anche più volte al giorno... e lo ha fatto per numerosi decenni, quindi saremmo portati a credere che una certa continuità nella propria pratica sia importante per ogni praticante.

È anche vero che noi ambientiamo questa pratica in una società ed in un contesto storico e culturale profondamente diversi da quelli nei quali ha avuto origine, e sarebbe quindi anche altrettanto importante tenere conto di ciò: ma quindi come conciliare differenti esigenze?

Il lavoro - quando c'è - va tenuto stretto e spesso ci richiede di non avere orari certi da dedicare alla nostra famiglia ed al tempo libero... così come i 1000 impegni del quotidiano non ci agevolano certo a ritagliare uno spazio fisso, frequente e costante, nel quale dedicarci alla pratica dell'Aikido (così come a qualsiasi altra attività)!

Ma allora, come la mettiamo?
Un paio di allenamenti alla settimana saranno sufficienti?

Per quanti mesi... anni saremmo in grado di mantenere salda e continuativa la nostra pratica?

A volte gli allievi non riescono a frequentare i corsi con costanza, sia che si tratti di adulti, sia dei più piccoli: le dinamiche che causano ciò possono essere molto diverse.

I bambini sono parecchio impegnati, sia scolasticamente, sia per molte altre attività sportive e/o ricreative e socializzanti che frequentano durante la settimana, inoltre... essi sono completamente dipendenti dalle disponibilità dei genitori ad accompagnarli al Dojo.

Gli adulti, come già accennavamo prima, hanno scuola/lavoro, casa, famiglia, coniugi, figli... Quanto risulta difficile essere costanti sul tatami?

Parecchio sembra: la maggioranza di Aikidoka si ritiene "addentro" alla pratica se riesce ad allenarsi un paio di volte alla settimana, ma c'è chi riesce a dedicarvicisi solo una volta... e capita anche che ci siano persone che riescono ad andare al Dojo poche volte in un mese.

Conosciamo persone che millantano di fare Aikido da 10, 20 o anche 30 anni: ma la domanda è "Pratichi Aikido da X anni, o hai praticato PER X anni di fila?".

Rispondere con sincerità è tutt'altro che scontato per alcuni...

Avere iniziato a praticare Aikido negli anni '90, per due o tre lezioni al mese, con pause di riflessione di qualche anno di quando in quando, non è sinonimo di avere nelle ossa la pratica continuativa di 25 anni di questa disciplina!

Come dice spesso un nostro carissimo amico, forse la domanda giusta dovrebbe essere: "Quante ore hai trascorso sul tatami da quando pratichi?".

Poi non è nemmeno detto che si debba fare Aikido per tutta la vita: ci sono persone che si accostano alla disciplina e se ne allontanano quando hanno appreso ciò che interessava loro... e questo è qualcosa di piuttosto normale, benché risulti talvolta difficile da accettare per alcuni Insegnanti...

Il punto però rimane lo stesso di prima: quale continuità serve perché ciascuno riesca a fare il proprio percorso in modo soddisfacente sul tatami?

L'Aikido è spesso occasione di ridisegnare la mappa del proprio territorio, sicuramente quella relativa ai movimenti del proprio corpo... ma forse anche di qualcosa di più profondo, quindi è bene chiedersi quanto tempo e costanza serva affinché questo processo possa avvenire.

Ciascuno di noi mangia regolarmente - da una a tre volte al giorno come minimo -, così facendo nutre il proprio corpo... e lo fa anche di domenica, anche durante le vacanze: ci sono attività che non si interrompono se si vuole che la salute sia buona.

Dormiamo ogni notte, ogni giorno incontriamo persone e facciamo scambi a livello umano: possono esistere giornate senza riposo, o di assoluto isolamento... ma non sono la norma nella nostra civiltà, e bisogna comunque starci attenti: basta poco per minare l'equilibrio psico-fisico.

L'Aikido è una disciplina in grado di fare una qualche forma di differenza nei confronti di chi la pratica, se e solo se, costoro le "permettono di entrare" così poco/tanto nelle loro vite da far si che ciò accada.

Quindi se si tratta di fare un piccolo/grande cambiamento attraverso l'Aikido, sarà necessario frequentare quest'ultimo con assiduità, come se si trattasse di un nuovo cibo, di un nuovo modo di riposare, di un nuovo modo di incontrare il prossimo... e magari con esso, pure se stessi...

Abbiamo compreso che imporre la continuità nella pratica NON FUNZIONA, così come non funzionano le diete ferree delle quali non sono convinte nemmeno le persone che vi ci sottopongono.

Deve essere comunque un piacere, o perlomeno una SCELTA personale, ed oggi le persone si mostrano sempre più incapaci di effettuare scelte mirate e consapevoli...

Si seguono le mode: quella del fitness, del dimagrimento, delle arti orientaleggianti... ma quanti hanno veramente intenzione di lavorare su se stessi con ciò che fanno?

Quando poi si incontra una disciplina (in realtà un Maestro...) che potrebbe consentirci di raggiungere agli obiettivi che ci siamo preposti, deve per forza scattare il sabotamento alla sua frequenza... altrimenti andrebbe addirittura a finire che faremmo GOAL!

Ma scherziamo, non sia mai...

Ecco che allora ci andiamo "quando possiamo", se non c'è nulla che ci si mette per traverso...

La continuità è fondamentale se commisurata alle aspettative che possediamo rispetto a ciò che pratichiamo: se non ci rendiamo conto di ciò, interverranno sempre misteriose cause esterne che sembrerebbero volerci deviare dai nostri intenti o dal nostro cammino!

Dopo un po', oltre tutto, inizieremo a provare la frustrazione di chi non si vede mai approdare da nessuna parte... e quindi - nuovamente - anziché colpevolizzare NOI stessi, ossia gli unici responsabili di ciò, inizieremo a pontificare sui difetti della disciplina, del Maestro... e così via.

La pratica è uno SPECCHIO, che ci mostra chi siamo in modo sincero ed inequivocabile: chi si dedica con impegno e costanza si dirige verso scenari che saranno irraggiungibili per chi non avrà altrettanta forza di volontà e capacità di organizzarsi.

È una verità forse scomoda, ma incredibilmente giusta, perché non fa eccezioni, né differenze fra le persone.

Non vi diremo quindi di praticare Aikido con costanza, perché sembrerebbe che faceste un piacere a noi: fatelo eventualmente per voi stessi, se la cosa vi sembra importante ed ispirante... questa è stata la strada attraverso la quale noi stessi abbiamo compreso ciò che rimandiamo.





2 commenti:

Diego ha detto...

comincio con la parte "light" del commento ovvero che forse gli aikidoka non sono sinceri a divulgare tempi e modi della loro reale pratica perché in fondo alle mogli non ci tengono proprio a far sapere che praticano Aikido con Costanza...

comunque io rimango dell'idea che i dopolavoristi come me, quelli che non cercano scuse per "marcare visita", quelli che non "tirano indietro la gamba", siano grandi praticanti del principio dell'adattabilità che tanto è decantato nell'Aikido e non solo a tal punto che nel Shochikubai no ken uno dei principi inneggia proprio a take (bambù).
E' un equilibrio casa-lavoro-pratica-soldi-stage che deve essere sempre ricercato perché i sopracitati elementi sono soggetti a variare nel tempo.
Chi si può dedicare "full-time" fa altri generi di sacrifici che però sono estranei alla mia conoscenza ed al mio vissuto per il quale posso dare i miei "two cents".
Comunque sia la salute è un elemento imprescindibile per tutti perché il corpo ci deve essere e deve poter rispondere "presente".
Basta, ho detto quello che dovevo dire, non c'è alcuna conclusione ma va bene uguale..lol ^__^

Valentino Traversa ha detto...

La continuità è un punto essenziale, qualsiasi sia la pratica.
Naturalmente ci sono tante cose da far quadrare, tanti impegni, ma proprio per questo è opportuno ricordare l'importanza della pratica svolta da soli, oltre quella, essenziale, sul tatami.
La pratica delle armi, dei taisabaki, delle respirazioni unite al movimento, stanno all'aikidoka come l'inverno sta alle piante: anche nei periodi in cui non possiamo andare sul tatami, per qualsivoglia ragione, è sempre possibile ritagliarsi del tempo, qua e là, per queste pratiche, senza interrompere il filo del nostro viaggio di scoperta attraverso l'Aikido.
Fosse anche solo un minuto, è importante, fallo, perché domani da uno potranno diventare due, e così via, è come quando si ama, in mancanza di meglio, persino una telefonata è vissuta come un momento prezioso.