lunedì 16 febbraio 2015

I doveri di un allievo

Spesse volte su queste pagine ci siamo soffermati a descrivere tutte le virtù che dovrebbe possedere un buon Maestro... e presto torneremo addirittura a fare considerazioni importanti quanto impopolari su questo tema...

... ma oggi, solo oggi... ci dedichiamo anche ad esaminare quali dovrebbero essere le caratteristiche di un BUON ALLIEVO, perché pure quest'ultimo non può fare sicuramente ciò che vuole in un Dojo!

Il rapporto Maestro-allievo, senpai-kohai... e più in generale, dei praticanti fra di loro sono tipologie di relazione che si basano sulla condivisione di un qualcosa.

Si arriva nel Dojo come singoli individui, ma - una volta abbracciata una disciplina - si rimane in qualche modo legati ad una collettività ed a elementi come rispetto e responsabilità, senza i quali NON è pensabile poter progredire nella conoscenza e consapevolezza.

Funziona un po' come in una famiglia: quando si è piccoli ci sono papà e mamma che lavorano, e i figli che vanno all'asilo e giocano...

Poi i figli iniziano la scuola: trascorreranno di sicuro ancora molto tempo nelle attività ludiche, ma i compiti e lo studio divengono il loro primo "impegno e dovere", che è da onorare, tanto per se stessi, quanto per ringraziamento ai genitori che consentono loro di acculturarsi e crescere.

In un Dojo è uguale: quando ci si arriva spesso si hanno le idee molto confuse su cosa vogliamo e sul perché cerchiamo proprio in quel luogo; questo è il momento di metterci comodi e "vedere come fanno gli altri", oltre che di accettare di buon grado i consigli dei più "esperti e saggi".

Poi però il ragazzo cresce e vuole iniziare ad avere qualche soldino in tasca per uscire con gli amici: la scuola è importante, ma per non essere completamente dipendente dal proprio nucleo famigliare, si insegnerà per guadagnarsi qualche spicciolo con un lavoretto...

... molti di noi lo hanno fatto. Si passa cioè dall'essere esclusivamente "figli" ad essere "figli che però prendono contatto col mondo ed imparano a viverci dentro".

I genitori faranno ancora la parte di quelli che garantiscono per la prole, ma essa diverrà conscia che guardare il mondo dalla finestra non basta più!

Nell'Aikido accade qualcosa di analogo: agli ultimi arrivati il Sensei tende a chiedere poco o nulla, ma più si entra nel vivo della disciplina, più è necessario condividere oneri ed onori della quotidianità degli allenamenti.

Ogni tanto toccano le pulizie del Dojo, che prenderanno tempo aggiuntivo e fuori orario rispetto agli allenamenti.

Un principiante potrebbe pensare che il pagamento della sua quota  per il corso lo esima dalla necessità di lavorare gratuitamente per il luogo in cui si allena, ma sbaglierebbe non poco...

Pulire il Dojo e mantenerlo in ordine è PARTE integrante DELL'ALLENAMENTO, così come piegare l'hakama a fine lezione!

Nei Dojo tradizionali in Giappone (e non solo li!) ancora oggi si pulisce TUTTI insieme sia PRIMA che DOPO ogni singola lezione... il che significa che spesso i tatami sono luoghi che splendono!

Quando i ragazzi, devono trovare una loro occupazione, un loro posto nel mondo: ciò implica MAGGIORE coinvolgimento in ciò che si fa, meno possibilità di restare comodi a vedere come le dinamiche evolvono.

In un gruppo di Aikidoka vale esattamente la stessa dinamica: crescendo nella consapevolezza della disciplina si diviene - a propria volta - un esempio per le persone che iniziano dopo di noi, quindi non ci è più permesso di mostrare un comportamento infantile o irresponsabile nel confronti del Maestro, dei compagni e dell'arte stessa.

Dovremmo fornire ai neofiti lo stesso supporto che abbiamo ricevuto (o che avremmo desiderato ricevere) quando ci trovavamo al loro posto!

Un allievo, a questo livello, ad esempio avviserà in anticipo quanto sarà costretto a mancare una lezione: non dovrebbe essere una regola imposta dal Maestro, ma un segno di comprensione del ruolo che abbiamo assunto nei confronti degli altri membri del gruppo.

La nostra presenza o assenza non passa inosservata, quindi - pur sentendoci liberi di organizzarci la vita come crediamo - dovremmo tenere a mente che le nostre azioni influenzano quelle degli altri.

Per un senpai, allenarsi 2 volte al mese... quando pare a lui... è qualcosa che lo esautora immediatamente dal suo status di "allievo esperto" o "anziano"!

Ci possono essere imprevisti e momenti difficili della vita per via del lavoro, della salute, della famiglia: tutto il gruppo capirà e non saranno necessarie scuse... ma se si vuole continuare ad occupare la posizione che ci siamo guadagnati, dobbiamo continuare a mostrare CON I FATTI che lo meritiamo.

L'essere un fuoco di paglia in Aikido conta quasi nulla: la differenza la fa la costanza e quanto diamo l'idea che gli altri possano contare su di noi... così come nessuno ha dubbi che si possa contare sulla disponibilità del Maestro.

Egli tuttavia non è l'UNICO a dover rimandare questa disposizione interiore: è solo il primo di tutti a doverlo fare, in modo tale da insegnare con l'ESEMPIO agli allievi ciò che a loro volta sarà necessario incarnare.

Fare ottime tecniche, essere bravi cascatori... non farà di noi bravi allievi ed Aikidoka: l'Aikido richiede tutto ciò, ma va oltre: diventa un modo d'ESSERE!

Più la nostra posizione sarà consolidata, più avremmo oneri nei confronti del Maestro, dei compagni e del Dojo: un senpai non è solo una persona che merita rispetto, ma qualcuno che continua a guadagnarselo GIORNALMENTE!

Essere presenti, costanti, affidabili, responsabili sono quindi buone norme di un allievo che abbia voglia di vivere al meglio il proprio ruolo... e attenzione: egli lo fa innanzi tutto per se stesso... perché sente che è l'atteggiamento più opportuno, prima ancora che per offrire supporto ai compagni ed all'Insegnante.

Chi non comprende questo e continua ad accampare scuse su scuse per non fare propri gli stimoli a crescere che riceve in un corso, sta solo facendo il parassita o lo scroccone.. e presto o tardi si troverà scaricato, se la dinamica di gruppo è sana.

"I doveri di un allievo" non sono qualcosa che il Maestro può realmente imporre: ovvio che ciascuno è sempre libero di fare un passo indietro se avverte che le aspettative o la pressione personale si fa troppo intensa ed indesiderata, ma - anche in questo caso - c'è modo e modo di farlo.

Non farsi più vedere ad un corso, improvvisamente, senza dare più notizie di sé, senza salutare i compagni, senza confrontarsi con l'Insegnante in merito alle ragioni che ci spingono a cambiare strada è un'ennesimo comportamento poco coerente con ciò che tentavamo di apprendere sul tatami.

Se per giorni, mesi o anni ci ha fatto comodo trovare un Dojo aperto che ci accogliesse, un Sensei disposto ad insegnarci qualcosa e dei compagni disponibili a donarsi reciprocamente... poi questa cosa va ONORATA anche se decidessimo di lasciare il gruppo e l'Aikido stesso!

Cerchiamo di lasciare pulito il piatto in cui abbiamo mangiato a lungo: non si sa mai che ci possa servire nuovamente in futuro! ... E ci va poco a comportarsi in modo sincero, responsabile e rispettoso...

Un corso di Aikido sopravvive soprattutto perché ci sono gli ALLIEVI: l'Insegnante è importante e spesso egli è il vero e proprio motore della passione del Dojo, ma senza gli allievi, da solo cioè 
potrebbe fare ben poco...

Un corso ha un'iscrizione che deve essere pagata puntualmente: se volete aiutare, NON fate aspettare ed evitate che vi debbano rincorrere per farvi versare il dovuto!
Il rispetto si rimanda con i fatti.

Se il Sensei organizza un raduno o uno stage, lo fa soprattutto per supportare lo sviluppo dei suoi allievi: egli potrebbe prendere bagaglio ed automobile ed andarsi a formare DA SOLO dove lo aggrada.

A volte invece si sente di CONDIVIDERE l'esperienza di u a formazione ulteriore e chiama un Maestro ancor più titolato di lui nel proprio Dojo: per fare questo si sobbarca di lavoro di organizzazione ed oneri finanziari.

Un allievo che comprende questo di certo farà di tutto per cercare di non mancare allo stage... Questo è il momento in cui un Insegnante HA BISOGNO del supporto del gruppo che lo segue: è poco rispettoso che egli si trovi da solo guardandosi alle spalle.

Nella nostra esperienza, nonostante gli eventi vengano calendarizzati con circa 1 anno - 6 mesi di anticipo, ci sono sempre quella decina di persone che si svegliano all'ultimo e ti dicono: "Così dopo domani c'è lo stage? Ah, cavolo... sarei venuto ma devo andare a fare shopping con la fidanzata...!"

Un regolare esempio di cretino... oppure di qualcuno che non tiene a sufficienza a ciò che pratica e si coinvolge come e quando vuole lui/lei.

Solo che l'Aikido NON è una pasticceria, nella quale entri e prendi SOLO ciò che ti piace!

Ci sono dimensioni personali e collettive che vanno vissute ANCHE se preferiremmo evitare: magari potrebbero non essere piacevoli ma risultare MOLTO UTILI!

L'allievo che non tiene conto di quanto abbiamo scritto, che si crede immune da certi doveri nei confronti del luogo in cui si allena e delle persone che vi si trovano all'interno, magari si crede "furbo" a comportarsi così, ma deve sapere per amore di verità che si sta minando da solo la possibilità di toccare certe consapevolezze nella disciplina che pratica...

Sono quelli che rimandano: "Ma a me non interessano tutte ste cose, perché io voglio solo tenermi un po' in forma..."

Ottimo: crediamo che il fitness faccia meglio al caso di costoro... o comunque potranno aiutarci magari a pagare affitto e riscaldamento del Dojo con la loro poco utile presenza... Meglio di niente, certo...

Statisticamente in un gruppo c'è sempre qualche "zavorra", qualche peso al traino che frena l'evoluzione della collettività: cercate di non occupare troppo a lungo però una posizione così meschina, tutto li...

Se notate una mancanza nella sala degli allenamenti, una piccola manutenzione che andrebbe effettuata, non attendete che se ne accorga e provveda il Maestro: sentitevi in diritto di METTERCI DEL VOSTRO e dargli una mano. Lo apprezzerà di sicuro lui, ma aiuterà voi a sentirvi sempre più "dentro" alla vostro percorso in seno alla disciplina.

Chi impara a prevenire le esigenze del proprio Insegnante e del proprio gruppo e provvede con risorse proprie ad appianare gli ostacoli sulla strada altrui... impara - a specchio - a fare la stessa cosa sulla propria via.

Non è forse qualcosa che tutti noi desidereremmo accadesse?

In occidente li chiameremo forse "lecchini", perché vogliamo vedere a tutti i costi una sorta di tentativo di scalata sociale che si basa sull'accettazione di sudditanze e compromessi; in oriente vengono tutt'ora definite "persone sagge", impegnate e perciò meritevoli di grande dignità e rispetto.

Manco a ricordarlo, l'Aikido sa abbastanza di orientale come disciplina!

L'importante è non desiderare di ottenere di più di quello che si offre: l'Aikido è uno scambio ALLA PARI, chi desidera molto... deve prima impegnarsi con i fatti a DARE proporzionalmente altrettanto!

Se ci impegniamo a fare i "buoni allievi", oltre tutto... abbiamo poi il pieno diritto di avere un Insegnante che fa altrettanto, ma pretenderlo a priori è il solito atteggiamento immaturo di chi specchia sul prossimo le proprie problematiche e mancanze.

1 commento:

Diego ha detto...

Quando iniziai a fare Aikido sentti questa frase.. "si comincia come 10 anni da uke..."e all'inizio credetti ingenuamente che fosse solo un discorso tecnico. Ora afferro che c'era dell'altro e uke va riferito anche al giusto atteggiamento dell'allievo nello Shitei (rapporto allievo/insegnante).
Un atteggiamento che passa solo da ciò che noi "mettiamo in gioco".
Più "diamo" e più "riceveremo". Nulla, come in ogni campo della vita, è gratis.
Non ci vogliono anni di pratica per rendersene conto, basta guardarsi attorno: i migliori senpai, sensei, shihan etc... sono coloro che hanno dato "anima e core" per la loro ricerca. Loro sono il nostro esempio più nell'atteggiamento che nella tecnica. Ognuno deve dare il 100% per cento di quello che può e solo così non perderà la Via.
L'Aikido può essere trasmesso alla generazione successiva anche da colui che tecnicamente non è eccelso ma che ne custodisce i principi con cura come un saggio agricoltore preserva le sementi per il momento propizio alla loro semina. Ma se non sviluppiamo il kokoro (qua rimando al webmaster per ulteriori) non potremo mai recepire tali principi e men che meno preservali e figurarsi trasmetterli. Saremmo solo la fotocopia sbiadita del tenue fantasma di qualcun altro.

PS: non so se ho delirato che credo il post sia leggibile