lunedì 15 dicembre 2014

Manca l'Aiki-pubblicità giusta?

Il giorno successivo rispetto al 131 anniversario della nascita del Fondatore dell'Aikido, in una società profondamente differente da quella che ha lasciato lui, in un tempo ed ad una latitudine differenti, ci chiediamo come sarebbe bene ottenere visibilità per la nostra disciplina.

Ci chiediamo anche se ciò serve sul serio oppure no.

Morihei Ueshiba è l'essere umano al quale dobbiamo i natali dell'Aikido, ma egli non fu il suo più grande divulgatore: l'impressione è stata quella che a lui interessasse più studiare, studiare e continuare a studiare... piuttosto che la divulgazione vera e propria.

Tuttavia egli si deve essere reso conto anche dell'enorme valenza di ciò che "aveva tra le mani", e quindi ha esplicitamente demandato parecchi suoi allievi a far giungere il suo messaggio su tutto il pianeta.

Ciò che si sa per certo, è che O' Sensei al termine della sua vita, vedeva l'Aikido più come un'opportunità di affratellare l'umanità, che come il trasmettere semplicemente una scuola tradizionale (koryu) da una generazione all'altra.

La prima nidiata dei suoi allievi ha viaggiato per decenni per far giungere più capillarmente possibile l'Aikido in tutti i continenti (o quasi), anche perché - ai loro tempi - viaggiare era l'unico mezzo per comunicare qualcosa.

Oggi quest'era è passata: non sosteniamo che ciò sia necessariamente un bene, né un male... ma prediamo semplicemente atto che quest'era è passata e stolto sarebbe chi volesse rimanercisi rigidamente aggrappato.

Viviamo nella società dell'immagine e del marketing, che non sono sicuramente due aspetti che erano stati sin dall'inizio previsti dall'Aikido e per l'Aikido: quindi cosa abbiamo intenzione di fare di ciò?

Tentiamo un'armonizzazione e cavalchiamo l'onda?
L'Aikido teorizzerebbe di SI!

Ci sdegnato di quanto è caduto in basso il valore "delle cose antiche e tradizionali" e moriamo sotto una valanga d'indifferenza?

Come si dice in forbito linguaggio giapponese, ci piacerebbe essere CAGATI da qualcuno?



Il problema, se ci pensiamo, non è piccolo... anche perché ormai l'utenza alla quale l'immagine è destinata (quelli che possono essere interessati ad un corso di Aikido, tanto per capirci) appare già fortemente influenzata dalla MEGA-dose di informazioni pubblicitarie che riceve ogni giorno, in ogni aspetto del quotidiano.

Curare l'immagine di un prodotto fa la differenza fra venderlo oppure no, quindi innumerevoli team di grafici, psicologi, sociologi, creativi sono continuamente all'opera per trovare ricette più efficienti per rendere accattivante ogni prodotto consumistico che l'immagine veicola: la pubblicità ne è un esempio più che palese.

Poi ci siamo noi dell'Aikido... che abbiamo buone idee, che sappiamo quanto vale la nostra disciplina e che troviamo più che dignitoso che ad essa venga data l'odience meritato...

... quindi prima di organizzare lezioni gratuite, seminari, raduni, apriamo World e scriviamo su una paginetta bianca le info essenziali per venire trovati, quindi andiamo in copisteria e ci facciamo stampare 150 volantini (che di solito poi rifiliamo noi a mano) ed andiamo a tappezzare i due isolati più prossimi al Dojo (tutto volontariato, s'intende!).

Capiamo bene come possiamo essere benissimo sottovalutati da tutti coloro che non hanno la benché minima idea di cosa l'Aikido sia, ma sanno bene come è fatta una buona pubblicità perché vengono da essa bombardati in qualsiasi ora del giorno e della notte.

Copertine patinate, cartelloni pubblicitari 6m x 4m, spot TV, pubblicità radiofonica, Web design appositamente studiato, Social media... e noi andiamo ad incollare gli A5 autoprodotti con World ai pali della luce...

L'utente finale ha l'impressione che "se il nostro prodotto non APPARE BENE, non abbia un reale VALORE".

Ci sono locandine di corsi, seminar ed occasioni per praticare l'Aikido che sono quantomeno INDECENTI, tanto che svierebbero qualsiasi interessato al "prodotto" pubblicizzato (utilizziamo  volutamente un linguaggio meno di settore e più comprensibile al pubblico che vorremmo raggiungere), anche se poi effettivamente ci fosse qualità nella proposta!

C'è gente che per pubblicizzare il nulla di cui è capace ricorre a locandine che mostrano i grandi nomi e volti dell'Aikido storico ed internazionale, per poi leggere in basso a destra il nome sconosciuto del povero cristo che si occuperà di accogliere le eventuali persone curiose alla porta.

C'è chi addirittura utilizza immagini note per dare un messaggio semi-fraudolento: "Mettiamo Steven Seagal che svetta anche se poi sappiamo che ciò che lui mostra non è esattamente nello spirito dell'Aikido... ma almeno è conosciuto, quindi poi quando la gente arriva al Dojo per imparare la mossa mortale alla Nico, gli tenteremo di spiegare che le cose sono un po' diverse"...

Ma è possibile ragionamento più contorto ed un autogol più evidente?!

La Redazione di Aikime ha voluto provare a giocare un po' con l'idea della pubblicità, quella famosa... quella riuscita, insomma... cercando di adattarla simpaticamente alla nostra disciplina.


Per una volta non è stato l'Aikido ad armonizzarsi con il mondo esistente, ma parte di esso ad essere letto con un'interesse tutto Aikidoistico... ed un pizzico di irriverente ironia (giusto per divertirci... non per essere blasfemi o per offendere qualcuno, s'intenda) ed il gioco è stato fatto!


La pubblicità cerca l'essenzialità del messaggio (come dovrebbe essere la gestualità delle Arti Marziali)... ci rimanda alle nostre abitudini più consolidate (il caffè, la pasta...): ci vuole far sentire a casa... facciamo noi altrettanto con coloro che vorrebbero interessarsi della nostra disciplina?


La pubblicità mira ai piaceri ed a soddisfare sogni ed aspettative di ciascuno: fare altrettanto con l'Aikido può essere percorribile, o si rischia in ogni caso di "vendere fumo"?



La pubblicità manipola le nostre certezze per utilizzarle ai suoi fini: la casa, la stabilità, la sicurezza... non sono forse questi elementi ai quali dovrebbe condurre anche una seria pratica dell'Aikido?


La pubblicità utilizza le nostre debolezze, proprio come farebbe un'abile avversario: sa bene che il 90% degli maschi ha accesso più rapido al contenuto delle proprie mutande, rispetto a quanto non avvenga con i neuroni... e quindi bombarda ogni cosa con TONNELLATE DI GNOCCA: patata ovunque, anche quando non centra un bel niente, anche quando il messaggio che si vuol far giungere è tutto un altro...


Sicuramente la pubblicità ci richiede una cosa che gli Aikidoka raramente sono disposti a fare con profondità ed intelligenza: capire ciò che si vuole per richiederlo (a se stessi e) al prossimo nel migliore dei modi!

Se l'Aikido prendesse spunto da ciò che c'è di positivo in questa dinamica, forse punterebbe più sulla qualità con la quale si presenta al prossimo, già che magari rimanda la necessità di precisione in un movimento tecnico, ma poi non cura altrettanto i colori, gli allineamenti delle parole e le immagini di quando intende descriversi agli altri: ciò potrebbe anche definirsi "messaggio disfunzionale".

Imparare o soccombere? A noi tutti la scelta!


1 commento:

Anonimo ha detto...

La miglior pubblicità è la qualità..il Dojo è innanzitutto un luogo di spirito..il ponte fra terra e cielo...chi cerca l'Aikido cerca la via...non cerca ne un ambiente ipocrita ne tantomeno autoreferenziale...la quotidianità è già piena di questi aspetti...domandiamoci ora se la pratica ci ha resi uomini migliori..altrimenti siamo solo un datebase di leve..buon Aiki a tutti..!