Il Giappone è un Paese unico al mondo per aver sviluppato per secoli una cultura, filosofia e spiritualità autonome, influenzate solo minimamente dagli esigui contatti che in passato ebbe con altri popoli.
Ne segue che tutta una serie di abitudini e credenze non sono riscontrabili altrove... e molte di esse hanno influenzato notevolmente l'Aikido e la sua pratica.
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Vediamo di cosa si tratta...
Si celebra di solito l'11 di gennaio (i numeri dispari sono considerati fortunati) e per le discipline marziali coincide con la prima lezione dell'anno di pratica.
Nei giorni precedenti il Dojo però è un luogo comunque frequentato dagli allievi, che utilizzano la piccola pausa degli allenamenti per fare una pulizia approfondita di tutta la struttura, del tatami, del kamidana, etc...
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Prima di andare in guerra fece venire il suo Daimyo nella sua dimora per rompere e dividere un barile di sakè.
La battaglia ebbe successo e da allora il rituale divenne convenzione e segno di buon auspicio, che ancora oggi viene considerata tale per matrimoni, eventi sportivi e culturali, inaugurazioni o qualsiasi evento che valga la pena essere celebrato e ricordai con solennità.
Il nome di questa festa è traducibile con "apertura dello specchio", oppure “rottura del mochi", poiché si rompe un kagami mochi oppure si apre una confezione di sake.
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Si posiziona su un supporto chiamato sanpo (三宝), all'interno di un foglio chiamato shihōbeni (四方 红) , che dovrebbe scongiurare gli incendi dalla casa/struttura per gli anni a venire: ancora oggi molte abitazioni giapponesi vengono costruite in legno, quindi possiamo comprendere come un tempo la paura del fuoco fosse motivata e come i rituali fossero quindi pregni di simboli atti a scongiurare questa evenienza.
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Durante le feste il kagami mochi viene collocato su un altare shinto o buddista o su un tokonoma, come offerta agli dei in visita, durante il Capodanno. Il mochi ornamentale è rimosso l'11 gennaio e viene spezzato in più frammenti prima di essere mangiato.
A quell punto, il kagami mochi è già alquanto fragile e sulla superficie e possono essere presenti crepe.
Il mochi non viene tagliato col coltello, perché questo gesto è interpretato come "negativo", visto che è associato al taglio dei legami tra le persone, ed è solitamente frantumato con un colpo di mano o con un martelletto.
Il kagami mochi fece la sua prima apparizione nel periodo Muromachi (cioè dal 14º al 16º secolo d.C.).
Il nome kagami ("specchio") si dice abbia avuto origine dalla sua somiglianza con un vecchio stile di specchio di rame rotondo, al quale veniva e viene anche attribuito un significato religioso.
Il mito vuole che lo specchio, il gioiello e la spada siano proprio i tre tesori che la dea Amaterasu Omikami - spesso citata nelle preghiere di O' Sensei - consegno al primo Imperatore, o Tenno, come dono in rappresentazione della sua provenienza divina.
Quasi tutti gli altari shinto posseggono uno specchio rotondo dinnanzi al kamidana (la mensola dei kami, nella quale solitamente un tempietto di legno rappresenta la loro presenza nel locale).
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La "rottura dello specchio", in qualche modo, significa proprio l'entrata in contatto con una dimensione divina immanente, che non viene più specchiata... ma realizzata.
All'inizio di ogni nuovo anno di pratica quindi si auspica che l'incontro con questa dimensione spirituale ci "riporti alla sorgente" dell'energia, della saggezza e dell'essere, in modo che i nostri atti divengano diretta manifestazione di questo rapporto stretto con la parte più alta e profonda di noi.
Una festa dal significato simbolico tutt'altro che trascurabile!
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Non crediamo sia sinonimo di qualità della pratica la possibilità di celebrare questa festa, ma conoscere le sue origini così radicate nella nostra disciplina potrebbe risultare molto importante.
Fa venire voglia di trasformare sempre più una palestra in un Dojo!
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