Di che religione bisogna essere per praticare Aikido?
L'Aikido di che religione è?
È necessario essere religiosi per praticare?
È necessario essere religiosi per praticare?
Che sia nato in un ambiente storico, culturale, filosofico e religioso diverso dal nostro ci pare evidente... anche dal fatto che non conosciamo molti shintoisti in Italia...
Gli shintoisti non festeggiano il Natale, e perfino il capodanno non si festeggia come da noi (per la precisione la festa di "oshogatsu" va dall'1 al 3 di gennaio)... ma qui ci sono ottimi Aikidoka, che riescono ad essere tali senza essere shintoisti.
Qualche giorno fa, per la prima volta, abbiamo accolto nel gruppo dei più piccoli un bimbo mussulmano: il papà con attenzione ci ha spiegato che per il loro credo è vietato inchinare il busto e prostrarsi dinnanzi ad altri esseri viventi o ad immagini.
Noi facciamo un saluto rituale verso i kamiza dei nostri Dojo, così come ci inchiniamo reciprocamente all'inizio ed al termine di ogni tecnica eseguita in coppia.
È così da quando pratichiamo Aikido, abbiamo sempre visto fare così... ci hanno spiegato il significato di quel rituale, che proviene da una terra ed una cultura lontana.
Poi arriva questo piccolo bimbo mussulmano ricciolino, con tanta voglia di praticare Aikido ed andiamo in crisi: forse lui non dovrebbe uniformarsi all'etichetta del Dojo?
E perché gli altri lo fanno anche se non sono shintoisti e lui no?
Cosa viene perso dell'Aikido nello stravolgere i rituali con i quali è stato concepito e nei quali è cresciuto per più di mezzo secolo?
Abbiamo pensato di fare così: lui appoggerà la sua mano destra sul cuore e chinerà il capo, mentre noi facciamo il nostro saluto abituale in cui chiniamo anche il busto...
... lui saprà che quello è un gesto di rispetto, che vuole contemporaneamente essere rispettoso anche del credo religioso suo e dei suoi genitori. Agli altri è stato spiegato che se lui non fa il saluto come gli altri, c'è una ragione: nessuno ha avuto una virgola da ridire su ciò (si sa, i bambini spesso sono molto più avanti dei grandi in certe questioni!).
È meglio averlo con noi ed avere modificato il cerimoniale per permettergli di frequentare la disciplina, o sarebbe stato più saggio imporgli un gesto che pare contrario alla religiosità della famiglia?
Secondo noi, se l'Aikido insegna la capacità dell'adattamento, la prima soluzione è da preferire.
Certo... manco noi ci sentivamo tutti shintoisti nel fare con cura il cerimoniale, ma tant'è che alcuni credo fanno più fatica ad essere tolleranti con alcune forme di espressività corporea.
Sicuramente, sotto un certo punto di vista, non appena scegliamo una religione e la seguiamo un po' con "i paraocchi", rimaniamo anche invischiati nelle sue limitazioni e parzialità... ma l'Aikido forse serve anche per gettare ponti di comunicazione laddove parrebbe difficile instaurare un dialogo.
"Religione" può essere letto come "mettere insieme"... e se è così allora l'Aikido secondo noi è una religione... oppure come "confinare, legare"... nel qual caso allora pensiamo che non lo sia per nulla!
Noi siamo l'interpretazione di ciò che facciamo: l'Aikido in questo caso ha saputo essere super partes per accogliere in sé le diversità e farne motivo di vanto e crescita per l'intero gruppo di praticanti.
Obiettivo centrato!
Non vi augureremo allora buon Natale nel senso più cristiano del termine, solo per rispetto a tutti coloro che potrebbero sentirsi lasciati fuori dall'augurio: che sia un periodo di festività nell'anima di tutte le persone, ciascuna secondo il proprio credo, ed anche nel caso non aderiste ad uno specifico...
... e che il 2014 porti a tutti ancora buone occasioni per essere sempre più se stessi ed in armonia con il mondo che abbiamo intorno, magari why not proprio praticando Aikido!
A presto!
"Non possiamo più fare affidamento sugli insegnamenti esterni di Buddha, Confucio o Cristo [...]. Nessuna singola religione possiede tutte le risposte. La costruzione di santuari e templi non basta. Imponetevi come immagini viventi del Buddha. Tutti noi dovremmo essere trasformati in dee della compassione o in Buddha vittoriosi".
[Morihei Ueshiba, O' Sensei]
PS: a scanso di equivoci, non crediamo che "il grande vecchio" si riferisse al fatto che gli insegnamenti di Buddha, Confucio o Cristo fossero limitativi: crediamo più ci volesse esortare a riscoprirli e vivificarli con la nostra condotta, anziché limitarci ad essere catechizzati su di essi.
1 commento:
ah peerò
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