lunedì 23 dicembre 2013

L'Aikido è patrimonio dell'umanità

Ci avviciniamo alla tradizionale pausa natalizia ed anche quest'anno Aikime si prepara ad andare in vacanza per qualche settimana: torneremo infatti on-line la settimana dell'Epifania, o quella successiva... ora vedremo, ma ugualmente ci preme lasciarvi con una riflessione che va ben al di là dei classici auguri per il periodo di festività cristiana che si avvicina.

Di che religione bisogna essere per praticare Aikido?

L'Aikido di che religione è?

È necessario essere religiosi per praticare?

Che sia nato in un ambiente storico, culturale, filosofico e religioso diverso dal nostro ci pare evidente... anche dal fatto che non conosciamo molti shintoisti in Italia...

... ma questo è forse segno che l'Aikido non ci appartenga in toto e di diritto?

Gli shintoisti non festeggiano il Natale, e perfino il capodanno non si festeggia come da noi (per la precisione la festa di "oshogatsu" va dall'1 al 3 di gennaio)... ma qui ci sono ottimi Aikidoka, che riescono ad essere tali senza essere shintoisti.

Qualche giorno fa, per la prima volta, abbiamo accolto nel gruppo dei più piccoli un bimbo mussulmano: il papà con attenzione ci ha spiegato che per il loro credo è vietato inchinare il busto e prostrarsi dinnanzi ad altri esseri viventi o ad immagini.

Noi facciamo un saluto rituale verso i kamiza dei nostri Dojo, così come ci inchiniamo reciprocamente all'inizio ed al termine di ogni tecnica eseguita in coppia.

È così da quando pratichiamo Aikido, abbiamo sempre visto fare così... ci hanno spiegato il significato di quel rituale, che proviene da una terra ed una cultura lontana.

Poi arriva questo piccolo bimbo mussulmano ricciolino, con tanta voglia di praticare Aikido ed andiamo in crisi: forse lui non dovrebbe uniformarsi all'etichetta del Dojo?

E perché gli altri lo fanno anche se non sono shintoisti e lui no?

Cosa viene perso dell'Aikido nello stravolgere i rituali con i quali è stato concepito e nei quali è cresciuto per più di mezzo secolo?

Abbiamo pensato di fare così: lui appoggerà la sua mano destra sul cuore e chinerà il capo, mentre noi facciamo il nostro saluto abituale in cui chiniamo anche il busto...

... lui saprà che quello è un gesto di rispetto, che vuole contemporaneamente essere rispettoso anche del credo religioso suo e dei suoi genitori. Agli altri è stato spiegato che se lui non fa il saluto come gli altri, c'è una ragione: nessuno ha avuto una virgola da ridire su ciò (si sa, i bambini spesso sono molto più avanti dei grandi in certe questioni!).

È meglio averlo con noi ed avere modificato il cerimoniale per permettergli di frequentare la disciplina, o sarebbe stato più saggio imporgli un gesto che pare contrario alla religiosità della famiglia?

Secondo noi, se l'Aikido insegna la capacità dell'adattamento, la prima soluzione è da preferire.

Certo... manco noi ci sentivamo tutti shintoisti nel fare con cura il cerimoniale, ma tant'è che alcuni credo fanno più fatica ad essere tolleranti con alcune forme di espressività corporea.

Sicuramente, sotto un certo punto di vista, non appena scegliamo una religione e la seguiamo un po'  con "i paraocchi", rimaniamo anche invischiati nelle sue limitazioni e parzialità... ma l'Aikido forse serve anche per gettare ponti di comunicazione laddove parrebbe difficile instaurare un dialogo.

"Religione" può essere letto come "mettere insieme"... e se è così allora l'Aikido secondo noi è una religione... oppure come "confinare, legare"... nel qual caso allora pensiamo che non lo sia per nulla!

Noi siamo l'interpretazione di ciò che facciamo: l'Aikido in questo caso ha saputo essere super partes per accogliere in sé le diversità e farne motivo di vanto e crescita per l'intero gruppo di praticanti.

Obiettivo centrato!

Non vi augureremo allora buon Natale nel senso più cristiano del termine, solo per rispetto a tutti coloro che potrebbero sentirsi lasciati fuori dall'augurio: che sia un periodo di festività nell'anima di tutte le persone, ciascuna secondo il proprio credo, ed anche nel caso non aderiste ad uno specifico...

... e che il 2014 porti a tutti ancora buone occasioni per essere sempre più se stessi ed in armonia con il mondo che abbiamo intorno, magari why not proprio praticando Aikido!

A presto!

"Non possiamo più fare affidamento sugli insegnamenti esterni di Buddha, Confucio o Cristo [...]. Nessuna singola religione possiede tutte le risposte. La costruzione di santuari e templi non basta. Imponetevi come immagini viventi del Buddha. Tutti noi dovremmo essere trasformati in dee della compassione o in Buddha vittoriosi".

[Morihei Ueshiba, O' Sensei]

PS: a scanso di equivoci, non crediamo che "il grande vecchio" si riferisse al fatto che gli insegnamenti di Buddha, Confucio o Cristo fossero limitativi: crediamo più ci volesse esortare a riscoprirli e vivificarli con la nostra condotta, anziché limitarci ad essere catechizzati su di essi.


lunedì 16 dicembre 2013

岩間 Iwama (3/5): AIKI EN, la tenuta Ueshiba

In occasione del 130º anniversario della nascita del Fondatore dell'AikidoMorihei Ueshiba (14/12/1883 - 14/12/2013)...


... vi proponiamo il proseguimento del viaggio virtuale nella cittadina di Iwama... alla scoperta dei luoghi e delle atmosfere in cui visse, studiò ed operò O' Sensei.


Quest'oggi è la volta della famosa "Aiki En", ossia la "fattoria/ranch" acquistata dal Fondatore proprio ad Iwama, nella quale egli si trasferì con la moglie a partire dal 1942.

Entriamo in un mondo che fortunatamente molti occidentali, come noi, hanno avuto modo di visitare e di vivere, magari nei periodi di visita e studio in qualità di uchideshi nell'adiacente Ibaraki Shibu Dojo.

La tenuta Ueshiba si trova esattamente di fronte all'Aiki Jinja (del quale vi abbiamo già parlato qui), a circa 10 minuti a piedi dalla stazione JR di Iwama.

Si tratta di una superficie di circa 1,3 ettari, sulla quale vennero edificati la casa ed il Dojo di O' Sensei... e che comprende un'ampio terreno che al tempo veniva giornalmente coltivato dal Fondatore.

Eccovi al solito una breve visita virtuale di quest'area!



Cio che più colpisce, oggi ancor forse più che un tempo, è il fatto che si tratti di un'area molto "contadina", nel quale Ueshiba stesso si dedicò completamente all'agricoltura e all'allenamento lontano dalle luci e dal rumore della grande città.

Il Fondatore dimorò per circa 27 anni in 3 piccole stanze, non più grandi di circa 40 m² in tutto... una dimora a dir poco spartana, umile e semplice, soprattutto per un personaggio che oggi più che mai fa sentire la sua importanza ed influenza sulla nostra Aiki-società!

Non era lo sfarzo quello che O' Sensei cercava, questo pare evidente: la cura di un habitat scandito dai ritmi della natura, della terra... lo aiutò probabilmente in quell'opera di armonizzazione di se stesso con l'Universo, di cui tanto parlano gli scritti che ci ha lasciato.

Avrete di certo notato l'attenzione meticolosa ai simbolismi di tipo spirituale, con i quali ha addirittura circondato l'intera sua tenuta: quattro "sigilli" indecifrabili ai giorni nostri sono stati posti quali "guardiani" spirituali di quel luogo... a conferma della certa consapevolezza di un mondo sottile che racchiude e permea quello materiale.

Una cosa non da poco, specie per la nostra società occidentale, che ancora si interroga sull'eventuale sua esistenza: Morihei Ueshiba SAPEVA del mondo dello spirito e probabilmente intuì che un'armonizzazione con esso è la chiave della possibilità di armonizzarsi anche sul piano fisico con il prossimo, persino quando esso si crede nostro avversario!

Il tempietto che vedete poco sopra veniva utilizzato da O' Sensei per pregare una divinità specifica (non ne ricordiamo il nome ora!) affinché venisse assicurato il cibo ai sempre affamati giovani studenti che lo frequentavano negli anni del Dopo Guerra... tempo in cui ci si allenava molto, ma non c'erano molti soldi per acquistare viveri.

Tutto fa pensare a qualcosa che oggi abbiamo un po' perso: l'attenzione all'essenziale e la volontaria fuga da ciò che non lo è.

Che sia questo l'Aikido?!... il messaggio che è possibile trovare in esso?

Era così il suo Fondatore?

Dalla sua casa, il suo Dojo (che dettaglieremo in un prossimo video) e la terra che coltivava si direbbe proprio di SI!

Un'ultima impressione, da chi come noi è stato più volte in quei luoghi: le atmosfere sono magiche solo per gli occhi di chi vuole vederle tali.

Noi siamo andati ad Iwama con il desiderio di respirare le atmosfere in cui è vissuto ed ha operato il Fondatore: vi abbiamo trovato sicuramente tanta storia... ma nulla di più.

È spiacevole dirlo, ma ciò che di "magico" ci poteva essere, forse se n'è andato con lui...

Oggi, a 130 anni dalla sua nascita, possiamo noi decidere di farle però rivivere nei nostri stessi atti, a qualunque latitudine ci troviamo, ed anche se non siamo mai andati in Giappone.

Per Morihei Ueshiba l'Aikido era forse più un'attitudine interiore che qualcosa legato ad un luogo ed un tempo: ricordiamocene tutte le volte che ci mancherà il supporto di una così grande guida!

lunedì 9 dicembre 2013

WE-AIKI: il lascito del 2º Aikido Blogger Seminar

Ad una settimana esatta dalla chiusura dei lavori del 2º Aikido Blogger Seminar, eccovi un rimando delle novità principali che vi siete persi se non eravate a Napoli lo scorso 30/11 e 1/12/13.
(qui una piccola galleria fotografica- Facebook login is required!)

L'atmosfera è stata più che accogliente e proficua per i numerosi partecipanti, giunti anche sia dal nord e centro Italia per l'evento... ma sicuramente il nostro intento non è quello di lodare i risultati del nostro lavoro, quanto di far giungere alla società Aikidoistica che utilizza al meglio la rete nuove idee e spunti di riflessione per migliorare se stessa.

Innanzi tutto è emerso dai rimandi circolari al termine di ogni lezione quanto sia importante per ciascun allievo presente ad un seminar (indipendentemente da scuola, stile e grado) poter avere un attimo riservato allo scambio, al confronto costruttivo... e se serve anche alla critica.

Ci siamo abituati a Seminar con lezioni frontali, nei quali il Sensei di turno "illumina" i presenti con le sue proposte didattiche ed educative: non c'è nulla di male in questo modello storicamente collaudato, mai praticanti più giovani in esperienza vogliono interagire di più...

... assaggiare (se non anche mettere alla prova) la capacità dell'Insegnante di entrare anche nel merito dei loro dubbi e sensazioni. Questo costringe i docenti ad un maggiore grado di adattabilità e di fatto impedisce di fare "cipria/incolla" alle lezioni svolte con un "pubblico" diverso.

Ci "dobbiamo essere di più" per accettare questa nuova ed avvincente sfida, ma abbiamo già anche sperimentato di persona che gli allievi sono poi i primi a rimandare gratitudine ed apprezzamento per questa inedita apertura nei loro confronti!

Altro rimando importante: le lezioni tecniche sono gradite quando dentro le proposte si muovono principi ben identificabili, che chiarificano come la tecnica sia un mezzo e non il fine della pratica.

Ai seminari frequentati da persone provenienti da esperienze Aikidoistiche differenti, ad esempio, parlare di "principi" risulta molto più unificante di calcare troppo la mano sulle tecniche, che possono essere i "linguaggi locali" per far passare un certo messaggio.

Diventa sempre più importante in un evento che gli allievi percepiscano "quale messaggio si vuole far giungere loro" attraverso le proposte fatte sul tatami: anche l'ikkyo più rinomato quindi perde di senso se non lo si contestualizza con un fine adatto al contesto e conforme ad un messaggio che va al di là di come si muovono i piedi o quali angoli debbano essere adottati dalle falangi delle dita delle mani!

Allo scorso Blogger Seminar abbiamo parlato sabato mattina di "go no sen" (la "risposta in ritardo"), sabato pomeriggio di "sen no sen" (la "risposta simultanea") e domenica mattina di "sen sen no sen" (la "risposta che arriva prima della domanda").

È stato più volte rimandato l'interesse degli intervenuti per seminari ed eventi dichiaratamente TEMATICI, e che quindi risultassero qualcosa in più che un catalogo di tecniche...

Insomma l'Aikido sta crescendo!

Per quanto se ne dica... per quanto si demonizzi una certa inedita libertà impensabile fino ad un paio di decenni fa, la comunità sta iniziando ad interagire ANCHE in modo costruttivo e più armonico al suo interno, proponendo inediti spunti di riflessione a chi si affaccia al variegato mondo dell'Aikido.

La promessa di girare uno spot pubblicitario dell'Aikido italiano è stata colta in pieno, iniziando a raccogliere fra tutti i presenti idee di script e regia che nei prossimi mesi saranno oggetto di lavoro comune, affinché il risultato finali risulti LIBERO da ogni accezione campanilistica... e che rappresenti innanzi tutto lo spirito che amiamo dell'Aikido più che le sue tecniche o ciò che potrebbe creare ulteriori divisioni.

Ma la chicca delle chicche a nostro dire è stata la stesura e pubblicazione di un documento comune che rappresenta le linee guida nelle quali ciascuno di noi sente volentieri di identificarsi, ben inteso rimanendo legati ciascun al proprio ente scelto per la pratica.

Non si tratta infatti dell'ennesimo logo o associazione per promuovere la pratica, ma un codice etico al quale aderire se ci sentiamo rappresentati dai suoi contenuti: lo abbiamo chiamato "WeAiki - Insegnanti senza barriere", ed è liberamente scaricabile in PDF al seguente link.

Eccovene un'anteprima grafica...




Dalla sua data di pubblicazione, questo documento è stato letto e sottoscritto da decine di Maestri di Aikido di tutta la penisola: da grandi pionieri e capiscuola, a professionisti, a semplici Insegnanti e praticanti che ne condividono i contenuti.

Ad oggi ecco i loro nomi:

- Simone Chierchini, Aikido Italia Network - Montenero di Bisaccia (CB)
- Marco Rubatto, Aikime - Torino
- Fabio Branno, Aikido Vivo - Napoli
- Rino Bonanno, Aikikai Napoli - Napoli
- Daniele Petrella, Napoli
- Gabriele Pintaudi, Aikido Libero - Palermo
- Pasquale Robustini, Aikido Roma Nord - Roma
- Carlo Caprino, Seishin Dojo, Grottaglie (TA)
- Stefano Mazzilli, Accademia Studi Aikido Hikari Italia - Pomezia (RM)
- Fabio Ramazzin, Takemusu Aikido Gallarate - Gallarate (VA)
- Valentino Traversa, Aikido Salento - Manduria (TA)
- Angelo Armano, Shugyo Dojo - Sorrento (NA)
- Giuseppe Gramendola, Associazione Aishin - Torino
- Paolo Muratori, D.A.MA - Cesenatico (FC)
- Maurizio Lo Vecchio, Aikido Nippon Club - Novara
- Jaime Sierra, KiShinTai - Bogotà (Colombia)
- Alessio Candeloro, Shugyo Dojo - Genova
- Angelo Montemurro, Centro Studi Arti Orientali Shin Zen Dojo - Massafra (TA)
- Argeo Caferri, Takemusu Aikido Recanati - Recanati (MC)
- Fabio Russo, Aikido e Pensieri - Avellino
- Diego Rossi - Napoli
- Gianni Canetti, Bushi no Kami - Orbassano (TO)
- Antonio Villano, Dojo Ikkyo Kaiten - Napoli

Queste sono le persone che, ad oggi, ci hanno messo il nome... E LA FACCIA nel dichiarare, oltre di essere d'accordo con i contenuto del documento, di essere pronti di dimostrare CON I FATTI la loro aderenza alle linee guida suggerite nello stesso.

Se anche tu vuoi unirti a loro, non hai che da contattarci, inviando una e-mail con Nome, Cognome e Dojo di appartenenza a:

Simone Chierchini: schierchini@gmail.com
Marco Rubatto: shuren@virgilio.it
Fabio Branno: fabiobranno@hotmail.com

Le sole cose che non si muovono sono quelle morte... ed a quanto pare l'Aikido mostra di avere più che mai movimento e vita, ai nostri giorni e sul nostro territori.

Qualcuno ha simpaticamente commentato - una volta letto il documento - "ma l'Aikido non dovrebbe essere già così!?"

La risposta è SI, dovrebbe già esserlo...

... e anche se non è sempre stato tale fino ad ora, questa volta abbiamo la reale possibilità di FARCELO DIVENTARE, anche grazie al prezioso impegno e contributo di voi tutti!

lunedì 2 dicembre 2013

Aikido ed oncologia pediatrica: l'esperienza di Torino

Sovente ci interroghiamo sui limiti di applicazione della nostra disciplina... quelli che presenta, quelli che dovrebbe abbattere o mantenere...

Noi siamo sempre stati di ampie vedute e non abbiamo mai esagerato con i pregiudizi, ed a volte sembra di aver fatto bene!

È il caso del progetto della ONLUS Kids Kicking Cancer che da settembre è partito presso il reparto di oncologia pediatrica dell'Ospedale Infantile Regina Margherita, relativo al contributo e supporto ai piccoli pazienti tramite attività marziali in reparto.

L'Associazione Kids Kicking Cancer ONLUS, nata circa 10 anni fa negli Stati Uniti su iniziativa di Rabbi Elimelech Goldberg, professore di Pediatria alla Wayne State University School of Medicine opera dal 2011 anche in Italia, con l'obiettivo di portare le tecniche messe a punto negli Stati Uniti anche nel nostro Paese, a beneficio dei bambini ospitati negli ospedali.

La malattia di un bambino è un evento devastante per l'intera famiglia, che si trova ad affrontare qualcosa per cui non si è mai preparati: immaginiamoci cosa accade quando è il cancro ad invadere la quotidianità dei più piccoli...

K.K.C. offre alle famiglie e ai bambini uno strumento concreto per la gestione della malattia, tramite micro "lezioni" presso le strutture ospedaliere, operate da tecnici formati in puro spirito di volontariato.

La novità è che da settembre anche l'Aikido è entrato a far parte della rosa delle possibilità di intervento della K.K.C. Italia presso il Regina Margherita di Torino, a cura del Mº Marco Rubatto.

Questa Associazione prestigiosa americana, ed ora anche italiana, era stata creata e portata avanti soprattutto da Karateka, che avevano intuito anche l'immenso valore "terapeutico" ed umano delle discipline marziali in un ambito così delicatamente, ma intimamente legato al conflitto... come quello relativo alla MALATTIA.

La malattia è in ultima analisi una disarmonia, ed una condizione nella quale ci si trova a "combattere" contro una sorta di "nemico oscuro" che pare sia venuto a toglierci il benessere e la salute che tutti agogneremmo.

Questo discorso si amplifica notevolmente nel momento in cui i soggetti in gioco diventano i più piccoli e le loro famiglie.

L'Aikido si occupa appunto della trasformazione di un conflitto in una possibilità di confronto e crescita... quindi, ad honorem, ha saputo adattarsi ad una situazione nella quale si fa estremo appello a queste sue peculiarità.

Il percorso di Marco è iniziato a settembre, dopo essersi sottoposto ad una formazione, che è obbligatoria per tutti i volontari K.K.C., e fortunatamente anche grazie ad un'ampia esperienza decennale in campo professionale nel mondo socio-educativo territoriale (Servizi Sociali, settore Handicap mentale).

Ci sono stati affrancamenti nei quali è stato possibile studiare l'approccio migliore con i piccoli pazienti del Reparto di Oncologia pediatrica, al fine di proporre loro delle micro-esperienze di una quindicina di minuti di pratica marziale, ovviamente adattata ed alleggerita a secondo delle circostanze.

Le dinamiche utili a mobilitare la forza di volontà di un individuo, sia esso un Karateka, un Aikidoka un Judoka... sono esattamente le stesse: non mollare, imparare dall'esperienza... imparare dai segnali del proprio corpo.

Soprattutto, diremo, imparare a "riconnettersi" con esso... cosa che spesso viene impedita dalla malattia e dalla sofferenza che ne deriva.

La sofferenza molte volte fa chiudere le porte della sensibilità, proprio per evitare ulteriore dolore: è un meccanismo più che naturale di sopravvivenza, che va conosciuto e non combattuto.

È però altrettanto vero che NON risiede nella negazione di un'esperienza la possibilità di fare la differenza attraverso di essa, e questo è chiaro sia all'Aikido, che a K.K.C.!

I piccoli pazienti vengono quindi dolcemente avvicinati ad una mentalità nella quale una semplice attenzione al respiro può fare un'enorme differenza nelle loro giornate di ricovero... magari con flebo e catetere... se non a seguito di una chemioterapia...

La "lezione tipo" consiste nell'approcciarsi ai ragazzi facendo loro alcune proposte di lavoro semplici ed immediate: un Karateka può mostrare la dinamica con la quale si forma correttamente un pugno e come fare ad eseguire lentamente e correttamente uno tsuki, alle varie altezze...

... un Aikidoka, come nel caso di Marco, ha lavorato più sulla connessione mente-corpo, proponendo esercizi simili al "braccio che non si piega", o tramite semplici esercizi educativi sulla percezione del proprio equilibrio postulare.

Date le condizioni dei bimbi non ci sono presupposti adatti per ukemi, leve, o contatti stretti: molti di loro sono deboli, spesso collegati ad ingombranti macchinari, spesso allettati... ed hanno a malapena la forza di tenere gli occhi aperti.

Cosa fare in quelle situazioni?

1) non farsi prendere dal panico...

2) ricordarsi che se si vuole aiutare qualcuno, talvolta non è utile farsi prendere dalla compassione (... "patire-insieme")

3) far forza sul principio di adattabilità, dell'Aikido in questo caso, alla situazione contingente e quindi chiedersi: "in questa situazione COSA POSSIAMO FARE DI UTILE?"

... Se la domanda è fatta con profondità, le risposte non tardano mai ad arrivare!

I bimbi sono contenti di interagire con i "Martial Art Therapists" (è questo il nome che attribuisce ai volontari K.K.C.), magari dopo una prima diffidenza iniziale...

... perché con loro CI SI MUOVE (e il movimento è in sintonia con la VITA!), si sorride, si parla... si lavora INSIEME (e l'inclusività è nella stessa frequenza con l'integrazione delle esperienze!).

Quindi anche un piccolo gesto, un piccolo passo fuori dal un'atmosfera di pura tristezza e sofferenza... una cappa soffocante legata alle circostanze poco favorevoli, può voler dire veramente TANTO per questi coraggiosi piccoli Samurai!

Tra gli approcci utilizzati in reparto poi si fa spesso appello a pratiche di rilassamento, respirazione e visualizzazione... soprattutto quando i ragazzi sono allettati o impossibilitati a muoversi per via di presidi medici o di spossatezza legata alle cure alle quali si sottopongono.

In questo caso "l'allenamento" si sposta tutto nella mente: a seconda delle età, Marco ed alcuni suoi colleghi propongono meditazioni guidate che portano i piccoli ad esplorare alcune aree specifiche del loro vissuto: mediante un gioco è quindi possibile stabilire un canale comunicativo profondo anche con chi non riuscirebbe ad eseguire fisicamente alcun esercizio!

Stiamo percependo come questo utilizzo delle discipline che tanto amiamo si riveli sempre fuorvierò di sorprese positive e favorisca buoni incontri con bambini e genitori, che poi magari proseguono al di fuori del periodo di degenza nella Struttura Ospedaliera.

È segno che, ancora una volta, le Arti Marziali stanno cogliendo nel segno e mostrano la loro capacità di adattarsi ad un nobile ed attuale fine sociale.

I volontari sono poi i primi ad essere ripagati dai sorrisi e dagli occhi dei ragazzi che incontrano, che spesso riescono ad esprimersi pur non parlando italiano (l'Ospedale di cui parliamo è una struttura nella quale giungono pazienti soprattutto dall'America latina...).

Un'esperienza che consigliamo di provare e che è possibile contattare anche presso gli Ospedali di Roma (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Policlinico Umberto I), Firenze (Ospedale Pediatrico Meyer), Pavia (Policlinico San Matteo), Pisa (Ospedale Santa Chiara), Palermo (ARNAS Civico Di Cristina)... ed a breve anche Napoli!

K.K.C. sta attualmente cercando nuovi Istruttori volontari: per saperne di più cliccate QUI!

Vi terremo informati di ogni evoluzione della nostra personale esperienza all'interno di questo importante ed utile progetto... congedandoci con lo slogan utilizzato all'inizio ed al termine di ogni intervento con i nostri piccoli guerrieri in corsia...

Power, Peace, Purpose!